APPROVATO DAL GOVERNO IL DECRETO LEGISLATIVO FISCALE

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Premessa

Esaminiamo in questa sede il decreto legislativo di attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi.

Ricordo che il decreto legislativo, essendo in attuazione di una legge delega con cui il governo è stato delegato ad implementare la riforma fiscale, non è soggetto ad approvazione parlamentare a meno che sia contrario alla delega conferita.

La delega conferita prevedeva di:

● Garantire il rispetto del principio di progressività nella prospettiva del cambiamento eli sistema verso un’unica aliquota d’imposta, attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote e delle detrazioni dall’imposta lorda;

● Conseguire il graduale perseguimento dell’equità orizzontale prevedendo, nell’ambito dell’IRPEF, la progressiva applicazione della stessa no tax area e dello stesso onere fiscale per tutte le tipologie di reddito prodotto privilegiando tale equiparazione innanzi tutto tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione.

I provvedimenti deliberati

Il governo ha quindi attuato quanto previsto al primo punto ma soltanto per l’anno 2024 la riduzione da quattro a tre gli scaglioni fiscali per il calcolo della progressività IRPEF. Ho già esaminato con mio articolo questo passaggio da 4 a 3 scaglioni rilevando che questo passaggio comporta una perdita di gettito di circa 4 miliardi di€, prevedendo una riduzione di imposta così ripartita tra i contribuenti:

Contribuenti fino a 15.000€ annui nessuna minor imposta

Contribuenti tra 15.000 e 28.000€ annui riduzione da 1€ a 260€ annui

Contribuenti da 28.000€ in su riduzione di imposta di 260€ annui.

E’ evidente che la perdita di gettito non favorisce i ceti a basso reddito mentre favorisce in modo crescente fino ad un massimo di 260€ annui i redditi medi e alti. Per correggere questa evidente iniquità, si registra una novità, ovvero che i redditi superiori a 50.000€ vedranno ridotte le detrazioni loro spettanti per un importo pari alla riduzione di imposta ovvero 260€, purchè tale limitazione non intacchi le detrazioni relative alle spese sanitarie.

Ricordo che le imposte progressive colpiscono solo i redditi da lavoro dipendente, le pensioni e i redditi da lavoro autonomo se aventi un fatturato superiore a 85.000€, mentre tutti gli altri redditi sono soggetti alla tassa piatta (flat tax) imposta sostitutiva di Irpef, addizionali regionali e comunali e di iva.

Il percorso verso un sistema con un’unica aliquota fiscale che rispetti il principio di progressività previsto dall’art. 53 della nostra Costituzione sarebbe raggiunto, secondo la legge delega, operando sulle detrazioni di imposta uguali per tutti. Questo sistema, di cui si intuisce il meccanismo, non è, a mio modo di vedere, un sistema di rispetto della Costituzione ma è un sistema con cui si prende in giro la Costituzione.

Per attuare l’equità orizzontale prevista dal secondo punto della premessa,  il governo equipara la soglia di applicazione della no tax area oggi diversa tra lavoratori dipendenti e pensionati, innalzando da 1.880 a 1.955€ la detrazione prevista per i titolari di reddito da lavoro dipendente.  Grande passo, ridicolo se pensiamo che l’equità orizzontale richiede che tutti i contribuenti paghino lo stesso importo di imposte indipendentemente dalla natura del tipo di reddito. Cosa violentata dall’introduzione delle varie flat taxes che causano, a parità di reddito, che un lavoratore dipendente o un pensionato paghi molto di più di un percettore di rendite o plusvalenze finanziarie. Ecco il confronto di imposizione per un reddito di 36.000€.

RenditaLavoro
TipologiaTitoli statoInteressFabbricati 1Fabbricati 2Forfettari 1Forfettari 2Lavoro
        
Aliquota12,50%26,00%21,00%10,00%15,00%5,00%26,39%
Imposta4.3209.3607.5603.6005.4001.8009.500
Addiz. Regionale000000586
Addiz.comunal000000229
Totale4.3209.3607.5603.6005.4001.80010.315

Il governo ha pure approvato, solo per il 2024, una norma che prevede che il costo del lavoro dei nuovi assunti dalle imprese e agli esercenti attività di lavoro autonomo sia aumentato nel calcolare l’imponibile fiscale di una percentuale che credo sia del 20%.

Non è specificato se i nuovi assunti aumentino il numero dei dipendenti o invece essendo in sostituzione di pensionandi o licenziati o dimessi, non aumentino il numero totale dei dipendenti. Tale precisazione è indispensabile per evitare operazioni canagliesche.

Conclusioni

La confusione ed iniqua situazione del nostro sistema fiscale, caratterizzata dalla presenza di un sistema di flat taxes, per non parlare delle tax expenditures (la foresta di bonus), non sta certo andando verso un razionale superamento. La filosofia sembra quella di far intravvedere una generale riduzione dell’onere fiscale, un “meno tasse per tutti” di berlusconiana origine, che non affronta il problema del debito che aumenta di 14 miliardi, non affronta il tema degli investimenti versus la spesa corrente e con ciò facendo perdere al paese una prospettiva di crescita, non si fa carico di palesi iniquità quale quella derivante dalla non revisione delle rendite catastali.