DONNE E SOCIALISMO, MARIA GOIA

di Ferdinando Leonzio |

      O compagne, per il presente e per l’avvenire gridate, coi socialisti, la vostra

     esecrazione alla guerra! (Maria Goia)

La Romagna di fine ´800, in cui visse e si formò Maria Goia, era una delle zone piú politicizzate d’Italia: in essa fermentavano le prime formazioni politiche organizzate, sia socialiste che repubblicane, unite nella vivace contestazione al regime monarchico-conservatore prevalso alla fine del processo risorgimentale, ma ben presto rivaleggianti fra loro.

Maria Goia nacque il 28 novembre 1878 a Cervia, nel Ravennate, dov´era presente un numeroso bracciantato, in una famiglia di umili condizioni[1].

Lí trascorse l´infanzia e l´adolescenza, a stretto contatto coi problemi che affliggevano la cittadina: povertá, disoccupazione, sfruttamento del lavoro.

Il padre Raimondo era un salinaro, simpatizzante per il nascente socialismo, e la madre Edvige Marzelli faceva la lavandaia; ma essi non mancarono di notare la vivace intelligenza della figlia e la sua propensione per la cultura e per la politica, per cui decisero di farla studiare. Perció, terminata brillantemente la scuola di base, la iscrissero alla Regia Scuola Normale femminile di Ravenna.

Ma nel 1898 Maria fu costretta a interrompere gli studi, non potendo piú usufruire dei sussidi del Comune di Cervia, benché brillante studentessa[2]; di conseguenza non poté conseguire il diploma magistrale cui aspirava.

Negli anni che seguirono maturó la sua scelta politica e nel 1901, a ventitré anni, si iscrisse al PSI.

Il suo esordio pubblico nella scena politica ebbe luogo nello stesso anno 1901, quando fu inaugurata la prima sede socialista in Romagna, alla presenza di Andrea Costa, leader riconosciuto del socialismo romagnolo e primo deputato socialista. Maria in quella occasione prese la parola per spronare le donne a una presa di coscienza politica e all´adesione al socialismo: le donne socialiste, diceva, rialzavano la testa e si battevano per emanciparsi dalla doppia servitú, economica e domestica, per la paritá di salario a paritá di lavoro, per il diritto di voto.

Rivelatasi ben presto oratrice brillante e conferenziera efficace, capace di commuovere e di coinvolgere, fece presto ad attirare l’arcigna sorveglianza poliziesca, mentre la sua fama andava crescendo sempre piú, tanto da farle guadagnare la stima dei piú famosi socialisti romagnoli, come Andrea Costa e Argentina Altobelli, e da essere inserita in un canto popolare dell´epoca:

Evviva la Maria Goia/ col suo bel parlar, /se l´Italia la si riunisce/ la faremo ben tremar.

Negli anni successivi si dedicó, con particolare fervore, all’attivitá di propagandista, prestando particolare attenzione alle tematiche femminili, sulle quali tenne conferenze anche in Umbria, nelle Marche e in Friuli.

Nel 1906, grazie all´iniziativa di Linda Malnati e di Angelica Balabanoff, si svolse, parallelamente al congresso socialista di Roma (7-10/10/1906), un convegno femminile socialista, da cui, fra l´altro, scaturí un Comitato Femminile Nazionale, di cui Maria Goia fu chiamata a far parte.

Nello stesso 1906 Maria conobbe e sposó il farmacista socialista Luigi Riccardi (1863-1907) e si trasferí con lui a Suzzara, in provincia di Mantova[3].

Purtroppo il matrimonio duró appena otto mesi, poiché Riccardi morí il 18 marzo 1907. Rimasta vedova, Maria si dedicó completamente all´attivitá politica, svolta prevalentemente nell’area padana.

Nel luglio 1907 accettó la segreteria della Camera del Lavoro di Suzzara[4]. Fu allora che si rese conto, in una col noto socialista Achille Luppi Menotti[5], della necessitá di dare impulso al movimento cooperativistico, quale valido supporto contro lo sfruttamento del lavoro e tappa importante della marcia verso il socialismo. Un primo importante passo in questa direzione fu la costituzione di una Cooperativa di produzione metallurgica, per l´impiego di operai disoccupati.

