DISABILITA’

I dati sulla disabilitá in Italia sono oggettivamente impressionanti:
4.100.000 sono gli italiani affetti da varie patologie significativamente invalidanti.
Di questi 3.086.000 (da quindici anni in su) presentano limitazioni funzionali gravi ma l’INPS eroga l’indennità di accompagnamento per invalidità civile solo a 1.933.000 mentre 1.153.000 persone nella stessa condizione non percepiscono l’indennità di accompagnamento.

Che servizi ottengono le persone con disabilità dai Comuni?
6,9 disabili su 100 Assistenza domiciliare socio-assistenziale
1,9 disabili su 100 Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari
4,0 disabili su 100 Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario
4,2 disabili su 100 Ricoverati in strutture residenziali

Nel 2013 meno del 20% delle famiglie con persone con disabilità ha usufruito di servizi pubblici a domicilio.
Il 70% delle famiglie non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica. (Dati ISTAT 2013).

Questi dati, peraltro non recenti descrivono un problema sociale e pure sanitario gigantesco, (vedere altri dati nelle note) e come ogni dato non esprime la reale condizione operativa e funzionale delle famiglie che hanno a carico un disabile grave, specie se non autosufficiente. Le statistiche non illustrano nemmeno le spese che le famiglie devono affrontare per sussidi, medicine non mutuabili, integrazione dell’assistenza o assente o insufficiente con collaboratori full o part time! Spesso i familiari per assicurare una minima assistenza al congiunto malato, devono rinunciare al lavoro o rinunciare alla ricerca di una occupazione!

I fondi a disposizione delle regioni e quelli delle regioni stesse, sono del tutto insufficienti alla gestione di un problema drammatico cui si aggiungono complicazioni burocratiche enormi per accedere ad essi! La stessa informazione sulle possibilità e modalità di accesso alle provvidenze disponibili è particolarmente carente, di fatto basata sul passa parola o su iniziative di associazioni dl volontariato.
La stessa istituzione di un Ministero per le disabilità nel governo Conte, incontra non poche difficoltá per l’assenza di competenze e poteri chiari, e per dissidi tra le varie associazioni per i timori di un nuovo carrozzone.

I socialisti, nel solco della loro tradizione di lotta al bisogno, all’emarginazione, a favore della dignità umana, sociale, economica dei più sfortunati, non possono non denunciare il trascorso recente smantellamento del welfare, con tagli inaccettabili in diverse aree compresa quella delle disabilitá.
Nel contempo avanzare proposte di recupero e rafforzamento, con un deciso aumento degli stanziamenti, della rimodulazione delle misure di assistenza, delle modalità di erogazione e di accesso alle provvidenze, contrastando l’ospitalitá residenziale coatta dei disabili, specie quelli non autosufficienti in strutture residenziali, una ghettizzazione di fatto, una facile e ingiusta scorciatoia, peraltro particolarmente costosa.
La priorità assoluta e inderogabile è il diritto assoluto del disabile di essere assistito in famiglia, nella propria abitazione, con supporti economico-assistenziali adeguati, copertura infermieristica, sostegno psicologico al disabile ai familiari.

Occorre obbligare le Regioni al rapido approntamento di un piano regionale per le disabilità, ancorato a fondi più consistenti, all’unicitá del soggetto esecutivo che deve esser nl contempo coordinatore, attuatore e d erogatore delle provvidenze (Usl, Comune o apposita Agenzia pubblica regionale) consentendo al disabile e ai suoi familiari una facile, trasparente ed efficace interlocuzione e semplificando gli adempimenti burocratici. Il tutto unito ovviamente ad un severo periodico controllo, anche. a campione, sul diritto e sull’uso congruo dell’uso delle risorse da parte dei beneficiari!
Appare opportuna l’istituzione di una graduatoria pubblica dei richiedenti il sostegno economico-assistenziale, sulla base di parametri oggettivi (gravitá della disabilitá, reddito, situazione patrimoniale,benefici derivanti da altri interventi pubblici,situazione familiare e qmbientale) per evitare discriminazioni, favoritismi, clientelismi e altre distorsioni) quantitá e qualitá degli interventi.

La stessa procedura per la presentazione dell’ISEE, a certificazione del reddito effettivo del disabile, per l’accesso ai vari interventi, va stabilizzata e semplificata, utilizzando anche lo strumento della dichiarazione di responsabilità o dell’atto notorio.

Come socialisti abbiamo l’obbligo di farci carico di questa complessa problematica, sottraendola alla distrazione di questi anni, che ha portato perfino ad un taglio vergognoso all’apposito Fondo Nazionale, a privilegiare di fatto la politica dei ricoveri nelle residenze, che dovrebbe essere l’estrema ratio rivolta a persone disabili, prive di famiglia.
Questo impegno del resto si colloca naturalmente nella tradizione socialista intesa come lotta a tutte le forme di povertà, alla vicinanza e sostegno ai soggetti e categorie più deboli, alla giustizia ed equità sociale.
Nelle note di seguito altri dati interessanti sulla problematica delle disabilità!

