EUROPA, DOVE ANDREMO?

Cari compagni, amici e simpatizzanti. Questa la dichiarazione dell’unico ministro “serio” di questo governo di centrodestra. Voi tutti sapete che era un commerciante di armi e che la sua entrata nel governo ha posto un enorme problema di conflitto di interessi, che ignoro come sia stato “rimosso”. Pur essendo questo un tema importante di cui non si parla perchè fortemente imbarazzante per il PD, non di questo tema intendo scrivervi oggi. In mezzo a questa enorme quantita’ di fuffa propagandista diffusa a piene mani dalla “agenzie” di informazione e controinformazione, sia Occidentali che Orientali, che infestano la nostra povera patria , è difficile orientarsi . Vi do’ la mia analisi della situazione geopolitica attuale sulla base delle (angoscianti) informazioni che ho potuto recepire e meditare a fondo.Ritengo sia mia dovere darvela. E’ una mia riflessione : non sono un governante, solo un appassinato studioso di storia. Il mio è un gesto altruista, non intende imporre nulla. Solo dare un aiuto nella visione complessiva dello stato delle cose. Crosetto è tutto, fuorchè incompetente. Possiamo pertanto partire dalla sua precisa informativa: intanto non èsolo una informativa, doverosa, al Parlamento. E’ la comunicazione di una “situazione in atto”. Gli strateghi militari mi comprendono, siamo passati a defcon 4 su una scala dove 5 è la massima allerta.Tutto cio’ premesso a mio giudizio, per comprendere la situazione dobbiamo “tornare con la mente al 1945 “: la nostra situazione ha grandissime somiglianze con la situazione di allora. So perfettamente che sono passati 80 anni: siamo stati fortunati. La mia generazione è stata fortunata: abbiamo vissuto in Europa un periodo di pace e stabilità. Dobbiamo però abituarci a pensare ad esso come un felice periodo di ricostruzione e ripresa economica e sociale che SI E’ CONCLUSO.I fattori strategici sono REGREDITI alla situazione del 1945. La nostra percezione, in Italia, da italiani, della fine della seconda guerra mondiale è stata di UNA LIBERAZIONE. Abbiamo perso la guerra e le colonie imperiali. Ma ci siamo liberati della guerra e di chi la aveva voluta. Nella disgrazia di una RESA SENZA CONDIZIONI, il peso di questa situazione non lo sentiremo pienamente. Fu una decisione degli “Allied” che così fosse: una precisa cosciente decisione. E noi ci abbiamo , pur nelle difficoltà della ricostruzione, abbondantemente sguazzato. La percezione delle potenze Alleate che vinsero la guerra fu molto diversa. Intanto, nel 1945, per loro non finisce un bel niente. LA GUERRA CONTINUA scrisse la settembre 1943 il nostro Stato Maggiore, ma voi tutti sapete che non ci ha creduto nessuno.Per gli alleati invece fu proprio così. Nel Pacifico bisognava debellare l’egemonia dell’Impero Giapponese, padrone di mezza Cina e arrivato, a sud, a minacciare l’Australia. Ci vollero ancora due anni di guerra intensa e due bombe atomiche per risolvere la questione. Oggi gli USA anno nel Pacifico il loro punctum dolens. La potenza egemone non è più il Giappone, ma la Cina. La espansione economica cinese preoccupa gli USA almeno tanto quanto allora preoccupava l’espansione giapponese. E’ una espansione “diversa”, ma economicamente eguale.In Europa mica era finita. Bisognava debellare la ancora potentissima Germania e per farlo fu necessario, anzi indispensabile, aprire un secondo fronte in Normandia . Un impegno notevolissimo in mezzi e anche in vite umane. Fu il secondo fronte a far collassare militarmente la Germania nazista, e a far prevalere i SOVIETICI A EST. La avanzata della “gloriosa armata rossa” fu da allora costante e inarrestabile.Tanto inarrestabile che, se non fosse intervenuto un fatto grandioso e imprevedibile, una terza bomba atomica sarebbe stata sganciata a Berlino e dintorni. Non successe solo perchè Churchill perdette le elezioni politiche inglesi, in modo clamoroso. E senza la UK non si poteva andare al confronto immediato coi sovietici. Oggi guardiamo alla permanenza di Churchill in terra di Francia come a una sorta di prepensionamento anticipato, fra il patetico e il nostalgico. Non era così: se avesse vinto le elezioni politiche Churchill sarebbe stato il “condottiero in terra di Francia” a capo di una nuova coalizione guerreggiante da subito contro l’unione Sovietica.Se ciò non fu , fu merito solo della straordinaria performance del partito laburista inglese, che letteralmente travolse i conservatori con la parola d’ordine “pace subito”, che venne potentemente ed unanimemente pronunciata, col voto, dal popolo inglese. E pace subito fu.La percezione di questo evento, in Italia era ed è tuttora pressocchè nulla. Ma le cose andarono così, e noi divenimmo un protettorato Franco/Inglese: anche questo non è stato percepito dal popolo italiano. La situazione oggi presenta fortissime analogie con allora. Gli inglesi sono pronti