La Goia, aliena da ogni forma di violenza, fu sempre decisamente schierata per quello che oggi chiamiamo un “socialismo dal volto umano”, gradualistico, in Italia allora guidato da Filippo Turati, Claudio Treves, Emanuele Modigliani. Il consolidamento del movimento cooperativistico fu appunto uno degli strumenti piú validi cui fece ricorso il riformismo socialista per la costruzione di una societá senza sfruttati e senza sfruttatori.

In questa costante e tenace lotta per conquistare sempre nuovi diritti e nuovi traguardi si inserisce, a pieno titolo, anche la sua battaglia femminista per il diritto di voto, che Maria Goia andava propagandando in giro per l’Italia e dalle colonne de La Provincia di Mantova, su cui scriverá dal 1908 al 1911.

Il 7 gennaio 1912, in ottemperanza ai deliberati del PSI (congresso di Modena, 15-18/10/1911) apparve un nuovo periodico, organo delle donne socialiste: La Difesa delle Lavoratrici, diretto da Anna Kuliscioff, della cui redazione la Goia fu chiamata a far parte e su cui apparirá piú volte la sua firma, accanto a quelle delle piú famose socialiste dell´epoca.

Nel luglio 1912 divenne anche componente dell´Unione Nazionale delle Donne Socialiste, sorta allo scopo di far penetrare le idee socialiste nel mondo femminile.

L’anno successivo (1913), dopo l´uscita dal PSI dei socialriformisti bissolatiani, la Goia diventerà segretaria della federazione socialista di Mantova e riprenderá la pubblicazione del suo settimanale La Nuova Terra.

Da sempre pacifista convinta[6], antimilitarista intransigente e tenace, fu attiva propagandista contro l’ingresso nella “Grande Guerra” dell´Italia e nel 1915 scrisse, sull’organo della federazione socialista di Ravenna, La Romagna socialista, un appassionato appello alle donne italiane contro la barbarie della guerra a cui contrappose il valore della vita, che cosí concludeva:

Un´anima nuova entri nella vita pubblica; un’anima che, non recando il sentimento di antiche convinzioni, di antichi odi, la nostalgia delle violenze vittoriose e rapaci, è più viva, più fresca tutta dell’oggi e protesa tutta verso l’avvenire. Siete voi l’anima nuova, o compagne, o sorelle. Voi date energie alla civiltà presente, è giusto che vogliate salvarla. E quelli che la guerra dovrebbe travolgere, massacrare o macchiare del delitto di avere ucciso, sono vostri figli, vostri fratelli, uomini cari al vostro cuore; quelli che dovrebbero soffrire l’eredità di questa tragica ora, saranno uomini del vostro sangue ancora. O compagne, per il presente e per l’avvenire gridate, coi socialisti, la vostra esecrazione alla guerra!

A nulla valsero le lotte dei gruppi neutralisti, con in testa il Partito Socialista Italiano.

Il 24 maggio 1915 (tre mesi dopo il drammatico appello della Goia!) la parte interventista, pur minoritaria nel Paese, impose l’ingresso in guerra dell´Italia, a fianco delle potenze dell’Intesa.

Maria Goia, pacifista per vocazione e per formazione, fu tra le piú coerenti nel seguire la linea del partito, il che ebbe per lei – e per tanti altri socialisti – serie conseguenze.

Nell´ottobre 1916 fu costretta, per disposizione del Comando Supremo dell´esercito, a causa della sua propaganda antipatriottica con incitamento alla ribellione, a lasciare Suzzara, dove, dal 1915, insegnava italiano e storia nella Scuola d´Arti e Mestieri, da lei stessa fondata. L´8 settembre 1916 fu quindi inviata, con foglio di via obbligatorio, a Firenze e sottoposta a vigilanza.

Successivamente le fu permesso di trasferirsi a Milano, dove, nonostante le sue cattive condizioni di salute, poté lavorare prima nella Lega delle Cooperative e poi nella Camera del Lavoro, della cui Commissione Esecutiva nel 1917 divenne membro effettivo[7]. Il 20 ottobre 1917 fu accolta la sua richiesta di tornare a Suzzara, dove riprese a svolgere un´intensa attivitá politica e sindacale, nonostante le sue cattive condizioni di salute e la sorveglianza della polizia.

