DA QUANDO SOCRATES NON GIOCA PIU’

di Luca Castaldo | Stavano per finire i travagliati anni ‘70 quando uno dei più celebrati calciatori brasiliani, colui che portava sulle spalle il nome di un filosofo, Scorates, figura atipica per il mondo del pallone, calciatore e medico al tempo stesso, decide, insieme ai suoi compagni del Corinthians, di dare un messaggio di speranza al Brasile schiacciato sotto una pesante dittatura militare. Il Corinthias, già dalla sua creazione, era considerata la squadra del proletariato, non scendeva in campo solamente per il gioco ma per trasmettere valori e speranze alle giovani leve. Da qui nasce lo spirito della: “Democracia Corinthiana”, ovvero un collettivo più che un club calcistico, dove tutte le decisioni, dalle più elementari alle tattiche di squadra, venivano assunte con metodo democratico, discusse e votate da tutti i giocatori. Siamo nel 1978 quando sulle magliette del Corinthias compare la scritta: “Democracia Corinthiana”, un urlo che vuole destabilizzare il regime sanguinario e violento e sulle spalle di quel ragazzo con il nome da filosofo, ribelle nei capelli selvaggi, fantasioso in campo, fa il giro del mondo. Nel 1984 il Brasile si appresta a smantellare il regime militare ed indire nuove democratiche elezioni, volando anche sulle idee trasmesse dal calciatore-filosofo Socrates che dopo una lunga carriera morirà nel 2011, ed in quel giorno i ragazzi, il collettivo del Corinthias, entrerà in campo con il pugno alzato verso il cielo per omaggiarlo. Oggi, 29 Ottobre 2018, le nubi di un futuro politico cupo in Brasile sono all’orizzonte, il candidato di destra, Jair Bolsonaro è diventato presidente del Paese. Il mondo si sta interrogando su questo personaggio, che durante la campagna elettorale ha utilizzato toni molto duri, utilizzando soprattutto i social network per la propria propaganda. Oggi, tutti dobbiamo sperare che i bambini brasiliani crescano con la favola di Socrates a guidare il loro futuro… Pubblicato anche su: adlculture.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

XXXVII CONGRESSO NAZIONALE DEL PSI 1966. L’UNITA’ SOCIALISTA

Nelle Foto: in basso a sinistra Mario Tanassi, al centro Pietro Nenni, seduto a destra Giacomo Brodolini DOCUMENTO CONCLUSIVO VOTATO ALL’UNANIMITÀ 30 Ottobre 1966 Il XXXVII Congresso del PSI sancisce l’unificazione del PSI col PSDI e con gli altri gruppi aderenti alla Costituente Socialista. Ratifica la Carta ideologica e politica, lo statuto e le norme transitorie predisposte dal Comitato paritetico per l’unificazione, prendendo atto del dissenso della minoranza su tali documenti. Raccogliendo l’eredità ideale dei propri martiri, dei combattenti per la libertà e il socialismo, di tutti i militanti che durante lunghi anni, dalla lotta contro il fascismo alla Liberazione, ad oggi, si sono battuti con abnegazione, generosità e coraggio, il Congresso fa appello a tutti i lavoratori, a tutti i democratici amanti del progresso, perché stringendosi attorno al Partito unificato, imprimano una spinta vigorosa al processo di trasformazione e di rinnovamento dello Stato e della società nazionale, per la conquista democratica del socialismo. * Partito Socialista Italiano, Il XXXVII Congresso e l’unificazione socialista, Ed. La Squilla, Bologna, 1976, p. 134. Riunione della Costituente Socialista (Roma, 30 ottobre 1966).   CARTA DELL’UNIFICAZIONE SOCIALISTA APPROVATA AL TERMINE DEI LAVORI 1. Il Partito Socialista che sorge dalla unificazione del PSI e del PSDI prende posto nell’azione politica come una forza nuova al servizio dei lavoratori e della vita civile della nazione e per dare risposta e soluzione ai problemi nuovi della società e dello Stato. Il Partito (PSI-PSDI unificati) continua la tradizione del Movimento Socialista Italiano organizzatosi in Partito fino dal Congresso di Genova del 1892. Esso ne raccoglie, come proprio patrimonio, le esperienze dottrinarie, a cominciare da quella fondamentale del marxismo, e le esperienze politiche maturate in tre quarti di secolo di lotte di classe sempre dure e sovente sanguinose. Nella linea di fedeltà a tale tradizione esso vive e si sviluppa nel continuo adeguamento della dottrina e dell’azione all’evoluzione dei tempi e dei rapporti sociali, caratterizzati dall’incidenza sempre maggiore dei lavoratori nella vita democratica del Paese. Il Partito non richiede ai suoi militanti la adesione ad un credo filosofico o religioso ed accoglie, con pari diritto di cittadinanza, tutte le correnti di pensiero che accettano i principi etici e i postulati politici e sociali ispirati agli ideali di giustizia, di eguaglianza e di pace che il Partito pone a fondamento del proprio programma Il Partito ha il fine di creare una società liberata dalle contraddizioni e dalle coercizioni derivanti dalla divisione in classi prodotta dal sistema capitalistico e nella quale il libero sviluppo di ciascuno sia la condizione del libero sviluppo di tutti. La dimensione delle forze produttive dell’età contemporanea, la nascita della moderna civiltà industriale di massa, le immense possibilità aperte dalle nuove conquiste del genere umano, pongono in forme sempre più complesse i problemi della libertà e della condizione umana del lavoratore. Il Partito, mentre dà, giorno per giorno, la propria risposta a questi problemi con l’azione incisivamente riformatrice, non smarrisce mai il senso della propria ispirazione originaria fondata sui valori perenni della libertà. Il socialismo è inseparabile dalla democrazia e dalla libertà, da tutte le libertà, politiche civili e religiose, tra loro strettamente solidali e indivisibili, e come esse non può essere realizzato che nella libertà e con la democrazia, così la democrazia non può essere attuata integralmente se non col socialismo. L’esperienza storica insegna, e con particolare eloquenza nel nostro Paese, che tendenze alla involuzione autoritaria e dittatoriale sono sempre presenti nel regime capitalistico, mantiene come suo tratto caratteristico lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, causa di antiche e nuove forme di alienazione della persona umana e di comprensione della sua libertà. La storia dell’ultimo mezzo secolo insegna inoltre che le rivoluzioni proletarie, che pure hanno portato alla abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, degenerano in dispotismo di partito e di Stato quando venga soffocato il soffio della vita libera e democratica individuale e collettiva. 2. Il Partito promuove l’organizzazione politica dei lavoratori e dei cittadini facendosi interprete delle esigenze di autonomia e di progresso del popolo lavoratore e rifiutando di attribuirsi prerogative di egemonia, di guida carismatica, di tutela paternalistica. Il Partito conduce la lotta contro il sistema capitalista e le ideologie che esso esprime, per superarle e costruire una società nuova, autenticamente democratica. Coi lavoratori e con tutte le forze di progresso continua la lunga marcia per l’avvento dei lavoratori alla direzione dello Stato, che decenni di lotte democratiche ed operaie hanno trasformato, e vanno sempre più trasformando, da strumento di oppressione al servizio del capitalismo, a potenziale strumento di liberazione dei lavoratori, nella misura in cui essi partecipano alla gestione del potere pubblico. Nato un secolo fa come movimento di protesta e divenuto ormai un fattore potente della politica nazionale e mondiale, il socialismo, inteso come opera collettiva e cosciente, faticosa e graduale, di una civiltà da costruire passo per passo nella democrazia e nella libertà, è la grande realtà del presente. L’evoluzione democratica dal capitalismo al socialismo comporta un periodo di transizione che ha il suo naturale quadro istituzionale nella democrazia repubblicana e la sua caratteristica nelle riforme di struttura della società e dello Stato. Rispetto al quadro istituzionale, il Partito è impegnato senza riserva nella difesa e nel consolidamento della Repubblica democratica e laica espressa dalla Resistenza antifascista e nella attuazione integrale della Costituzione repubblicana. Rispetto alle riforme di struttura il Partito afferma che esse debbono corrispondere ad un fine sociale generale e creare condizioni più avanzate, tali da permettere di conseguire nella libertà nuove forme di vita associata ed individuale modificando a favore dei lavoratori i rapporti di potere tra le classi e realizzando una effettiva partecipazione di tutti alla direzione della Società e dello Stato. 3. Le riforme nel campo politico e amministrativo sono inseparabili da quelle della società, del suo ordinamento economico e civile, del rinnovamento del costume, della legislazione che regola gli istituti familiari e la condizione della donna, della estensione della cultura, in modo da eliminare il distacco tra società politica e società civile causa della crisi delle istituzioni democratiche ed alla …

