LA GIOVINEZZA POLITICA DI RICCARDO LOMBARDI (1919 -1949)

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI STORIA

“La giovinezza politica di Riccardo Lombardi (1919 – 1949)”

Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. Maria Cristina La Rocca

Coordinatore d’indirizzo: Ch.mo Prof. Walter Panciera

Supervisore : Ch.mo Prof. Silvio Lanaro

Dottorando: LUCA BUFARALE

 

Introduzione

“Per le sue posizioni, spesso fuori dagli schemi e comunque mai condizionate dalle convenienze e dalle compatibilità del momento politico, il Lombardi venne rappresentato come socialista inquieto e coscienza critica della sinistra” 1 . Questo passaggio, tratto dalla voce del “Dizionario biografico degli italiani” curata da Giuseppe Sircana, esprime bene una caratteristica attribuita spesso all’ impegno politico di Riccardo Lombardi (Regalbuto, Enna 1901 – Roma 1984).

Iscrittosi al Partito popolare all’età di diciotto anni, antifascista della prima ora, prefetto di Milano dopo il 25 aprile 1945, dirigente del Partito d’Azione e, dal 1948, del Partito socialista, Lombardi è una figura che ha senz’altro rivestito un ruolo importante nella storia politica del Novecento italiano. Eppure quest’uomo ha raramente ricoperto, dopo l’esperienza della prefettura milanese, cariche dirigenziali. Una sola volta ministro, dei trasporti, durante il primo governo De Gasperi. Segretario del Partito d’Azione, ma soltanto dal giugno 1946, nella fase terminale di quella formazione politica. Nominato presidente dell’Ente siciliano di elettricità nel 1947, si dimette dopo un anno per non avallare una politica da lui giudicata come gravemente compromissoria nei confronti dell’ente privato elettrico dell’isola.

Del PSI è, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta, il principale ispiratore della politica economica e uno dirigenti più noti di quel partito anche all’estero, eppure non ne diventerà mai il leader. Dal 1965-66 sino agli anni ottanta gli esponenti della corrente di sinistra del PSI ameranno qualificarsi come “lombardiani”, ma il diretto interessato mostrerà sempre un certo disappunto per quella formula. Enzo Forcella, in un articolo sull’ “Espresso” dell’agosto 1964, commentando la decisione di Lombardi di rompere con la maggioranza del suo partito ritenendo deleteria la prosecuzione dell’alleanza di governo con i democristiani inaugurata due anni prima, afferma: Può darsi che uomini come lui, in certe fasi della vita politica, non siano, come si dice, “costruttivi”.

In ogni situazione non possono fare a meno di identificare la zona d’ombra, la parte di verità che nell’azione viene soffocata. Ragionano in termini di potere ma non sono disposti ad accettare i compromessi necessari per conquistarlo e mantenerlo. Con tutto il loro ostentato realismo, finiscono spesso per rappresentare soltanto se stessi e un’idea che magari è la più giusta ma intanto resta in aria, priva di basi. Però bisogna aggiungere che se questo avviene è proprio perché le zone d’ombra dimostrano una preoccupante tendenza a invadere troppo la scena.

In un paese come il nostro, così pronto ad adeguarsi, così facile a scivolare nel conformismo, a un leader come Lombardi tocca il ruolo, sgradevole ma indispensabile, dell’eterno dissenziente 2 . D’altro canto, Riccardo Lombardi non è neppure ascrivibile al gruppo, particolarmente folto tra gli ex-azionisti, degli “intellettuali prestati alla politica”, anche se si è spesso visto rivolgere l’accusa di “intellettualismo”. Lettore accanito e uomo di vasti interessi, Lombardi si è sempre mosso agevolmente tra gli ambienti intellettuali, ma ciò non gli ha mai impedito di calarsi a fondo nella vita di partito. Il suo approccio da “empirico”, come lui stesso si definirà, ha forse contribuito a tenerlo a distanza dalla tentazione di “sistematizzare” i suoi studi. Non a caso, Lombardi non lascia libri, pamphlets o memorie (se si eccettua un libro-intervista del 1976 curato da Carlo Vallauri) 3, a fronte però di una grande quantità di articoli ed interventi a convegni sui temi più vari.