NOTA 1

Quanto si spende in Europa per disabilità in % al PIL?
Danimarca: 4,1
Svezia: 3,9
Croazia: 3,5
Finlandia: 3,5
Lussemburgo: 2,6
Belgio: 2,3
Germania: 2,3
Paesi Bassi: 2,3
Austria: 2,2
Media UE (28): 2,1
Francia: 2,1
Portogallo: 1,9
Regno Unito: 1,9
Estonia: 1,8
Spagna: 1,8
Italia: 1,7
Slovacchia: 1,6
Slovenia: 1,6
Ungheria: 1,6
Lituania: 1,5
Polonia: 1,5
Bulgaria: 1,4
Repubblica Ceca: 1,4
Grecia: 1,3
Irlanda: 1,3
Romania: 1,3
Lettonia: 1,2
Cipro: 0,8
Malta: 0,7

NOTA 2

Quanto si spende in Europa per la disabilità?

La spesa procapite in euro:
Lussemburgo: 1.513
Danimarca: 1.233
Svezia: 1.220
Finlandia: 1.018
Paesi Bassi: 745
Germania: 743
Austria: 714
Belgio: 683
Francia: 595
Media UE (28): 538
Croazia: 538
Regno Unito: 501
Italia: 430
Spagna: 426
Irlanda: 384
Portogallo: 355
Estonia: 335
Slovenia: 333
Slovacchia: 325
Repubblica Ceca: 306
Ungheria: 288
Lituania: 287
Polonia: 276
Grecia: 264
Lettonia: 199
Cipro: 180
Romania: 174
Bulgaria: 171
Malta: 156

NOTA 3

Quanti disabili vivono in istituto?
257.009 persone con disabilità o non autosufficienti sono a rischio di segregazione.
2.593 minori con disabilità e disturbi mentali.
49.159 adulti con disabilità e patologia psichiatrica.
205.258 anziani non autosufficienti.
Il 95% vive in istituto o in RSA e solo il 5% vive in comunità.
Il 60% dei ricoveri in struttura è concentrato in 4 regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte
Fonte: ISTAT, I presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari.

NOTA 4

Spesa per persona con disabilità
Piemonte: 3.875
Valle d’Aosta: 307
Liguria: 2.173
Lombardia: 4.117
Bolzano: 21.628
Trento: 12.417
Veneto: 3.892
Friuli Venezia Giulia: 7.604
Emilia-Romagna: 4.232
Toscana: 2.679
Umbria: 1.363
Marche: 4.283
Lazio: 4.060
Abruzzo: 1.783
Molise: 824
Campania: 706
Puglia: 1.065
Basilicata: 1.482
Calabria: 469
Sicilia: 1.699
Sardegna: 8.517
Media nazionale: 2.990 euro/anno – 8 euro/giorno
Fonti: ISTAT, “Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2012”, agosto 2015.

NOTA 5

Quante persone con grave disabilità lavorano?
Persone con gravi disabilità 15-64 anni
Il 19,7% lavora
[l’80,3% non lavora]
in cerca di occupazione 10,5%
non in cerca di occupazione 23,9 %
hanno smesso di lavorare 46,0 %
Meno di una persona su cinque con grave disabilità lavora.
Fonte: ISTAT, “Inclusione sociale delle persone con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi. Anno 2013”, (luglio 2015).

NOTA 6

Il decreto di Riparto del Fondo per la non autosufficienza deve passare al vaglio della Conferenza Unificata per l’intesa.

Il decreto di riparto del Fondo per le non autosufficienze (che dovrà appunto stabilire quante risorse attribuire a ciascuna Regione) arriva in Conferenza Unificata per raggiungere l’intesa su come suddividere per ciascuna regione il denaro utile a erogare prestazioni e i servizi a favore delle persone non autosufficienti. Ai 450 milioni di Euro stanziati dal Fondo come dotazione iniziale vanno aggiunti 13,6 milioni derivanti dai risparmi conseguenti le visite di accertamento su handicap e invalidità, svolte dall’INPS. Le regioni si impegnano poi ad integrarne altri 50. Vediamo nel dettaglio cifre e criteri di riparto.

463,6 MILIONI – Dopo un “balletto di rimpinguamenti” e tagli ai fondi dei mesi scorsi (ne parlavamo qui) il Fondo può oggi contare su complessivi 463,6 milioni di euro, così distribuiti:

-448,6 milioni alle Regioni.

-15 milioni al Ministero del Lavoro per progetti sperimentali in materia di vita indipendente.

LE CIFRE E I CRITERI DI RIPARTO – Con quali criteri si decide che al Lazio vanno 40.012.880 euro e alla Liguria 14.892.680 euro per ripartire i 448,6 milioni a disposizione del FNA? Il riferimento utilizzato è il numero di persone con disabilità gravissima e gli indicatori stabiliti dall’art. 1, comma 2, del D.M- 26 settembre 2016. Su queste basi si calcolano le percentuali di riparto fra tutte le regioni del FNA (vedi colonna A della tabella 2) e i relativi importi (colonna D).
A queste cifre di riparto a singola regione vengono aggiunte inoltre le quote – per un ammontare di 50milioni di euro complessivi – che le stesse regioni (solo quelle a statuto ordinario) si sono impegnate a versare in sede di Conferenza Stato Regioni del 23 febbraio 2017, a integrazione del Fondo (vedi colonna C).
Su queste basi, la bozza di decreto riporta, alla colonna E l’ammontare che andrà a ogni singola Regione, per un totale complessivo di 498.600.000 Euro.