LA RASSEGNA DEI CONCORSI PUBBLICI

Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale – Concorsi ed Esami n.82 del 016/10/18 e n.83 del 19/10/18 e n.84 del 23/10/18   ENTI LOCALI COMUNE DI AVEZZANO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato e part-time 50% di un posto di collaboratore con competenze in materia di stipendi e paghe, categoria B/B3. (18E10235) COMUNE DI AVEZZANO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato e part-time 50% di un posto di collaboratore con competenze in materia di commercio SUAP, categoria B/B3. (18E10236) COMUNE DI AVEZZANO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato e part-time 50% di un posto di ingegnere esperto area tecnica, categoria D. (18E10237) COMUNE DI AVEZZANO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato e part-time 50% di un posto di collaboratore con competenze in materie urbanistiche, categoria B/B3. (18E10238) COMUNE DI AVEZZANO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato e part-time 50% di un posto di collaboratore con competenze in materia di approvvigionamenti – affari generali, categoria B/B3. (18E10239) COMUNE DI AVEZZANO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per esami, per la copertura a tempo indeterminato e pieno di un posto di istruttore amministrativo con competenze in materia di personale, categoria C. (18E10240) COMUNE DI BOLOGNA CONCORSO (scad. 26 ottobre 2018) Procedura di selezione, per esame, per la formazione di una graduatoria per assunzioni a tempo determinato di insegnante scuola dell’infanzia, categoria C. (18E10212) COMUNE DI BUSSOLENGO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Conferimento di un incarico dirigenziale a tempo pieno e determinato per l’area servizi amministrativi (18E10211) COMUNE DI CALITRI CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per soli esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo contabile, categoria D, figura apicale di area, riservato alle categorie protette ex legge 68/99, art. 1 – disabili, a copertura della quota d’obbligo, posizione economica D1, con rapporto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato. (18E10134) COMUNE DI CASSANO MAGNAGO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per soli esami, per la copertura di un posto di istruttore contabile, categoria C1, a tempo pieno ed indeterminato, da assegnare all’area risorse. (18E10217) COMUNE DI FELTRE CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per soli esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di istruttore direttivo tecnico, categoria di accesso D, istruttore direttivo, presso l’u.o. fabbricati-cimiteri-nettezza urbana del settore gestione del territorio. (18E10133) COMUNE DI FELTRE CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Integrazione e riapertura del termine di presentazione delle domande del concorso pubblico, per soli esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di istruttore direttivo tecnico, categoria D, presso l’U.O. Ambiente del settore gestione del territorio. (18E10155) COMUNE DI ISEO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per soli esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo tecnico, categoria D1 (18E10218) COMUNE DI LACCO AMENO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo contabile, categoria D, a tempo indeterminato e part-time al 50%. (18E10170) COMUNE DI LACCO AMENO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore amministrativo, categoria C, a tempo indeterminato e part-time al 50%. (18E10171) COMUNE DI LACCO AMENO CONCORSO Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore tecnico, categoria C, a tempo pieno ed indeterminato. (18E10172) COMUNE DI LACCO AMENO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di istruttore di vigilanza, categoria C, a tempo indeterminato e part-time al 50%. (18E10173) COMUNE DI LARINO RETTIFICA (scad. 15 novembre 2018) Rettifica e riapertura dei termini del concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di istruttore contabile, categoria C, a tempo pieno ed indeterminato, di cui il 50% riservato al personale interno. (18E10287) COMUNE DI LENDINARA CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo amministrativo dei servizi bibliotecari, archivistici, turistici, museali e teatrali, categoria D, da assegnare al servizio biblioteca-cultura-turismo presso il terzo settore socio-culturale. (18E10127) COMUNE DI PIANO DI SORRENTO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore di vigilanza, categoria C, a tempo pieno ed indeterminato, con riserva per i militari delle Forze armate. (18E10213) COMUNE DI PINETO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di istruttore informatico, categoria C, part-time a venti ore settimanali. (18E10243) COMUNE DI PINETO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di esecutore tecnico, qualifica di giardiniere, categoria B1, part-time al 50%. (18E10244) COMUNE DI SAN CIPRIANO D’AVERSA CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo di Polizia locale, categoria D, a tempo pieno ed indeterminato. (18E10284) COMUNE DI SAN MARCELLO PITEGLIO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Procedura di selezione, per titoli ed esami, per la copertura di due posti a tempo pieno ed indeterminato di collaboratore professionale operaio specializzato con mansioni prevalenti di muratore categoria B. (18E10128) COMUNE DI SANT’ANGELO A SCALA CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di direttivo amministrativo contabile, categoria D, a tempo pieno ed indeterminato. (18E10207) COMUNE DI STURNO CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di conduttore macchine complesse-operaio professionale, categoria B3, a tempo indeterminato e parziale 50% diciotto ore settimanali da assegnare all’area di vigilanza. (18E10203) COMUNE DI TORTOLI’ CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Procedura di selezione, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di istruttore direttivo amministrativo contabile, categoria D, a tempo pieno ed indeterminato. (18E10209) COMUNE DI VILLANOVA D’ASTI CONCORSO (scad. 15 novembre 2018) Concorso pubblico, per titoli ed esami, …

