10 MILIARDI DI METRI CUBI

Uno degli impegni, che la nostra presidente del Consiglio si è assunta nel suo viaggio a Washington, è quello di “aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto dagli USA fino a 10 miliardi di metri cubi”. Come noto, il costo del gas liquefatto USA ci costa molto di più di quello che importavamo via gasdotto dalla Russia, infatti Il gas Usa non è caro quando sale a bordo di una metaniera, ma i costi vanno ricaricati del 15% a cui va aggiunto il costo di liquefazione. Ma occorre aggiungere gli extra; In Italia per scaricare il Gnl, rigassificarlo e immetterlo in rete si pagano circa 4 milioni di euro per una nave spot da 150mila metri cubi liquidi, che allo stato gassoso diventano 90 milioni. Più complesso valutare il trasporto marittimo dagli Usa. Fanno altri 2,8 milioni di euro usando la media dei noli spot degli ultimi 12 mesi moltiplicata per 29 giorni (andata e ritorno, perché la nave torna vuota, più i tempi di caricazione). Insomma, importare gas liquefatto dagli USA non è un affare e va interpretato, a mio parere, come un atto di vassallaggio rispetto al potente o meglio al prepotente, e mi è difficile capire perché la nostra presidente del consiglio abbia offerto o meglio subito questa prepotenza. Perché esportiamo troppo? Ma noi esportiamo ciò che il mercato statunitense ci chiede senza forzature da parte nostra. Comunque, a parte le considerazioni politiche ho due punti da approfondire: Troppo facile fare the west great again scaricando il costo sui sudditi. E’ questa la nostra risposta a chi ci considera “parassiti” a chi afferma che siamo nati “to screw USA” e che considera i colloqui con lui come un “kissing my ass”? SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

VERSO IL PARTITO DI SOCIALISMO XXI

Socialismo XXI si costituisce come associazione nel 2018 col precipuo fine di costruire un soggetto politico di ispirazione socialista. Il socialismo democratico (E’) la sinistra, pertanto non abbiamo bisogno di rimarcare una collocazione che riteniamo prettamente “geometrica” e non certo ideologica soprattutto nella confusione nell’Italia di oggi. Moderno, Europeista, Autonomo. Del terzo millennio. Dopo otto anni, è stato deciso dai dirigenti nazionali che regionali, di trasformare l’Associazione in Partito. Il congresso fondativo si terrà il 14 giugno 2025 a Roma presso la sezione storica Libero De Angelis. Il Paese ha bisogno di una risposta socialista concreta, sulle grandi questioni sociali di questo secolo. Un partito che vuole costruire il futuro iniziando dal presente. Viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni sociali. Socialismo XXI, su solide basi valoriali, forgerà la sua azione politica e le sue proposte in difesa della Costituzione e dei Diritti riassumendo in una unica prospettiva Giustizia Sociale, Lavoro, Ambiente. Questo ci proponiamo di fare e di realizzare! Qui di seguito l’intervista al Presidente Luigi Ferro SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SI VIS PACEM PARA BELLUM