Nel gennaio 1919, grazie a un permesso che le era stato accordato dalle autoritá, poté finalmente ritornare nella sua Cervia, dove diede un forte impulso al rafforzamento organizzativo del PSI[8] e alla fondazione della locale Camera del Lavoro, di cui sará segretaria. In tale veste interpreterá la funzione del sindacato non solo in senso economico, ma anche in quello culturale ed educativo, fondando una biblioteca popolare circolante, primo nucleo di quella che sará, nel secondo dopoguerra, la Biblioteca comunale di Cervia, che nel 2010, sará a lei intitolata.

Rimase fedele al PSI dopo la scissione comunista di Livorno, mentre vedeva salire la marea fascista.

Il 12 settembre 1921 squadre fasciste, provenienti da localitá vicine, incendiarono la sede della Camera del Lavoro di Ravenna. La Goia si salvo´ a stento, riuscendo a fuggire da un´uscita secondaria: il fascismo ormai dilagante si stava dando all´opera di smantellamento delle conquiste proletarie in tutta Italia, Cervia compresa. L’antifascista Maria Goia, strettamente sorvegliata, fu costretta ad astenersi da ogni attivitá politica e sindacale.

Nel 1924, qualche mese dopo la morte di Giacomo Matteotti, assassinato da squadristi fascisti, si recó a Fratta Polesine per confortarne la madre e per rendere omaggio alla tomba del martire socialista[9].

Morí a Cervia[10], minata da un male incurabile, a soli 46 anni, il 15-10-1924, nella casa del fratello Teseo.

Cosí l’Avanti, in una corrispondenza da Cervia del giorno dopo, annunció la dipartita di quella gran donna:

Maria Goia è morta nella natia casa ospitale, che l´aveva vista tornare, or sono due anni, stanca e ammalata, ma non sfiduciata, dopo lunghi anni di peregrinazioni attraverso l’talia.

La funesta notizia non mancherá di sollevare un´onda di dolore profondo fra i socialisti italiani, che di Maria Goia conobbero i primi entusiasmi e la lunga opera illuminata […].

Il Partito Socialista e l´Avanti! cospargono la tomba di Maria Goia dei rossi fiori della comune fede […].

La figura di questa donna che si era battuta, con tenacia e con passione, contro tutte le ingiustizie, contro l’ignoranza e la disoccupazione, contro la guerra e il fascismo, per il lavoro, per la pace, per la cultura, per i diritti delle donne, entrava, a pieno titolo, nella storia del movimento operaio italiano.

All´esterno della casa, al numero civico 183 di via XX settembre, il 28 novembre 1988, la Cittá di Cervia appose una lapide recante la seguente scritta:

IN QUESTA CASA NACQUE IL 28-11-1878

E QUI MORI´ IL 15-10-1924

MARIA GOIA

DONNA DOLCE FORTE APPASSIONATA

PIONIERA DEL SOCIALISMO

PERSEGUIDATA E INTERNATA

PER I SUOI IDEALI

DIRIGENTE NAZIONALE POLITICA E SINDACALE

PROMOTRICE DELLE LOTTE PER LA CONQUISTA

DEI DIRITTI DEI LAVORATORI

PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA

PER L´EMANCIPAZIONE DELLE DONNE

PER LA PACE


NOTE:

[1] Maria aveva tre fratelli maschi piú piccoli, che aderiranno tutti al PSI.

[2] Le fu dato un 10 in “Lingua e lettere italiane”.

[3] Suzzara ha una via intitolata a Maria Goia.

[4] Fu la prima donna in Italia a guidare una Camera del Lavoro.

[5] Achille Luppi Menotti (1867-1946) fondó il primo Circolo Socialista a Suzzara e fu il primo sindaco socialista della cittá.

[6] Nel 1911 si era opposta anche alla guerra di Libia, in linea con la posizione ufficiale del PSI e quindi contraria alla frazione della destra riformista che nel 1912 costiítuí il Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI). Su quest´ultimo si puó vedere il saggio di Ferdinando Leonzio sul numero del novembre 2019 di questa rivista.

[7] Maria Goia, ormai famosa sindacalista, risultó la prima eletta nella Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, con 2934 preferenze.

[8] Nel giro di due mesi nel cervese sorsero tre nuovi circoli socialisti e due circoli giovanili.

[9] Nel 2006 fu scritto e interpretato dall´attrice Ivana Monti uno spettacolo intitolato Maria Goia e il delitto Matteotti.

[10] Anche Cervia ha una via intitolata a Maria Goia.