PERCHE’ IL FASCISMO NON SIA PIU’, OGGI COME IERI, L’AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE

di Franco Astengo | Il 28 ottobre ricorre l’anniversario della Marcia su Roma: data simbolicamente assurta ad inizio del regime fascista. A distanza di tanti anni, esattamente novantasei, ci troviamo alle prese con evidenti rigurgiti fascisti nella pratica di vere e proprie provocazioni poste in atto in termini di simbologia e richiamo diretto, come abbiamo potuto notare proprio in questi giorni in alcuni episodi accaduti, per esempio, a Savona. Ma veri e propri rigurgiti fascisti si avvertono anche a livello di schemi culturali, di comportamenti a livello di massa, di opzioni politiche concrete portate avanti da soggetti che si collocano al governo del Paese e appaiono incontrare apparenti irresistibili fortune elettorali e di consenso da parte dell’opinione pubblica, senza ricevere quel contrasto che meriterebbero. Ricordando che il fascismo salì al potere pur rappresentando un’esigua minoranza parlamentare sulla base proprio di una mancata opposizione e di un accompagnamento “furbesco” attuato da coloro che pensavano di addomesticarlo anestetizzandolo nella gabbia del potere. L’attuale situazione, nella quale si stanno riproducendo soprattutto i temi più deteriori del razzismo deve essere affrontata attraverso l’espressione costante della negatività dei principi che il fascismo ha rappresentato realizzandone la costante comparazione con ciò che sta concretamente accadendo. Per questo motivo la conoscenza assume un valore fondamentale ed è in questo senso che attraverso le note che seguiranno si cercherà di offrire un contributo attraverso un tentativo (certo parziale e appena abbozzato) di ricostruzione storica del peggior fenomeno che ha attraversato la storia d’Italia e d’Europa. Questa sommaria ricostruzione è destinata anche a tener desta l’attenzione sui rischi che sta correndo in questo momento la nostra democrazia avvolta in un pessimo clima politico, morale e culturale. Il termine fascismo nasce con i Fasci siciliani (1891 – 1893), ma la prima fortuna politica di questo appellativo si colloca tra il 1914 e il 1919, a partire dai Fasci di azione rivoluzionaria, che propagandavano l’intervento italiano nella prima guerra mondiale, precedendo quindi l’adunata dei Fasci di combattimento di Milano del 23 Marzo 1919, atto di nascita del movimento mussoliniano. Il fascismo nasce, quindi, come punto di aggregazione di reduci dalla guerra rimasti ai margini nel processo di riorganizzazione della vita pubblica nell’immediato dopoguerra, riorganizzazione fondata sui nuovi grandi partiti di massa e sulla convivenza tra questi e gli antichi ceti notabilari dell’Italia liberale. I reduci di guerra, in particolare del corpo degli Arditi, si mossero così sulla base di contorni politici piuttosto vaghi, all’insegna di slogan che oggi potremmo riassumere come quelli della “rottamazione” o del “tutti a casa”. Il fascismo, in questo modo si inserì, nei primordi, in un filone di generico ribellismo, schierandosi tuttavia da subito su di una linea violentemente anti-socialista e anti – democratica, all’insegna di una non meglio precisata “selezione di valori”. Il fascismo respinse ogni egualitarismo e in tale senso la paternità ideologica del fascismo deve essere attribuita, in larga parte, al nazionalismo. In tempi come quelli attuali di crisi verticale del quadro internazionale il tema del nazionalismo, dovrebbe fare una qualche impressione in un lavoro comparativo svolto da sinceri democratici. Non a caso proprio il nazionalista Alfredo Rocco sarà, più tardi, l’autentico “architetto” del fascismo diventato regime. Nella sua prima formulazione l’ideologia dei fasci apparve debitrice anche verso movimenti come il futurismo e l’arditismo, esaltatori dell’italianità della guerra e della giovinezza, e portatori di un generico rifiuto della “normalità” borghese (in questo senso, sempre riferendoci agli esordi, esiste una possibilità di comparazione sul piano internazionale con l’Action Francais di Maurras). Dopo il fiasco elettorale del novembre 1919, dall’autunno del 1920, grazie ai massicci finanziamenti di organizzazioni agrarie, soprattutto in Val Padana, il fascismo assunse, sul piano organizzativo, il volto dello squadrismo. Uno squadrismo tollerato, quando non aiutato dalle istituzioni dello Stato. Sul piano ideologico il fascismo lasciò cadere le pregiudiziali contro la monarchia e la chiesa cattolica. L’ambiguità ideologica diventerà, da questo punto in avanti, una costante del pensiero fascista che si articolerà in una complessa varietà di posizioni. Lo stesso Mussolini, del resto, non nasconderà mai il proprio “relativismo” sul terreno filosofico – politico. La linea di oggi è quella del “né di destra, né di sinistra”, mentre si punta decisamente verso l’elettorato di destra sia da parte della Lega, sia da parte del M5S: ma non possiamo dimenticare precedenti illustri con la “vocazione maggioritaria” proclamata prima da Veltroni e poi da Renzi. Tornando alle origini del fascismo: davanti al ripiegare del movimento socialista il fascismo si schierò in modo esplicito all’estrema destra. I liberali, ormai in pieno disfacimento, credettero di poter compiere un’operazione d’inserimento del fascismo nelle istituzioni attraverso un processo di progressiva integrazione e assorbimento “nella legalità” e ne favorirono, attraverso la presentazione di liste di “Blocco Nazionale”, l’ingresso in Parlamento con le elezioni del maggio 1921. Un’analisi rivelatasi, alla fine, del tutto fallace. Con l’ingresso in Parlamento il fascismo si avviò alla trasformazione in partito che venne formato (con la denominazione Partito Nazionale Fascista) nel Novembre del 1921. Il PNF teorizzò, da subito, quello che sarà definito “doppio binario”, quello legale e quello insurrezionale e l’ascesa al potere avvenne in una forma a metà dei due versanti con la marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Giunto al potere, mentre si dedicava all’edificazione delle strutture istituzionali di un regime poi giudicato a posteriori d’imperfetta vocazione totalitaria, il fascismo affrontò l’elaborazione di un apparato teorico – politico. Ma l’intellettualità fascista era costituita, in primo luogo, non da ideologi ma da organizzatori. Lo stesso filosofo Giovanni Gentile, entrato nel primo governo Mussolini e autore di quella che è stata definita la “più fascista delle riforme” quella della scuola, svolse lungo il ventennio un ruolo di straordinario organizzatore culturale. Un ruolo di organizzatore culturale che gli consentì di egemonizzare gran parte del ceto intellettuale italiano. Sul piano teorico Gentile fu un convinto sostenitore della continuità tra il liberalismo classico, incarnato nell’Italia della “destra storica”, e il fascismo: la “storicità” del fascismo (cui si contrapponeva il bolscevismo con la sua “antistoricità”) avrebbe dovuto dimostrare, partendo dalla volontà di conciliare le esigenze dell’individuo e …