Dell’abito intellettuale o più esattamente scientifico – nota Emanuele Tortoreto, che lo ha conosciuto per la prima volta nel Partito d’Azione – conserva soprattutto “l’attitudine all’analisi, e alla comprensione delle posizioni dell’avversario, nonché la rapida sensibilità per l’ascolto delle posizioni più avanzate” 4 . In Riccardo Lombardi si direbbe quasi che convivano, in precario equilibrio, le weberiane “etica della convinzione” ed “etica della responsabilità”. Leader politico con tutti i crismi, certamente. Consapevole, quindi, che il potere è un “mezzo insufficiente ma necessario per realizzare gli ideali in cui si crede 5 ”, ma per nulla amante di cariche e onori e sempre disposto a mettere in discussione i risultati ottenuti – come avverrà con il centro-sinistra – qualora si rivelino del tutto inadeguati rispetto alle sue prospettive originarie. Personalità di indubbio spessore intellettuale, capace di parlare per ore, nell’attesa di un comitato centrale o di una seduta parlamentare, di un libro o di una teoria che lo ha affascinato 6 , eppure niente affatto propenso alle spiegazioni teoriche onnicomprensive. Uomo di partito, senz’altro, ma diffidente nei confronti di ogni “patriottismo di partito”.

Vivere la politica non come una professione o una scienza, ma piuttosto come un’ “avventura esistenziale” 7 è la tipica caratteristica, del resto, che si rinviene in quelle personalità che, trovandosi ad operare in momenti storici particolari, sono portate a fare delle scelte decisive e ad assumersene sino in fondo la responsabilità. Non c’è dubbio che nel percorso di Lombardi l’esperienza del “biennio rosso” e della successiva reazione fascista, l’opposizione al regime, la partecipazione alla Resistenza e alle vicende del dopoguerra spieghino molto del modo con il quale ha vissuto anche la militanza politica successiva.

Paradossalmente, però, è proprio il periodo iniziale ad essere il meno conosciuto della sua vita. La maggior parte degli studi su di lui si è concentrata, infatti, sugli anni cinquanta e sessanta e sul centro-sinistra, considerati spesso come la fase in cui “i progetti lombardiani hanno avuto una sia pur parziale applicazione o, per lo meno, sono stati più vicini ad averla” 8 . Il saggio più importante da questo punto di vista è sicuramente quello di Andrea Ricciardi su “Riccardo Lombardi e l’apertura a sinistra” pubblicato in un volume collettaneo del 2004 9 . Anche chi scrive ha iniziato ad occuparsi di Lombardi con una tesi di laurea dedicata alla fase che va dal 1956 al 1966, studiando quindi la parabola che lo porta dalla battaglia per l’“apertura a sinistra” nel segno delle “riforme di struttura” – tra cui la nazionalizzazione dell’energia elettrica, che rimarrà indelebilmente legata al suo nome malgrado gli esiti siano stati piuttosto diversi da quelli immaginati all’inizio – all’opposizione nei confronti del centro-sinistra una volta che quest’ultimo ha perso, a suo giudizio, l’originario carattere riformatore 10.

Questo lavoro di dottorato, nato con l’intenzione poi accantonata di scrivere una biografia complessiva di Lombardi, si concentra invece sulla fase meno conosciuta, il trentennio che va dal 1919 al 1949, e che rappresenta, se ci si passa il termine, un po’ la sua giovinezza politica.

La militanza di Lombardi nel Partito popolare durante gli anni universitari è, in particolare, l’aspetto rimasto più negletto. Finora, infatti, non è mai stata ricostruita, se non per cenni sommari, la sua esperienza come sindacalista e capolega nel catanese, durante i moti contadini e l’occupazione delle terre nel 1919-20, o l’episodio, che avrà vita breve, del Partito cristiano del lavoro, nato nel 1921 come scissione di sinistra del PPI e che Lombardi contribuisce a fondare insieme a personalità come Romano Cocchi e Giuseppe Speranzini 11. Né si tratta di una presenza sporadica, se si pensa che il giovane studente universitario si trova a dirigere già a diciannove anni il settimanale dell’Unione del lavoro di Catania e a collaborare a pubblicazioni come “Conquista popolare” e “Rassegna nazionale” e, dal 1923, al periodico di Francesco Luigi Ferrari “Il Domani d’Italia”.

