di Renato Costanzo Gatti
Socialismo XXI Lazio |
Un vero auspicio per il nuovo anno è quello che in Ucraina nel 2025 si raggiunga la pace. Certo è un auspicio di cui il maggior operatore è papa Francesco ma che, ed il papa è il primo a saperlo, l’auspicio non può che realizzarsi con azioni politiche convergenti.
Penso allora che anche il nostro paese, meglio se con l’accordo a livello europeo, ma anche da solo, portasse avanti il dettato dell’art.11 della Costituzione che “ripudia la guerra (…) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ebbene su questo filone penso che il nostro paese possa dare una mano potente nel costruire le premesse di pace in quel paese.
E’ evidente che la guerra in Ucraina non nasce nel febbraio 2022 ma che il tutto vada datato al febbraio 1990; riporto da Limes 2/2022 un brano dell’editoriale:
La parabola che porta all’invasione russa dell’Ucraina comincia il 9 febbraio 1990, quando il segretario di stato James Baker chiede a Mikhail Gorbacev: “Preferisce vedere una Germania unita fuori dalla NATO, indipendente e senza Forze armate americane, oppure una Germania unita vincolata alla NATO con la garanzia che la giurisdizione della NATO non si sposterà di un pollice verso est?” (…) Un pollice sono 2 centimetri e 54 millimetri. Trent’anni dopo, l’Alleanza Atlantica è avanzata di circa cinquecento kilometri dall’Elba al Bug, quasi duemila se consideriamo l’intero fronte dal Baltico al Nero.
In sintesi è comprensibile la preoccupazione, se non il timore, da parte della Russia di essere accerchiata. E’ ovvio che la preoccupazione della Russia sia quella che altri paesi, oltre a Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria nel 1997, Lituania, Estonia, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania nel 2002 si aggiungano in quello che non può che essere considerato un accerchiamento.
Ebbene si possono tranquillizzare le sindromi da accerchiamento ossessionanti l’impero russo, operando in modo conforme alle regole della NATO.
L’articolo 1 della NATO impegna le parti a rispettare lo statuto delle Nazioni Unite e a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale che pregiudichi la pace e la sicurezza, mentre l’articolo 7 dice che il trattato non pregiudica e non dovrà essere considerato in alcun modo lesivo dei diritti e degli obblighi derivanti dallo statuto alle parti che sono membri delle Nazioni Unite o della responsabilità primaria del Consiglio di Sicurezza per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.
Allora sulla base di questi principi dell’alleanza di cui facciamo parte, la domanda che mi pongo è la seguente:
“invitare ed operare in modo che l’Ucraina entri nella NATO è un atto che aiuta e favorisce la creazione di una atmosfera che punti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali? O un atto che innalza il livello della diffidenza e dello scontro? Più volte la Russia si è dichiarata favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella UE, più volte si è dichiarata contraria all’ingresso dell’Ucraina nella NATO.”
Ecco che allora un contributo che l’Italia (meglio se l’Europa) potrebbe dare sarebbe di dichiarare, fin d’ora, che voterebbe contro la richiesta, da parte dell’Ucraina, di entrare nella NATO, accesso che è legato, a termini di statuto, all’unanimità dei paesi già aderenti. Da soli, con un voto razionale e coerente con la nostra Costituzione e con lo statuto NATO, toglieremmo ogni disputa sull’ingresso dell’Ucraina nella NATO, tema che è alla base di ogni inizio di trattativa di cessazione del conflitto.
Il nostro paese, meglio se con l’Europa, in armonia con gli articoli 1 e 7 dello statuto della NATO, esercitando un suo diritto previsto dallo stesso statuto, toglierebbe dalle discussioni un nodo che appare di difficile diversa attuazione, ne è segnale, per esempio, la richiesta di impegno all’Ucraina di non chiedere l’adesione alla NATO per i prossimi 20 anni.
Putin ha fatto enormi errori, tra i maggiori quello di invadere un paese terzo, ma anche di aver spostato dalla neutralità allo schieramento due paesi come Svezia e Finlandia. In un sol colpo, ha aggiunto più di mille kilometri il fronte diretto con la NATO; ha invaso un paese sull’illusione di essere accolto da un popolo festante che invece ha dimostrato, almeno agli inizi, di volersi difendere nella propria indipendenza. Tuttavia la dura legge militare gli sta dando ragione, rendendo ridicoli gli occidentali (dai provocatori inglesi alle ireniche Ursule) che indicavano come obbiettivo la VITTORIA dei buoni contro i cattivi.
Eppure a Pratica di Mare, Berlusconi aveva impostato (consapevole o meno) una strategia volta a fare dell’Europa una protagonista della storia, ipotizzando l’Europa estesa dall’Atlantico agli Urali. Immaginate un continente europeo che apre alla Russia, evitandole un asservimento e una subordinazione alla Cina, e che si emancipa da una subordinazione coloniale dagli USA ponendosi come esempio come polo che rigetta la logica militare (dimostratasi fallimentare) degli ex “gendarmi del mondo”.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.