LA SINISTRA, OGGI

Fermandomi un attimo a riflettere su cosa significhi oggi essere di sinistra, temo di poter giungere alla conclusione che la sinistra è un vero partito conservatore. Conservatore perché, messa alle corde dalla situazione attuale, la sinistra non sa che porsi come difensore delle conquiste fatte dalla sinistra nel passato senza alcuna proposta costruttiva per il futuro. La sinistra negli anni del secondo dopoguerra si è posta come la grande innovatrice sul fronte costituzionale ed economico, ponendosi come vero soggetto “rivoluzionario”,  ovvero come vera portatrice di valori innovativi, di costruttrice di una nuova società solidale che nulla aveva a che fare con il classismo borghese del passato e soprattutto completamente diversa dalla visione sociale del fascismo. La grande positività della sinistra nel secondo dopoguerra è stata la capacità di schierarsi dalla parte della creatività della libertà anche in opposizione ai limiti di un bolscevismo vittima di una logica del potere incapace di perseguire la creatività dell’esplosione della libertà delle classi oppresse. La scrittura della costituzione ha disegnato la percorribilità di una società socialista all’interno delle libertà democratiche, la costruzione di uno stato sociale ha costituito la realizzazione della visione gramsciana dell’eguaglianza, basata sulla trasformazione delle classi subalterne in soggetti consapevoli delle responsabilità di chi deve assumersi la capacità di governare nel concreto il cammino di un popolo. L’assunzione della responsabilità di combattere il fascismo come premessa comune a tutte le forze alla costruzione di una concreta democrazia sostanziale e non formale. L’appello a tutte le coscienze responsabili a collaborare alla costruzione di una egemonia che svilisse la gretta mentalità borghese subalterna al profitto, ha fatto nascere in molti di noi il dovere di porsi come protagonista di una lenta, inesorabile, razionale, graduale, inarrestabile costruzione di un mondo più umano. Ero direttore amministrativo di una multinazionale statunitense con possibilità di carriera trasferendomi negli USA, non avevo problemi nell’immaginare un mio percorso nel futuro per la vita della mia famiglia. Eppure l’ingenua, oggi giudicabile come irresponsabile, mia pulsione per la costruzione dal basso di una società nuova, mi portò a dare le dimissioni per entrare nel movimento cooperativo. Non rinnego la mia scelta, ma constato che non è servita a nulla. La rinascita delle borgate romane che, grazie a Petroselli, da inabitabile rifugio di centinaia di migliaia di persone furono portate ad essere vivibili agglomerati di esseri umani, furono il segno di quanto fosse difficile lavorare per realizzare i progetti della sinistra ma di quanto fosse possibile farlo sull’onda di una comune visione di costruzione di civiltà. C’era nelle discussioni in sezione, nell’incontro tra famiglie di diversa provenienza, nel confronto tra “intellettuali” e strati di popolazione più “incolta”, un vero processo di costruzione congiunta, dell’uno che sentiva il bisogno dell’apporto dell’altro e viceversa, fino a giungere ad una scelta comune. Un processo dalla base, dal basso che preludeva ad un cammino comune per la creazione di una democrazia sostanziale, di un superamento di un secolare classismo razziale. Negli anni questo percorso si è sfaldato. E’ scomparsa ogni idea di un obiettivo da raggiungere se non quello di votare a sinistra (per fare che?) lasciando spazio all’indifferenza sfociata nel non voto, che oggi non è un non voto di ex compagni ma è un non voto di veri e genuini indifferenti. Non abbiamo più quel minimo di progettualità rappresentato persino da quei governi Prodi. Siamo ridotti a difendere l’esistente attaccato da una destra risorgente non solo a livello locale o nazionale, ma mondiale. Ci battiamo per portare la spesa per la sanità dal 6,3 al 7,2 del PIL, ci battiamo per un salario minimo di 9 euro l’ora, ci diamo da fare per organizzare un referendum contro il premierato, un altro referendum per abrogare l’autonomia differenziata, un altro ancora per lo jus scholae. Assistiamo inerti allo stravolgimento della fiscalità, alla violazione di ogni principio di progressività dell’imposta, al furto perpetrato ai danni del lavoro dipendente e dei pensionati. Argomenti forti utilizzabili contro lo sfruttamento dei ceti bassi e medi vengono ignorati anche se violano palesemente la costituzione ed il principio marginalista della progressività. Ci accodiamo supinamente alla concezione del messaggio di “meno tasse per tutti” incapaci di un sussulto morale alla Padoa Schioppa. Non abbiamo una visione per il futuro, se non cercare, da buoni conservatori, di difendere da posizioni obiettivamente soggiacenti, quella parvenza di democrazia che avevamo cercato