Si vis pacem para bellum (da wikipedia) “L’uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente “Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra”. È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell’Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo. Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire “la pace si ottiene con la guerra”, e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa “Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra”, che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.” Quindi il preparare la guerra non è finalizzato a scatenare una guerra, quanto a convincere il nemico mal intenzionato che, se volesse attaccarci, siamo pronti a difenderci e a fargli talmente male che gli conviene desistere dalle sue intenzioni. Si tratta cioè di una dissuasione che prende il nome preciso che, in polemologia prende il nome di DETERRENZA.  Sempre da Wikipedia “Nel linguaggio militare, viene definito “deterrente” un qualsiasi sistema d’arma costruito in modo da prevedere un utilizzo in accordo con una strategia di deterrenza. Tipico caso sono le armi nucleari strategiche. La distinzione tra dissuasione e deterrenza, a livello internazionale, sta tutta nel livello della minaccia utilizzata per ridurre la possibilità di questa mossa indesiderata. Anche etimologicamente la parola “deterrenza” contiene un riferimento preciso all’idea di incutere terrore. Ci sono due modi di applicare la deterrenza: impedire che il nemico tragga vantaggio dal suo cambio di strategia (deterrence by denial) oppure trasformare il presunto vantaggio in sicuro svantaggio attraverso una punizione per definizione sproporzionata (deterrence by punishment). In generale le strategie di deterrenza sono sempre miste, ovvero sommano elementi di negazione e di punizione, anche se la guerra fredda ha esaltato la seconda componente, quella punitiva, con la dottrina della “rappresaglia massiccia” (massive retaliation), da attuare con armi nucleari in caso di aggressione alla NATO da parte delle forze del Patto di Varsavia. Una caratteristica di queste strategie è che esse agiscono solo in parte su rapporti di forza reali, concentrandosi piuttosto sulla percezione che i singoli giocatori hanno sia delle proprie forze che di quelle altrui, e dei propri vantaggi/svantaggi reciproci. Questo fa sì che nella deterrenza si insinuino componenti psicologiche che rendono la sua applicazione estremamente fluida, eliminando il concetto di “deterrenza perfetta” che pure gli Usa hanno tentato di costruire con la dottrina militare della MAD (Mutual Assured Destruction, distruzione mutua assicurata) Alcune conseguenze della deterrenza: La deterrenza è concepita principalmente a livello militare ma può anche assumere altre forme che colpiscano il possibile nemico nei suoi interessi, come ad esempio le sanzioni, con una differenza che non è trascurabile. La costruzione della deterrenza militare comporta che siano spesi molti soldi per lo studio, progettazione, realizzazione, acquisto di mezzi bellici che ci auguriamo sinceramente di non dover usare mai, ma che vanno continuamente aggiornati tecnologicamente in modo da costituire un pericolo superiore al massimo livello accettabile dal potenziale nemico. Ecco che allora dopo qualche anno quegli strumenti bellici, divenuti obsoleti, vanno sostituiti da nuovi strumenti bellici. Si pensi ad esempio alle armi nucleari il cui trasporto una volta era pensato via aerei bombardieri, mentre oggi sono pensabili solo con un trasporto missilistico. La spesa è quindi molto alta e continua e, anche se arricchisce l’industria bellica, va sempre a carico della popolazione produttiva. La riflessione che faccio è se non sia possibile evitare di spendere enormi quantità di soldi per produrre beni che ci auguriamo di non dover usare mai, anche se ci danno tranquillità sulla sicurezza della nostra vita.  Un’altra deterrenza. Come abbiamo visto però, esistono anche mezzi di deterrenza non bellica ed abbiamo citato le sanzioni. Strumenti che tuttavia sono evidentemente al di sotto del livello massimo di pericolo accettabile dal potenziale nemico. La loro deterrenza è anch’essa costosa perché a sanzione corrisponde generalmente una contro-sanzione. Ma se le sanzioni non sono un valido strumento di deterrenza, la deterrenza finanziaria ha comunque una potenzialità di incidere sulla pericolosità superiore al massimo di accettabilità da parte del possibile nemico, si tratta del quantum di finanza coinvolta. In questo momento storico tutti gli strumenti internazionali di composizione delle controversie sono in grande crisi, son diventati strumenti obsoleti; eppure dalla Pace perpetua di Kant, ai 14 punti di Wilson, dalla Società delle Nazioni al documento Briand-Kellog del 1928, dall’ONU alll’art.11 della nostra Costituzione, tante menti hanno cercato di risolvere razionalmente i dissidi internazionali con principi di diritto internazionale e trattative, mirando a sostituire uno strumento plurimillenario come il “si vis pacem para bellum” con uno strumento figlio dell’illuminismo che persegua la pace con la ratio. Se ad esempio, tutto l’oro detenuto dalle nazioni, depositato presso un caveau internazionale da tutti i paesi del mondo che aderissero a questa iniziativa, fosse sequestrabile (come per esempio abbiamo fatto con i depositi bancari russi in occidente) nel momento in cui il proprietario minaccia una azione contro il diritto internazionale, penso che la deterrenza, coinvolgendo un enorme quantità di oro, sia efficace ed atta a sostituire la deterrenza militare. Evidentemente la quantità di oro deve essere enorme per il singolo paese e rapportata alla sua potenzialità, e l’autorità dell’organismo internazionale preposto al sequestro deve essere massima, senza veti, indiscussa. Insomma, come dicevo, la mia proposta tende a superare l’assurda spesa per armi che ci si augura di non usare mai, con uno strumento più degno di noi, animali pensanti. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