alla guerra termonucleare. La Francia, ci piaccia o meno non importa a nessuno, è e sarà il fattore decisivo. Non importa chi sia al momento il Presidente della Francia, Macron o Le Pen, o chiunque altro, non cambia nulla. Tutti sono tenuti a fare la medesima cosa: guidare l’Europa nella competizione con l’Impero russo.Dovremo mettercelo venerdì in testa, noi, Italia, non contiamo assolutamente nulla. Siamo anzi il fianco debole della fortezza europea. Questo fianco puo’difenderlo solo e soltanto la Turchia. Ragion per cui sarà bene farla entrare d’urgenza nella Unione Europea, con o preferibilmente senza, il sultano Erdogan. Di tutta fretta. Le nostre speranze di pace sono riposte da una parte nella alleanza Germano-Turca (sono popoli molto simili) e nella leadership francese che dobbiamo sperare “illuminata” e moderatrice della furia bellivista inglese.E’ questo a mio avviso, che dovremmo ardentemente sperare e, possibilmente, promuovere con la nostra politica estera. Che ci “riarmiamo” alle potenze europee importa poco o punto. Non ci considerano affidabili per una seria difesa continentale. Un pò di truppe in più aiutano, ma non ci fanno un granchè conto. Tantomeno danno conto sul nostro infiltratissimo Stato Maggiore. Quanto la nostra dirigenza politica di centro destra stia “sul pezzo” e sia centrata sui fattori strategici determinanti, giudicatelo da soli. Quanto sia distante dalla realtà “il PD e le altre forze del campo” di sinistra” mi sembra palese. Inadeguati, francamente.Per ora la mia analisi si conclude qui. Se ho visto giusto nei prossimi mesi assisteremo a un progressivo …

I 14 PUNTI DI WILSON E LA DOTTRINA DI TRUMP

Alla fine della prima guerra mondiale il presidente USA Woodrow Wilson decise di far precedere le discussioni sulle sistemazioni territoriali dell’Europa, da mesi di intenso lavoro per istituire criteri di pace che osservati e fatti valere da un organismo super partes come LA SOCIETA’ DELLE NAZIONI evitassero il ricorso alla guerra. I principi che Wilson predicava stavano in quei quattordici punti da lui stesi e che di seguito riporto solo per quei principi generali dell’illuminismo wilsoniano:: “Il mondo deve essere reso sicuro per ogni nazione pacifica che, come la nostra, desidera vivere la propria vita, stabilire liberamente le sue istituzioni, essere assicurata della giustizia e della correttezza da parte degli altri popoli del mondo, come pure essere assicurata contro la forza e le aggressioni egoistiche. Perciò il programma della pace del mondo è il nostro stesso programma; e questo programma, il solo possibile secondo noi, è il seguente. 1 – Pubblici trattati di pace, conclusi apertamente, dopo i quali non vi saranno più accordi internazionali privati di qualsivoglia natura, ma la diplomazia procederà sempre francamente e pubblicamente. 2 – Libertà assoluta di navigazione sui mari, al di fuori delle acque territoriali, sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra. 3 – Soppressione, nei limiti del possibile, di tutte le barriere economiche e stabilimento di condizioni commerciali uguali per tutte le nazioni che consentono alla pace e si accordano per mantenerla. 4 – Garanzie sufficienti che gli armamenti nazionali saranno ridotti all’estremo limite compatibile con la sicurezza interna del paese. 5 – Composizione libera, in uno spirito largo e assolutamente imparziale, di tutte le rivendicazioni coloniali, fondata sul rigoroso rispetto degli interessi delle popolazioni interessate. 6 – Evacuazione di tutti i territori russi e regolamento di tutte le questioni concernenti la Russia, per assicurarle una sincera accoglienza nella Società delle Nazioni libere sotto un governo che esse stessa avrà scelto. 14 – Una Società generale delle Nazioni Unite dovrebbe essere formata in virtù di convenzioni formali aventi per oggetto di fornire garanzie reciproche di indipendenza politica e territoriale ai piccoli come ai grandi Stati.” Il clima oggi dilagante confrontato alla speranza wilsoniana, ci fa pensare che questo secolo non sia stato di progresso ma di vergognoso regresso. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LETTERA DI LECH WALESA A TRUMP