di creare. Ci limitiamo a difenderci dalle manovre fascisteggianti di una destra che ha il chiaro progetto di abbattere la divisione dei poteri ed arrivare ad un esecutivo assoluto padrone. Noi ci opponiamo alla soluzione albanese del problema immigratorio, ma non abbiamo una proposta alternativa; ci opponiamo al “piano Mattei”, perché non sappiamo in che consista, ma non abbiamo alcun piano alternativo; ci opponiamo al premierato ma non abbiamo una proposta per rimediare ad un bolso sistema di funzionamento delle istituzioni; ci opponiamo ma non abbiamo proposte alternative, non abbiamo creatività. Anche se ci rivolgiamo al socialismo non abbiamo la minima idea di cosa sia questo socialismo, in che cosa si concretizzi, quali obiettivi si ponga.    Eppure ci sono temi enormi di fronte a noi: la subalternità dell’Europa agli USA, la debolezza europea nel campo della rivoluzione tecnologica condotta da USA e Cina, la lenta agonia di una Europa incapace di disegnarsi uno ruolo nella polarizzazione del mondo.  Eppure Draghi ci pone il tema con disarmante concretezza; siamo di fronte all’agonia dell’Europa.  Forse un obiettivo, magari anche solo quello della sopravvivenza, ce l’avremmo. Ma il silenzio è tombale. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL MIO 4 NOVEMBRE

Sono un comune cittadino, come voi; una persona con qualche esperienza e con qualche interesse, che si guarda intorno per cercare di capire come gira il mondo, che prova ad informarsi, che si fa qualche opinione personale su quel che è successo, su quel che succede o su quel che potrebbe succedere; ed è quello che oggi cercherò di proporvi. Innanzitutto voglio dire che questa non deve essere una festa a sé stante. Ad essa se ne collegano altre: il 7 gennaio Festa del tricolore, adottato dalla Repubblica Cispadana a Reggio Emilia nel 1797; il 17 marzo Anniversario dell’Unità d’Italia del 1861; il 25 aprile Festa della Liberazione del 1945; il 2 giugno, data del Referendum istituzionale del 1946. La Costituzione repubblicana e tutte queste ricorrenze insieme – non disgiunte – connotano il nostro Paese e le sue istituzioni ed è giusto considerarle un tutt’uno. Infatti dobbiamo: al 7 gennaio se abbiamo una bandiera nazionale da 220 anni; al 17 marzo se siamo diventati una nazione e non più un insieme scomposto di stati; al 25 aprile se abbiamo chiuso i conti con la 2° guerra mondiale, l’occupazione tedesca e la dittatura; al 2 giugno se siamo passati da uno stato monarchico a una repubblica democratica; al 4 novembre se abbiamo chiuso il capitolo della dominazione asburgica. Così vanno considerate, rispettate e partecipate da tutti/e, al di là di legittime e diverse aspirazioni personali. Oggi festeggiamo anche le nostre Forze armate, che malgrado pesanti vicissitudini ed enormi perdite umane, sono riuscite nel 1918 a farci riconquistare l’indipendenza e la dignità di essere italiani. La gratitudine per chi ha combattuto allora e il rispetto per chi opera adesso per la nostra sicurezza, però, non significano e non devono significare adesione all’idea di guerra. Berthold Brecht ha scritto “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”. E, infatti, che cosa è successo dopo la fine della Prima guerra mondiale? La fame, la povertà, le precarie condizioni di vita e di lavoro hanno spinto grandi masse alla lotta e al tentativo di affermare una società più civile; a loro si è opposta la violenza e il richiamo imperioso all’ordine; i risultati sono stati la nascita del fascismo e un’epoca durata oltre 20anni, costellata da guerre di conquista, da persecuzioni razziali e da un folle secondo conflitto mondiale. Anche per questi motivi nella nostra Costituzione è scritto testualmente all’art. 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Non è un caso se il servizio militare non è più obbligatorio; se abbiamo forze armate volontarie e specializzate, che svolgono sempre più compiti di protezione civile in Italia e all’estero; se intervengono in collaborazione e sotto il comando di organismi internazionali; se si amplia il servizio civile (che auspico obbligatorio per i/le nostri/e giovani); se tante organizzazioni non governative operano per la pace e la ricostruzione in tante aree disastrate del nostro pianeta.  Si dice sempre che l’uomo è un animale sociale; è sicuramente vero, l’uomo ha il bisogno istintivo di vivere con gli altri. Ma la storia ci insegna che l’uomo è anche un animale antisociale; in lui esistono propensione a utilizzare la forza, sete di potere, necessità o desiderio di avere sempre un nemico da combattere o qualcuno da sottomettere. Eppure l’uomo è anche l’unico animale dotato di cervello pensante e di parola per esprimere quel che pensa e queste qualità gli consentirebbero di agire per evitare accuratamente le tragedie alle quali, invece, siamo abituati. Consideriamo anche solo il mondo civile occidentale; non mi pare che l’uso della violenza sia una pratica in via di estinzione. Atti di violenza fisica e di uso delle armi, soprattutto verso i più deboli, costituiscono il pane quotidiano dei nostri telegiornali, che sono ormai diventati strumenti di informazione di pura cronaca nera; pare che abbiano quale unici scopi quelli di spaventare la gente comune e di istigare a un’emulazione molto pericolosa.  