UN PO’ DI RESISTENZA

di Giustino Languasco

Coordinatore Socialismo XXI Liguria |

La Storia di Vitto’ -Giuseppe Vittorio Guglielmo- è la Storia di un “vinto”. Non perchè lui si ritenesse tale, anzi, ma quello che gli accadde riflette le delusioni costanti una anima pura, ribelle e molto determinata .

Una Storia che nasce sin dall’ inizio in una struttura fortemente gerarchizzata e compartimentata come quella del Pcd’I che, non appena ventenne, attraverso la sua struttura clandestina, lo invia a combattere nelle brigate internazionali nella guerra che i militari fascisti di Franco scatenarono e vinsero contro la orgogliosa e valorosissima Repubblica Spagnola.

I Pcd’I è allora già in clandestinità ed è radicalmente “altro” rispetto al complessivo Movimento operaio socialista, in quanto nasce per effetto del golpe bolscevico in Russia, di cui non si colsero gli effetti dirompentemente divisori nel Movimento operaio mondiale, ma piuttosto la realizzazione concreta del “paradiso in terra”.

Il Pcd’I nasce all’ insegna del motto “facciamo in Italia come in Russia“: un mito irrealistico e irrealizzabile sin da principio e per tutta la vita del Movimento comunista non solo italiano, ma anche della Europa occidentale.

Un mito duro a morire, persistente, e che richiede ferrea obbedienza e subordinazione alle direttive e alle esigenze della Russia che in breve egemonizzerà e centralizzerà il potere a Mosca, padre padrone delle repubbliche comunistizzate ma solo “satellite”.

Ma questo, in quegli anni, se appare, non viene considerato così importante e grave, come invece doveva essere e rivelarsi in seguito.

La “presa del potere” esaltò i comunisti e li fece sottovalutare e tollerare i gravissimi difetti del marxismo leninismo da cui scaturirà ,alla morte di Lenin, il mostro del bolscevismo nazionale stalinista.

In Spagna, in realtà, si anticiparono molti aspetti futuri: il clerico fascismo ultraconservatore, coi preti addirittura in armi; l’efficacia e potenza armata tedesca, nel campo avversario. La ferocia repressiva di ogni dissenso da parte dei comunisti stalinisti che stermineranno gli anarchici spagnoli, pur combattenti contro il fascismo.

Alcuni se ne resero conto: primo fra tutti Orwell, ed altri come Vitto’, no. Rimase in lui la idea della bontà della “disciplina” gerarchizzata bolscevica, coi commissari del popolo che istruivano, controllavano e guidavano i reparti comunisti combattenti.

Il bolscevismo degenerò subito in una sorta di chiesa gerarchizzata, retta da dogmi, gestiti da un papa laico: prima Lenin, poi Stalin.
Un ultraconunista comeTrortzky che ebbe solo il torto di contraddire Lenin e Stalin, venne brutalmente eliminato. Ed era stato il capo militare della Armata Rossa.

Finita con la sconfitta repubblicana la guerra civile spagnola, Vitto’ tornò in Italia e fu arruolato nel regio esercito, per cui combattè in Grecia. L’8 settembre 1943 lo trova in licenza dalle parti di Caserta, dove diserta per tornare al paesello suo, Loreto di Triora, per organizzarvi la Resistenza, come capo naturale dei partigiani della valle Argentina.

Rilevante come dal XXV aprile all’8 maggio 1945 ebbe in mano le sorti di Sanremo, ma non ne trasse vantaggio personale, mentre il CLNAI piazzò molti dei suoi uomini in posti di lavoro al casinò e negli enti locali. In questa fase si dovette avere una prima incrinatura nei rapporti col PCI (non piu’ Pcd’I) che non ne valorizzò la figura a livello istituzionale.
Era cambiato infatti il motto e non si doveva più fare in Italia come in Russia. Perché a Yalta l’Italia spettava al campo occidentale. E Togliatti eseguiva gli ordini di mosca.

Un mutamento strategico che spiazzò molti capi partigiani, fra cui Vitto’ che restoò comunque fedele al PCI fino a quando questi non rinnegò di fatto lo stalinismo.

Niente insurrezione, niente piu’ stalinismo…

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