Potente. Il testo della lettera a Trump di Lech Walesa, leader di Solidarnosc e di ex prigionieri politici polacchi. “Caro Signor Presidente, abbiamo assistito con sgomento e disgusto alla sua conversazione con il Presidente ucraino Volodymyr Zelenski. Riteniamo offensiva la Sua pretesa di mostrare rispetto e gratitudine per l’assistenza materiale fornita dagli Stati Uniti all’Ucraina in lotta contro la Russia. La gratitudine è dovuta agli eroici soldati ucraini che hanno versato il loro sangue in difesa dei valori del mondo libero. Sono loro che, da oltre 11 anni, muoiono in prima linea in nome di questi valori e dell’indipendenza della loro patria attaccata dalla Russia di Putin. Non capiamo come il leader di un paese simbolo del mondo libero possa non rendersene conto. Il nostro orrore è stato suscitato anche dal fatto che l’atmosfera che si respirava nello Studio Ovale durante questa conversazione ci ha ricordato quella che abbiamo ben presente negli interrogatori del Servizio di Sicurezza e nelle aule dei tribunali comunisti. I procuratori e i giudici incaricati dall’onnipotente polizia politica comunista ci hanno anche spiegato che erano loro ad avere tutte le carte in mano e noi nessuna. Ci hanno chiesto di cessare le nostre attività, sostenendo che migliaia di persone innocenti stavano soffrendo a causa nostra. Ci hanno privato delle nostre libertà e dei nostri diritti civili perché ci siamo rifiutati di collaborare con le autorità e di mostrare gratitudine nei loro confronti. Siamo scioccati dal fatto che abbiate trattato il Presidente Volodymyr Zelenski in modo simile. La storia del XX secolo dimostra che ogni volta che gli Stati Uniti hanno voluto mantenere le distanze dai valori democratici e dai loro alleati europei, hanno finito per mettere in pericolo se stessi. Lo capì il presidente Woodrow Wilson, che decise di far entrare gli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale nel 1917. Lo capì il presidente Franklin Delano Roosevelt, che dopo l’attacco a Perl Harbour nel dicembre 1941 decise che la guerra per difendere l’America sarebbe stata combattuta non solo nel Pacifico, ma anche in Europa, in alleanza con i paesi attaccati dal Terzo Reich. Ricordiamo che senza il Presidente Ronald Reagan e l’impegno finanziario americano, il crollo dell’impero sovietico non sarebbe stato possibile. Il Presidente Reagan era consapevole delle sofferenze di milioni di persone ridotte in schiavitù nella Russia sovietica e nei paesi da essa conquistati, tra cui migliaia di prigionieri politici che hanno pagato con la libertà il loro sacrificio in difesa dei valori democratici. La sua grandezza risiedeva, tra le altre cose, nel fatto che chiamò senza esitazione l’URSS “Impero del Male” e gli diede una battaglia decisiva. Abbiamo vinto e una statua del Presidente Ronald Reagan si trova oggi a Varsavia, di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti. Signor Presidente, gli aiuti materiali – militari e finanziari – non possono equivalere al sangue versato in nome dell’indipendenza e della libertà dell’Ucraina, dell’Europa e di tutto il mondo libero. La vita umana non ha prezzo; il suo valore non può essere misurato con il denaro. La gratitudine è dovuta a coloro che compiono il sacrificio del sangue e della libertà. Per noi di Solidarność, ex prigionieri politici del regime comunista della Russia sovietica, questo è ovvio. Chiediamo che gli Stati Uniti onorino le garanzie fornite con il Regno Unito nel Memorandum di Budapest del 1994, che includeva esplicitamente l’impegno a difendere l’inviolabilità dei confini dell’Ucraina in cambio della consegna del suo arsenale di armi nucleari. Queste garanzie sono incondizionate: non c’è una sola parola sul fatto di considerare questi aiuti come uno scambio economico.” Lech Wałęsa, ex prigioniero politico, leader di Solidarność, Presidente della Terza Repubblica di Polonia Marek Beylin, ex prigioniero politico, editore di pubblicazioni indipendenti Seweryn Blumsztajn, ex prigioniero politico, membro del Comitato di Difesa dei Lavoratori Teresa Bogucka, ex prigioniera politica, attivista dell’opposizione democratica e di Solidarność Grzegorz Boguta, ex prigioniero politico, attivista dell’opposizione democratica, editore indipendente Marek Borowik, ex prigioniero politico, editore indipendente Bogdan Borusewicz, ex prigioniero politico, leader di Solidarność a Danzica Zbigniew Bujak, ex prigioniero politico, leader del movimento clandestino Solidarność a Varsavia Władysław Frasyniuk, ex prigioniero politico, leader del movimento clandestino di Solidarność a Wrocław Andrzej Gincburg, ex prigioniero politico, attivista clandestino di Solidarność Ryszard Grabarczyk, ex prigioniero politico, attivista di Solidarność Aleksander Janiszewski, ex prigioniero politico, attivista di Solidarność Piotr Kapczyński, ex prigioniero politico, attivista dell’opposizione democratica Marek Kossakowski, ex prigioniero politico, giornalista indipendente Krzysztof Król, ex prigioniero politico, attivista indipendentista Jarosław Kurski, ex prigioniero politico, attivista dell’opposizione democratica Barbara Labuda, ex prigioniera politica, attivista del movimento clandestino Solidarność Bogdan Lis, ex prigioniero politico, leader del movimento clandestino Solidarność a Danzica Henryk Majewski, ex prigioniero politico, attivista di Solidarność Adam Michnik, ex. prigioniero politico, attivista dell’opposizione democratica, editore di pubblicazioni indipendenti Sławomir Najnigier, ex prigioniero politico, attivista di