ANDREA COSTA

Fu uno dei fondatori del socialismo italiano. Si laureò in lettere all’Università di Bologna, in cui ebbe come compagno Pascoli. Ventenne, inizia la sua attività politica nel 1871, divenendo in breve tempo uno dei dirigenti della federazione italiana della Prima Internazionale, per l’attrazione subita dalle idee anarchiche di Bakunin, di cui divenne segretario. Dedicandosi alla propaganda politica e fondando il “Fascio operaio” prima, e il “Martello” poi. Arrestato per l’insurrezione di Bologna (marzo 1873) di cui ne fu il principale organizzatore, due anni dopo nel 1876 fu rilasciato dopo il processo. Andrea Costa in carcere. L’adunanza preliminare del congresso (nazionale di Bologna), che ebbe luogo la mattina del 16 marzo (1873), passò liscia liscia. La polizia non aveva dato segno alcuno di vita, e noi cominciavamo a sperare ormai che il congresso potesse aver luogo tranquillamente, quando, la sera del 16, uno stuolo di agenti di polizia, di guardie e di carabinieri invase la sede della Federazione socialista di Bologna, ove parecchi di noi ci trovavamo, e trasse tutti in arresto. La Federazione socialista aveva allora la sua sede al disopra dei Caffé del Comunale. Per il Caffé, che fu fatto chiudere, la polizia salì alle stanze superiori; e qualche amico ebbe, appena, il tempo di gridare «Le guardie!», che già le guardie ci erano addosso. Quella invasione tuttavia non ci turbò. In questura l’interrogatorio, a cui mi sottoposero, fu assai breve: nome, cognome, condizione, se apparteneva all’Internazionale, se aveva in essa qualche ufficio, e così via. Finito l’interrogatorio, mi condussero al Torrione, che era allora il peggiore carcere di Bologna; e mi lasciarono nelle mani paterne dei guardiani; i quali, dopo una minutissima perquisizione addosso, fattisi precedere da uno «scopino », che portava un saccone di paglia ed una coperta, mi rinchiusero finalmente nella « segreta », che mi era destinata, augurandomi la buona notte. Andrea Costa (dall’Autobiografia). Cittadini Giurati! «Le idee che voi professate, diceva il P.M., sono contrarie al senso comune; voi avete senso comune; dunque, professandole, siete in mala fede». Sì, Pubblico Ministero, se le idee che noi professiamo fossero quelle che voi esponeste, avreste ragione di chiamarci pazzi o malvagi: ma voi sapete per primo che quelle idee non le professiamo, e male vi opponeste quando credeste si ridesse di noi alla esposizione poco felice e poco originale di ciò che chiamavate i principii dell’internazionale! Non si rideva di noi, perché le idee nostre sono abbastanza conosciute e voi le avete fatte conoscere maggiormente; ma si rideva di voi, che tenevate e Giurati e Difensori e Cittadini tutti tanto ingenui da credere per un momento, che noi potessimo professare le idee da voi esposte. Quella accusa di mala fede o P. M., non giunge fino a noi. “Giù la maschera”, diceva il P.M. – Noi, non vogliamo ritorcere contro di voi, questo grido, perché noi che secondo voi non crediamo in nulla, crediamo pur sempre nella integrità della natura umana; e questo grido facciamo conto di non aver udito, per non ritorcerlo contro di voi. «Voi volete distruggere la scienza”. Sì, la scienza che mette il mondo creato da seimila anni; la scienza che mandava al rogo Giordano Bruno, la scienza che torturava Galileo, la scienza vostra che tiene per disonesti coloro che non credono, questa scienza non siamo noi che vogliamo distruggerla: essa è già morta. Ma la scienza nuova, dei progresso, della luce, la scienza che ha atterrati i vecchi idoli e i vecchi pregiudizi e che atterrerà per la sua efficacia i vecchi privilegi, di quella scienza noi siamo modesti sì, ma appassionati cultori, ed è nostro vanto applicarla al sistema sociale, e da essa attingiamo la nostra forza. «Voi non avete fede!» replicò il P.M. E come sopporteremmo allora calmi e tranquilli le vostre ingiurie, le vostre carceri, i vostri birri e le continue vessazioni alle quali siamo esposti se non avessimo fede profonda nella giustizia delle rivendicazioni sociali per le quali ci adoperiamo? Via dunque, queste accuse di voi indegne, dettate da odio partigiano… E con questo, cittadini giurati, ho finito. La coscienza popolare che voi rappresentate si è già abbastanza. manifestata. Che, se nonostante tutto questo, voi doveste condannarci, noi non ci appelleremo ad una Corte di Cassazione del Regno; noi ci appelleremo invece ad un tribunale ben più severo e formidabile, un tribunale, o cittadini, che deve un giorno giudicare noi imputati, e voi giudici: noi ci appelleremo all’avvenire ed alla Storia! Andrea Costa (dall’autodifesa al processo di Bologna del 1876). Nel giugno dello stesso anno dirige il giornale “Il Martello”, ma nel maggio del 1877 scoppiati nuovi tumulti insurrezionali a San Lupo di Benevento, per sfuggire alla repressione è costretto a lasciare l’Italia e riparare prima in Svizzera, poi in Francia. In Svizzera conosce e si lega ad Anna Kuliscioff. Nell’esilio matura, abbandona l’anarchismo e inizia a superare quella concezione ribellistica e antilegalitaria della lotta politica. Nel 1880 fonda la “Rivista internazionale del socialismo”, più tardi (1881) nasce l’Avanti! non ancora quotidiano ma settimanale. Quando torna in Italia quattro anni dopo, nel 1882, alla creazione del partito socialista rivoluzionario, relega l’anarchia, perché ritiene essere importante le lotte nell’agone politico per un cambiamento del sistema elettorale e per varare collegialmente con gli altri partiti le riforme necessarie all’Italia. Fu dunque tra i primi protagonisti della diffusione delle organizzazioni socialiste, anche se con il maturare del movimento vide la sua linea un po’ romantica perdere terreno, pur restando un chiaro punto di riferimento dei socialisti riformisti. Nel 1882 è lui il primo socialista ad entrare in Parlamento, nella quale sedette – salvo una breve interruzione dal ’93 al ’95- fino all’anno della sua morte. Nelle sue battaglie politiche fu un tenace oppositore delle politica coloniale del governo Crispi, della repressione poliziesca e dell’autoritarismo umbertino. Nel 1892 dopo aver stretto rapporti con Bissolati e la lega socialista milanese partecipa a Genova al congresso di fondazione del Partito dei Lavoratori, (poi Partito Socialista Italiano). Anche lui come Bissolati sarà al centro della repressione dopo i fatti del 1898 a Milano …

