di Renato Costanzo Gatti
Socialismo XXI Lazio |
Le istituzioni sovranazionali, come le Nazioni Unite, il WTO, la Corte Penale Internazionale, il FMI e altre organizzazioni multilaterali, sono da tempo pilastri fondamentali per la cooperazione internazionale, la pace e lo sviluppo globale. Tuttavia, negli ultimi anni, queste istituzioni hanno subito una crescente erosione della loro autorità e legittimità. Sotto l’assalto di forze autocratiche, che minano deliberatamente i principi democratici e i valori condivisi su cui queste istituzioni si basano, la loro capacità di agire in modo efficace è stata messa in discussione. Tale erosione delle istituzioni sovranazionali segna la fine di quel periodo storico rappresentato dagli 80 anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, periodo che potremmo dire ispirato al “wilsonismo” del dopo fine prima guerra mondiale.
Gli autocrati contemporanei non necessitano di istituzioni sovranazionali in quanto ritornano ad una filosofia di pura potenza come alternativa ad una visione di rapporti cogestiti della comunità internazionale. Sfruttano le debolezze intrinseche delle istituzioni sovranazionali attraverso la manipolazione delle regole procedurali e la propaganda, riescono a paralizzare gli organi decisionali e a contestare l’autorità morale degli organismi multilaterali. In questo contesto.
Il progetto europeo sotto minaccia
L’Unione Europea, una delle più sofisticate istituzioni sovranazionali al mondo, si trova oggi ad affrontare una serie di sfide che ne mettono a rischio l’integrità e la sostenibilità. La gestione della pandemia di COVID-19, le tensioni con la Russia di Vladimir Putin, l’ascesa dei governi illiberali in paesi come Ungheria e Polonia, e la crisi energetica globale, l’incredibile guerra dei dazi scatenata dal presidente USA, rappresentano un banco di prova per la capacità dell’Europa di rimanere unita.
La Brexit ha evidenziato quanto sia fragile l’adesione al progetto europeo, mentre le politiche migratorie e la distribuzione delle risorse continuano a dividere gli Stati membri. Questi problemi minano la fiducia nella capacità dell’UE di rappresentare una comunità di destino comune, lasciandola vulnerabile a nuove ondate di euroscetticismo.
Habermas e la comunità sociale europea
In questo contesto di crisi, la teoria di Jürgen Habermas offre una via d’uscita e una visione per il futuro dell’Europa. Habermas immagina l’UE non solo come un’unione economica o politica, ma come una comunità sociale basata sulla comunicazione, sulla solidarietà e sulla partecipazione democratica. Per Habermas, il cuore del progetto europeo deve essere la creazione di uno spazio pubblico transnazionale, dove i cittadini europei possano discutere e deliberare su questioni comuni, superando le barriere linguistiche, culturali e nazionali.
Questa visione implica un ripensamento radicale delle strutture istituzionali e delle pratiche politiche dell’UE. Piuttosto che essere un’arena per i negoziati tra Stati membri, l’Unione dovrebbe trasformarsi in una vera e propria democrazia transnazionale, dove il potere decisionale sia nelle mani dei cittadini e non delle élite burocratiche o nazionali.
Il ruolo dell’Europa nel contesto globale
L’Europa, con la sua storia di integrazione e riconciliazione, è unica nel panorama mondiale. Dopo secoli di guerre e divisioni, è riuscita a costruire un modello di governance sovranazionale che, nonostante i suoi difetti, continua a rappresentare un faro di speranza per chi crede nella possibilità di risolvere pacificamente i conflitti globali.
In un mondo sempre più polarizzato, dove le autarchie cercano di imporre il proprio modello di governo, il ruolo dell’Europa è cruciale. Deve diventare un esempio concreto di come una comunità basata su valori condivisi possa prosperare e affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, le disuguaglianze economiche e le migrazioni.
Le riforme necessarie
Per realizzare la visione habermasiana, l’Europa deve intraprendere una serie di riforme coraggiose e ambiziose:
- Costruire un’identità europea più forte: Promuovere l’educazione civica europea e rafforzare la consapevolezza comune dei valori e della storia condivisi.
- Espandere lo spazio pubblico transnazionale: Creare piattaforme digitali e fisiche dove i cittadini possano discutere idee e influire sulle decisioni politiche.
- Riformare le istituzioni dell’UE: Ridurre la burocrazia e rendere il Parlamento europeo il vero centro del potere decisionale.
- Sancire la solidarietà: Introdurre meccanismi di redistribuzione più equi tra gli Stati membri e garantire una coesione sociale più forte.
Conclusione
La crisi delle istituzioni sovranazionali offre all’Europa un’opportunità unica: quella di diventare il modello di una comunità sociale democratica e inclusiva. Per farlo, deve abbracciare la visione di Habermas, superando le proprie divisioni interne e riaffermando il suo impegno per i valori fondamentali di solidarietà, giustizia e partecipazione. Se l’Europa saprà cogliere questa sfida, potrà non solo rispondere agli autocrati di oggi, ma anche ispirare il resto del mondo a costruire un futuro più unito e pacifico.
L’avvento di una nuova economia basata sull’intelligenza artificiale, pone di fronte alla problematica di un modo di produzione fondamentalmente operante senza apporto di lavoro comandato. Tutto ciò che viene prodotto oggi con il lavoro comandato, sarà prodotto domani (e non dopodomani) da macchie e robot, senza l’intervento del lavoro umano comandato. La redistribuzione della produzione deve allora avvenire sulla base di sistemi diversi da quelli attuali di tipo salariale. L’estensione di un “reddito di cittadinanza universale” si pone come nuovo compito della politica che non può non mettere in discussione la proprietà dei mezzi di produzione.
Ecco che allora l’Unione Europea potrebbe divenire il laboratorio mondiale di una ricerca di principi e regolamentazioni scientifiche degne di un nuovo umanesimo.

E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.