Solidarność nella clandestinità Piotr Niemczyk, ex prigioniero politico, giornalista e stampatore di pubblicazioni clandestine, Stefan Konstanty Niesiołowski, ex prigioniero politico, attivista indipendentista Edward Nowak, ex prigioniero politico, attivista del movimento clandestino Solidarność Wojciech Onyszkiewicz, ex prigioniero politico, membro del Comitato di Difesa dei Lavoratori, attivista di Solidarność Antoni Pawlak, ex prigioniero politico, attivista dell’opposizione democratica e del movimento clandestino di Solidarność Sylwia Poleska-Peryt, ex prigioniera politica, attivista dell’opposizione democratica Krzysztof Pusz, ex prigioniero politico, attivista del movimento clandestino Solidarność Ryszard Pusz, ex prigioniero politico, attivista del movimento clandestino Solidarność, Jacek Rakowiecki, ex prigioniero politico, attivista del movimento clandestino Solidarność Andrzej Seweryn, ex prigioniero politico, attore, direttore del Teatro Polacco di Varsavia Witold Sielewicz, ex prigioniero politico, stampatore di pubblicazioni indipendenti Henryk Sikora, ex prigioniero politico, attivista di Solidarność Krzysztof Siemieński, ex prigioniero politico, giornalista e stampatore di pubblicazioni clandestine Grażyna Staniszewska, ex prigioniera politica, leader del movimento Solidarność nella regione di Beskidy Jerzy Stępień, ex prigioniero politico, attivista dell’opposizione democratica Joanna Szczęsna, ex prigioniera politica, redattrice della stampa clandestina di Solidarność Ludwik Turko, ex prigioniero politico, attivista clandestino di Solidarność Mateusz Wierzbicki, ex prigioniero politico, tipografo e pubblicista di pubblicazioni indipendenti. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) …

LA SVOLTA CONTRO L’UCRAINA

Il Presidente statunitense ha accusato il Presidente ucraino di essere un dittatore e di aver iniziato la guerra. Non ho parole per commentare e sono una persona educata. Invece bastano poche parole per riassumere storia e posizioni. La Russia garantì all’Ucraina la certezza dei confini quando si sciolse l’URSS e l’Ucraina, in cambio, le consegnò il proprio arsenale nucleare. Negli anni la Russia ha praticato ingerenze nella politica ucraina, così come gli Stati Uniti d’America. La politica degli ucraini ha messo in pratica una discriminazione interna sull’uso della lingua alle minoranze etniche russofone. L’accordo di Minsk del 2014 tra Ucraina e Russia per chiudere la guerriglia nel Donbass fu boicottato da ambo le parti e inapplicato con le solite accuse reciproche e Gran Bretagna, Francia e Germania, in qualche modo garanti, non hanno intrapreso alcuna iniziativa né fatto proposte. L’Ucraina non accolse la proposta italiana di rendere al Donbass un’autonomia tipo quella dell’Alto Adige. Putin nel 2007 disse alla conferenza sulla sicurezza di Monaco che gli U.S.A. dovevano cessare la loro politica imperialistica mondiale perché ciò rendeva insicuri a favoriva la corsa agli armamenti. Gli U.S.A. non capirono il messaggio e neanche i suoi alleati e tutti a spingere per l’entrata dell’Ucraina nella NATO. Putin non intraprese alcuna iniziativa diplomatica, ma aggredì l’Ucraina. Anziché tentare un dialogo, un armistizio, una conferenza di pace, Finlandia e Svezia sono entrate nella NATO. Unanime il coro che “vinceremo” di Von Del Layen, Charles Michel, Stoltenberg, Draghi, Meloni, Macron, Shultz, Biden ed altri. Noi avevamo capito bene le responsabilità diffuse e l’aggressione russa del 2022 non l’abbiamo approvata neanche un po’, perché prima dell’uso delle armi c’è l’uso della diplomazia come avvenne nel 1975 con l’intesa internazionale ad Helsinki per la pace e la sicurezza in Europa. La NATO nacque come alleanza difensiva e geograficamente determinata. Non si è sviluppata proprio così. L’Associazione Socialismo XXI secolo fu chiara sulla necessità della trattativa, della pace e non della guerra e lo scrisse al nuovo Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa il 29 giugno 2024. Gli scrivemmo : << … Ci preoccupa molto lo sviluppo delle guerre. Non abbiamo apprezzato le continue dichiarazioni del tuo predecessore (il belga Charles Michel; ndR) fatte come se fosse il comandante in capo di un esercito in guerra. L’aggressione della Russia all’Ucraina non può risolversi sul piano militare ma deve essere messa in campo un’iniziativa di armistizio e di pace. Gli aiuti dati giustamente al Paese aggredito non devono esaurire l’azione dell’Unione Europea. Una proposta di tregua, di armistizio, una conferenza internazionale di pace dovrebbero essere i temi all’ordine del giorno. L’Unione Europea è carente. Tu sai quanto i popoli abbiamo bisogno di pace. Contiamo su una tua azione nella direzione che abbiamo indicato.>> Questa la nostra convinzione e la nostra posizione. Lo strappo violento del Presidente Trump spiazza tutti i guerrafondai ma favorisce senza dubbio Putin; quindi è uno strappo squilibrato. Ovviamente Trump vuole lo sfruttamento delle abbondanti terre rare ucraine per gli utilizzi industriali e militari del proprio paese come rimborso per gli aiuti militari e finanziari dati da Biden.  I silenzi di coloro che non hanno fatto alcuno sforzo per proporre iniziative di armistizio, di negoziazione, di pace – come le Presidenti Von Der Leyen e Meloni, ad esempio – ora non sanno cosa dire e cosa fare. Perché non passano la mano? SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ALCUNI COMMENTATORI SI INTERROGANO SULLE DIFFERENZE TRA BIDEN E TRUMP