Parecchi anni fa consigliavo a dei ragazzi molto giovani di informarsi anche vedendo i telegiornali, perché li ritenevo ancora uno strumento utile. Vi giuro che da tempo ormai non riesco più a guardarne uno per intero e che provo una buona dose di compassione per quei giornalisti il cui lavoro viene così svilito. Che l’uso sconsiderato delle armi porti solo a una spirale senza fine è un fatto inventato; annotiamo quanto avviene negli Stati Uniti e quanto sempre più spesso si segnalino episodi assurdi nella nostra civile Europa. Se ci si abitua così tanto facilmente a maneggiare le armi, la tentazione di farne un uso del tutto improprio, come uccidere-ferire-terrorizzare, si finisce fatalmente per giustificare la guerra come un mezzo privo di alternative. L’Europa occidentale può giustamente vantarsi di vivere in pace da 72 anni, ma non è sempre e ovunque stato esattamente così; soprattutto non è così ai suoi confini orientali, dove si sono riproposte guerre e orrori, che speravamo superati e dimenticati. E la guerra fratricida tra le ex repubbliche jugoslave ha richiamato in molti il ricordo della miccia della Prima guerra mondiale. Se poi osserviamo quello che avviene nel resto del mondo, c’è proprio poco da stare allegri: innumerevoli i focolai di guerra e tantissime situazioni non risolte, o addirittura mai risolte, non fanno altro che alimentare nuovi focolai di guerra e, magari anche, costituire per alcuni un comodo alibi per non smettere di uccidere. E, se alle condizioni da fame presenti in tanta parte del mondo, aggiungiamo le condizioni di paura che i conflitti armati generano (non disgiunti da un fanatismo religioso totalmente assurdo), come si può pensare che …

PARCO “ARCHEOLOGICO SATURO” E LA VOLONTA’ DEI CITTADINI

Ormai nell’ottobre 2024 il Parco Archeologico di Saturo è ancora cantierizzato. La promessa durante una apertura straordinaria (per pochi ) nei primi giorni di giugno, alla presenza dell’ amministrazione comunale di Leporano, di esponenti politici locali, di molte associazioni e della stampa locale, la responsabile della segreteria regionale dei beni culturali, dott.ssa Picarreta, prometteva delle manifestazioni di interesse nel sito e che la fine dei lavori sarebbe arrivata a settembre. Questo sito ricco di storia dal neolitico alla seconda guerra mondiale era visitata da 20.000 visitatori l’anno. Adesso è in parte deturpato per scelte che, a mio avviso, non hanno tenuto conto del luogo in cui il sito si trova. Nel gennaio del 2023 fui allertato della situazione dal fotografo locale Mino Lo Re, fondatore anche della pagina facebook “Anche questa è Taranto” e, come presidente del movimento politico L’Alternativa in quel momento, ci recammo sul sito, abbandonato all’ incuria e alla devastazione. Chiedemmo un tavolo di lavoro con il comune, una giornalista locale e altri cittadini. Dopo qualche giorno fummo invitati al comune. Avevamo delle proposte valide, come ad esempio, una valutazione  tecnica sulla falesia che regge una parte della villa romana che è a rischio crollo da parte dell’ università di bari. Fummo osteggiati a malo modo da parte della consigliere Rosa Greco M5S con delega ai beni culturali, non accettò il nostro aiuto e si oppose alla perizia. Da quel momento interessammo i giornali locali ed emittenti locali e regionali che fecero dei servizi con video foto e interviste, e cominciammo a contattare le istituzioni competenti. Non avendo risposte. Nell’agosto riuscimmo, con l’aiuto del sindaco Dott. Vincenzo Damiano, ad avere una seria pulizia e sfalcio erbacce a rischio incendio. Finalmente l’interesse per il sito si risvegliò, ma dopo riunioni e interviste sui giornali locali, le istituzioni competenti  ripresero i lavori. Ma la situazione del parco ha bisogno di una analisi piu complessa. Il recupero del parco con la Cooperativa Polisviluppo fu in partenza sua responsabilità. Una vera macchina del tempo, dal potenziale turistico e didattico inestimabile. Dopo anni di abbandono a partire dal 2006, questo sito che si trova a Marina di Leporano tra la baia di saturo e porto Perrone, vive un periodo di splendore grazie all’impegno di questa cooperativa archeologica, che favorisce la ripresa degli scavi e da il via alla valorizzazione che, attraverso attività mirate, lo rende punto di riferimento per turisti e cittadini. Servizio