VERSO IL PARTITO DI SOCIALISMO XXI

Carissimi, siamo vicini ad un atteso traguardo: la nascita del partito politico “Socialismo XXI”. Dal 2018 ad oggi, sono state gettate le basi per un rilancio del Socialismo, come alternativa al capitalismo ultra liberista e al dilagare delle destre estreme, al governo di molti tra i Paesi europei e degli USA; contro la guerre e i genocidi al posto di sane scelte diplomatiche, per la risoluzione dei conflitti. Far parte di un partito politico significa partecipare al dibattito politico, a cui ognuno ha diritto, in forza della democrazia. “Libertà è partecipazione, recita una bellissima canzone di Giorgio Gaber; la nascita del partito politico“. Socialismo del XXI secolo, oltre ad essere luogo di dibattito, vuole educare ad un concetto alto di Partito, per uscire da facili populismo e qualunquismo; della serie “i partiti sono tutti uguali”, “i politici sono tutti corrotti”, “non c’è nessuna differenza tra destra e sinistra”: tutto ciò fa il gioco proprio di quei poteri che vogliono annientare i Popoli e la Democrazia. Riflettiamo tutti sull’opportunità di partecipare alla vita politica del nostro paese e della nostra Europa. Socialismo XXI ha radici ed è espressione del fare proprio i contenuti della sua prima fondazione, nel 1892, ma con una visione adeguata alle problematiche del Terzo Millennio, visto il futuro non proprio rassicurante per il quale occorre impegnarsi affinché migliori significativamente la qualità della vita della nostra società, in particolare dei lavoratori, delle famiglie, dei bambini e dei giovani, delle donne; più giustizia sociale ed equa distribuzione della ricchezza; rifondare la Scuola, che ritorni ad essere “Pubblica istruzione”, una Sanità in funzione del diritto alla salute per tutti; ripensare il lavoro vero, cioè quello che consente di vivere dignitosamente e provvede al soddisfacimento dei bisogni dei Lavoratori e delle loro famiglie, laddove per “lavoratori” oggi si intendono tutti coloro che esercitano un mestiere e una professione, nel pubblico e nel privato, per vivere. In poche parole: Socialismo XXI per il futuro di una nuova Umanità, socialdemocratica, tecnologica, ma non schiava, né della Tecnologia, né del Capitale. Le risorse a disposizione dell’uomo e non viceversa. Per fare tutto questo, è necessario parlarne insieme, ciascuno nei propri territori, eleggere dei rappresentanti e tradurre in leggi ciò che pensiamo sia giusto fare, per il bene Comune, contro gli interessi di pochi. Socialismo XXI, per tornare ad essere protagonisti del proprio destino, per la libertà e la democrazia dal basso. Non è il tempo dell’indugio, è il tempo di reagire adeguatamente, con le idee e gli strumenti giusti. Il nuovo partito Socialismo XXI è lo strumento giusto, per restituire dignità alla Politica e all’Uomo. Noi ci crediamo! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’INCERTEZZA VALUTARIA ED ECONOMICA GLOBALE

