EQUITA’ ORIZZONTALE E RIFORMA FISCALE


di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Si ha equità orizzontale quando lo stesso importo di imponibile comporta il pagamento dello stesso importo di imposte. Salvatore Scoca membro democristiano della commissione che era incaricata della redazione della Costituzione, aveva proposto di inserire nel testo, oltre alla equità verticale, ovvero la progressività, anche l’equità orizzontale quale principio fondamentale di un buon sistema fiscale.

Questo principio, che ha una sua coerenza, viene nella pratica infranto da ragioni concrete o da favoritismi elettorali: tra le ragioni concrete quelle di non scoraggiare gli investimenti di capitale anche dall’estero, per cui la scelta iniziale di assoggettare ad Irpef i dividendi fu presto abbandonata per una cedolare secca che permetteva ai contribuenti l’anonimato; tra le ragioni elettorali la flat tax per i lavoratori autonomi.

Per avere un’idea di come operi la iniquità orizzontale espongo come vengono tassati 36.000€ di imponibile a seconda dell’origine di tali introiti: interessi da titoli di Stato; dividendi, interessi obbligazionari, capital gain; proventi immobiliari a cedolare secca; proventi immobiliari a canone concordato; lavoro autonomo fino a 85.000€ di fatturato; lavoro autonomo nei primi 5 anni; lavoratore dipendente, pensionato.

RENDITALAVORO
TipologiaTitoli di statoInteressiFabbricati
1
Fabbricati 2Forfettari 1Forfettari 2Lavoro
Aliquota12,50%26,00%21,00%10,00%15,00%5,00%26,39%
Imposta 4.3206.3607.5603.6005.4001.8009.500
Addizionale Regionale000000586
Addizionale Comunale000000229
Totale4.3209.3607.5603.6005.4001.80010.315

L’imposizione gravante sul lavoratore dipendente, pensionato e lavoratore autonomo sopra gli 85.000€ di fatturato è decisamente più gravosa di ogni altra fonte di reddito/rendita, bene fa quindi la legge delega per la riforma fiscale ad affrontare la questione dell’equità orizzontale.

Quando poi andiamo ad esaminare i provvedimenti previsti a questo proposito rileviamo che il primo provvedimento è quello della

● progressiva applicazione della medesima area di esenzione fiscale e del medesimo carico impositivo Irpef, indipendentemente dalla natura del reddito prodotto, con priorità per l’equiparazione tra redditi di lavoro dipendente e redditi di pensione.

Si tratta della cosiddetta “no tax area” ovvero di quell’abbattimento del reddito imponibile per evitare che paghino imposte quei redditi minimi obiettivamente non imponibili. La riforma tende a equiparare questa no tax area oggi diversa nel caso di lavoratori dipendenti e pensionati (nulla cambia per la no tax area dei lavoratori autonomi non soggetti ad Irpef ma a flat tax).

Vediamo allora il diverso trattamento che va modificato in nome dell’equità orizzontale. Le formule della “no tax area” per i due tipi di reddito sono le seguenti:

per i redditi da pensione:

● Per redditi inferiori a 8.500 euro la detrazione spettante è di 1.955 euro;

● Per redditi tra 8.500 e 28.000 euro si applica la seguente equazione: 700 + [1255 x (28.000 – reddito netto) / 19.500];

● Per redditi tra 28.000 e 50.000 € la formula è la seguente: 700 x [(50.000 — reddito netto) / 20.000];

per i redditi da lavoro dipendente:

● Per redditi inferiori a 8.500 euro la detrazione spettante è di 1.880 euro da rapportare al numero di giorni di lavoro dipendente secondo la seguente operazione: 1.880 x (giorni lavorati / 365);

● Per redditi tra 8.500 e 28.000 euro si applica la seguente equazione: 1910 + {1190 x [(28.000 – Reddito  Netto) / 13.000)] x (giorni lavorati / 365)};

● Per redditi tra maggiori di 28.000 € e inferiori a 50.000 € la formula è la seguente: 1910 x [(50.000 – Reddito Netto) / 22.000] x (giorni lavorati / 365)

● Per redditi superiori a 50.000 euro non sono previste detrazioni.

In pratica, tornando al nostro esempio di un reddito da 36.000€ la unificazione tra i due regimi comporterebbe che l’importo della no tax area, oggi computabile in 1.215€ per il lavoratore dipendente e in 490€ per il pensionato, sarebbe calcolato allo stesso importo.

Una rivoluzione o una presa per i fondelli?