LIVORNO 2018. CONTRIBUTO POLITICO DELL’ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCIALISTI

LIVORNO 2018 – LA STORIA E’ L’AVVENIRE

APPELLO PER L’UNITA’ E L’AUTONOMIA DEI SOCIALISTI

Care compagne e cari compagni,

l’analisi, anche se sommaria, del voto alle elezioni politiche, di esito disastroso per chi pretendeva di rappresentare il mondo dei socialisti, ci fa pensare che tale esito nasca fondamentalmente dalla mancanza di una proposta politica chiara, e quindi dall’assenza di un collante per l’identità socialista.

Da Livorno lanciamo una proposta politica chiara: impegno per l’unità, con un’identità socialista chiaramente contrapposta alle logiche del turbo-capitalismo e del neo-liberismo, e l’appartenenza al socialismo democratico riformista italiano ed europeo.

Deve essere politico, quindi, il percorso su cui consolidare e rilanciare un nuovo progetto socialista con coerenza di comportamenti; anche perché il voto delle scorse elezioni è un atto di sfiducia verso una totale assenza di intenzioni e prospettiva, ed impone una reazione in termini di consolidamento e fidelizzazione dell’elettorato socialista senza casa.

Ai compagni offriamo un progetto tutto basato sull’iniziativa politica, sulla costruzione di condizioni nuove dell’operare politico, e sulla convinzione che la crisi del sistema politico e delle alleanze che lo esprimono sia sempre più avanzata.

A chi crede nell’unità dei socialisti come valore, obiettivo e impegno, prospettiamo una battaglia politica che determini la rinascita dell’autonomia socialista nella sinistra.

Ovviamente, il nostro orizzonte di sinistra non può fare riferimento ad un’area residuale: occorre ricostruire un vasto orizzonte di sinistra in Italia, chiedendo il contributo di tutte le realtà associative e politiche socialiste organizzate, delle espressioni sindacali, culturali, sociali, e dei singoli appartenenti all’area socialista anche se collocati in altre formazioni della sinistra. Da questa base costitutiva, si deve estendere l’invito ai laici, e agli ambientalisti, tutti naturali compagni di lotte politiche.

La proposta che facciamo è quella di lanciare un progetto politico che faccia chiaro riferimento al socialismo e non solo ai socialisti: aperto ad ogni possibile apporto delle espressioni della società civile, della cultura e delle comunità politiche, ma chiaramente identificato come soggetto politico socialista. Niente quindi adesioni sotto forma di gruppi e gruppetti in forme federative e confusionarie, ma un soggetto che sia luogo di dibattito politico, capace infine di sintesi e proposte originali.

Per questa ragione crediamo che oggi si debba dare vita ad un coordinamento nazionale aperto a presenze ed istanze in movimento, espressione di un unico progetto politico. A questo coordinamento il compito di lanciare una campagna di adesioni che consenta, nell’arco di un ragionevole arco temporale, di arrivare ad un congresso fondativo, alla promulgazione di uno statuto, alla organizzazione di un partito.

In ordine temporale, il primo problema è come affrontare le elezioni amministrative di primavera e quelle per il Parlamento europeo del prossimo anno. In vista delle europee, dobbiamo lavorare da subito per presentare alle amministrative, ovunque sia possibile, una lista socialista, la più ampia e rappresentativa possibile.

Sono problemi concreti di immediata agibilità, che danno senso pragmatico al disegno generale di avviare un autentico lavoro di ricerca delle nuove radici della rappresentanza politica e delle sue finalità e strategie, favorendo lo sviluppo di quelle idealità forti, di quei disegni lungimiranti che possono coinvolgere e suscitare partecipazione ed entusiasmo: partendo dall’autonomia socialista nella sinistra, dal rifiuto di questo tripolarismo malriuscito e dalla consapevole azione per il suo superamento, dalla negazione che il cosiddetto Partito Democratico esaurisca al suo interno la realtà e le prospettive della sinistra, dalla riconferma dei valori politici e di riferimento del socialismo democratico italiano ed europeo.

I socialisti non hanno il “cuore altrove” nella politica italiana, ma sono l’espressione più autentica della sinistra che fa della progettualità e delle idee la propria forza.

Il problema della ricomposizione dei socialisti è la conseguenza del disfacimento del sistema politico che si è cercato di costruire in questi dieci anni, e dell’emergere con forza dell’esigenza di grandi identità politiche in grado di riflettere le tensioni e le istanze della vita culturale e civile del paese.

Memoria e progetto, abbiamo già scritto in altre occasioni, sono le condizioni di una grande politica.

Unificazione dei socialisti e ricomposizione della sinistra riformista italiana, di questa importante componente della democrazia del nostro paese, devono essere un obiettivo politico, che non conosce limiti opportunistici e temporali.

