CRISI DELLA DEMOCRAZIA E DEL GLOBALISMO

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Assistiamo con crescente preoccupazione al logoramento ed all’invecchiamento delle democrazie in tutti i continenti e nel contempo assistiamo al disfacimento di quelle istituzioni internazionali che erano state costruite dopo la seconda guerra mondiale.

Il logoramento della democrazia

Per quanto riguarda il logoramento della democrazia stiamo assistendo allo smantellamento dello stato inteso come un sistema gestito sul principio dalla divisione dei poteri. Da quando Montesquieu aveva individuato nella pluralità dei poteri, ciascuno autonomo, ma soggetto a limitazioni poste, sulla base dei poteri conferiti, dagli altri poteri similmente autonomi ma soggetti alle stesse limitazioni, il sistema che garantisse di arginare il pericolo dittatoriale, la democrazia si basa sulla divisione dei poteri.

Questo smantellamento lo vediamo nelle elezioni di Trump che detiene l’esecutivo, controlla il legislativo, egemonizza la Corte Suprema: la divisione dei poteri è annullata e la democrazia si risolve nella lotta elettorale per eleggere il neo dittatore. Similmente in Italia abbiamo il tentativo, anche, con la riforma del premierato di:

  • Trasformare il Presidente della Repubblica in un pupazzo che obbedisce agli ordini del/della premier;
  • Il parlamento, con una nuova legge Acerbo, che viene trasformato nel ratificatore delle leggi fatte dell’esecutivo;
  • Un/una premier che decide senza limiti la durata della legislatura ponendo l’alternativa tranciante o io o tutti a casa;
  • Una magistratura con cui è in atto una progettata limitazione e emarginazione escludendola dal poter applicare le leggi anche contro il governo;
  • Un popolo senza più sovranità, cui è lasciato come ultimo strumento democratico (manipolabile) rappresentato dal voto con cui eleggere il nuovo dittatore.

In questa legislatura si delinea uno scontro definitivo tra forze che pretendono e difendono la divisione dei poteri come premessa ad un democratico sistema di stato e forze che ricercano, con ogni mezzo, il concentramento di tutti i poteri nell’esecutivo. Su queste basi auspico la formazione di un campo largo che preferirei denominare CAMPO PARTIGIANO.

Il disfacimento delle istituzioni internazionali

Nel dopoguerra abbiamo costituito organismi internazionali cui abbiamo affidato il compito di creare le condizioni di un ordine sostanziale che prevenisse il pericolo di nuove guerre. Voglio citare tre istituzioni ben note a tutti noi: l’ONU, il W.T.O. e la Corte dell’Aja e COP29.

L’ONU, dopo aver avuto un qualche ruolo nei primi anni di vita, è oggi una istituzione senza efficacia. Il suo ruolo, dopo la fine della guerra fredda, è stato fagocitato dagli USA che per anni hanno agito come i gendarmi del mondo. Con la decadenza dell’egemonia statunitense ci troviamo a rivedere il pericolo di guerre opprimerci dal cielo pieno di missili e di droni. Il mondo si sta polarizzando a spese della solidarietà dei liberi commerci e della pacifica convivenza, e in questo processo si forma un polo nel Grande Sud Globale a egemonia cinese, che punta sul commercio e la de-dollarizzazione; entra in crisi di egemonia il polo occidentale con una Europa che ha di fronte a sé l’alternativa tra il divenire adulta o agonizzare; un polo russo senza alcuna prospettiva o proposta.

Il W.T.O.  figlio degli accordi GATT, che ha nei suoi compiti limitare e ridurre le barriere doganali e legali negli scambi internazionali, penalizzare i comportamenti dei paesi che usano i dazi commerciali illegittimamente, aiutare i paesi in via di sviluppo. Va ricordato che non solo i dazi sono strumenti che attuano il protezionismo, anche i regali dati dagli USA con l’IRA di Biden, alle produzioni nazionali rientrano tra le “illegittimità” previste dal W.T.O.  L’opera del W.T.O. si chiama globalizzazione, dove le merci di tutti i paesi circolano in tutto il mondo senza barriere. Ebbene, nel programma di Trump c’è la istituzione di dazi del 10% per le importazioni dall’Europa, del 60% per quelle dalla Cina e del 100% per quelle di quei paesi che rifiutassero di costituire le loro riserve bancarie in dollari. Se le imposizioni di dazi all’Europa fatte nel 2016 (primo mandato Trump) erano “legittime” in quanto approvate dal W.T.O. per gli aiuti di stato concessi dall’Europa a favore dell’Airbus a svantaggio del BOEING, quelle che fossero imposte adesso sarebbero “illegali” per non parlare dei dazi imposti alla Cina e ai paesi BRICS. Ma certamente Trump se ne fregherà di sfidare il W.T.O. anzi renderà impotente anche questa istituzione internazionale.

La Corte dell’Aja, tribunale penale internazionale, emanazione dell’ONU, fu istituita nella logica di creare istituzioni internazionali che sostituissero i rapporti di forza con organismi di discussione e, in questo caso, giuridici per dare una possibilità alla maggior quantità di paesi di trovare civilmente una sede dove trattare questioni internazionali. Se volessimo sintetizzare, tutte queste istituzioni internazionali tendono a sostituire alle armi il raziocinio. Non hanno aderito a questa istituzione i tre colossi: USA, Russia e Cina. In questo contesto non possiamo che rilevare l’indebolimento di questa istituzione, ulteriore conferma del crollo del disegno pacifico di gestione razionale delle questioni internazionali. Il G7, riunitosi a Fiuggi, per discutere anche su questo tema, a proposito del mandato di cattura contro Nethanyau, ha visto il compromesso tra 6 paesi che riconoscono la corte dell’Aja e gli USA che invece non riconosce questa istituzione. Ancora una volta, lo spirito di sgretolamento delle istituzioni internazionali ha avuto il sopravvento sotto la guida dell’ex gendarme del mondo.

Un’altra iniziativa dell’ONU è stata la costituzione della COP29 per gestire il problema climatico. L’Italia sta agendo, nel solco dell’accordo di Parigi, sostenendo soluzioni intersettoriali e costruendo partenariati resilienti, fornendo un contributo alla gestione dei rischi sempre maggiori connessi ai cambiamenti climatici. Attualmente, ci sono 198 Parti (197 Paesi più l’Unione Europea) facenti parte della Convenzione.  A parte l’esiguità dei fondi destinati per questo scopo ai paesi più poveri, il vero punto eclatante di questa sessione è stata l’uscita degli USA dagli Accordi di Parigi. Un ulteriore smantellamento di un percorso comune; ovvio che se gli USA non parteciperanno più al cosiddetto GREEN DEAL lo sforzo di tutti gli altri paesi aderenti risulterà vano.

Anche in questo contesto, auspico, con poca fiducia, che l’Europa sappia porsi come quel polo adulto che persegua la valorizzazione delle istituzioni internazionali anche come polo di equilibrio tra i due potenti poli (USA e Cina) che si stanno contrapponendo, grazie alle provocazioni USA (vedansi i dazi al 60%).