“IDEA SOCIALISTA” VERBANIA SU ESITO REFERENDUM

Meno di 40mila sì al Vco lombardo Referendum. In Ossola ha votato il 39%, Verbano e Cusio freddi L’astensionismo è stato determinante per chiudere la partita della secessione dal Piemonte. Sono stati 47.623 gli elettori del Vco che sono andati alle urne per esprimere il proprio parere, solo il 33,22% dei 143.375 aventi diritto. Ben lontano quindi dal quorum da raggiungere, la metà degli aventi diritto più uno. Nell’Ossola, dove le previsioni del comitato per il sì erano probabilmente più ottimistiche, la percentuale è stata del 39%, mentre nel Verbano del 30% e nel Cusio del 24%. Il referendum è uno strumento previsto dalla nostra Costituzione: è uno strumento di democrazia, è uno strumento serio, è uno strumento “delicato, da maneggiare con cura”. Ogni tipo di referendum prevede norme da rispettare per poterlo attivare e limiti numerici sia per la sua validità sia per la sua conferma. Nel nostro caso questi limiti NON sono stati raggiunti, quindi QUESTO REFERENDUM NON E’ RISULTATO VALIDO ED E’ STATO PERSO DAI SUOI PROPONENTI. Non c’è null’altro da dire né da recriminare. Ognuno può avere le sue valutazioni sul perché della sconfitta, ma questa è innegabile e senza appello. Ha vinto l’astensione, alla quale si possono sempre dare valutazioni diverse. Ma, di fronte a un referendum che poneva una scelta così importante, l’astensione non può non assumere significati molto chiari e inequivocabili: disinteresse? Sì, certamente, ma meglio sarebbe dire NON interesse per la scelta richiesta; rifiuto motivato? Sì, certamente. Quindi una scelta consapevole. Noi, che pensiamo che votare sia un diritto-dovere di ogni cittadino, in questo specifico caso abbiamo coscientemente invitato A NON VOTARE, perché questo referendum era inutile, costoso e pericoloso e ne abbiamo spiegato sinteticamente le ragioni. Se poi si aggiunge la chiara percezione di desideri personali di visibilità e di possibile carriera politica, che hanno spinto verso la scelta di chiedere un referendum così fatto, allora diventa altrettanto chiaro un motivo in più per l’astensione dal voto. Con questo, ovviamente, i “nostri problemi” restano quelli di prima e vanno risolti al meglio possibile. Ma ciò è e sarà possibile solo se si registrerà un minimo comun denominatore di intenti tra le forze politiche e sociali per pretendere dalla Regione la loro soluzione, senza pasticci o sotterfugi o inutili fughe in avanti. Molti strumenti per raggiungere un buon risultato ci sono già, basta decidere di usarli e di pretenderne l’attuazione; non c’è bisogno di alcun elenco, chi fa politica sa bene quali sono. Attendiamo con vivo interesse di vedere se questo “salto di qualità” si vorrà e si saprà fare, FINALMENTE. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’ADDIO AD ARIS ACCORNERO, UNO STUDIOSO CHE RIMARRA’ PUNTO DI RIFERIMENTO SUL LAVORO

Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre è venuto a mancare Aris Accornero, un grande studioso del mondo del lavoro, da sempre amico di Rassegna Sindacale, il giornale della Cgil, di cui è stato anche direttore dal 1968 al 1971. Nato ad Asti nel 1931, professore emerito di Sociologia industriale presso l’Università La Sapienza di Roma, era stato anche dottore emerito in Giurisprudenza, titolo conferitogli nel 2000 dall’Università di Ferrara. La sua esperienza nel mondo del lavoro inizia nel 1946 come operaio, alla Riv di Torino, da cui viene licenziato nel 1957 per rappresaglia in quanto comunista. Nel 1959 venne pubblicato il suo primo libro “Fiat confino. Storia della Osr” (1959), cui seguirà la pubblicazione di numerosi saggi, tra cui “San Precario lavora per noi” (2006), fino all’ultimo “Quando c’era la classe operaia”. Storie di vita e di lotte al Cotonificio Valle Susa (2011). La sua attività di studio e di ricerca è stata di riferimento per numerose analisi del lavoro. Ha curato l’annuale rapporto Cnel sul mercato del lavoro. Ha scritto la voce “lavoro” per l’Appendice 2000 dell’Enciclopedia Treccani.      Faceva parte della direzione de Il Diario del Lavoro ed era nel comitato editoriale dei Quaderni di Rassegna Sindacale. Aris Accornero viene ricordato su Rassegna Sindacale da Patrizio Di Nicola, professore di Sociologia della organizzazione e dei sistemi avanzati all’Università La Sapienza di Roma. “Aris Accornero è stato uno dei miei professori alla facoltà di Sociologia di Roma. Anzi no, è stato “il” mio professore. Con lui ho preparato nel 1981 la tesi di laurea, che ho discusso un anno dopo. Era la prima volta anche per lui: era arrivato all’accademia dopo essere stato operaio (“specializzato” ci teneva a specificare) alla Riv, poi licenziato per rappresaglia, poi giornalista all’Unità, poi sindacalista e infine sociologo dell’industria, tra i migliori in Italia. A metà degli anni ’90, quando già collaboravo con lui da qualche tempo, gli chiesi di raccontarmi la “sua” fabbrica. Mi disse tra l’altro che, dopo 11 anni che ci lavorava, essendo un operaio “che sapeva leggere e scrivere”, si mise a produrre per la commissione interna il giornale di fabbrica. Fu licenziato. Non che non se lo aspettasse, ma gli dispiacque molto di non essere riuscito a terminare la raccolta dei questionari sugli operai per la sua prima ricerca sociologica. Molti anni dopo tornò a Torino su invito del management della Fiat per un seminario sugli anni ’50 in fabbrica e stupì tutti, “perdonando” Valletta per averlo licenziato: in fin dei conti la sua vita ne aveva guadagnato. Lavorare con Aris era una scoperta continua, e anche un divertimento (ma solo se studiavi molto). Preparare un questionario per una ricerca significava innanzitutto rispettare un rigore metodologico, che discendeva dai grandi studiosi: Max Weber, Robert Merton, Paul Lazarsfeld. Una volta trovate le domande perfette ci chiedeva di “indovinare” la percentuale di risposte che ognuna avrebbe ottenuto. Era un modo per misurare la sensibilità sociologica di studenti e ricercatori e la conoscenza dei fenomeni che si volevano studiare. Inutile dire che il migliore in questo “gioco” era Aris. La sua cultura sociologica era immensa, e lo si capisce dai molti e importanti libri che ha scritto, a cominciare da “Il lavoro come ideologia” del 1980, in cui anticipa il venir meno della retorica “eroica” sul lavoro, ricordando che di questo conta il senso e non la nobiltà, sino ai più recenti, dedicati al sindacato, ai nuovi lavori e a quelli precari, alle lotte delle operaie della Val di Susa. Il suo libro di testo Il mondo della produzione, pubblicato per la prima volta nel 1994, per quasi 25 anni è stato aggiornato, espanso e curato, in modo da rimanere una lettura indispensabile per chi vuole capire la sociologia del lavoro e dell’industria. Credo che a lui piacerebbe essere ricordato anche per l’impegno nei confronti degli studenti. Come ho già ricordato in un’altra occasione, quando Aris fu convocato dal presidente della Repubblica, in uno dei pomeriggi che dedicava al ricevimento degli studenti, mise in bacheca un annuncio con il quale si scusava molto con gli studenti per essere costretto ad arrivare in ritardo. Questo era Aris Accornero, il mio maestro, un professore come pochi. Mancherà a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

