POST LIVORNUM DATUM

di Carlo Felici

Dopo l’Assemblea di Livorno la primavera è sicuramente più vicina e non solo per la stagione incipiente o per l’ora legale che stavolta non suscita più alcun panico tra i socialisti, ma soprattutto perché le tante primavere dei partecipanti l’hanno arricchita di speranza e di molte utili aspettative.
Si cercava di avere un momento in cui guardarsi negli occhi, forse anche solo per sfogarsi o sentirsi meno soli, nella desertificazione della sinistra italiana, e si è avuto qualcosa di più.
La sensazione netta di una vitalità che attende solo di essere messa alla prova, non solo con una lista o un partito da fare subito senza se e senza ma, in particolare, con i valori e le proposte che ciascuno dei partecipanti ha mostrato di voler mettere in atto con un dono che oggi è molto raro e sempre più difficile da trovare nelle assemblee politiche, che servono solo a celebrare o a sostituire qualche personaggio alla guida di qualche lista o partito, e questo è il dono prezioso della cultura politica.

Ecco, a Livorno è andata in scena la CULTURA POLITICA, nel deserto della plastificazione dei soggetti politici senza alcuno spessore culturale e che, per questo, ricorrono all’urlo, alla denigrazione oppure al professionismo del vassallaggio, è apparso finalmente un convitato di pietra pesante più di una tonnellata.
Solo la cultura politica, infatti, potrà restituire a questo paese un futuro degno del suo passato, della sua storia e delle sue migliori tradizioni, perché come si specifica nel documento finale: “Nella sinistra italiana i socialisti hanno rappresentato la forza del progetto e della governabilità. In una politica così povera di progettualità ed incapace di governabilità, c’è un vuoto che noi socialisti possiamo e dobbiamo riempire.

Ecco, questo bellissimo e sacrosanto intento è il migliore viatico che ci si possa aspettare per un futuro impegno e per una concreta rinascita politica, però esso va messo alla prova, e non c’è molto tempo per farlo. Non possiamo aspettare ancora le calende greche o che altri si muovano verso di noi, carissime compagne e compagni, siamo noi che ci dobbiamo muovere, certamente accelerando quel processo costruttivo prefigurato nella seconda parte del documento uscito da Livorno.

Si parla giustamente di vari passaggi tra cui “Il primo organizzativo. In ogni realtà regionale è indispensabile che si creino, entro il mese di maggio, momenti di confronto e discussione, che servano ad arricchire le proposte oggi avanzate, per avviare la costituzione in ogni provincia di almeno un circolo socialista, e per definire dei coordinamenti territoriali provvisori, al fine di consentire a tutti di partecipare alla campagna politica per l’elaborazione delle proposte programmatiche e politiche future.
Però, parliamoci chiaro: non abbiamo tutto questo tempo, dato che le cose evolvono in fretta e non sappiamo nemmeno se a ottobre avremo nuove elezioni o forse anche una nuova legge elettorale.

Noi dobbiamo essere preparati entro l’estate, e per settembre al massimo, ad avere una precisa e definita soggettività politica, per varie ragioni:

1) Dobbiamo colmare un vuoto prima che sia troppo tardi, e cioè prima che a farlo sia la necessità di creare altre liste non ben definite, ma ancora una volta legate a questo o a quel personaggio che se ne fa garante.

2) Per anticipare l’inerzia di altri che stanno a guardare con l’unico scopo di cercare l’occasione più propizia ed opportunista in cui collocarsi.

3) Per dare una figura e un corpo ad un soggetto politico che abbia finalmente la possibilità di presentarsi all’attenzione dei media e della comunità dei cittadini con una cultura e una veste politica ben definita. Non aspettiamo novembre, non l’anno prossimo, non è questione di risorse finanziarie o di personaggi che possano dar lustro al progetto con la loro presenza. Basta la presenza di chi ancora crede e pratica il socialismo, con i suoi valori di sempre.

Bastiamo noi!

Noi abbiamo le risorse politiche, culturali ed ideologiche e su queste dobbiamo basarci, non sulla dietrologia o sull’imitazione dei leader del passato, fossero anche i migliori della nostra storia.
Noi abbiamo l’orgoglio e la capacità di essere sinistra senza proclamarci di sinistra perché il Socialismo è la sinistra da sempre e solo quando lo ha dimenticato, la sinistra è sparita.

Quindi dobbiamo solo ricordarcelo e ricordarlo anche a tutti gli altri. Arriviamo pure a Rimini ad incontrare altri personaggi interessati a questo progetto, ma non arriviamoci in ordine sparso, non arriviamoci in assetto movimentistico e assembleare. Arriviamoci già con una forma partito Socialista definita.
Ci vuole arrivare il PSI in questo modo, aderendo alle istanze che stiamo costruendo? Ben venga! Non ci vuole arrivare, perché insegue ancora disperatamente una impossibile riesumazione per ulteriore grazia ricevuta solo dal suo segretario..senatore-lucciola? E allora che resti per strada.

Ma noi la strada dobbiamo percorrerla bruciando le tappe, perché questa è l’era della velocità, della novità e della sorpresa, non è l’era dei tempi biblici del Novecento o dell’Ottocento. E quando parlo di novità, ovviamente non parlo di improvvisazione, ma di inventiva, di innovazione e di competitività.
Per bruciare tutti sul tempo bisogna avere già prima di Rimini un simbolo, un nome (ovviamente socialista e forse ancor meglio ecosocialista) e un portavoce ufficiale che io già lancio nella figura del più combattivo e democratico tra i Socialisti di oggi: Felice Besostri in qualità di presidente e magari, come segretario, il più paziente e capace di tolleranza e mediazione tra di noi: Aldo Potenza.

Scordatevi, almeno per ora, che spunti all’improvviso un carismatico come Craxi, perché anche Bettino, nelle condizioni un cui siamo, avrebbe preteso un partito, un vero organo politico, e non parliamo poi dei vari Nenni o Pertini, per i quali il partito era sacro.
Senza partito Socialista scordatevi il Socialismo, carissime compagne e compagni, in un bellissimo discorso JOHN LLOYD ha spiegato bene, smascherando le contraddizioni del “socialismo nominale” europeo, cosa vuol dire essere socialisti ed esordendo con queste parole: “IL PARTITO dei socialisti europei ha un motto: “Socialisti e fieri d’esserlo!”.

Può anche essere che ne siano fieri, ma definirsi socialisti è fare un torto alla lingua. Se “socialista” vuol dire qualcosa, infatti, il Pse non può continuare a definirsi tale. Come facciamo ad essere fieri di essere socialisti senza avere un partito che sia di nome e di fatto socialista? Noi dobbiamo porci questa domanda, da quando ci alziamo la mattina a quando andiamo a dormire la sera. E senza aspettare che ci risponda Babbo Natale quest’anno o la Befana l’anno prossimo. Diamoci una risposta entro l’estate, mentre il ferro è ancora caldo.