Certo, il dollaro ha goduto e gode, rispetto alle altre monete, di una doppia circolazione. Quella Usa, necessaria per soddisfare il loro mercato di scambio federale, interno. Noi diremmo “nazionale” . E l’essere moneta di scambio nelle transazioni monetarie conseguenti agli scambi internazionali mondiali. Si paga cioè “in dollari” Questa e’ una posizione “privilrgiata” nel senso che da alla economia Usa la possibilita’ di “regolare” non solo la massa monetaria Usa, ma anche, in piu’, quella mondiale o “globale”. Il dollaro, la sua disponibilità , è un bene intermedio di scambio, che ha un suo autonomo valore, che noi tutti per procurarmelo come mezzo di pagamento paghiamo.E loro ne godono. Se la seconda guerra mondiale l’avessero vinta i tedeschi, questo privilegio sarebbe toccato tanto per capirci, al marco tedesco. Questa posizione “privilegiata” non è statica, nulla lo è in economia. Come la vita è movimento così l’economia, che la serve, ed ha subito nel corso del tempo, degli “attacchi” dovuti ad eventi che sempre, hanno anche segnato delle “crisi” nella economia mondiale. Ne ricordo almeno due, uno datato e “riassorbito”; il secondo ancora in atto e in fase di evoluzione. La crisi energetica degli anni settanta del secolo scorso ha visto restringere improvvisamente la risorsa energetica principale, il petrolio. E l’affermarsi, sulla scena della economia globale, delle nazioni arabe, che ne detenevano l’oligopolio. Quando queste, guidate dell’Arabia Saudita, si accordarono (Opec) per “chiudere i rubinetti” ed alzare il prezzo unilateralmente, sappiamo tutti che i mercati subirono un duro contraccolpo. Io, come voi, ho vissuto l’epoca del “risparmio energetico”: quello dei “limiti dello sviluppo” del Gruppo di Roma, a livello accademico, alto. Del traffico auto limitato, a targhe alterne a livello basso. E si pagavano le transazioni non più in dollari, ma in petroldollari. L’economia Occidentale, allora, ha tremato e per la prima volta ha considerato seriamente di essere giunta ad una “fine”. Gli USA hanno definitivamente respinto quella offensiva trovando il modo di spremere le pietre, e inventando lo “Sheil oil“. Hanno con l’uso di una nuova tecnologia, reso conveniente l’estrazione di petrolio da loro grandi giacimenti. Il prezzo del ” Barrell” è tornato a scendere così come la disponibilità di petrolio per l’ Occidente. E le nazioni Arabe sono state ridimensionate in tutte le loro ambizioni. Il dollaro è tornato ad essere la moneta “con cui si paga” il commercio mondiale.Questa moneta, emessa totalmente fuori del controllo della Federal Reserve oggi paga una parte del commercio mondiale . E il Brics potrebbe diventare l’alleanza poljtico economica non Usa che, come a suo tempo l’Opec, la sostiene usandola in alternativa al dollaro nei pagamenti degli scambi di prodotti internazionali. Una moneta a cui si badi bene, partecipano Oligarchi Usa, in funzione antipatriottica dunque. E’ la contraddizione del MAGA ancora non risolta, alla base della schizofrenica “pazzia” trumpiana . Il segno della incertezza dei tempi a venire, una incertezza tuttora irrisolta e dagli sbocchi “prevedibili” secondo l’esperienza storica, ma imprevedibili per l’ingresso nelle equazioni macroeconomiche di variabili indipendenti, quali la “crisi climatica” , la natalità incontrollata e la guerra termonucleare. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