Non possiamo rinviare il tavolo del confronto su questi temi a dopo le elezioni amministrative o europee: le occasioni non si ripetono, e perdere quest’onda montante di interesse e di passione che sembra accompagnare un possibile ritorno in campo dei socialisti come soggetto politico protagonista, può essere una colpa grave e non perdonabile.

Nella sinistra italiana i socialisti hanno rappresentato la forza del progetto e della governabilità.

In una politica così povera di progettualità ed incapace di governabilità, c’è un vuoto che noi socialisti possiamo e dobbiamo riempire.

I socialisti riuniti a Livorno auspicano che nel Psi si apra una profonda riflessione sul futuro del Psi capace di favorire l’unità dei socialisti italiani. L’assemblea rivolge inoltre un appello a tutti i socialisti ovunque collocati, affinchè si uniscano al tentativo di creare in Italia un movimento politico ampio, capace di aspirare al governo con i connotati del socialismo democratico e riformista.

Livorno, 24 marzo 2018

 

 

LIVORNO 2018. CONTRIBUTO POLITICO DELL’ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCIALISTI

Il testo sottoriportato è una sintesi politica dei tanti interventi svolti a Livorno ed è la base politica per una analisi obiettiva della situazione economica, politica e sociale dell’Italia

Viviamo da oltre 40 anni in un mondo dominato dalle idee monetariste e neoliberali di Milton Feedman e George Stigler entrambi grandi protagonisti della scuola neoliberista di Chicago.

Se per un verso la globalizzazione guidata dalla ideologia neoliberale ha rappresentato una occasione di sviluppo in alcune aree di sottosviluppo economico, la deregolamentazione dei mercati e la concorrenza fra sistemi sociali e politici molto diversi ha, di converso, prodotto, nell’occidente industrializzato e dotato di avanzati sistemi di protezione sociale, precarizzazione del lavoro, vaste aree di povertà, l’arretramento delle conquiste sociali, l’aumento dell’indebitamento pubblico e privato e le diseguaglianze nella distribuzione del reddito.

La sinistra di fronte alla aggressiva egemonia delle idee neoliberali non ha saputo elaborare una proposta alternativa e spesso ha accompagnato con lo slogan della modernizzazione i processi economici internazionali dettati dagli interessi della finanza e delle multinazionali.

In tal modo, smarrendo gli elementi distintivi delle politiche socialdemocratiche, in un mondo di grandi trasformazioni economiche e sociali è venuto a mancare il riferimento politico, capace di orientare e guidare vaste aree di cittadini che, all’aumentare delle difficoltà economiche e di fronte al lento smantellamento del welfare, ha reagito rivolgendosi verso movimenti di protesta di vario orientamento.

Lo scenario culturale contro cui tutte le forze democratiche progressiste ed in particolar modo quelle del socialismo democratico devono svolgere la loro azione è dei più difficili poiché con il neoliberismo si sono diffusi elementi culturali negativi come l’edonismo, l’individualismo, l’egoismo sociale, l’avversione verso la politica, ovvero il contrario della cultura socialista democratica che si riconosce nei valori comunitari, solidaristici e nella democrazia partecipata.

Ciò nonostante i primi sintomi della crisi della globalizzazione neoliberista sono ormai evidenti e l’introduzione dei dazi doganali voluta da Trump, con tutte le conseguenze che comporta, è una dimostrazione del livello di insofferenza che provoca la liberalizzazione dei mercati avvenuta secondo interessi che non hanno posto le condizioni di vita delle persone al centro degli obiettivi da perseguire.

L’Europa con i Trattati di Maastricht e il successivo di Lisbona ha assunto il modello neo-liberista come stella polare. E’ tempo di ridiscutere quei trattati intergovernativi che hanno favorito la crescita di una insofferenza sociale che rischia di compromettere il disegno europeo. La Brexit è una delle più evidenti conseguenze. Noi Socialisti siamo per superare l’Europa Confederale, dominata dalle burocrazie, per avviarci verso un’Europa Federale che abbia il Manifesto di Ventotene quale riferimento di base.

Oggi, come già osservato precedentemente, appare in grave difficoltà il modello di globalizzazione finora perseguito; ma sono in crisi sia l’Unione Europea, sia l’area euro.

L’Italia ha affrontato la diffusione delle idee dei Chicago boys nel momento più grave della sua storia politica e si è trovata in balia di forze o culturalmente vicine alle idee neoliberiste o con una sinistra post comunista travolta dalle macerie politiche e culturali della caduta del muro di Berlino, che emblematicamente rappresenta la conclusione del comunismo, incapace culturalmente e politicamente di affrontare le nuove difficoltà.

Proprio nel momento della maggiore necessità è stata distrutta l’unica forza, il Partito Socialista Italiano, capace con la sua carica innovativa, ben descritta a Rimini nel 1982, di svolgere una azione di contenimento e di ostacolo alla azione aggressiva del neoliberismo e di offrire una soluzione, l’alleanza tra i meriti ed i bisogni.

