Socialismo XXI
Segreteria Nazionale |
La decisione della Corte Costituzionale in materia referendaria è destinata ad avere un notevole impatto sul piano politico e sul piano sociale.
In tema di autonomia differenziata, spetta al Parlamento deliberare dopo i rilievi della Corte Costituzionale in accoglimento dei ricorsi delle regioni. Una modifica della legge necessaria sui punti critici evidenziati: dalle materie da demandare alle regioni fino ai LEP. Un lavoro non semplice e probabilmente non definitivo. L’inammissibilità proclamata dalla Corte Costituzionale del quesito sulla autonomia differenziata non produrrà effetti negativi per chi come Noi ha sempre osteggiato questa legge perchè iniqua, divisiva. Una legge che comprime i principi fondamentali della nostra carta costituzionale cancellando i valori della coesione sociale e della solidarietà. Di certo, la scelta di non ammettere il referendum è stata fondata sull’assunto che una norma costituzionale al piu’ puo’ essere sottoposta alla emanazione di una legge di revisione costituzionale, ma mai a referendum abrogativo. I lavori parlamentari non saranno semplici e comunque dovranno rispettare i principi indicati dalla Corte Costituzionale. Vigileremo nel rispetto dell’iter indicato dai Giudici. Un confronto serrato per evitare il caos istituzionale che questa legge potrebbe provocare, in particolare tra governo e regioni, e tra regioni e cittadini da Nord a Sud del Paese.
Rimangono in campo ben cinque referendum che riguardano il rapporto di lavoro (jobs act) e la cittadinanza agli extracomunitari. Si tratta di questioni molto delicate, ma al tempo stesso di straordinaria importanza che pretendono un notevole lavoro ed impegno. La battaglia politica sarà durissima, ma dobbiamo avere la giusta capacità organizzativa sapendo che lo scontro politico e sociale è appena iniziato. Insomma, non sarà semplice la mobilitazione in un contesto così conflittuale. Ma i referendum vanno sostenuti perchè cancellano la precarietà nel mondo del lavoro e perchè estendono a chi vive e lavora in Italia tutele e garanzie e la possibilità di chiedere ed ottenere la cittadinanza italiana dimezzando i tempi da dieci a cinque anni. Sostenere i referendum sul lavoro significa reintrodurre le tutele in caso di licenziamento, aumentare gli indennizzi, regolare i contratti a termine, garantire la sicurezza negli appalti.
I quesiti referendari hanno un elevato valore politico, culturale, sociale. Immaginano una società diversa da quella prospettata dalle destre che governano il Paese. Piu’ libera. Piu’ giusta. E mirano al futuro tutelando e garantendo i diritti di tutti, nel rispetto dei principi costituzionali.
La campagna referendaria che è alle porte fornisce una prospettiva al futuro, ma nel contempo rappresenta non solo una proposta politica alternativa alla destra, ma anche la possibilità di unire l’opposizione per favorire un progetto alternativo ad un governo arrogante che subisce il fascino dei potentati economici e che non perde occasione per attaccare la nostra carta costituzionale. I nostri diritti. Le nostre libertà.
Non possiamo nascondere gli errori in passato commessi dal CSX con la modifica del Titolo V della Costituzione che ha dato la stura alla legge sull’autonomia differenziata. Ne possiamo sottacere l’introduzione durante il governo Renzi nel 2015 del jobs act che ha istituzionalizzato il precariato e compresso il futuro specie dei giovanissimi. Ma è arrivato il momento di andare oltre, senza commettere gli errori del passato, in difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici italiani. In difesa degli stranieri che vivono e lavorano in Italia. I referendum ammessi dalla Corte Costituzionale significano tutto questo.
Il nostro contributo è necessario e finalizzato a sviluppare una dimensione culturale solida e avanzata in un’epoca dove i diritti e le tutele sono considerati orpelli per la crescita globale e individuale. Una società debole non favorisce il progresso umano, ma lo comprime e trasforma ciascuno di noi in piccoli ingranaggi al servizio di una ristretta oligarchia che pretende di guidare la politica, l’economia. Il mondo. Ma senza un domani. Senza una prospettiva per il futuro.
Socialismo XXI è consapevole dell’importanza dei referendum che si terranno a giugno 2025.
Il socialismo è tale quando combatte le disuguaglianze sociali e lotta contro il precariato in difesa dei diritti fondamentali della persona. Quando costruisce una società veramente inclusiva.
Per vincere la sfida referendaria che si traduce in uno scontro tra due diverse visioni del mondo, occorre lavorare in funzione dei referendum con capacità organizzativa e con la mobilitazione collaborando con tutte le forze politiche che sostengono l’abrogazione di punti essenziali del jobs act e che ritengono possibile dimezzare i tempi per gli stranieri in Italia col precipuo fine di ottenere la cittadinanza per costruire una società realmente cosmopolita ed inclusiva.
Una sfida complicata per i pericoli che i referendum nascondono, specie per il raggiungimento del quorum, ma che dobbiamo accettare. Non è il momento delle divisioni, ma delle aggregazioni.
Il nostro impegno è lavorare su questo versante attraverso il confronto e la collaborazione con tutti i soggetti interessati al buon esito dei referendum.
Siamo convintamente schierati a sostegno del “SI”.

E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.