Questa provenienza dal sindacalismo cattolico – un aspetto peculiare, a ben vedere, per un futuro leader di “Giustizia e Libertà” – risulta essenziale, però, per comprenderne gli orientamenti futuri. Il pacifismo militante, non limitato alla difesa della neutralità durante la “grande guerra” ma inteso come rifiuto radicale di ogni nazionalismo in nome della fratellanza universale; l’opposizione al capitalismo, fondata più su un rifiuto etico della “civiltà del profitto” che su una teoria economica definita o sulla parola d’ordine della “dittatura del proletariato”; la difesa di forme di gestione contadina ed operaia della produzione contro l’ipotesi “statalista”; la precoce considerazione del fascismo come “reazione di classe”: tutti queste caratteristiche che si ritroveranno anche nel Lombardi successivo vengono maturate, in maniera senz’altro contraddittoria e faticosa, proprio in quei pochi anni che vanno dal 1919 e il 1924.

Il periodo successivo riguardante l’attività clandestina di Lombardi durante il regime è senz’altro più difficile da ricostruire per la scarsità di materiale disponibile. Il suo lavoro di diffusore della stampa antifascista – che gli costa l’arresto e un brutale trattamento da parte dei “federali” – lo spinge a mettersi in contatto con personalità di varia provenienza politica. Ho cercato per quanto possibile di mostrare da un lato come Lombardi, collaborando con movimenti di diversa ispirazione, dai comunisti a GL ai cattolici “dissenzienti”, si sia trovato ad operare in una sorta di koiné antifascista, e dall’altro quanto abbiano pesato gli avvenimenti del 1930-31 (con la “stalinizzazione” del PCd’I e la teoria del socialfascismo) nel determinarne il definitivo distanziamento dal Partito comunista (che non si tradurrà mai, però, in anticomunismo).

Dal 1943 al 1947 l’esperienza politica di Lombardi si identifica quasi in toto con il Partito d’Azione, di cui diviene ben presto uno dei leader principali. Lo studio del periodo azionista è senz’altro facilitato dall’imprescindibile lavoro di De Luna 12, che però si sofferma poco sull’ultimo anno e mezzo di vita del PdA, durante il quale Lombardi assume la segreteria del partito. Molti aspetti, tuttavia, restano ancora poco noti, in primo luogo – malgrado il rilevante materiale archivistico disponibile – la sua attività come “prefetto della liberazione” a Milano. Nell’esperienza azionista ho cercato di mettere in evidenza il passaggio dalla fase della “rivoluzione democratica” a quella degli ultimi due anni, che si potrebbe definire del “consolidamento della democrazia repubblicana”. Nella prima parte si analizza soprattutto il contributo di Lombardi alla definizione della strategia e del programma del partito durante i “quarantacinque giorni” e la Resistenza – è suo l’opuscolo “Il Partito d’Azione. Cos’è e cosa vuole” diffuso nel dicembre del 1943, probabilmente uno dei documenti più importanti prodotti dall’azionismo 13 – e i punti di divergenza con gli altri azionisti, specialmente sulle questioni di carattere economico. Ho incluso nel capitolo sul “Partito d’Azione e la rivoluzione democratica” anche i nove mesi in cui ricopre l’incarico di prefetto, grazie al quale ha diretta esperienza delle potenzialità ma anche dei limiti congeniti ai CLN e della difficoltà di affermare un “potere resistenziale” a fronte della presenza degli Alleati e del “vecchio stato” rappresentato al governo di Roma. Nella seconda parte, per la quale ho scelto come termine ab quo la formazione del primo governo De Gasperi dopo la caduta di Parri (che coincide per Lombardi con l’accettazione dell’incarico ministeriale), si evidenziano, invece, le difficoltà di dirigere un partito i cui spazi di manovra sono sempre più ridotti, e di incidere in una situazione politica nella quale alla vittoria repubblicana e alla Costituente (“basi minime” della democrazia) fa da contraltare il rapido affievolimento delle spinte riformatrici.