DA DOVE NASCE L’ART. 11 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE

Chi contesta il comportamento dell’Europa e dell’Italia nei riguardi della guerra in Ucraina si basa sull’Art. 11 della nostra Costituzione, quello per cui “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (…)” Due sono le circostanze del “ripudio della guerra”: a) come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, b) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Nel primo caso il ripudio si rivolge a chi offende la libertà degli altri popoli, quindi si rivolge non solo al comportamento che vieta al nostro paese di offendere la libertà degli altri popoli, ma anche al comportamento di altri paesi (come per esempio la Russia) che offendono la libertà degli altri popoli. Nel secondo caso il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali va letto come indicazione di come vanno risolte le controversie internazionali: con l’azione conciliatoria e di razionale discussione al fine di prevenire possibili conflitti. Solo come subordinata a questi principi si può prevedere la legittimità della guerra in caso di legittima difesa, in caso di patti internazionali sottoscritti che prevedano la difesa, anche armata, di paesi sottoscrittori del patto in caso di aggressione da parte di terzi paesi (art. 5 della NATO) e, ma solo con una forzatura politica contingente, la difesa anche di paesi non sottoscrittori di un patto (estensione dell’art. 5 a paesi non-NATO). Sottolineo il carattere subordinato di questa legalità del ricorso alla guerra, nel senso che prioritaria è la ricerca della composizione dei contrastanti interessi dei possibili contendenti in modo da ricercare una razionale soluzione non belligerante operando con il mandato assoluto di evitare di giungere ad una guerra ripudianda. Peraltro le tremende conseguenze della prima e della seconda guerra mondiale avevano spinto i paesi, usciti dai conflitti, a proporre un organismo internazionale il cui scopo fosse di prevenire tramite arbitrato internazionale il ricorso alle armi. Parlo in particolare dello statunitense Wilson e dei suoi 14 punti sulla base dei quali fu istituita la SOCIETA’ DELLE NAZIONI dopo la prima guerra mondiale e, dopo il fallimento di detta Società (fallimento del quale non siamo estranei) alla costituzione dell’ONU. A fianco dell’ONU, con lo spirito di creare un insieme di istituzioni internazionali ispirate alla soluzione comune di problemi sono sorti il WTO (World Trade Organization), l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità), la CPI (Corte Penale Internazionale). Organizzazioni da cui molti paesi (USA inclusi) escono o non riconoscono o relegano all’angolo. La rivoluzione cui stiamo assistendo è la caduta dello spirito di fratellanza o meglio, senza esagerare della coesistenza pacifica, per andare ad una politica di POTENZA. Ma tornado all’Art. 11 voglio ricordare il patto di Parigi del 1928 (Briand-Kellog, francese il primo e statunitense il secondo) che vide l’adesione fino al 1939 di ben 63 paesi tra cui USA, Germania, Regno Unito, Italia, Francia, Giappone. Ebbene questo patto che si proponeva di eliminare la guerra come strumento di politica internazionale  e che fu denominato “Trattato di rinuncia alla guerra”, si compone dei seguenti tre articoli: Articolo I Le alte parti contraenti dichiarano solennemente in nome dei loro popoli rispettivi di condannare il ricorso alla guerra per la risoluzione delle divergenze internazionali e di rinunziare a usarne come strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche. Articolo II Le alte parti contraenti riconoscono che il regolamento o la risoluzione di tutte le divergenze o conflitti di qualunque natura o di qualunque origine possano essere, che avessero a nascere tra di loro, non dovrà mai essere cercato se non con mezzi pacifici. Articolo III Il presente trattato sarà ratificato dalle alte parti contraenti designate nel preambolo, conformemente alle esigenze delle loro costituzioni rispettive, e comincerà ad avere effetto non appena tutti gli strumenti di ratificazione saranno stati depositati a Washington.Una volta in vigore, così com’è previsto nel capoverso precedente, il presente trattato resterà aperto durante tutto il tempo necessario per l’accessione di tutte le altre potenze del mondo. Ogni strumento attestante l’accessione d’una potenza sarà depositato a Washington e il trattato, immediatamente dopo questo deposito, entrerà in vigore tra la potenza accedente e le altre potenze contraenti. Spetterà al governo degli Stati Uniti fornire a ciascun governo designato nel preambolo e ad ogni governo che accederà successivamente al presente trattato, una copia certificata conforme di esso trattato e di ciascuno degli strumenti di ratificazione o d’accessione.Spetterà pure al governo degli Stati Uniti notificare telegraficamente ai detti governi ogni strumento di ratificazione o d’accessione, immediatamente dopo il deposito. In fede di che, i plenipotenziari rispettivi hanno firmato il presente trattato steso in lingua francese e in inglese, i due testi avendo lo stesso valore, e vi hanno apposto i loro sigilli. Fatto a Parigi, il ventisette agosto millenovecentoventotto.(Seguono le firme) Leggendo l’Art. I di tale patto e sostituendo alla parola condanna la parola ripudia riscontriamo una fonte da cui deriva il nostro Art. 11 Pensando a Wilson, a Kellog e comparandoli a Trump ritrovo la fiducia che gli USA sappiano ridare al loro paese la dignità che si sono meritati (a fasi alterne e contradditorie) nella ricerca della pace. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