Fotografico a cura di Mino Lo Re Rievocazioni storiche, dello sbarco di Falanto e i parteni provenienti dalla Grecia, a cui si risale alla fondazione di Taranto, l’Arkeogiochi, un progetto dedicato alla creazione di in parco didattico, rendono l’area  fruibile anche da parte di bambini e famiglie. La Polisviluppo redige anche un piano di riqualificazione che prevede anche un punto di ristoro, una biglietteria e il proseguo degli scavi. Presentato il progetto subentra la soprintendenza che gestisce il sito. Il progetto ben dettagliato, viene finanziato da 5 milioni  di euro, basato su quello presentato dalla Polisviluppo e redatto dall’ RTP cooperativa Gnosis di Napoli a firma dell architetto Felice Buonfantino. Dopo rimpalli e correzioni varie l’appalto fu infine affidato all’ Ati (associazione temporanea d’impresa) Salvatore Ronga Srl. Nel dicembre del 2020 fu inaugurato  il cantiere alla presenza del sindaco Vincenzo Damiano che consegnò simbolicamente le chiavi alla ditta la cui fine era prevista ad ottobre 2021. Da quel momento si perde la consapevolezza di cosa succede. Nel progetto iniziale c’è la salvaguardia e il restauro di una struttura militare che sorgeva in prossimità della torre cinquecentesca. Invece ad aprile 2021 il primo cittadino interviene sulla stampa locale per fare chiarezza di questa struttura che era parte integrante del paesaggio e caratterizzava il sito e ormai nei ricordi dei cittadini, dichiarano che era non recuperabile e per questo era stata abbattuta. Ma a un certo punto i lavori si fermano e cala il silenzio. A dicembre del 2022 il Responsabile Unico di riferimento, Francesca Marmo segnala la necessità di avvalersi del supporto di un professionista esterno per lo svolgimento dei servizi di supporto al RUP, finalizzati al supporto per gli aspetti tecnici legali e controllo contabile durante l’avanzamento dei lavori. A febbraio viene individuata questa figura nell’ingegnere Pier Luigi Gianforte. Quindi la Soprintendenza Nazionale per il patrimonio subacqueo, di Taranto, Barbara Davidde annuncia l’ inaugurazione per il giugno successivo. Intanto come accennato prima, il parco era in perfetto abbandono alla mercé di tutti. Come raccontavo in qualità di presidente dell’Alternativa allora, e adesso come Coordinatore cittadino di Leporano di Socialismo XXI, continuerò a raccontare la situazione entrando nel merito del progetto del MIC, delle sue incongruenze e mancanze riscontrare tra cosa previsto e cosa è presente. Questo anche alla luce di cosa è stato deciso dal ministero sulla sopravvivenza dei beni storici e archeologici della provincia di Taranto. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SUL VOTO PROVINCIALE A DESTRA

Ho scritto ieri qualche cosa sul voto nel centro sinistra. Qualche cosa: non una “analisi del voto” che è cosa ben piu’ seria e richiede piu’ comparazione di dati e piu’ studio delle dinamiche dei flussi di voto. Diciamo, come sempre, mie opinabilissime impressioni, che cerco di argomentare e motivare, perche’ siano di spunto per ulteriori riflessioni. Lo stesso, opinabilissimo, faro’ ora per il centro destra. VITTORIA DI PIRRO a mio avviso, per tanti motivi. Primo fra tutti l’enorme astensionismo. Significa che restano enormi spazi per capovolgere il risultato alla prossima tornata, convincendo a votare csx una parte di tale area astensionista. Bisogna saperlo fare ma SI PUO’ FARE, i margini, ampi, ci sono. Secondo: il voto complessivo a favore del centro destra si e’ ridotto, e di molto, tanto che la vittoria è avvenuta per una ristretta incollatra e su una sola determinante, squilibrata, Provincia. Se saltera’ prossimamente il sistema Scajolano di potere, saltera’ tutta la regione Liguria. Ed E’ UNA COSA CHE PUO’ AVVENIRE A BREVE. Terzo: il cdx ha creato UN ENNESIMO MOSTRO amministrativo. Bucci è due volte Commissario Governativo alla Vàlpolcevera e alla Diga Foranea del porto di Genova. E si accingerebbe a diventare fra poco Presidente di Regione. Non è un po’ troppo , per un solo uomo? Perche’ possa fare bene tutte e tre le cose?Gia’ a Imperia siamo squilibrati: Uno e Trino, il Sindaco di Imperia, anche Commissario Regionale Ato idrico e Presidente di Provincia.Non e’ un po’ troppo per un uomo solo? Un eccessivo concentramento di poteri? Io credo di si’, che sia un fenomeno patologico della politica. Non vi sono uomini degni , uno per ogni carica? Nessun altro degno nel cdx? E sono pure convinto che, alla fin della tenzone, Scajola Claudio risultera’ INCOMPATIBILE, mentre Bucci risultera’, a sua volta, INELEGGIBILE. Sarebbe giusto cosi’ fosse, per normale buon senso comune: per garantire efficienza del,a macchina pubblica amministrativa e , ultimo ma non ultimo, per prescrizione di leggi sensate che il cdx non vuole rispettare. Ci vorra’ un po’ di tempo, quello non rapidissimo della giustizia amministrativa, ma alla fin fine un verdetto si avra’, tale da rimettere le cose a pisto. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GUERRA ALLA GUERRA, PACE TRA I POPOLI