ANARCO-SOCIALISTI DI FINE SECOLO

di Gustavo Buratti | Un elenco di “sovversivi” del 1891 Nel mio archivio familiare ho trovato un manoscritto di due fogli protocollo per complessive otto facciate, non datato, riportante un “elenco di individui trovati annotati nelle carte e corrispondenze state sequestrate all’arrestato Caspani Antonio con le informazioni somministrate dalle rispettive autorità”. Non mi spiego la provenienza di tale documento; probabilmente doveva appartenere alla famiglia di mia nonna paterna, Casaccia (da Bioglio), a sua volta imparentata con i Monticelli di Torino. Nell’una e nell’altra famiglia erano infatti magistrati ed avvocati: avvocato Candido Monticelli, magistrato (padre di Carlo Monticelli (1), Andorno Micca 1875 – Torino 1952, giornalista antifascista schedato nel Casellario politico centrale 1896-1945) (2); avvocato Giuseppe Casaccia (1861-1915); avvocato Pierino Casaccia. Il riferimento al periodico “La nuova gioventù”, che si trova nella nota riguardante l’anarchico Ottavio Nannelli (erroneamente nominato “Mannelli”) “che dovrebbe veder la luce fra poco a Firenze” (infatti il primo numero uscì il 18 ottobre 1891, dopo aver superato difficoltà che dovevano essere note a chi aveva redatto la nota), nonché l’età dei personaggi, datano la redazione della nota al 1891, molto probabilmente all’estate di quell’anno. Dell’Antonio Caspani, presso il quale tali nominativi furono rinvenuti, non sappiamo nulla; si può presumere che quei contatti fossero proprio in vista dell’uscita del periodico dei giovani anarchici, considerata la giovane età di molti di loro e le corrispondenze che saranno pubblicate dal settimanale, provenienti per la maggior parte proprio dalle località dove operavano i compagni del Caspani, i quali sono perlopiù riconducibili alla linea “radicale” del movimento anarchico, che comprendeva anche gli individualisti (come Angelo Mancini) e gli “espropriatori diretti” (come Rodolfo Pennicchi), il che conferisce una certa “omogeneità” al documento. È significativo inoltre notare come la “rete dei correligionari” (come li definisce l’autorità di polizia!) di questa “lista Caspani” sia estesa a tutta Italia, andando da Borgosesia a Marsala. Accanto a nomi noti (Giovanni Domanico, Carlo Monticelli, Lodovico Nabruzzi, Adamo Mancini) (3), ve ne sono altri poco conosciuti od addirittura ignoti agli storici del movimento operaio, ma che pur dovevano avere qualche rilevanza nell’organizzazione; per questo ritengo che il documento costituisca un interessante tassello per ricostruire il “mosaico” del movimento nel periodo praticamente clandestino, e l’ho corredato, per diversi personaggi, di note biografiche, raccogliendo le notizie da varie fonti; mentre, purtroppo, per gli altri l’unico riferimento rimane quanto riportato nel documento. I “sovversivi”  Elenco degli individui trovati annotati nelle carte e corrispondenze state sequestrate all’arrestato Caspani Antonio con le informazioni somministrate dalle rispettive autorità Ferrarone Giacinto di Romualdo. Nato nel febbraio 1869 a Candelo. Dimora a Biella. Esercitò le professioni di disegnatore meccanico, scrivano e commesso. Lavorò presso le Ditte Poma e Prina, ma fu licenziato per le sue idee politiche sovversive professando egli dottrine socialistiche con accentuata tendenza anarchica. Riceve frequenti opuscoli, lettere e giornali dall’Italia e più specialmente dall’Estero. Non è però pregiudicato (4). Cisi, non Cesi, Giovanni di anni 60, dimorante in Casale. È ben conosciuto come individuo di principi sovversivi, è presidente della Lega dei Lavoratori del Monferrato, che conta pochi affiliati ed ha per scopo la diffusione delle idee socialiste. È di poca istruzione e non ha molta influenza sulla classe operaia (5). Dalmazzo Lobetti Angelo fu Francesco d’anni 65. Pensionato Governativo quale Computista. Dimorante in Govone. Professa idee contrarie alle attuali istituzioni e si crede abbia corrispondenza cogli affiliati del partito anarchico. È però ritenuto di buona condotta morale e non è ritenuto pericoloso. Casissa Giovanni Salvatore fu Cristoforo di anni 27. Dimora ed è nativo di Trapani. Scrive pel giornale “Il Proletario” ed altri assai conosciuti e si tiene in continua corrispondenza con i gruppi anarchici del continente. Attualmente in carcere in espiazione di pena per attentato alla libertà del lavoro (6). Azzaretti Antonio fu Natale di anni 32, sarto, nato a Palermo. Dimora a Marsala ed è ben conosciuto per le sue idee ultra sovversive e per la insistente velleità ad atteggiarsi a capo od almeno membro influente dei sodalizi comunisti anarchici facendone pubblica manifestazione persino nei pubblici uffici. È d’indole violenta petulante ed impulsiva. Fu condannato per ferimento grave e condannato per ribellione. Fa continua propaganda d’idee e stampe anarchiche, ma i suoi sforzi hanno poca presa tra le masse che nella Provincia di Trapani sono contrarie a moti inconsulti (7). Paoletti Mario Giuseppe di Angelo, nato in Pesaro il 17 luglio 1851. Verniciatore. Dimora in Pesaro ed è uno dei capi del partito anarchico. Subì varie condanne e procedure per cospirazione, reati di stampa ed oltraggio ad agenti della forza pubblica. È ritenuto per influente e pericoloso. Ora è in miseria e vive disoccupato con qualche soccorso di correligionario (8). Bianchi Onofri Desiderio detto Rossin, fu Carlo di anni 26, tessitore di Como. Dimora in Como ed è uno dei più pericolosi anarchici di quella città. Di carattere violento egli si tiene in continua relazione coi correligionari di altri paesi e non si lascia sfuggire occasione per far propaganda dei suoi principi sovversivi. Venne già arrestato e processato per la introduzione nel Regno di manifesti sovversivi, arrestato e processato in occasione del 1 maggio attuale e condannato per incitamento allo sciopero (9). Bergamasco Giovanni di Carlo, nato in Pietroburgo il 1 gennaio 1863, possidente. Dimora in Napoli dal 1885, proveniente dalla Russia dalla quale era fuggito perché nichilista ardente, e dalla Svizzera ove si era legato con più noti settari. Fu sempre a capo di ogni movimento della parte anarchica e collabora nei giornali più violenti per principi sovversivi. Fu più volte processato e condannato e nell’aprile di quest’anno fu anche denunziato ed arrestato per associazione a delinquere ed attualmente in libertà provvisoria in attesa del giudizio (10). Garavini Antenore di Forlì. È figlio di una Guardia Municipale di Forlì ed egli stesso è impiegato presso il Municipio di quella Città. È affiliato alla setta anarchica e ne è uno dei più caldi fautori, però non avendo mezzi, non si muove mai da Forlì e si limita a prendere parte al movimento anarchico di quella Città ed a fare propaganda …