Differenze che ovviamente sono evidenti, ma…. Se c’è una cosa che non serve è continuare a interrogarsi su chi tra i presidenti americani è stato più o meno leale amico della UE o dei singoli Stati europei.La politica estera non si basa sulla amicizia, ma sugli interessi strategici degli Stati. E quest’ultimi possono cambiare.Ovviamente c’è chi usa modi meno rudi e barbari, di cui Trump è espressione, ma la sostanza non cambia. Cambiano solo le modalità delle azioni. Da molto tempo l’Europa non ha voluto capire che la scelta europea non poteva restare quella che conosciamo.Già nel 1953 gli Stati membri della prima comunità, consapevoli del cammino intrapreso, elaborarono il progetto CED (comunità europea di difesa) e un progetto di Comunità politica. Entrambe purtroppo furono bocciate dalla Assemblea nazionale francese nel 31 agosto 1954. Cosa che si ripete, sempre in Francia, con il progetto di Costituzione europea.Si è preferita l’Europa della comunità economica anch’essa imperfetta e claudicante per diversi motivi.Ora i nodi, tutti insieme, arrivano al pettine della storia. E trovano la UE smarrita, come una amante tradita, incapace di correggere gli errori commessi, con l’aggiunta di una pericolosa crescita di nazionalismi che sono anche il frutto della perdita delle speranze, forse eccessive, che la nascita della comunità europea aveva promosso. Persino gli allagamenti hanno creato nuovi problemi che non riguardano solo le differenze tra l’area euro e il resto, ma sono diversità politiche di fondo che rischiano di rendere molto difficile la ricerca di una risposta adeguata alle odierne difficoltà peraltro da tempo prevedibili.Ora sarebbe il momento delle decisioni difficili, ma assolutamente necessarie. Per assumere occorrerebbero statisti capaci di guidare l’opinione pubblica e compiere scelte anche a costo di rischiare il futuro politico personale.Ma dove sono quegli statisti che furono capaci di tornare a lavorare insieme malgrado le tossiche conseguenze delle recenti ferite della seconda guerra mondiale?Oggi dovrebbe essere più semplice, ma temo che manchino gli statisti e ci siano solo modesti leader nazionali. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA UE E IL RESTO DEL MONDO

L’Europa deve capire che il mondo è cambiato, che le regole di un tempo non sono più seguite dai nuovi protagonisti. Ormai nuove potenze economiche, militari e politiche vogliono contare nel mondo e i Paesi europei singolarmente non hanno la dimensione territoriale, economica , finanziaria e militare necessaria per esercitare una influenza sufficiente ad esprimere una leadership alla pari di USA, Cina, India, e persino della Russia che può avvalersi della sua potenza nucleare e della disponibilità di materie prime che la rendono comunque influente. Alla politica diplomatica per la costruzione delle alleanze, si è sostituita, in particolare con Trump, la politica di potenza e spesso di prepotenza. L’Europa si è per troppo tempo illusa di poter esercitare un ruolo nell’ambito delle antiche amicizie con gli Stati Uniti, Trump ha sconvolto tutte le tradizionali alleanze e probabilmente ne nasceranno nuove basate sulle convenienze economiche. L’idea di un nuovo assetto mondiale che sostituisca quello raggiunto a Yalta dopo la fine delle seconda guerra mondiale probabilmente non nascerà sulla base di una convergenza politico-culturale e di una area di difesa comune, ma verrà sostenuta in forza della potenza economica, militare che ciascuno avrà. Possiamo interrogarci se questa condizione sia migliore o peggiore di quella in cui abbiamo vissuto fino adesso, ma sarà molto probabilmente un esercizio inutile. Ora è il tempo di decidere se l’Europa vuole diventare una potenza alla pari delle altre o preferisce rischiare di diventare terra di conquista delle nuove e vecchie potenze economiche e militari. Non credo che il nuovo mondo che sta nascendo rischierà conflitti distruttivi, almeno tra le grandi potenze, credo invece che il conflitto si svolgerà sul terreno della economia, della finanza e dello sviluppo delle nuove tecnologia che determineranno il predominio di chi vince la gara già da tempo iniziata. Che farà l’Europa? Si deciderà ad adottare i necessari cambiamenti? In mancanza di una risposta a mio avviso non solo proseguiranno le difficoltà attuali, ma il rischio di implosione è molto probabile. Purtroppo ci piaccia o no queste mi sembrano le condizioni attuali. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA PACE IN UCRAINA NEL 2025