In Italia la scelta del PD di perseguire una modernizzazione secondo le idee che potremmo definire tipiche di un ”neoliberismo progressista” propugnate dalla così detta terza via, ha privilegiato di DIRITTI CIVILI rispetto ai BISOGNI SOCIALI, non segnando una netta linea di demarcazione fra se e alcune forze di centrodestra con le note conseguenze.

L’iniziativa di Livorno è il tentativo di concorrere a porre un argine ai rischi sempre più evidenti che l’intera comunità nazionale corre a causa delle risposte sovraniste e anti euro di una parte della destra e di alcune marginali forze di sinistra e più in generale a causa dello smarrimento in cui si trova tutta la sinistra.

La crisi politica è tanto più grave se si considera che dovremo affrontare le difficoltà e le opportunità della economia denominata 4.0, ovvero la robotica diffusa, e ciò che rappresenterà per concentrazione di capitali e per la riorganizzazione del modo del lavoro.

L’industria 4.0 segna la fine di un paradigma che ha traversato gli ultimi due secoli, per cui al crescere degli investimenti cresceva l’occupazione, oggi non è più così, l’innovazione espelle forze dal ciclo produttivo ed anche dalle strutture di servizio.

Noi socialisti dobbiamo farci promotori di un nuovo Patto dei produttori che isoli il capitalismo finanziario e rafforzi l’imprenditoria produttiva, ma dobbiamo per l’appunto essere consapevoli che il vecchio modello industriale non si ripresenterà più. E solo una nuova politica di Programmazione economica e industriale, sul modello proposto da Antonio Giolitti e Giorgio Ruffolo,  ci consentirà di uscire da una crisi infinita.

Le risorse sono poche, occorre allocarle laddove possono creare occupazione, e verso la ricerca di base ed applicata.

Quindi NOI SOCIALISTI oggi qui riuniti, non siamo, come interessati commentatori a volte hanno cercato di descrivere, l’ennesima celebrazione di un passato che non ritorna, non rappresentiamo un raduno di reduci nostalgici, ma, senza dimenticare la lunga storia di grandi conquiste sociali che hanno contribuito a promuovere, forti dei nostri valori intendiamo riprendere la strada che i socialisti italiani hanno percorso in altri tempi, avanzando proposte capaci di aiutare l’Italia ad uscire dalle difficoltà.

Siamo consapevoli della nostra esigua forza organizzativa, ma siamo altresì certi che, allo stato, nella sinistra nessuno abbia condizioni di grande vantaggio politico e che l’apporto di tutti sia indispensabile per uscire dalle difficoltà.

Il nostro impegno non è la costruzione di un recinto identitario chiuso e autoreferenziale, ma al contrario è l’impegno a costruire una comunità nazionale di orientamento socialista capace di offrire un orizzonte politico a tutti gli italiani ed in particolare alle donne e alle nuove generazioni.

L’occasione odierna è servita a valutare la volontà dei socialisti di non rassegnarsi ad un lento declino, ed a verificare la volontà di far rinascere la presenza socialista cercando di coinvolgere tutte le energie disponibili. Pertanto è stato indispensabile lasciare a tutti gli intervenuti la piena libertà di esprimersi, senza una rituale relazione iniziale.

Riguardo al futuro, oltre alla sintesi delle proposte avanzate, con questo documento si propone di articolare il nostro lavoro su due piani collegati fra loro e con una scadenza precisa, novembre 2018.

Il primo organizzativo. In ogni realtà regionale è indispensabile che si creino, entro il mese di maggio, momenti di confronto e discussione, che servano ad arricchire le proposte oggi avanzate, per avviare la costituzione in ogni provincia di almeno un circolo socialista, e per definire dei coordinamenti territoriali provvisori, al fine di consentire a tutti  di partecipare alla campagna politica per l’elaborazione delle proposte programmatiche e politiche future.

Il secondo prettamente programmatico. Compito assegnato al comitato dei garanti nazionale, che dovrà progressivamente coinvolgere nel lavoro, man mano che si costituiranno, i coordinamenti locali (regionali o sovra regionali), e che dovrà essere flessibile ed aperto ai contributi di tutte le energie politiche e culturali di orientamento socialista disponibili a lavorare per offrire un contributo di idee ai nuovi compiti che la politica dovrà affrontare.

L’obiettivo deve essere quello di organizzare, nel mese di novembre, una Conferenza Programmatica per il Socialismo del XXI secolo sul modello di Rimini 1982 – Governare il Cambiamento.

La partecipazione, l’impegno e l’entusiasmo scaturiti oggi a Livorno sono un potente volano per far crescere il Movimento per il socialismo nel XXI secolo, l’impegno di tutti noi deve essere quello di trasferirli nei proprii territori.

Sempre Avanti!

Livorno, 24 marzo 2018