UN NOME PER LA CICLABILE IMPERIA VENTIMIGLIA

PERCHE’ PERTINI Perchè questa è stata la via della libertà dal fascismo tiranno e violento. Si va verso la Francia, terra di Libertà. Da sempre espressione di emancipazione: per noi liguri riferimento di liberazione dalla oppressione. Fosse essa sabauda, con il suo insediamento prepotente sul mare, con una cittadina piemontese sulla foce dell’impero, squadrata come un quartiere di Torino; fosse essa genovese coi tributi e dazi gravosi sui commerci portuali, tanto da arrivare all’interramento fisico dei porti potenziali rivali o alla loro servitù militare, come fu rispettivamente per Savona e per Porto Maurizio. L’insediamento ligure a Est non è stato e non sarà mai piu’ Oneglia, ma Castelvecchio strategicamente situato e arrocato in agguato e al contempo in posizione difesiva, sull’ unica collina arretrata rispetto al mare. L’insediamento ligure a Ovest è e rimarrà il Parasio, un tempo circondato da mura di castello (simili a quelle di Calvi in Corsica) e terra di lavorazione e cospirazione indipendentista e rivoluzionaria. La nostra vera capitale è Nizza, città in cui è nato Giuseppe Garibaldi, il più ligure e il più italiano di sempre dei nostri patrioti. I nostri bisnonni e i nostri nonni, la facevano a piedi, questa strada, per andare a lavorare a Nizza. Mio nonno, di cui porto il nome, divenne “maitre escalier“, andando a lavorare a Nizza, nella impresa edile di famiglia. Quando Massena e Napoleone, giovani ufficiali al comando delle truppe rivoluzionarie francesi passarono il confine durante la prima campagna d’italia, entrarono non da invasori, ma da liberatori. E la loro lingua non era il Francese. Il Comando strategico Napoleone lo pose nel palazzo che sta alla Foce, di fronte a dove attualmente abito, in fondo a corso Garibaldi, dove dal castello scendeva” Via dei Framassoni “, quella tattico- militare a Cairo Montenotte. A scuola questa storia, gli insegnanti non la raccontano, perchè è la storia dei democratici antifascisti, che presero la via della Francia per andare esuli e perseguitati dalla polizia fascista. Lasciando tutto, le onorate professioni, le amate famiglie: Pertini andò a fare il manovale edile, in Francia. Ma prima portarono in salvo i vecchi capi del Socialismo, che ne incarnavano l’idea più autentica e pura, quella delle origini fra i “camalli”: ben prima che l’esaltazione comunista intervenisse a rovinare tutto. Per questo motivo, non unico ma importantissimo, la ciclabile, poteva portare il nome simobolico di Resistenza Indomita per la Libertà dell’intero popolo italiano, il nome del presidente onesto Sandro Pertini. La chiameranno, forse “riviera dei fiori” per attirare più turisti. Voi ci credete..?..Io no! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

EUROPA, DOVE ANDREMO?