Un vero auspicio per il nuovo anno è quello che in Ucraina nel 2025 si raggiunga la pace. Certo è un auspicio di cui il maggior operatore è papa Francesco ma che, ed il papa è il primo a saperlo, l’auspicio non può che realizzarsi con azioni politiche convergenti. Penso allora che anche il nostro paese, meglio se con l’accordo a livello europeo, ma anche da solo, portasse avanti il dettato dell’art.11 della Costituzione che “ripudia la guerra (…) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ebbene su questo filone penso che il nostro paese possa dare una mano potente nel costruire le premesse di pace in quel paese. E’ evidente che la guerra in Ucraina non nasce nel febbraio 2022 ma che il tutto vada datato al febbraio 1990; riporto da Limes 2/2022 un brano dell’editoriale: La parabola che porta all’invasione russa dell’Ucraina comincia il 9 febbraio 1990, quando il segretario di stato James Baker chiede a Mikhail Gorbacev: “Preferisce vedere una Germania unita fuori dalla NATO, indipendente e senza Forze armate americane, oppure una Germania unita vincolata alla NATO con la garanzia che la giurisdizione della NATO non si sposterà di un pollice verso est?” (…) Un pollice sono 2 centimetri e 54 millimetri. Trent’anni dopo, l’Alleanza Atlantica è avanzata di circa cinquecento kilometri dall’Elba al Bug, quasi duemila se consideriamo l’intero fronte dal Baltico al Nero. In sintesi è comprensibile la preoccupazione, se non il timore, da parte della Russia di essere accerchiata. E’ ovvio che la preoccupazione della Russia sia quella che altri paesi, oltre a Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria nel 1997, Lituania, Estonia, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania nel 2002 si aggiungano in quello che non può che essere considerato un accerchiamento. Ebbene si possono tranquillizzare le sindromi da accerchiamento ossessionanti l’impero russo, operando in modo conforme alle regole della NATO. L’articolo 1 della NATO impegna le parti a rispettare lo statuto delle Nazioni Unite e a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale che pregiudichi la pace e la sicurezza, mentre l’articolo 7 dice che il trattato non pregiudica e non dovrà essere considerato in alcun modo lesivo dei diritti e degli obblighi derivanti dallo statuto alle parti che sono membri delle Nazioni Unite o della responsabilità primaria  del Consiglio di Sicurezza per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Allora sulla base di questi principi dell’alleanza di cui facciamo parte, la domanda che mi pongo è la seguente: “invitare ed operare in modo che l’Ucraina entri nella NATO è un atto che aiuta e favorisce la creazione di una atmosfera che punti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali? O un atto che innalza il livello della diffidenza e dello scontro? Più volte la Russia si è dichiarata favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella UE, più volte si è dichiarata contraria all’ingresso dell’Ucraina nella NATO.” Ecco che allora un contributo che l’Italia (meglio se l’Europa) potrebbe dare sarebbe di dichiarare, fin d’ora, che voterebbe contro la richiesta, da parte dell’Ucraina, di entrare nella NATO, accesso che è legato, a termini di statuto, all’unanimità dei paesi già aderenti. Da soli, con un voto razionale e coerente con la nostra Costituzione e con lo statuto NATO, toglieremmo ogni disputa sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO, tema che è alla base di ogni inizio di trattativa di cessazione del conflitto. Il nostro paese, meglio se con l’Europa, in armonia con gli articoli 1 e 7 dello statuto della NATO, esercitando un suo diritto previsto dallo stesso statuto, toglierebbe dalle discussioni un nodo che appare di difficile diversa attuazione, ne è segnale, per esempio, la richiesta di impegno all’Ucraina di non chiedere l’adesione alla NATO per i prossimi 20 anni.          Putin ha fatto enormi errori, tra i maggiori quello di invadere un paese terzo, ma anche di aver spostato dalla neutralità allo schieramento due paesi come Svezia e Finlandia. In un sol colpo, ha aggiunto più di mille kilometri il fronte diretto con la NATO; ha invaso un paese sull’illusione di essere accolto da un popolo festante che invece ha dimostrato, almeno agli inizi, di volersi difendere nella propria indipendenza. Tuttavia la dura legge militare gli sta dando ragione, rendendo ridicoli gli occidentali (dai provocatori inglesi alle ireniche Ursule) che indicavano come obbiettivo la VITTORIA dei buoni contro i cattivi. Eppure a Pratica di Mare, Berlusconi aveva impostato (consapevole o meno) una strategia volta a fare dell’Europa una protagonista della storia, ipotizzando l’Europa estesa dall’Atlantico agli Urali. Immaginate un continente europeo che apre alla Russia, evitandole un asservimento e una subordinazione alla Cina, e che si emancipa da una subordinazione coloniale dagli USA ponendosi come esempio come polo che rigetta la logica militare (dimostratasi fallimentare) degli ex “gendarmi del mondo”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL PROGRAMMA ELETTORALE DI TRUMP

