Si vis pacem para bellum (da wikipedia) “L’uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente “Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra”. È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell’Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo. Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire “la pace si ottiene con la guerra”, e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa “Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra”, che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.” Quindi il preparare la guerra non è finalizzato a scatenare una guerra, quanto a convincere il nemico mal intenzionato che, se volesse attaccarci, siamo pronti a difenderci e a fargli talmente male che gli conviene desistere dalle sue intenzioni. Si tratta cioè di una dissuasione che prende il nome preciso che, in polemologia prende il nome di DETERRENZA. Sempre da Wikipedia “Nel linguaggio militare, viene definito “deterrente” un qualsiasi sistema d’arma costruito in modo da prevedere un utilizzo in accordo con una strategia di deterrenza. Tipico caso sono le armi nucleari strategiche. La distinzione tra dissuasione e deterrenza, a livello internazionale, sta tutta nel livello della minaccia utilizzata per ridurre la possibilità di questa mossa indesiderata. Anche etimologicamente la parola “deterrenza” contiene un riferimento preciso all’idea di incutere terrore. Ci sono due modi di applicare la deterrenza: impedire che il nemico tragga vantaggio dal suo cambio di strategia (deterrence by denial) oppure trasformare il presunto vantaggio in sicuro svantaggio attraverso una punizione per definizione sproporzionata (deterrence by punishment). In generale le strategie di deterrenza sono sempre miste, ovvero sommano elementi di negazione e di punizione, anche se la guerra fredda ha esaltato la seconda componente, quella punitiva, con la dottrina della “rappresaglia massiccia” (massive retaliation), da attuare con armi nucleari in caso di aggressione alla NATO da parte delle forze del Patto di Varsavia. Una caratteristica di queste strategie è che esse agiscono solo in parte su rapporti di forza reali, concentrandosi piuttosto sulla percezione che i singoli giocatori hanno sia delle proprie forze che di quelle altrui, e dei propri vantaggi/svantaggi reciproci. Questo fa sì che nella deterrenza si insinuino componenti psicologiche che rendono la sua applicazione estremamente fluida, eliminando il concetto di “deterrenza perfetta” che pure gli Usa hanno tentato di costruire con la dottrina militare della MAD (Mutual Assured Destruction, distruzione mutua assicurata) Alcune conseguenze della deterrenza: La deterrenza è concepita principalmente a livello militare ma può anche assumere altre forme che colpiscano il possibile nemico nei suoi interessi, come ad esempio le sanzioni, con una differenza che non è trascurabile. La costruzione della deterrenza militare comporta che siano spesi molti soldi per lo studio, progettazione, realizzazione, acquisto di mezzi bellici che ci auguriamo sinceramente di non dover usare mai, ma che vanno continuamente aggiornati tecnologicamente in modo da costituire un pericolo superiore al massimo livello accettabile dal potenziale nemico. Ecco che allora dopo qualche anno quegli strumenti bellici, divenuti obsoleti, vanno sostituiti da nuovi strumenti bellici. Si pensi ad esempio alle armi nucleari il cui trasporto una volta era pensato via aerei bombardieri, mentre oggi sono pensabili solo con un trasporto missilistico. La spesa è quindi molto alta e continua e, anche se arricchisce l’industria bellica, va sempre a carico della popolazione produttiva. La riflessione che faccio è se non sia possibile evitare di spendere enormi quantità di soldi per produrre beni che ci auguriamo di non dover usare mai, anche se ci danno tranquillità sulla sicurezza della nostra vita. Un’altra deterrenza. Come abbiamo visto però, esistono anche mezzi di deterrenza non bellica ed abbiamo citato le sanzioni. Strumenti che tuttavia sono evidentemente al di sotto del livello massimo di pericolo accettabile dal potenziale nemico. La loro deterrenza è anch’essa costosa perché a sanzione corrisponde generalmente una contro-sanzione. Ma se le sanzioni non sono un valido strumento di deterrenza, la deterrenza finanziaria ha comunque una potenzialità di incidere sulla pericolosità superiore al massimo di accettabilità da parte del possibile nemico, si tratta del quantum di finanza coinvolta. In questo momento storico tutti gli strumenti internazionali di composizione delle controversie sono in grande crisi, son diventati strumenti obsoleti; eppure dalla Pace perpetua di Kant, ai 14 punti di Wilson, dalla Società delle Nazioni al documento Briand-Kellog del 1928, dall’ONU alll’art.11 della nostra Costituzione, tante menti hanno cercato di risolvere razionalmente i dissidi internazionali con principi di diritto internazionale e trattative, mirando a sostituire uno strumento plurimillenario come il “si vis pacem para bellum” con uno strumento figlio dell’illuminismo che persegua la pace con la ratio. Se ad esempio, tutto l’oro detenuto dalle nazioni, depositato presso un caveau internazionale da tutti i paesi del mondo che aderissero a questa iniziativa, fosse sequestrabile (come per esempio abbiamo fatto con i depositi bancari russi in occidente) nel momento in cui il proprietario minaccia una azione contro il diritto internazionale, penso che la deterrenza, coinvolgendo un enorme quantità di oro, sia efficace ed atta a sostituire la deterrenza militare. Evidentemente la quantità di oro deve essere enorme per il singolo paese e rapportata alla sua potenzialità, e l’autorità dell’organismo internazionale preposto al sequestro deve essere massima, senza veti, indiscussa. Insomma, come dicevo, la mia proposta tende a superare l’assurda spesa per armi che ci si augura di non usare mai, con uno strumento più degno di noi, animali pensanti. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it