Cari compagni, amici e simpatizzanti. Questa la dichiarazione dell’unico ministro “serio” di questo governo di centrodestra. Voi tutti sapete che era un commerciante di armi e che la sua entrata nel governo ha posto un enorme problema di conflitto di interessi, che ignoro come sia stato “rimosso”. Pur essendo questo un tema importante di cui non si parla perchè fortemente imbarazzante per il PD, non di questo tema intendo scrivervi oggi. In mezzo a questa enorme quantita’ di fuffa propagandista diffusa a piene mani dalla “agenzie” di informazione e controinformazione, sia Occidentali che Orientali, che infestano la nostra povera patria , è difficile orientarsi . Vi do’ la mia analisi della situazione geopolitica attuale sulla base delle (angoscianti) informazioni che ho potuto recepire e meditare a fondo.Ritengo sia mia dovere darvela. E’ una mia riflessione : non sono un governante, solo un appassinato studioso di storia. Il mio è un gesto altruista, non intende imporre nulla. Solo dare un aiuto nella visione complessiva dello stato delle cose. Crosetto è tutto, fuorchè incompetente. Possiamo pertanto partire dalla sua precisa informativa: intanto non èsolo una informativa, doverosa, al Parlamento. E’ la comunicazione di una “situazione in atto”. Gli strateghi militari mi comprendono, siamo passati a defcon 4 su una scala dove 5 è la massima allerta.Tutto cio’ premesso a mio giudizio, per comprendere la situazione dobbiamo “tornare con la mente al 1945 “: la nostra situazione ha grandissime somiglianze con la situazione di allora. So perfettamente che sono passati 80 anni: siamo stati fortunati. La mia generazione è stata fortunata: abbiamo vissuto in Europa un periodo di pace e stabilità. Dobbiamo però abituarci a pensare ad esso come un felice periodo di ricostruzione e ripresa economica e sociale che SI E’ CONCLUSO.I fattori strategici sono REGREDITI alla situazione del 1945. La nostra percezione, in Italia, da italiani, della fine della seconda guerra mondiale è stata di UNA LIBERAZIONE. Abbiamo perso la guerra e le colonie imperiali. Ma ci siamo liberati della guerra e di chi la aveva voluta. Nella disgrazia di una RESA SENZA CONDIZIONI, il peso di questa situazione non lo sentiremo pienamente. Fu una decisione degli “Allied” che così fosse: una precisa cosciente decisione. E noi ci abbiamo , pur nelle difficoltà della ricostruzione, abbondantemente sguazzato. La percezione delle potenze Alleate che vinsero la guerra fu molto diversa. Intanto, nel 1945, per loro non finisce un bel niente. LA GUERRA CONTINUA scrisse la settembre 1943 il nostro Stato Maggiore, ma voi tutti sapete che non ci ha creduto nessuno.Per gli alleati invece fu proprio così. Nel Pacifico bisognava debellare l’egemonia dell’Impero Giapponese, padrone di mezza Cina e arrivato, a sud, a minacciare l’Australia. Ci vollero ancora due anni di guerra intensa e due bombe atomiche per risolvere la questione. Oggi gli USA anno nel Pacifico il loro punctum dolens. La potenza egemone non è più il Giappone, ma la Cina. La espansione economica cinese preoccupa gli USA almeno tanto quanto allora preoccupava l’espansione giapponese. E’ una espansione “diversa”, ma economicamente eguale.In Europa mica era finita. Bisognava debellare la ancora potentissima Germania e per farlo fu necessario, anzi indispensabile, aprire un secondo fronte in Normandia . Un impegno notevolissimo in mezzi e anche in vite umane. Fu il secondo fronte a far collassare militarmente la Germania nazista, e a far prevalere i SOVIETICI A EST. La avanzata della “gloriosa armata rossa” fu da allora costante e inarrestabile.Tanto inarrestabile che, se non fosse intervenuto un fatto grandioso e imprevedibile, una terza bomba atomica sarebbe stata sganciata a Berlino e dintorni. Non successe solo perchè Churchill perdette le elezioni politiche inglesi, in modo clamoroso. E senza la UK non si poteva andare al confronto immediato coi sovietici. Oggi guardiamo alla permanenza di Churchill in terra di Francia come a una sorta di prepensionamento anticipato, fra il patetico e il nostalgico. Non era così: se avesse vinto le elezioni politiche Churchill sarebbe stato il “condottiero in terra di Francia” a capo di una nuova coalizione guerreggiante da subito contro l’unione Sovietica.Se ciò non fu , fu merito solo della straordinaria performance del partito laburista inglese, che letteralmente travolse i conservatori con la parola d’ordine “pace subito”, che venne potentemente ed unanimemente pronunciata, col voto, dal popolo inglese. E pace subito fu.La percezione di questo evento, in Italia era ed è tuttora pressocchè nulla. Ma le cose andarono così, e noi divenimmo un protettorato Franco/Inglese: anche questo non è stato percepito dal popolo italiano. La situazione oggi presenta fortissime analogie con allora. Gli inglesi sono pronti alla guerra termonucleare. La Francia, ci piaccia o meno non importa a nessuno, è e sarà il fattore decisivo. Non importa chi sia al momento il Presidente della Francia, Macron o Le Pen, o chiunque altro, non cambia nulla. Tutti sono tenuti a fare la medesima cosa: guidare l’Europa nella competizione con l’Impero russo.Dovremo mettercelo venerdì in testa, noi, Italia, non contiamo assolutamente nulla. Siamo anzi il fianco debole della fortezza europea. Questo fianco puo’difenderlo solo e soltanto la Turchia. Ragion per cui sarà bene farla entrare d’urgenza nella Unione Europea, con o preferibilmente senza, il sultano Erdogan. Di tutta fretta. Le nostre speranze di pace sono riposte da una parte nella alleanza Germano-Turca (sono popoli molto simili) e nella leadership francese che dobbiamo sperare “illuminata” e moderatrice della furia bellivista inglese.E’ questo a mio avviso, che dovremmo ardentemente sperare e, possibilmente, promuovere con la nostra politica estera. Che ci “riarmiamo” alle potenze europee importa poco o punto. Non ci considerano affidabili per una seria difesa continentale. Un pò di truppe in più aiutano, ma non ci fanno un granchè conto. Tantomeno danno conto sul nostro infiltratissimo Stato Maggiore. Quanto la nostra dirigenza politica di centro destra stia “sul pezzo” e sia centrata sui fattori strategici determinanti, giudicatelo da soli. Quanto sia distante dalla realtà “il PD e le altre forze del campo” di sinistra” mi sembra palese. Inadeguati, francamente.Per ora la mia analisi si conclude qui. Se ho visto giusto nei prossimi mesi assisteremo a un progressivo …