Il numero 47 che vediamo sventolare alle manifestazioni di Trump fa riferimento al programma elettorale di Trump che potrebbe essere il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Traggo da wikipedia i punti principali del programma 47: Premetto che la campagna elettorale statunitense (da entrambe le parti) è di un livello così infimo da provarne schifo e ribrezzo; tuttavia non posso disinteressarmi in particolare per individuare cosa sarà il mondo dopo queste elezioni, specialmente se vince Trump. In primis vincerebbe un ex presidente che alla precedenti elezioni ha tentato un colpo di stato con Capitol Hills, e che oggi si propone come “dittatore”. Il cuore della sua politica pulsa su due elementi: l’immigrazione e la maganomics (Make America Great Again economics); sulla seconda mi voglio soffermare: Il grande nemico è la Cina da cui gli USA importano in modo pesante versando dollari alla Cina esportatrice che con i dollari ha acquistato molto debito pubblico USA ma che sta portando avanti, con la politica dei Brics, una politica che attacca alla base “l’esorbitante” privilegio di cui gode il dollaro. Tenuto come riserva da tutte le banche mondiali il dollaro viene così tolto dalla circolazione contrastando l’inflazione che deriverebbe dalla libera circolazione dei dollari stampati ed emessi. La dedollarizzazione messa in atto dai Brics costituisce la più potente arma utilizzabile dal sud globale e pare avere crescente successo. Ecco che allora nel programma di Trump si legge di dazi su tutte le importazioni a livelli che verso la Cina salirebbero al 60%, ma non basta, si legge che è prevista una punizione al 100% di dazi verso quei paesi che rifiutassero di tenere le riserve bancarie in dollari. Con l’introito dei nuovi dazi il programma Trump pensa di finanziare il grosso buco nelle entrate derivanti da una massiccia operazione di “meno tasse per tutti” ma in particolare per le imprese. Facile leggere una contraddizione nel fatto che se la campagna di dazi ha successo le importazioni diminuiscono fino alla scomparsa per cui il gettito di dazi scende a zero, non potendo così compensare le minori imposte locali incassate. Non si legge nulla di esplicito per i programmi verso l’Europa, ma non vi è dubbio che sarà richiesto all’Europa il rispetto del 2% per le spese NATO e non sono esclusi dazi anche per le importazioni dall’Europa. Val la pena che con l’IRA di Biden i dazi contro l’Europa sono già stati introdotti sotto forma di negati sussidi per le produzioni extra USA. Sarebbe ingenuo fermarsi qui e non cercare di immaginare cosa diventerebbe il mondo dal momento in cui gli USA mettessero dazi su tutte le importazioni, prima dai paesi Brics, poi da tutti i paesi (intendo l’Europa). La divisione del mondo in blocchi contrapposti; le ritorsioni dei dazi cui dovranno ricorrere i paesi discriminati; le conseguenze sui costi dell’energia, l’inflazione mondiale, la fine di un mondo che tramite il WTO tendeva ad una globalizzazione economica. Su tutto dominerebbe il problema di Taiwan, elemento strumentale usato dagli USA per continuare nella escalation militare contro la Cina, escalation in cui saremmo coinvolti essendo la NATO sempre più coinvolta nella lotta nel Pacifico come dimostrato dall’esistenza della NATO PLUS (vedasi mio articolo di qualche settimana fa). L’orizzonte si incupisce e l’Europa sembra paralizzata in un silenzio subalterno.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

MAI LETTO NULLA SULLA STAMPA ITALIANA

(salvo alcune eccezioni) Navigando su internet ho scoperto, ma mi chiedo quanti di voi lo sapessero, che esiste una NATO PLUS ovvero la NATO che stringe rapporti istituzionali con cinque paesi: Israele, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud. Allora capisco tante cose; capisco perché l’invasione della Russia in Ucraina è contro il diritto internazionale, mentre gli stermini di Israele a Gaza e l’invasione sempre da parte di Israele del sud del Libano rispetta il diritto di Israele di difendersi. Soprattutto questo fatto risponde alle mie domande sul perché gli USA spingano sempre più insistentemente per una orientalizzazione della NATO, e il governo italiano abbia inviato la Cavour nel mar Cinese. Riporto da Pagine Esteri parte di un pezzo di Marco Santopadre – «La NATO rimarrà in Nord