Ogni anno in Italia, nelle nostre città, si celebra il 4 novembre, quella “vittoria” che in verità fu invece un vero e proprio massacro di lavoratori, di proletari, operai e contadini, alcuni dei quali erano poco più che adolescenti (i Ragazzi del ’99): una vittoria pagata con 680.000 morti, due milioni tra feriti, mutilati e prigionieri, tutti lavoratori mandati al macello contro altri lavoratori di altri paesi, tutti poveracci che ci hanno “lasciato le penne” in una guerra che si poteva evitare. In questa giornata, vengono inoltre festeggiate l’Unità Nazionale e le Forze Armate, che vengono ringraziate per il “contributo” dato al paese. Mi chiedo quindi, davanti a quella che è stata una tragedia dalle dimensioni epocali, che senso abbia celebrare questa ricorrenza e addirittura attribuirle il significato di vittoria.Celebrare vuol dire esaltare, glorificare o, quantomeno, ricordare festosamente; una parola che porta con sé un moto d’orgoglio, un vanto, una lezione positiva da impartire alle giovani generazioni. Ma cosa c’è da celebrare cent’anni dopo l’inizio della “Grande Guerra”? La lezione di violenza? La democrazia sospesa o le decimazioni? I giovani senza elmetto mandati al macello coi berretti di feltro o l’insipienza dei generali alla Cadorna? Chi sceglieremo di ricordare? I socialisti e gli anarchici spediti là dove più certa era la morte? I ragazzi uccisi dai carabinieri pronti a sparare ai soldati terrorizzati? No. Non ricorderemo nulla di tutto questo e taceremo sui centomila nostri prigionieri morti per fame e per freddo nei campi di prigionia perché considerati disertori e abbandonati al loro destino, in mano a un nemico che stentava ad alimentare i suoi uomini al fronte. Decideremo forse di raccontare ai nostri giovani l’inaudita ferocia delle nostre classi dirigenti?Non sarebbe difficile farlo, ma è un lavoro incompatibile con la parola “celebrare”. Sarebbe il caso invece di rammentare ai politici, alle associazioni che ricordano il 4 novembre, ai sacerdoti chiamati a benedire i monumenti, e a tutta la società civile, di non dimenticare che ogni guerra è “un’ avventura senza ritorno” mentre il 4 novembre di fatto ci obbliga tutti a non tacere, a non far strumentale e insulsa retorica patriottarda, a non benedire la guerra, a non giocare sulla pelle della gente.Per quanto mi riguarda non festeggerò nessuna “vittoria” e mi viene una grande tristezza quando sento usare toni trionfalistici a proposito della Grande Guerra. Proprio perché ritengo doveroso rispettare la memoria di chi ha combattuto e non ha più fatto ritorno e perchè sono convinto che celebrare la guerra non sia mai impresa nobile. Celebrare questa guerra, con 100.000 omicidi di Stato su 600.000 caduti è solo un’infinita vergogna. UNA NOTA “Per quanto riguarda il centenario del treno del Milite ignoto. Cerimonie di questo tipo furono organizzate tra il 1920 e il 1921 non solo nel Regno d’Italia con la bara scelta da Maria Bergamas ad Aquileia e portata fino a Roma (a Parigi per esempio la tomba del milite ignoto è sotto l’Arc de Triomphe, a Londra è nell’Abbazia di Westminster). Dietro il marchio della pietas nei confronti dei caduti che non poterono essere riconosciuti, si nascondeva una propaganda massiccia per far dimenticare il macello di popoli che fu la prima guerra mondiale. A REDIPUGLIA dei resti di CENTOMILA soldati che lì sono sepolti, più di SESSANTAMILA sono IGNOTI. Questo significa corpi maciullati nelle varie “spallate” delle battaglie dell’Isonzo, sull’altipiano della Bainsizza, «da monte Nero a monte Capuccio, fino alle alture di Doberdò» come canta Sandra Mantovani nella canzone popolare “Fuoco e mitragliatrici”. Corpi così smembrati che non poterono neppure essere riconosciuti. Questa è la realtà che si vuole confondere ancora nel 2021 dietro la rinnovata retorica del treno che portò da Aquileia a Roma la bara scelta da Maria Bergamas. Soldati, ignoti o noti, che furono le vittime della prima grande guerra interimperialistica per la spartizione del mondo.“Grazie ad Alessandra Kersevan SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PUNITO DURAMENTE IL CAPO DEI 5STELLE