Il lavoro termina con l’inizio della militanza socialista di Lombardi, dall’entrata nel partito (ottobre 1947) sino alla fine della cosiddetta direzione centrista un anno e mezzo dopo. E’ in quest’ultimo periodo che Lombardi cerca, in un certo senso, di fare del PSI quel partito socialista riformatore ed autonomo dai blocchi che il PdA da tempo non poteva più essere. Lo fa nel ruolo che gli è forse più congeniale, il polemista, assumendo la direzione dell’ “Avanti!” nei mesi durissimi della “restaurazione liberista”, degli ultimi fuochi insurrezionali dopo l’attentato a Togliatti e della battaglia contro l’entrata nel Patto atlantico, e difendendo una linea politica per sua stessa ammissione difficile, che respinge tanto la prosecuzione del Fronte popolare con il PCI quanto la via socialdemocratica e “atlantista”.

La sconfitta di questa opzione al congresso di Firenze del maggio 1949 non segna affatto la sua dipartita dal Partito socialista, nel quale anzi resterà sino alla sua scomparsa (caso quasi unico, se paragonato ad altri importanti dirigenti azionisti come Vittorio Foa o Tristano Codignola, che, pur avendo un forte peso nel PSI, militeranno poi anche in altre formazioni) condizionandone, specialmente tra gli anni cinquanta e sessanta, le scelte: non per caso, del resto, è esistita una corrente “lombardiana” del PSI. Ma questa, avrebbe detto Michael Ende, è un’altra storia, che si dovrà raccontare. Condurre una ricerca su Lombardi implica affrontare alcune difficoltà innanzitutto nel reperimento del materiale, specialmente per il periodo preso in esame. Nel fondo Riccardo Lombardi, depositato in parte da lui stesso e in parte dai figli dopo la sua morte e conservato presso la Fondazione di Studi storici Filippo Turati di Firenze, la maggior parte della documentazione risale infatti agli anni successivi al 1964. Del periodo precedente sono conservati soltanto alcuni discorsi inediti, vari appunti, materiale a stampa ed un epistolario non molto cospicuo (una scelta significativa di documenti relativi agli anni 1943-47, comunque, è stata pubblicata nel 1998 a cura di Andrea Ragusa 14). Ho dovuto procedere, quindi, ad un’ampia ricognizione di fondi archivistici di personaggi o enti con i quali Lombardi ha avuto rapporti e nei quali fosse reperibile documentazione da lui prodotta o che lo riguardasse. Non ho trascurato l’utilizzo della memorialistica su Lombardi, sia di quella prodotta nello stesso periodo in cui si verificano gli eventi descritti, sia di quella elaborata molto tempo più tardi (con le cautele che si devono alle rievocazioni fatte “col senno di poi”).

Se la ricostruzione delle idee e della vita di partito è resa possibile dal materiale a stampa e d’archivio – anche se non sempre e non per tutte le fasi copioso come si vorrebbe – la mancanza di memorie autobiografiche, diari, e di un consistente carteggio rende maggiormente difficile la narrazione di alcuni avvenimenti personali o, più semplicemente, anche di alcuni stati d’animo del personaggio. Non si innervosisca, quindi, il lettore, se troverà in qualche punto più di un “forse”e di un “probabilmente”, o qualche altra espressione dubitativa. Non si spazientisca, soprattutto, se vari passaggi del lavoro sono dedicati alla descrizione del contesto in cui Lombardi ha operato, suggerendo ciò che egli avrebbe potuto pensare in una determinata situazione o ipotizzando le motivazioni che lo hanno portato ad agire in un certo modo. Come insegnano i grandi scrittori (e la storia è anche récit), laddove non si riesce a descrivere si può sempre cercare di evocare.

Ringraziamenti

In un lavoro durato tre anni e mezzo si esce trasformati e arricchiti.

