I 5 REFERENDUM

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Referendum 2025, urne aperte 8 e 9 giugno. Su cosa si vota e perché

Sono chiamato a esprimere il mio parere sui cinque referendum abrogativi con un voto che dovrò e vorrò esprimere ai primi di giugno. Dovrò esprimerlo perché devo sostenere lo strumento democratico della volontà popolare, rifiutando il mezzuccio di boicottare il raggiungimento del quorum per far prevalere la bocciatura anche senza avere la maggioranza per farlo. Vorrò esprimerlo per sentirmi coautore delle normative anche se vincesse il voto diverso dal mio.

Sul PRIMO REFERENDUM che chiede di esprimersi sull’abrogazione della norma che regola i licenziamenti illegittimi, in quanto limita il reintegro nel posto di lavoro nei casi di licenziamenti ingiustificati, sostituendolo invece un indennizzo economico, ho un approccio puramente legale, ovvero se un licenziamento è illegittimo esso non esiste e quindi non occorre nessun reintegro o indennizzo, semplicemente quel licenziamento non c’è mai stato e il rapporto di lavoro non si è mai interrotto. La nullità di un atto, la nullità di un licenziamento non può avere alcuna conseguenza legale in quanto l’atto è semplicemente inesistente.

Sul SECONDO REFERENDUM mi par di poter esprimere le stesse motivazioni che ho espresse a propositodel primo referendum.

Sul TERZO REFERENDUM un “sì” limiterebbe l’uso dei contratti a termine senza la possibilità di prolungamento senza motivazioni concrete, favorendo l’occupazione stabile. Riconosco la limitatezza di questo quesito imposto dall’istituto del referendum abrogativo, in quanto sarei favorevole al ritorno al tempo determinato ai soli casi esplicitamente previsti dalla legge, come era una volta.

Sul QUARTO REFERENDUM che chiede l’abrogazione dell’esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore: un “sì” riporterebbe il committente a essere corresponsabile per gli incidenti sul lavoro. Se pensiamo ai tre morti giornalieri sul lavoro, l’istituto del subappalto va individuato come una delle maggiori cause di queste morti. Ma mi chiedo anche se ha un senso che un appalto vinto dall’imprenditore A possa essere subappaltato all’impresa B e poi a cascata senza limite. E ad ogni passaggio il valore dell’appalto diminuisce perché l’impresa subappaltante vorrà avere un compenso per la sua cessione e ugualmente ad ogni successivo passaggio. E questo compenso è pura speculazione, è reddito non lavorato con il gran vantaggio che gli infortuni di imprese subappaltanti non possono essere fatte risalire a chi ha vinto l’appalto. E’ un sistema barbaro nato per sfruttare i lavoratori.

Sul QUINTO REFERENDUM mi si chiede di esprimersi sulla riduzione dei termini di residenza legale per ottenere la cittadinanza italiana, passando da 10 a 5 anni: un “sì” permetterebbe a tutti gli stranieri residenti da almeno 5 anni in Italia, di accelerare il processo di naturalizzazione e conseguente acquisizione di diritti politici e civili. Sul “sì” questo referendum è d’accordo anche Calenda, per cui non posso che approvare l’abrogazione.

Mi rendo conto che questi referendum sono una chiamata per evidenziare le distanze tra destra e sinistra, una specie di voto di fiducia sul governo che, qualora si superasse il quorum e vincessero i sì, si troverebbe certamente in difficoltà, anche se si parerà dietro al provvedimento del 1 maggio, sulla sicurezza sul lavoro, provvedimento sollecitato dall’intervento pressante del Presidente della Repubblica.

Sono altrettanto convinto che questi mezzi che ci sono concessi dalle leggi non sono assolutamente in grado di affrontare il tema della situazione economica del paese, autolimitandosi alla correzione di norme poco influenti su quel tema. Poco influenti come lo è il continuo appello della Schlein sul salario minimo. Stiamo combattendo per obiettivi minori e non affrontiamo i temi di:

  • una politica industriale che superi i limiti del libero mercato liberista, guardando alla creazione di imprese europee operanti sulla base di una programmazione centrale capaci di quegli investimenti tecnologici che sono, oggi, l’essenza del modo di produzione;
  • di un reddito di cittadinanza che perda ogni configurazione assistenziale per assurgere a nuovo sistema redistributivo in vista di una economia che tende alla eliminazione del lavoro obbligato;
  • una politica energetica che ci svincoli dai ricatti statunitensi, dalle follie della determinazione del prezzo così come sono congegnate oggi, che affronti il tema del nucleare e delle rinnovabili.

Mi fermo qui, ma sintetizzerei il mio pensiero nell’auspicio che l’opposizione si confronti su temi essenziali per un programma economico che guardi al modo di produzione che si sta affermando nel mondo con l’avvento dell’I.A. e si ponga come pensiero egemone non solo a livello nazionale ma a quello europeo, anche per dare all’Europa la possibilità di diventare adulta.    

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