PACE NON E’ PACIFISMO

Come sapete io sono contro la guerra, tutte le guerre. Un solo cadavere è ” la fine del mondo” per quella persona e chi gli vuol bene.Sono “non violento” fino al midollo.Ma non sono “pacifista” che per me è un “ismo” deleterio. Un atteggiamento non realistico verso il mondo, che impedisce sovente di distinguere aggressore ed aggredito. La violenza esiste, individuale e di stato o istituzioni. E va contrastata e combattuta. La guerra difensiva va combattuta , e infatti l’Art. 11 della nostra bella Costituzione non la impedisce. I pacifisti invece dicono che l’Art. 11 impedisce la guerra. Non è vero, “la impedisce come METODO DI RISOLUZIONE CONTRIVERSIE” E ci mancherebbe che non lo facesse. Ma non impedisce le guerre di difesa da aggressioni . Così come nel diritto civile non impedisce la “legittima difesa”. E’ una chiara analogia, anche facile da capire, se ci si pensa sopra un pochino. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SINDACO “CHE ODIA” LA SUA CITTA’

L’On. Scajola sta danneggiando gravemente Imperia. Vuole, unico sindaco di un Comune Capoluogo di Provincia, vendere l’Ospedale di Imperia per andare a stare in affitto a Taggia: un danno incalcolabile per il raggiungimento del livello minimo di Servizi Sanitari pubblici ai propri concittadini e a tutti gli abitanti della valle del torrente Impero. Mette a rischio le concessioni demaniali delle spiagge di Imperia, non garantendo il 40% di spiagge a libero accesso sul litorale e facendo “regali” di incredibili licenze di 40 anni a un ristretto gruppo di famiglie privilegiate. Cerca di farsi scrivere dai sindaci del Comprensorio, che è meglio chiamare la pista ciclabile Riviera dei fiori, solo per impedire che la pista ciclabile, sa lui medesimo, mezzo rovinata con intromissioni in variante di scorrimenti su strada comune e lavori aggiuntivi che non c’entrano un cavolo. Lancia la pietra, ma ritira la mano: sono gli altri a chiederglielo “a sua insaputa” . In questo modo fa perdere alla Citta’ di Imperia la possibilità di ringraziare il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Insomma, vuole che dopo di lui, ci sia il diluvio… per la Città che ha ospitato e messo al suo governo per troppi, lunghi anni la sua famiglia. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it