Per me, amante dei libri sin da piccolo, questi anni sono stati certamente ricchi di sollecitazioni culturali, di letture accanite in biblioteca sino all’ora di chiusura, di frenetiche consultazioni di documenti in archivio, ma ancora di più sono stati anni di incontri straordinari che mi hanno cambiato la vita. Anzi, mai come in questo periodo credo di aver imparato finalmente che i libri sono importanti ma che il libro più importante è the book of life. Questo lavoro, in particolare, non sarebbe stato possibile senza tre persone, Claudio Lombardi, Andrea Ricciardi ed Emanuele Tortoreto, che mi hanno messo a disposizione non solo le loro conoscenze, i loro documenti e la loro ospitalità, ma soprattutto la loro amicizia. Nell’ambito accademico vorrei innanzitutto ringraziare Mariuccia Salvati e Francesca Sofia, che mi hanno sostenuto nella tesi di laurea, e Silvio Lanaro, che ha sin dall’inizio creduto in questo progetto e che mi ha spronato a studiare maggiormente i primi anni di militanza politica di Lombardi.

La frequentazione con i compagni della scuola di dottorato dell’Università di Padova è stata utilissima anche per affinare la metodologia: Matteo Olivieri, Foscara Porchia,Yang Soon Ra, Luca Rossetto, Andrea Tappi (per citare solo i compagni del corso di storia). Una menzione particolare la devo ad Eros Francescangeli, che considero in realtà, suo malgrado, come maestro nella storiografia e come compagno soprattutto in un altro senso, più politico. 10

La dispersione delle fonti che ho usato per il lavoro mi ha condotto in numerosi archivi e biblioteche tra Firenze, Roma, Milano, Torino, Bologna, Padova e Ravenna. Vorrei ringraziare tutto il personale, in particolare Domenico Bruno, Enrico Cavalieri, Marcello Latti e Luca Pastore dell’Istituto Parri di Bologna, Andrea Via e Gabriella Solaro dell’INSMLI di Milano, Mirco Bianchi e Sonia Goretti dell’ISRT di Firenze. Un ringraziamento speciale lo devo a Giuseppe Muzzi della Fondazione Turati, che ha fatto il possibile per aiutarmi nelle non sempre facili condizioni di consultazione del materiale e non mi ha mai fatto mancare preziosi consigli su vari argomenti.

Tra i testimoni che mi hanno fornito notizie ma soprattutto suggestioni e immagini utili vorrei ricordare Michele Achilli, Paolo Leon, Giovanni Pieraccini e Giorgio Ruffolo. Un ringraziamento particolare lo devo a Nerio Nesi, presidente dell’Associazione nazionale Riccardo Lombardi, che mi ha consentito di parlare al convegno tenutosi a Torino il 7 novembre 2009 per il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Lombardi e che mi ha messo a disposizione i suoi archivi per una ricerca sulla “sinistra socialista” che spero vedrà presto la luce. Molti ricercatori, dottorandi e docenti mi hanno dato consigli e suggerimenti su singoli aspetti.

Vorrei ricordare, sperando di non dimenticare nessuno, Aldo Agosti (per avermi aiutato nelle ricerche sui rapporti tra suo padre Giorgio e Lombardi), Giovanni Artero, Roberto Colozza, Maurizio Degl’Innocenti (per avermi facilitato la consultazione del materiale della fondazione Turati), Giovanni De Luna (che ringrazio anche per avermi fatto partecipare alle edizioni dei cantieri di giellismo e azionismo del 2010 e 2011), Dianella Gagliani (per le chiacchierate di storia sotto i portici bolognesi), Giovanni Focardi (anche per l’ospitalità fiorentina), Mimmo Franzinelli, Carlo Fumian, Diego Giachetti, Rosario Mangiameli, Giuseppe Carlo Marino, Federico Romero, Mario Giuseppe Rossi, Corrado Scibilia (al quale devo la pubblicazione di un saggio presso gli “Annali della Fondazione La Malfa”), Giovanni Scirocco (che mi ha incoraggiato a non metterci una vita per finire il lavoro), Gianluca Scroccu, Luciano Segreto, Carlotta Sorba, Sara Tavani, Giorgio Vecchio. Con Tommaso Nencioni, in particolare, ho condiviso l’interesse per Lombardi, in una stimolante divergenza di opinioni. Con lo staff redazionale della rivista on line “Diacronie.