DISABILITA’

DISABILITA’ I dati sulla disabilitá in Italia sono oggettivamente impressionanti: 4.100.000 sono gli italiani affetti da varie patologie significativamente invalidanti. Di questi 3.086.000 (da quindici anni in su) presentano limitazioni funzionali gravi ma l’INPS eroga l’indennità di accompagnamento per invalidità civile solo a 1.933.000 mentre 1.153.000 persone nella stessa condizione non percepiscono l’indennità di accompagnamento. Che servizi ottengono le persone con disabilità dai Comuni? 6,9 disabili su 100 Assistenza domiciliare socio-assistenziale 1,9 disabili su 100 Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari 4,0 disabili su 100 Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario 4,2 disabili su 100 Ricoverati in strutture residenziali Nel 2013 meno del 20% delle famiglie con persone con disabilità ha usufruito di servizi pubblici a domicilio. Il 70% delle famiglie non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica. (Dati ISTAT 2013). Questi dati, peraltro non recenti descrivono un problema sociale e pure sanitario gigantesco, (vedere altri dati nelle note) e come ogni dato non esprime la reale condizione operativa e funzionale delle famiglie che hanno a carico un disabile grave, specie se non autosufficiente. Le statistiche non illustrano nemmeno le spese che le famiglie devono affrontare per sussidi, medicine non mutuabili, integrazione dell’assistenza o assente o insufficiente con collaboratori full o part time! Spesso i familiari per assicurare una minima assistenza al congiunto malato, devono rinunciare al lavoro o rinunciare alla ricerca di una occupazione! I fondi a disposizione delle regioni e quelli delle regioni stesse, sono del tutto insufficienti alla gestione di un problema drammatico cui si aggiungono complicazioni burocratiche enormi per accedere ad essi! La stessa informazione sulle possibilità e modalità di accesso alle provvidenze disponibili è particolarmente carente, di fatto basata sul passa parola o su iniziative di associazioni dl volontariato. La stessa istituzione di un Ministero per le disabilità nel governo Conte, incontra non poche difficoltá per l’assenza di competenze e poteri chiari, e per dissidi tra le varie associazioni per i timori di un nuovo carrozzone. I socialisti, nel solco della loro tradizione di lotta al bisogno, all’emarginazione, a favore della dignità umana, sociale, economica dei più sfortunati, non possono non denunciare il trascorso recente smantellamento del welfare, con tagli inaccettabili in diverse aree compresa quella delle disabilitá. Nel contempo avanzare proposte di recupero e rafforzamento, con un deciso aumento degli stanziamenti, della rimodulazione delle misure di assistenza, delle modalità di erogazione e di accesso alle provvidenze, contrastando l’ospitalitá residenziale coatta dei disabili, specie quelli non autosufficienti in strutture residenziali, una ghettizzazione di fatto, una facile e ingiusta scorciatoia, peraltro particolarmente costosa. La priorità assoluta e inderogabile è il diritto assoluto del disabile di essere assistito in famiglia, nella propria abitazione, con supporti economico-assistenziali adeguati, copertura infermieristica, sostegno psicologico al disabile ai familiari. Occorre obbligare le Regioni al rapido approntamento di un piano regionale per le disabilità, ancorato a fondi più consistenti, all’unicitá del soggetto esecutivo che deve esser nl contempo coordinatore, attuatore e d erogatore delle provvidenze (Usl, Comune o apposita Agenzia pubblica regionale) consentendo al disabile e ai suoi familiari una facile, trasparente ed efficace interlocuzione e semplificando gli adempimenti burocratici. Il tutto unito ovviamente ad un severo periodico controllo, anche. a campione, sul diritto e sull’uso congruo dell’uso delle risorse da parte dei beneficiari! Appare opportuna l’istituzione di una graduatoria pubblica dei richiedenti il sostegno economico-assistenziale, sulla base di parametri oggettivi (gravitá della disabilitá, reddito, situazione patrimoniale,benefici derivanti da altri interventi pubblici,situazione familiare e qmbientale) per evitare discriminazioni, favoritismi, clientelismi e altre distorsioni) quantitá e qualitá degli interventi. La stessa procedura per la presentazione dell’ISEE, a certificazione del reddito effettivo del disabile, per l’accesso ai vari interventi, va stabilizzata e semplificata, utilizzando anche lo strumento della dichiarazione di responsabilità o dell’atto notorio. Come socialisti abbiamo l’obbligo di farci carico di questa complessa problematica, sottraendola alla distrazione di questi anni, che ha portato perfino ad un taglio vergognoso all’apposito Fondo Nazionale, a privilegiare di fatto la politica dei ricoveri nelle residenze, che dovrebbe essere l’estrema ratio rivolta a persone disabili, prive di famiglia. Questo impegno del resto si colloca naturalmente nella tradizione socialista intesa come lotta a tutte le forme di povertà, alla vicinanza e sostegno ai soggetti e categorie più deboli, alla giustizia ed equità sociale. Nelle note di seguito altri dati interessanti sulla problematica delle disabilità! NOTA 1 Quanto si spende in Europa per disabilità in % al PIL? Danimarca: 4,1 Svezia: 3,9 Croazia: 3,5 Finlandia: 3,5 Lussemburgo: 2,6 Belgio: 2,3 Germania: 2,3 Paesi Bassi: 2,3 Austria: 2,2 Media UE (28): 2,1 Francia: 2,1 Portogallo: 1,9 Regno Unito: 1,9 Estonia: 1,8 Spagna: 1,8 Italia: 1,7 Slovacchia: 1,6 Slovenia: 1,6 Ungheria: 1,6 Lituania: 1,5 Polonia: 1,5 Bulgaria: 1,4 Repubblica Ceca: 1,4 Grecia: 1,3 Irlanda: 1,3 Romania: 1,3 Lettonia: 1,2 Cipro: 0,8 Malta: 0,7 NOTA 2 Quanto si spende in Europa per la disabilità? La spesa procapite in euro: Lussemburgo: 1.513 Danimarca: 1.233 Svezia: 1.220 Finlandia: 1.018 Paesi Bassi: 745 Germania: 743 Austria: 714 Belgio: 683 Francia: 595 Media UE (28): 538 Croazia: 538 Regno Unito: 501 Italia: 430 Spagna: 426 Irlanda: 384 Portogallo: 355 Estonia: 335 Slovenia: 333 Slovacchia: 325 Repubblica Ceca: 306 Ungheria: 288 Lituania: 287 Polonia: 276 Grecia: 264 Lettonia: 199 Cipro: 180 Romania: 174 Bulgaria: 171 Malta: 156 NOTA 3 Quanti disabili vivono in istituto? 257.009 persone con disabilità o non autosufficienti sono a rischio di segregazione. 2.593 minori con disabilità e disturbi mentali. 49.159 adulti con disabilità e patologia psichiatrica. 205.258 anziani non autosufficienti. Il 95% vive in istituto o in RSA e solo il 5% vive in comunità. Il 60% dei ricoveri in struttura è concentrato in 4 regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte Fonte: ISTAT, I presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari. NOTA 4 Spesa per persona con disabilità Piemonte: 3.875 Valle d’Aosta: 307 Liguria: 2.173 Lombardia: 4.117 Bolzano: 21.628 Trento: 12.417 Veneto: 3.892 Friuli Venezia Giulia: 7.604 Emilia-Romagna: 4.232 Toscana: 2.679 Umbria: 1.363 Marche: 4.283 Lazio: 4.060 Abruzzo: 1.783 Molise: 824 Campania: 706 Puglia: 1.065 Basilicata: 1.482 Calabria: 469 Sicilia: 1.699 Sardegna: 8.517 Media nazionale: 2.990 euro/anno – 8 …

