SANITA’, DIRITTO ALLA SALUTE

Da troppo tempo, da tempi immemorabilmente socialisti (Mariotti con la sua riforma 132/68 che poi firmò l’Anselmi, Aniasi che la difese a spada tratta) non si parla di sanità se non in termini minimali, limitando tutto alla polemica dei vaccini. La pubblica opinione comincia a non credere più a nessuno perché la rissa da stadio curva sud e curva nord ha fatto il suo tempo.

La salute pubblica è ben altra cosa e ci auguriamo che qualcuno prima o poi la difenda. Difenderla significa riabilitare il ruolo del Sistema Sanitario nazionale con pochi e semplici passaggi.

Dal 1989, e quindi dall’istituzione delle aziende, il Servizio sanitario è diventato SISTEMA amministrativo economico finanziario e dunque politico. Basti pensare che nell’organico Aziendale il rapporto Personale amministrativo/Medici è ormai di 4 a 1.

Parla chiaro l’esito dell’Indagine della Commissione Sanità del Senato della precedente legislatura in cui si fa voti perché si correggano alcune distorsioni del Sistema Sanitario Nazionale. L’elenco siderale dei problemi è stato demandato ad altri alla Legislatura attuale e ci si augura che le situazioni si correggano. Come dire “Brevi cenni sull’Universo”.

Lo slogan “Per tutti e non per pochi” vale soprattutto per una sanità incorreggibilmente avviata verso la fase della sussidiarietà assicurativa. Dunque ci chiediamo se questa maggioranza voglia la privatizzazione malcelata o mantenere lo spirito universale e globale dell’assistenza per tutti. Come noto, le principali Compagnie Assicurative hanno prospettato per il 2018 un budget di ben 4 miliardi per la Medicina Assicurativa Integrativa, danaro a carattere privato cioè dei cittadini.

L’altro problema, non disgiunto dal precedente, è l’aziendalizzazione, con tutte le sue storture (una per tutte il DRG) che, oltre a evocare fenomeni di corruzione, ha provocato il guasto gravissimo di ritenere il malato e le sue sofferenze semplicemente un costo e una spesa.

Come noto, il disavanzo del Sistema Sanitario Regionale (SSR), che ha imposto i Piani di rientro, è tale da imporre una revisione del Titolo V appena si possa, ossia a Legislatura appena dischiusa. Non è concepibile infatti che il PIL regionale venga devoluto tra il 76 e l’80% alla Salute e i malati della Calabria, Basilicata e altre Regioni disastrate si trasferiscano con pendolarismo sanitario aumentando a dismisura le liste d’attesa degli Ospedali Metropolitani di Milano, Torino e Roma, dove la lista d’attesa inizia già a Fiumicino.

Le quali liste hanno come causa primaria non già solo l’afflusso dei migranti sanitari (oltre a quelli politici ed economici) bensì la desertificazione della Medicina Territoriale, la chiusura degli Ospedali periferici o di terza categoria che invece dovrebbero essere riadattati a Centri di Primo Intervento (diagnostico e terapeutico).

Una volte per tutte un taglio al tormentone “vaccini”. Lasciando agli esperti le discussioni di merito, che sono molte e complesse e di cui spesso si è dovuta occupare con buon senso la magistratura, si deve arrestare la diatriba rovinata sul piano inclinato e assai scivoloso della curva sud vs curva nord. Si impone un segnale di serietà per porre fine a queste modalità che danno solo disdoro a chi le utilizza.

Un segnale di trasparenza. Come noto, recenti indagini di Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc puntano il dito almeno su un’azienda sanitaria ogni tre (37%) per episodi di corruttela negli ultimi 5 anni, non affrontati in maniera appropriata e confermando i circa 6 mld dissipati in corruzione sanitaria. E lanci un segnale su possibili conflitti di interesse che, a vario titolo ed in diverse modalità, coinvolgono il mondo della Sanità con l’industria.

ALCUNE LINEE PROGRAMMATICHE DEL TAVOLO ART. 32 DIRITTO ALLA SALUTE

1) Raccolta firme per un DDL d’iniziativa popolare per la sostituzione dell’attuale struttura Aziendale Ospedaliera in Enti a configurazione Provinciale e Regionale;
2) Controllo e monitoraggio della Spesa Sanitaria Regionale che rappresenta dal 78 all’86% del PIL regionale.
3) Monitoraggio della corruzione emergente in sede Ospedaliera che depaupera di circa 6 mld/anno;
4) Revisione Del DRG e rimodulazione delle prestazioni al fine di evitare surrettizi fenomeni corruttivi;
5) Revisione delle attribuzioni di I.R.C.C.S. (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico);
6) Rimodulazione dei compiti e attribuzioni dei Dipartimenti Ospedalieri (Dlgs 517/99 detta legge Bindi-Zecchino);
7) Monitoraggio del controllo politico del personale ai fini di nuove assunzioni.