Ho parlato solo e soltanto di “sinistra”: quella che considero , a torto o ragione “casa mia”. Quella che ha votato. Indubbio che in una analisi invece piu’ ampia, generale il contributo dei 5s alla coalizione di centro sinistra è stato fallimentare da ogni punto di vista:1) come voti ricevuti , una percentuale molto bassa;2) come ostacolo al coagulo di altre forze, i veti imposti nella composizione della coalizione, privata del suo centro; 3) come immagine, con le liste autonome di disturbo di 5s “ribelli” e con liti clamorose e continue fra i 5s “storici”, per di piu’ su nesci e questioni di soldi;4) come programma, avendo bloccato e reso ambigue le scelte sulle grandi opere infrastrutturali. Dovrebbe bastare questo a indurre la Schlein a pensarci 16 volte prima di dar gestire un accordo di coalizione da estremisti Avs e 5s. Questo lo affermo ufficialmente, nella mia qualità di coordinatore regionale di Socialismo XXI. Avere i 5s in coalizione è stato un pessimo affare, per i 4 motivi suddetti. I 5s hanno “giocato al meno” e sono stati una vera zavorra per la coalizione messa su da Orlando, che ha cambattuto di brutto il comitato che ha gestito la formazione della sua coalizione.Ma il diavolo fa la pentola, e non i coperchi. Alla fine chi ha giocato ad escludere i suoi possibili concorrenti, cioè Sansa, e’ stato clamorosamente ” trombato” dai suoi stessi sodali, ed è fuori dal Consiglio regionale. Cioè significa NON AVERE LEADERSHIP. Orlando se ne torna a Roma e ci lascia nella classiche “braghe di tela” e il Sansa addirittura abbandonato la politica dopo aver solo seminato veleni, i giusti pregiudizi e zizzania personalistiche. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL PROGRAMMA ELETTORALE DI TRUMP

Il numero 47 che vediamo sventolare alle manifestazioni di Trump fa riferimento al programma elettorale di Trump che potrebbe essere il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Traggo da wikipedia i punti principali del programma 47: Premetto che la campagna elettorale statunitense (da entrambe le parti) è di un livello così infimo da provarne schifo e ribrezzo; tuttavia non posso disinteressarmi in particolare per individuare cosa sarà il mondo dopo queste elezioni, specialmente se vince Trump. In primis vincerebbe un ex presidente che alla precedenti elezioni ha tentato un colpo di stato con Capitol Hills, e che oggi si propone come “dittatore”. Il cuore della sua politica pulsa su due elementi: l’immigrazione e la maganomics (Make America Great Again economics); sulla seconda mi voglio soffermare: Il grande nemico è la Cina da cui gli USA importano in modo pesante versando dollari alla Cina esportatrice che con i dollari ha acquistato molto debito pubblico USA ma che sta portando avanti, con la politica dei Brics, una politica che attacca alla base “l’esorbitante” privilegio di cui gode il dollaro. Tenuto come riserva da tutte le banche mondiali il dollaro viene così tolto dalla circolazione contrastando l’inflazione che deriverebbe dalla libera circolazione dei dollari stampati ed emessi. La dedollarizzazione messa in atto dai Brics costituisce la più potente arma utilizzabile dal sud globale e pare avere crescente successo. Ecco che allora nel programma di Trump si legge di dazi su tutte le importazioni a livelli che verso la Cina salirebbero al 60%, ma non basta, si legge che è prevista una punizione al 100% di dazi verso quei paesi che rifiutassero di tenere le riserve bancarie in dollari. Con l’introito dei nuovi dazi il programma Trump pensa di finanziare il grosso buco nelle entrate derivanti da una massiccia operazione di “meno tasse per tutti” ma in particolare per le imprese. Facile leggere una contraddizione nel fatto che se la campagna di dazi ha successo le importazioni diminuiscono fino alla scomparsa per cui il gettito di dazi scende a zero, non potendo così compensare le minori imposte locali incassate. Non si legge nulla di esplicito per i programmi verso l’Europa, ma non vi è dubbio che sarà richiesto all’Europa il rispetto del 2% per le spese NATO e non sono esclusi dazi anche per le importazioni dall’Europa. Val la pena che con l’IRA di Biden i dazi contro l’Europa sono già stati introdotti sotto forma di negati sussidi per le produzioni extra USA. Sarebbe ingenuo fermarsi qui e non cercare di immaginare cosa diventerebbe il mondo dal momento in cui gli USA mettessero dazi su tutte le importazioni, prima dai paesi Brics, poi da tutti i paesi (intendo l’Europa). La divisione del mondo in blocchi contrapposti; le ritorsioni dei dazi cui dovranno ricorrere i paesi discriminati; le conseguenze sui costi dell’energia, l’inflazione mondiale, la fine di un mondo che tramite il WTO tendeva ad una globalizzazione economica. Su tutto dominerebbe il problema di Taiwan, elemento strumentale usato dagli USA per continuare nella escalation militare contro la Cina, escalation in cui saremmo coinvolti essendo la NATO sempre più coinvolta nella lotta nel Pacifico come dimostrato dall’esistenza della NATO PLUS (vedasi mio articolo di qualche settimana fa). L’orizzonte si incupisce e l’Europa sembra paralizzata in un silenzio subalterno.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

DICHIARANO LA SUA MORTE DA OLTRE UN SECOLO, MA E’ VIVO!