Studi di storia contemporanea” ho potuto pubblicare uno dei miei primi saggi su Lombardi e ho condiviso in quest’ultimo anno e mezzo un percorso che spero possa continuare (desidero ringraziare in particolare Deborah Paci e Fausto Pietrancosta). A Francesco Santangelo devo un impagabile tour di Regalbuto e la consultazione di archivi altrimenti per me difficili da vedere. Agli amici di sempre Andrea Balloni, Nicola Domenicali, Ennio Tedeschi; ai nuovi amici veneti Federico Giona e Pamela Schievenin; ai coinquilini di Bologna Filippo Cantelmi, Antonello Maria Grech, Michela Campo, Filippo Pasqualetto, va la gratitudine per aver riempito 11 le mie giornate con qualcosa che non fosse lo studio della storia o per avermi, anche senza volerlo, dato degli spunti per il lavoro. Ai miei genitori devo lo sprone decisivo per portare a termine il lavoro. A mia sorella Silvia il sostegno più grande per finirlo (anche se lei non vuole rendersi pienamente conto di quanto sia importante per me).

Infine il mio pensiero va ai compagni del gruppo di base “Antonio Gramsci” di Falce e Martello, che mi hanno insegnato come la serietà dello studio e l’impegno per migliorare il mondo non devono per forza essere due cose separate e distinte.

Abbreviazioni usate nel testo

ACS = Archivio centrale dello Stato (Roma)

AFB = Archivio della Fondazione Lelio e Lisli Basso (Roma)

AFF = Archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (Milano)

AFT = Archivio della Fondazione di studi storici Filippo Turati (Firenze)

APCL = Archivio privato di Claudio Lombardi (Firenze)

ASM = Archivio di stato di Milano (Milano)

ASSR = Archivio storico del Senato della Repubblica (Roma)

IG = Istituto Gramsci (Roma)

INSMLI = Istituto nazionale di storia del movimento di liberazione in Italia (Milano)

IRSIFAR = Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza (Roma)

ISEC = Fondazione – istituto per la storia dell’età contemporanea (Sesto San Giovanni)

ISRP = Istituto storico della Resistenza in Piemonte (Torino)

ISRT = Istituto storico della Resistenza in Toscana (Firenze)

 

LA GIOVINEZZA POLITICA DI RICCARDO LOMBARDI (1919 – 1949) Sommario…………………………………………………………………………….p. 1

Introduzione…………………………………………………………………………p. 3

1. La formazione culturale e politica: dalla sinistra popolare a “Giustizia e Libertà”

1.1 Tra Catania e Milano: l’esperienza nel sindacalismo cattolico………………….p. 12

1.2 L’antifascismo nella sinistra popolare e la collaborazione a “Il Domani d’Italia”………………………………………………………………………………p. 37

1.3 L’attività clandestina e l’incontro con Ena Viatto……………………………….p. 52

2. Il Partito d’Azione e la rivoluzione democratica (1942 – 1945)

2.1 I primi passi del Partito d’Azione e i “45 giorni”………………………………..p. 78

2.2 La Resistenza e la prospettiva della rivoluzione democratica……………………p. 95

2.3 Prefetto della liberazione……………………………………………………….p. 136

3. Il Partito d’Azione e il secondo dopoguerra (1946 – 1947)

3.1 Un partito “finito”? Lombardi segretario del PdA……………………………..p. 168

3.2 Le idee per una politica economica e il “ricatto” della congiuntura…………..p. 196

3.3 La crisi del “tripartito” e la confluenza nel Partito socialista………………….p. 228

4. Nel Partito socialista, tra “frontismo” e autonomia (1948 – 1949)

4.1 Il Fronte popolare: una sconfitta annunciata…………………………………..p. 260

4.2 L’opposizione alle politiche del governo centrista e la rivendicazione dell’autonomia socialista……………………………………………………………p. 284

4.3 La battaglia contro il Patto atlantico e la sconfitta della direzione di “Riscossa socialista”…………………………………………………………………………..p.

