10 MILIARDI DI METRI CUBI

di Renato Costanzo Gatti

Socialismo XXI Lazio |

Uno degli impegni, che la nostra presidente del Consiglio si è assunta nel suo viaggio a Washington, è quello di “aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto dagli USA fino a 10 miliardi di metri cubi”.

Come noto, il costo del gas liquefatto USA ci costa molto di più di quello che importavamo via gasdotto dalla Russia, infatti Il gas Usa non è caro quando sale a bordo di una metaniera, ma i costi vanno ricaricati del 15% a cui va aggiunto il costo di liquefazione. Ma occorre aggiungere gli extra; In Italia per scaricare il Gnl, rigassificarlo e immetterlo in rete si pagano circa 4 milioni di euro per una nave spot da 150mila metri cubi liquidi, che allo stato gassoso diventano 90 milioni.

Più complesso valutare il trasporto marittimo dagli Usa. Fanno altri 2,8 milioni di euro usando la media dei noli spot degli ultimi 12 mesi moltiplicata per 29 giorni (andata e ritorno, perché la nave torna vuota, più i tempi di caricazione).

Insomma, importare gas liquefatto dagli USA non è un affare e va interpretato, a mio parere, come un atto di vassallaggio rispetto al potente o meglio al prepotente, e mi è difficile capire perché la nostra presidente del consiglio abbia offerto o meglio subito questa prepotenza. Perché esportiamo troppo? Ma noi esportiamo ciò che il mercato statunitense ci chiede senza forzature da parte nostra.

Comunque, a parte le considerazioni politiche ho due punti da approfondire:

  • il primo punto è una certezza, ovvero il maggior costo di questa prepotenza sarà pagato dai cittadini italiani, un ulteriore aggravio sulla bolletta energetica che è già tra le più alte pagate in Europa.
  • Il secondo punto è il dubbio sul meccanismo mediante il quale questo gas viene acquistato. Ovvero chi acquista questo gas?
  •  Lo stato? Non credo che lo stato acquisti gas a suo nome ma se invece lo facesse mi chiedo a chi lo rivenderebbe per metterlo in circolazione, e a chi lo rivenderebbe visto che sul mercato mondiale si trova gas più economico e quindi nessuno acquisterebbe il gas comprato dallo stato. Ma allora lo stato dovrebbe vendere a prezzo scontato tenendo a suo carico il sovrapprezzo pagato agli USA; in pratica aumenterebbe il deficit e dovrà rivalersi sui cittadini con lo strumento fiscale.  
  • Oppure lo Stato imporrà ad una impresa (per esempio l’Eni) di comperare direttamente dagli USA il gas nelle quantità per le quali la Meloni si è impegnata. Ma l’Eni è una società partecipata dallo stato, ma anche da altri azionisti che non hanno nulla a che fare con lo stato, per cui non capisco perché dovrebbero accettare questo costoso acquisto senza averne una ricompensa. La ricompensa potrebbe venire dal calcolo del costo ARERA che determina il costo in bolletta, ma non credo che l’Eni possa recuperare in toto il maggior onere impostogli con quell’acquisto costoso.

Troppo facile fare the west great again scaricando il costo sui sudditi. E’ questa la nostra risposta a chi ci considera “parassiti” a chi afferma che siamo nati “to screw USA” e che considera i colloqui con lui come un “kissing my ass”?

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