IN RICORDO DEL VENTENNALE DELLA MORTE DI CRAXI

 

di Alberto Leoni –  Coordinatore Socialismo XXI Veneto |

 

 

Un grazie a Don Beppino per questa Messa e questa opportunità. Un grazie alle persone intervenute e a chi ha deciso di fermarsi anche dopo la fine della Messa.

Da 20 anni Benedetto Craxi riposa nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet, sotto le mura della Medina, in Tunisia.

In un fazzoletto di sabbia che nel ’70 la moglie Anna gli aveva indicato sussurrando “Sarebbe bello riposare qui insieme un giorno” e lui annuì. Sulla tomba bianca sta inciso “ La mia libertà equivale alla mia vita”.

La sua vita, breve, (65 anni) segnata dalla esperienza della guerra, dei morti, visti da bambino, cui portava e porterà, anche adulto, un fiore, senza fare alcuna distinzione politica, fece della libertà e del rispetto della persona un punto di riferimento.

E’ stato un uomo potente, lui che da ragazzino ribelle e dal carattere ruvido, tipico dei timidi, aveva frequentato un collegio religioso a Milano e voleva seriamente diventare sacerdote (lo svelò in una confessione nel 1997 ad Hammamet). Lui che con una fionda, in un gesto di ribellione, rompeva un vetro del collegio (il che gli costerà l’espulsione) come da adulto ruppe altri equilibri.

Ha segnato un pezzo importante della vita politica italiana degli ultimi vent’anni del secolo scorso. Probabilmente uno degli ultimi veri statisti di questo paese.

La giustizia umana non è stata tenera con lui, quella divina io credo lo abbia accolto e ne abbia rimesso anche le sue umane debolezze e gli inevitabili errori.

Dopo tanti anni, il nostro ricordo di oggi, da persone che hanno condiviso la visione socialista della comunità nazionale ed internazionale, che ne hanno ammirato le capacità di governo, è focalizzato soprattutto su un aspetto: la visione ampia dei problemi del mondo e dell ‘Italia, la capacità di anticiparli, la consapevolezza della loro connessione.

Ricordiamo bene il suo impegno per gli oppressi, dagli esuli cileni, ai desaparacidos argentini, ai ragazzi della Praga invasa nel 68. E fu proprio lui, in qualità di incaricato Onu, tra il 1989 ed il 1992, a fare una proposta importante di abbattimento del debito dei Paesi più poveri al mondo onde favorirne lo sviluppo e la permanenza delle rispettive popolazioni. Aveva previsto l’ondata migratoria, allora agli inizi ed esigua nei numeri, ed i problemi che avrebbe aperto.

Ritorna insistentemente, nel pensiero e nella azione, il valore della libertà: economica (la redistribuzione giusta della ricchezza), civile, religiosa (fu lui a volere e firmare l’importante Concordato con la Chiesa Cattolica nel 1984, ma al tempo stesso a garantire opportunità per altri orientamenti religiosi). E lo volle perché, pur laico, era fortemente ancorato (e direi anche orgoglioso) delle radici giudaico cristiane della nostra Comunità nazionale, dei valori ad essa connessi: oggi, nella nostra Comunità smarrita, c’è bisogno di una riscoperta di quelle tradizioni e di quei valori su cui si è fondata e si dovrebbe fondare l’identità nazionale ed europea.

Valore importante questo della libertà nella sua vita, legato indissolubilmente a quello della responsabilità, a quello dell’eguaglianza delle opportunità che devono avere tutti,a quello infine dei diritti e dei doveri. Ne fece la strada maestra: non sempre riuscì a percorrerla ma spesso e con successo sì.

Che cosa resta ancora di lui? Craxi ha intuito come pochi la crisi della politica (intesa nel senso vero del termine come organizzazione della Polis) e la necessità di superare vecchie ideologie (il merito ed il bisogno diventano per lui due categorie valoriali nuove) , la necessità di rinnovare le istituzioni (da qui la proposta allora molto innovativa della grande riforma istituzionale).

Ha capito il grado di sofferenza del sistema economico negli anni 80, la necessità di nuovi rapporti tra imprenditori e lavoratori, la necessità di un nuovo dialogo tra chi produce ricchezza (l’importante accordo sul costo del lavoro e sull’inflazione del 1984 nasce da questa visione)

Resta, infine. il suo forte credo nell’impegno civico e polico. Benedetto Craxi amava la politica. Senza la politica (Paolo VI la definiva una delle più alte forme di carità) una comunità vede i deboli soccombere. Ecco perchè, nel dibattito odierno è utile che torni l’impegno civico, sociale, politico. Rinnovato nei contenuti (siamo nel 21° secolo) ma radicato a solide tradizioni culturali e valoriali. E che faccia, senza retorica, del bene comune non una parola vuota, ma una scelta concreta da parte di chi ha responsabilità publiche.