di Luigi Ferro –  Socialismo XXI Campania|

 

Domanda: esiste una questione socialista in Italia?

Risposta: Credo proprio di si!

Dopo l’effetto tangentopoli, il vecchio P.S.I.  veniva nel 1994 messo in liquidazione. Da allora iniziava la diaspora dei socialisti italiani, ancora non conclusasi. Le vicende politiche degli ultimi vent’anni in Italia non hanno consentito ai socialisti italiani e a coloro che si riconoscevano nel partito fondato da Filippo Turati di trovare una allocazione stabile e porre fine al lungo peregrinare nel “deserto”.  Oggi la questione è più viva che mai, soprattutto nel ricordo di Bettino Craxi scomparso nel gennaio del 2000. Si dibatte molto sulla figura carismatica di Craxi. Non vi è dubbio alcuno che Craxi sia stato un grande socialista e un uomo politico di primo piano. Non riconoscergli le grandi doti politiche ed anche umane appartiene alla solita, purtroppo, ipocrisia della politica. Craxi non è divisivo come molti sostengono e non può essere considerato tale. E’ stato un grande uomo delle Istituzioni democratiche di questo Paese. Un riformista convinto. Un uomo di sinistra “senza se e senza ma”.

Il ricordo di Craxi ha accesso inevitabilmente i riflettori sulla questione socialista italiana, per tornare alla domanda.

Da tempo In Italia manca una grande forza socialista. E si vede. E si sente. Negli ultimi anni le spinte neoliberiste hanno prodotto solo disuguaglianze e contraddizioni sociali, populismo e poca partecipazione. Nel nostro Paese  si sono formate nuove sacche di povertà conseguenza di scelte politiche errate in campo economico e finanziario. L’assenza di piani di sviluppo industriale ed occupazionali degni di nota, sta minando in maniera preoccupante la coesione sociale, e non solo in Italia. La perdita di parte della sovranità nazionale in favore dell’Europa ha costretto gli ultimi governi per il sovraindebitamento del Paese a cedere ai diktat della BCE e dell’alta finanza attraverso liberalizzazioni e privatizzazioni low cost di settori significativi dell’economia italiana .

Ciò ha avuto come conseguenza l’allargamento del perenne divario tra Nord e Sud del Paese. L’Italia è ferma o cresce poco. E, come certificato dal calo delle nascite, il nostro Paese è sempre più vecchio e stanco. E le cose non vanno meglio nel resto d’Europa dove la crisi della socialdemocrazia ha indebolito tutti.

Le spinte neoliberiste nel nostro Paese ci sono sempre state, inutile negarlo. Ma il partito socialista di allora, secondo il noto motto nenniano, era capace di tutelare le esigenze del capitale con quelle dei cittadini perché tutti dovevano trarre dei vantaggi dalla produzione di ricchezza, poichè “nessuno doveva rimanere indietro”. Insomma, si all’impresa, si alla produzione di ricchezza, si ad una economia di mercato nel rispetto dell’ambiente, ma senza dimenticare gli altri: ovvero il popolo! Parola oggi desueta nel linguaggio politico. 

Sul punto, è assordante il silenzio di quelle forze politiche che dovrebbero più di altre avere maggiore attenzione sui grandi temi sociali (lavoro e occupazione, sviluppo, tutela ambientale etc. etc.). La crisi del sistema politico italiano è la crisi della sinistra italiana che si è allontanata dai cittadini, incapace di intercettarne le istanze, i bisogni  e le necessità. (E’ il caso di ricordare che Craxi aveva rifiutato di piegarsi ai “Potenti”, perché un leader è tale se non dimentica il popolo). Ecco perché è importante parlare di socialismo, oggi più di ieri, senza pregiudizi e senza tabù. La storia ha dato ragione al socialismo non al comunismo. Senza socialismo non si va da nessuna parte. 

Il dibattito è aperto, ma in realtà è già iniziato da un po’ di tempo. Molte sono le associazioni di ispirazione socialista che come “Socialismo XXI” propone, debbano attraverso la concertazione, il dialogo, il confronto, si faranno interprete, senza primogenitura, della necessità di un partito socialista forte nel nostro Paese, per le ragioni che abbiamo detto. Non si tratta di un gruppo di reducisti o di nostalgici, come direbbe qualcuno.

Si tratta di persone di buona volontà che hanno una visione del mondo e della società più equilibrata, più giusta e più libera. Non si tratta solo di restituire al Paese un partito glorioso, ricco di storia , tradizioni, con all’attivo grandi conquiste sociali per il progresso civile e materiale degli italiani, contro le disuguaglianze, contro il divario tra Nord e Sud del Paese, contro i populismi. Si tratta di rifondare una forza liberalsocialista e riformista, forte e autonoma, moderna e nel solco della migliore tradizione socialista europea, capace di essere ago della bilancia tra le esigenze legittime del profitto e quelle altrettanto legittime dell’individuo con le sue aspirazioni e che sappia guardare al futuro e che sia in grado di guidare i repentini processi di trasformazione della nostra società, senza farsi travolgere da tali fenomeni, come è avvenuto a causa della globalizzazione senza regole.

Si tratta di proporre agli italiani una alternativa politica valida contro le destre che manca “a sinistra” con proposte chiare in materia di politica estera, circa il ruolo dell’Italia in Europa e nel mediterraneo, in materia di sviluppo e tutela dell’ambiente, sulla politica energetica, sull’istruzione, sull’innovazione scientifica e tecnologica. Manca preoccupantemente una visione di società  e del mondo che vorremmo nei prossimi anni e da consegnare alle future generazioni. Tutto questo è essere socialisti. Tutto questo rende il socialismo necessario.

Perfino negli Stati Uniti, il Partito democratico con Sanders ha avuto una svolta socialista, da concretizzarsi certo, ma  si tratta comunque di una svolta epocale. Insomma, c’è bisogno di socialismo nel nostro Paese. E di un partito socialista forte, unitario, onnipresente  su tutte le grandi questioni economiche e  sociali.

L’appuntamento è in autunno a Genova dove è nato il P.S.I. con tutti i socialisti di buona volontà per una Epinay tutta italiana. Come in Francia nel 1971.