America e in Europa e non diventerà un’alleanza globale che include membri dall’Asia. Le nostre garanzie di sicurezza includeranno solo il territorio della NATO» ha affermato il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg in un’intervista concessa al Washington Post. Ma i fatti lo smentiscono: negli ultimi anni il Patto Atlantico, e Washington in particolare, non hanno certo nascosto la propria volontà di allargare il proprio raggio d’azione ad est e nel Pacifico, ben oltre la regione “nord atlantica” richiamata nel trattato costitutivo della più estesa coalizione militare esistente sul pianeta. L’Alleanza persegue esplicitamente, ad esempio, un ulteriore allargamento della cosiddetta “Nato Plus”, un secondo livello di integrazione che comprende già Israele ma anche la Sud Corea, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone. Nel tentativo di contrastare la crescita della potenza cinese, Washington intende infatti coinvolgere anche l’India, una potenza emergente che ha buoni rapporti con la Russia ma che intrattiene però relazioni altalenanti con Pechino, storica rivale nello scacchiere asiatico. La “Commissione Cina” del Congresso Usa, allo scopo, ha proposto all’amministrazione Biden di sostenere l’ingresso di New Delhi – che fa già parte dell’accordo di sicurezza “Quad” formata con Usa, Australia e Giappone – proprio nella Nato Plus, anche se inizialmente in veste di osservatore.(…) Nella strategia di Washington e Bruxelles, Tokyo dovrebbe rappresentare un nuovo pilastro dello schieramento militare atlantista all’interno di una vera e propria manovra a tenaglia che mira a contrastare la Russia – considerata apertamente una “minaccia” – ma anche la Cina – definita una “sfida sistemica” globale durante l’ultimo vertice della Nato tenutosi a Madrid nel giugno del 2022.” Da quel che ho sentito sul successore di Stontelberg, RUTTE che vuol portare il budget delle armi al 3% del PIL, non mi pare che le cose stiano migliorando. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’ESCALATION CONTINUA

Sulla Repubblica di domenica 5 maggio si legge che “la NATO studia i piani per l’intervento diretto”, e vengono identificate due linee rosse che, se oltrepassate, darebbero il via ad un intervento NATO. Questa notizia segue all’ulteriore intervento di Macron che prevede l’intervento diretto di truppe se Mosca si avvicinasse a Kiev e se Zelensky lo richiedesse. Le due linee rosse da non superare sarebbero: a) una provocazione militare contro i baltici o la Polonia, oppure un attacco contro la Moldavia e b) una penetrazione della Russia che sfondasse a Nord-Ovest creando un corridoio tra Kiev e la Bielorussia. Indubbiamente la situazione sta peggiorando giorno dopo giorno ponendo l’Ucraina in condizioni sempre più difficili tali da comprometterne il potere contrattuale in eventuale tavolo di trattative per concludere “l’operazione speciale” russa. Ma occorre, a mio parere, essere molto cauti e realisti nell’affrontare questa situazione. Mi chiedo anzitutto quale sia la partecipazione italiana in queste riunioni della NATO e se questa partecipazione sia conforme all’art. 11 della nostra Costituzione e all’articolo 5 della Nato che riporto: “le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sarà considerato un attacco contro tutte le parti” Ora è ovvio che azioni militari russe in Ucraina o in Moldavia non sono un presupposto per l’applicazione dell’art. 5 della NATO, mentre lo sarebbero azioni militari contro i paesi baltici o la Polonia. Quindi le linee rosse individuate dalla NATO, tranne nel caso di attacco ad un membro NATO, non comporterebbero l’attivazione dell’art.5 della NATO. C’è da chiedersi poi se l’intervento della NATO, per esempio in Moldavia, scatenasse una reazione russa che coinvolgesse un paese NATO ci porterebbe all’applicabilità dell’art. 5 NATO. Infatti, in quel caso non si tratterebbe di “un attacco armato” contro un paese membro dell’alleanza, ma di una reazione ad un attacco NATO contro la Russia. Purtroppo, non vedo, nell’azione del nostro governo, l’applicazione dell’art. 11 della nostra Costituzione che ripudiando la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali, obbliga i nostri governanti a privilegiare l’azione diplomatica tesa a raggiungere una situazione di pacificazione. Su questo fronte si muove la Cina (estremamente significative le parole di XI nel recente incontro con Macron) con i suoi 12 punti, si muove quasi ogni giorno papa Francesco, e si muove anche quel dittatorello turco di Erdogan. Nei nostri partiti solo i 5 stelle e AVS hanno posizioni più rispondenti al dettato dell’art. 11, sarebbe interessante che anche il PD prendesse una posizione più coraggiosa, forse una massa significativa di voti di preferenza per Tarquinio Marco possono aiutare a questo passo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it