313 Conclusioni…………………………………………………………………………p. 350

Bibliografia…………………………………………………………………………p. 379

2 Bibliografia degli scritti editi di Riccardo Lombardi (1901 – 1984)……………p. 408

Fonti………………………………………………………………………………..p. 446

Note introduzione:

1 Giuseppe Sircana, Riccardo Lombardi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LXV, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1995, p. 486.

2 Enzo Forcella, Un socialista senza patente, in “L’Espresso”, 9 agosto 1964, p. 5. 3 Riccardo Lombardi, L’alternativa socialista, intervista a cura di Carlo Vallauri, saggio introduttivo di Fausto Bertinotti, Roma, Ediesse, 2009 (1a ediz. Cosenza, Lerici, 1976). Il volume è stato pubblicato, insieme ad uno scritto di Gilles Martinet, anche in spagnolo. Cfr. Riccardo Lombardi – Gilles Martinet, L’alternativa socialista, prologo de Isidre Molas, Barcelona, Editorial Blume, 1976. 4 Emanuele Tortoreto, La politica di Riccardo Lombardi dal 1944 al 1949, Genova, Edizioni di Movimento operaio e socialista, 1972, p. 65. Ricorda a questo proposito Vittorio Foa, che gli fu sempre molto vicino anche a livello personale: “vi era nello stile di Lombardi, una tendenza ad approfondire le questioni di merito per arrivare quasi alla «dimostrazione» concreta delle sue tesi. Riccardo non fondava la validità di un ragionamento su di un assioma: è così perché lo dico io che so. Tutto si doveva poter discutere e comprendere a fondo nei suoi aspetti più vari”. Cfr. Vittorio Foa, Riccardo Lombardi azionista e socialista. Una testimonianza, a cura di Andrea Ricciardi in Andrea Ricciardi – Giovanni Scirocco, Per una società diversamente ricca. Scritti in onore di Riccardo Lombardi, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2004, pp. 253 – 254. 5 La definizione è di Enrico Berlinguer in un’intervista a cura di Giovanni Minoli nella puntata del 27 aprile 1983 nel programma “Mixer”, riportata in Enrico Berlinguer, Conversazioni con Berlinguer, a cura di Antonio Tatò, Roma, Editori Riuniti, 1984, p. 316 e sgg.

6 Cfr. Giorgio Ruffolo, «C’è ancora tanto da fare». Riccardo Lombardi un utopista pragmatico, in Ricciardi –Scirocco, op. cit., p. 112. 7 Ivi. 8 Bruno Becchi (cur.), Riccardo Lombardi, l’ingegnere del socialismo italiano, in “Quaderni del Circolo Rosselli”, Milano, Angeli, 1992, p. 9. 9 Andrea Ricciardi, Riccardo Lombardi e l’apertura a sinistra 1956 – 1964, in Ricciardi – Scirocco, op. cit., pp, 61 – 110. 10 Luca Bufarale, Riccardo Lombardi e il centrosinistra, tesi di laurea in Storia d’Europa, Università degli studi di Bologna, facoltà di Lettere e Filosofia, a. a. 2007/08, rel. la prof.ssa Mariuccia Salvati.

11 Alcuni cenni importanti, dovuti principalmente a testimonianze dello stesso Lombardi, sono però in Tortoreto, op. cit., pp. 5 – 12; poi ripresi anche in Miriam Mafai, Riccardo Lombardi. Una biografia politica, Roma, Ediesse, 2009 (1a ediz. Riccardo Lombardi, Milano, Feltrinelli, 1976), pp. 19 – 26.

12 Giovanni De Luna, Storia del Partito d’Azione, Torino, UTET, 2006 (1a ediz. Milano, Feltrinelli, 1982). 13 Riccardo Lombardi, Il Partito d’Azione (P. d’A.): cos’è e cosa vuole, Milano, Edizioni Giustizia e Libertà, 1945 (ristampa dell’edizione del dicembre 1943, pubblicata anonima).

14 Riccardo Lombardi, Lettere e documenti (1943 – 1948), a cura di Andrea Ragusa, Manduria – Bari – Roma, Lacaita, 1998.

ALLEGATO COMPLETO DEL DOTTORANDO :