SANITA’ DIRITTO ALLA SALUTE

SANITA’, DIRITTO ALLA SALUTE Da troppo tempo, da tempi immemorabilmente socialisti (Mariotti con la sua riforma 132/68 che poi firmò l’Anselmi, Aniasi che la difese a spada tratta) non si parla di sanità se non in termini minimali, limitando tutto alla polemica dei vaccini. La pubblica opinione comincia a non credere più a nessuno perché la rissa da stadio curva sud e curva nord ha fatto il suo tempo. La salute pubblica è ben altra cosa e ci auguriamo che qualcuno prima o poi la difenda. Difenderla significa riabilitare il ruolo del Sistema Sanitario nazionale con pochi e semplici passaggi. Dal 1989, e quindi dall’istituzione delle aziende, il Servizio sanitario è diventato SISTEMA amministrativo economico finanziario e dunque politico. Basti pensare che nell’organico Aziendale il rapporto Personale amministrativo/Medici è ormai di 4 a 1. Parla chiaro l’esito dell’Indagine della Commissione Sanità del Senato della precedente legislatura in cui si fa voti perché si correggano alcune distorsioni del Sistema Sanitario Nazionale. L’elenco siderale dei problemi è stato demandato ad altri alla Legislatura attuale e ci si augura che le situazioni si correggano. Come dire “Brevi cenni sull’Universo”. Lo slogan “Per tutti e non per pochi” vale soprattutto per una sanità incorreggibilmente avviata verso la fase della sussidiarietà assicurativa. Dunque ci chiediamo se questa maggioranza voglia la privatizzazione malcelata o mantenere lo spirito universale e globale dell’assistenza per tutti. Come noto, le principali Compagnie Assicurative hanno prospettato per il 2018 un budget di ben 4 miliardi per la Medicina Assicurativa Integrativa, danaro a carattere privato cioè dei cittadini. L’altro problema, non disgiunto dal precedente, è l’aziendalizzazione, con tutte le sue storture (una per tutte il DRG) che, oltre a evocare fenomeni di corruzione, ha provocato il guasto gravissimo di ritenere il malato e le sue sofferenze semplicemente un costo e una spesa. Come noto, il disavanzo del Sistema Sanitario Regionale (SSR), che ha imposto i Piani di rientro, è tale da imporre una revisione del Titolo V appena si possa, ossia a Legislatura appena dischiusa. Non è concepibile infatti che il PIL regionale venga devoluto tra il 76 e l’80% alla Salute e i malati della Calabria, Basilicata e altre Regioni disastrate si trasferiscano con pendolarismo sanitario aumentando a dismisura le liste d’attesa degli Ospedali Metropolitani di Milano, Torino e Roma, dove la lista d’attesa inizia già a Fiumicino. Le quali liste hanno come causa primaria non già solo l’afflusso dei migranti sanitari (oltre a quelli politici ed economici) bensì la desertificazione della Medicina Territoriale, la chiusura degli Ospedali periferici o di terza categoria che invece dovrebbero essere riadattati a Centri di Primo Intervento (diagnostico e terapeutico). Una volte per tutte un taglio al tormentone “vaccini”. Lasciando agli esperti le discussioni di merito, che sono molte e complesse e di cui spesso si è dovuta occupare con buon senso la magistratura, si deve arrestare la diatriba rovinata sul piano inclinato e assai scivoloso della curva sud vs curva nord. Si impone un segnale di serietà per porre fine a queste modalità che danno solo disdoro a chi le utilizza. Un segnale di trasparenza. Come noto, recenti indagini di Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc puntano il dito almeno su un’azienda sanitaria ogni tre (37%) per episodi di corruttela negli ultimi 5 anni, non affrontati in maniera appropriata e confermando i circa 6 mld dissipati in corruzione sanitaria. E lanci un segnale su possibili conflitti di interesse che, a vario titolo ed in diverse modalità, coinvolgono il mondo della Sanità con l’industria. ALCUNE LINEE PROGRAMMATICHE DEL TAVOLO ART. 32 DIRITTO ALLA SALUTE 1) Raccolta firme per un DDL d’iniziativa popolare per la sostituzione dell’attuale struttura Aziendale Ospedaliera in Enti a configurazione Provinciale e Regionale;2) Controllo e monitoraggio della Spesa Sanitaria Regionale che rappresenta dal 78 all’86% del PIL regionale.3) Monitoraggio della corruzione emergente in sede Ospedaliera che depaupera di circa 6 mld/anno;4) Revisione Del DRG e rimodulazione delle prestazioni al fine di evitare surrettizi fenomeni corruttivi;5) Revisione delle attribuzioni di I.R.C.C.S. (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico);6) Rimodulazione dei compiti e attribuzioni dei Dipartimenti Ospedalieri (Dlgs 517/99 detta legge Bindi-Zecchino);7) Monitoraggio del controllo politico del personale ai fini di nuove assunzioni. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it