di Renato Costanzo Gatti
Socialismo XXI Lazio |
Nella recente sessione referendaria il mancato raggiungimento del quorum pari al 50% dei voti più uno, ha invalidato la consultazione. In tale contesto chi è contrario alla abrogazione della norma così come proposto dai promotori del referendum, ha la scelta di votare NO, oppure di non andare a votare per non far raggiungere il quorum richiesto.
Facciamo un po’ di numeri: ipotizziamo 50.000.000 di aventi diritto al voto; la norma soggetta a referendum è abrogata se votano almeno 25.000.001 (il 50% più uno) e se di questi votanti il SI raccoglie almeno 12.500.001.
Ipotizziamo che il primo referendum abbia raccolto il SI dell’86% dei votanti pari al 30% degli aventi diritto al voto; quindi su 50.000.000 milioni vota il 30% pari a 15.000.000 di cui l’86% vota SI ovvero 12.900.000, più voti di quanti sarebbero stati necessari col superamento del quorum (che erano 12.500.001).
E’ evidente che chi è contrario all’abrogazione della norma trova più conveniente astenersi dal voto per non fare scattare il quorum piuttosto che andare alla cabina ed esprimere espressamente il suo NO.
Questo atteggiamento, detto voto strategico, vizia lo strumento referendario, indebolendo una delle manifestazioni di democrazia diretta del nostro ordinamento.
Per vincere questo atteggiamento strategico, opportunistico anche se legale, si potrebbe modificare il meccanismo del quorum decretando valido l’esito dei SI al referendum se essi superano il numero dei NO ma rappresentando almeno il 25% degli aventi diritto al voto.

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