Questa raccolta stralci di articoli sono tratti dagli archivi del Senato della Repubblica. «La morte del socialismo». Appunti a Benedetto Croce. ITALIA ANNO 1911 Il “morto” vive e dà parecchio fastidio a coloro che lo vorrebbero morto ad ogni costo…LA STORIA CONTINUA L’atto di morte del socialismo Oramai che il socialismo italiano s’avvia a gradi passi ad essere un partito di governo, rimanendo anticattolico in filosofia e sfruttatore progressista in finanza, gli studiosi, che si occupano di question sociali, cominciano a scriverne l’elogio funebre, giudizi precisi, che vengono pronunciati e l’atto di morte che viene sottoscritto, essendo tutti d’avversari nostri, rivestono uno speciale carattere d’importanza. Li notiamo per questo. Giorni or sono il Giornale d’Italia pubblicava sotto forma di intervista, il giudizio chiaro e netti del sen. Benedetto Croce. Il notissimo filosofo cheebbe un tempo, non remoto, viva simpatia per il Partito Socialista, ha dichiarato apertamente che ilsocialismo italiano è morto. Dunque l’on. Benedetto Croce ha detto che il socialismo è morto, non solo il socialismo, ma anche il sindacalismo! A mare  Marx, a mare Antonio Labriola, a mare Sorel, tutti in fondo: galleggia solo l’on. Senatore, filosofo, esteta, e a tempo perso ancora socialista, perchè dalla intervista apparsa nel Giornale d’Italia mi pare di rilevare in quel suo elogio funebre al socialismo un senso quasi direi di nostalgia giacchè per chi non lo sapesse il Croce che fu uno dei migliori e più apprezzati discepoli di Antonio Labriola — il primo, che chiamò scientifico, almeno in Italia il socialismo marxista, e ciò perchè, (come mai il Croce l’ha dimenticato?) Marx per primo diede al socialismo la sua base scientifica nella teoria del materialismo storico dunque dicevo anche il Croce un tempo fu socialista. Nè, per onor suo diremo, che ciò fosse perchè allora forse non sognava il senatorio laticlavio; ben altre origini hanno in certe intelligenze le reversioni e le apparenti apostasie! Ma non si illuda il dotto professore napoletano: il socialismo non è morto quando si è dato vita, anima, personalità a plebi abbrutite e incoscienti, e si è chiamato queste plebi agli onori delle lotte storiche e civili non si può, nè si deve morire né muore un’ideale che ha per iscopo la redenzione degli oppressi e degli sfruttati fino a quando ci saranno al mondo oppressi e sfruttati. Il proletariato oramai ha trovato la sua via, e non la perderà, chi l’ha persa è il senatore Benedetto Croce. E quelli che si scaldano a quel fuoco se ne avvedranno. Non sentite che il popolo già tumultua, e impone che gli si dia miglior vita, e più alta civiltà, la sua? Ma vi è dell’altro, on. Professore: per essere socialisti occorre molto di più, o se vi pare anche, molto di meno che per essere filosofi, ed esteti; perchè il socialismo è veramente scienza, filosofia, arte, ma per essere socialisti sopratutto occorre aver provato, o almeno conosciute davvicino, molto davvicino le ingiustizie e le miserie sociali, e aver voluto e volere che questo abbiano fine per dar luogo a una civiltà superiore e veramente umana. Ma allora non si è più né filosofi, nè esteti:si è ribelli, e non si finisce, in Senato. _____________________ Anzi egli crede che non solo esso è morto, ma che conviene proclamarne la morte, non foss’altro per impedire a tanti ciarlatani di far finta di crederlo ancora vivo e vegeto, e per togliere molte brave persone dal penoso bivio, in cui si trovano, o di rendersi colpevoli d’ipocrisia simulando una fede che non è più ne’ loro animi, o se si sottraggono a questa ipocrisia, di essere accusati come feditraghi. Lo scrittore Kuno Waltemath poi facendo un largo e profondo studio, pubblicato nel gennaio scorso nella Rivista tedesca Prussische Jahrbucher, sul socialismo della Germania e di altri grandi stati, neppure si prende pensiero di dire una parola di quello italiano. Commentando lo studio del valoroso scrittore tedesco, un giornale liberale, l’Unione di Perugia, scrive queste sante parole: Il nostro socialismo è artificiale, è meccanico, pratico, o che cos’è? _____________________ QUEL BENEDETTO CROCE Un’altra strenna ai mangia socialisti, avendo il prof. Croce proclamata la morte del socialismo, tutti i nemici presenti e futuri del socialismo possono permettersi il lusso — giacchè il Giornale d’Italia e pubblica 1’intervista al posto d’onore in prima pagina, con il titolo sensazionale – di acquistare per un soldo il documento che attesta la morte del socialismo; potranno magari metterlo in cornice per dimostrare ai loro dipendenti operai socialisti che il loro ideale di rivendicazione sociale è un sogno, che la fonte delle loro speranze un’illusione, che tutto ciò che per mezzo secolo ha formato la convinzione di centinaia di migliaia di militanti, ciò che ha nutrito la loro coscienza, alimentata la loro fierezza, guidato il loro pensiero, la loro azione nel presente, la loro speranza nell’avvenire, tutto ciò è stato un sogno. Che giubilo per i capitalisti, i preti, i poliziotti, per tutti i nemici della libertà del popolo! DE PROFUNDI? Siamo in periodo di sventura! Mai come ora il fato s’è accanito contro la carcassa incomoda del Socialismo! In alcuni paesi italiani si ritiene che un falso annunzio di morte riesca ad allungare la vita. Così sia. Ma i cappellani necrofori hanno cantato il De profundis e le prefiche piangono, poverine, piangono come vitelli lattanti! Datevi pace, buone genti! Questo pruno negli occhi, che si chiama socialismo, è vivo, non ha nessuna voglia di morire e vi accorgerete fra poco se ha la forza per farvi ballare un nuovo e più vorticoso fandango. Lasciategli compiere la sua missione storica, e poi, vedrete, s’acconcerà da sè a tirare beatamente le cuoia. Prima no. Vi dispiace, lo sappiamo, ma il socialismo, credetelo e persuadetecene, non è nato per farvi fare buon sangue! Ecco il primo cappellano necroforo. Pelame parecchio maculato per via di certe non limpide faccende banco-scontistiche, ispido, occhi fuori dell’orbita per certo primato scientifico, toltogli dagli iconoclasti novelli; segno caratteristico: fobite acutissima contro le agitazioni sindacali e contro tutto ciò che non è democratico. _______________ Dobbiamo …

IL NUOVO SIMBOLO DI SOCIALISMO XXI

Il rinnovato simbolo del Movimento ci sospinge ad affrontare con rinnovato coraggio  il compito di chiamare la società italiana  a prendere  atto delle attuali  vessazioni e ingiustizie patite dalle frange più deboli. Per tutti: AVANTI ! …………………………. Mattarella, la nostra è una Costituzione ‘antifascista’. “Si fonda su lotta Liberazione, matrice di libertà e democrazia” (ANSA) – BOLOGNA, 24 OTT – “La Carta reca, fortemente impressi, quattro caratteri. È una Costituzione ‘lavorista’, sin dal primo articolo. È una Costituzione ‘personalista’, con la persona, le formazioni sociali in cui si questa esplica, e i suoi diritti, come essenza dell’ordinamento. È una Costituzione ‘autonomista’, che affida alle autonomie locali, con il criterio della sussidiarietà, la responsabilità di dare risposte ai cittadini. È una Costituzione ‘antifascista’, che si fonda sulla lotta di Liberazione, matrice di libertà e democrazia”. Così Mattarella in un passaggio alla Biennale di Legacoop. Parole accolte da un lungo applauso. (ANSA). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

“LA TEMPESTA PERFETTA”, SPAVENTA PALAGIANO

di Antonio Notarnicola – Direttore del periodico Notizie dal Territorio | Un’eccezionale nubifragio, con pioggia, vento di burrasca e grandine, si è abbattuto l’altro pomeriggio su Palagiano, tale da interessare tutta la zona occidentale ionica e buona parte dell’entroterra murgese, nel pomeriggio di ieri. Lo scenario che si è presentato agli occhi di chi si trovava per strada o ha avuto modo di “ammirare” lo spettacolo dalle finestre o dagli usci delle proprie abitazioni ha dell’incredibile, tale da riportare alla memoria scene già viste e drammaticamente vissute in passato. Viale Chiatona e arteria contigua, San Domenico, davano l’idea di fiumi in piena, alimentati dall’acqua che scendeva copiosa dalle condotte di raccolta delle abitazioni, mentre sembravano sul punto di esplodere, per la piena incontenibile, numerosi tombini. Stesso discorso per la trafficata via Piccinni, e strade traverse, come per il quartiere Bachelet che essendo edificato in una leggera depressione è il quartiere che desta maggiore preoccupazione, quindi da tenere costantemente sotto osservazione, in questi casi. Quasi tutte le strade sembravano fiumi in piena, cassonetti che galleggiavano indisturbati da sembrare dei canotti in mezzo al mare. La massa d’acqua scesa in meno di mezzora è stata davvero impressionante, mentre il rumore della grandine, con chicchi di dimensioni inusuali, metteva tutti in apprensione per i probabili, più che possibili, danni, soprattutto alle automobili. Automobili dentro cui molti sono rimasti bloccati, causa la scarsa visibilità, o hanno trovato riparo, in attesa che la furia degli elementi si attenuasse. Spezzati diversi alberi che hanno interrotto la circolazione stradale, molti di questi hanno interessato strade urbane ed extraurbane. Maggiormente la villa comunale, ridotta ormai a quattro alberi spelacchiati, si registra una ulteriore caduta di alberi di pino d’Aleppo. Non è tutto. La grandine mista a pioggia e vento violento, caduta in mezz’ora ha dato il colpo di grazia all’economia locale, in particolare a tante famiglie che traggono sostegno di vita dall’agricoltura. In questo triste scenario particolarmente danneggiati risultano: agrumeti, oliveti, vigneti, sericolture e orticolture. Un vero disastro, a dir poco. A tempesta passata, dunque, si possono contare le numerose ferite causate dal maltempo, che in poco tempo ha mandato a gambe levate tanta gente che in agricoltura spende e investe, e spera a fine campagna con l’aiuto del Padreterno, almeno di pareggiare i conti. Il giorno dopo la tempesta perfetta, ma solo per modo di dire perfetta, iniziano i tanti dubbi della gente: poiché non s’è mai vista tanta acqua per le strade, la concentrazione di piovosità non può spiegare tutto. Sicuramente c’è dell’altro. Il problema maggiore, in questi casi, riguarda la tenuta delle condotte di raccolta acqua, si tratterà del sistema di deflusso insufficiente, dove evidentemente è ostacolata la ricezione delle acque. Perciò, meglio tenere periodicamente puliti, a tempo favorevole, canali e reti di raccolta acque. E’ fuor di dubbio che il rischio, nel caso si dovessero ripetere eventi atmosferici di tale violenza, è assolutamente elevato ed occorre intervenire al più presto. Gli strumenti giuridici e tecnici non mancano di certo. Insomma, ore di smarrimento assoluto per tanta gente che ha visto allagate le vie principali e secondarie del paese, come fiumi in piena, sufficiente da riportare la memoria della gente indietro in un passato non tanto remoto. Provvedimenti, dunque, sembrano quanto mai necessari per evitare che tutto questo possa riaccadere. Il violento acquazzone, sceso per una buona mezzora, trequarti al max, è stato sufficiente a rendere invivibile Palagiano per diverse ore della giornata. Solo nella tarda serata, in alcuni casi l’indomani mattina, la situazione della circolazione stradale è stata ripristinata, grazie all’intervento del gruppo volontari Protezione Civile. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it