IL PIANO DI PACE CINESE (PARTE 4)


di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Proseguo con la pubblicazione del piano di pace cinese

4. Avviare colloqui di pace. Il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere la crisi ucraina. Tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti. La comunità internazionale dovrebbe attenersi alla giusta direzione per persuadere la pace e promuovere i colloqui, aiutare tutte le parti in conflitto ad aprire la porta a una soluzione politica della crisi il prima possibile, e creare le condizioni e fornire una piattaforma per la ripresa dei negoziati. La Cina è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.

Il primo immediato obiettivo è quello di un cessate il fuoco. Questo articolo 4 tende a conseguire questo risultato senza indicare tra le premesse quello che le parti vorrebbero come soluzione finale. La pretesa delle parti, da una parte trovare un accordo che riconosca l’autonomia di Crimea e Donbass, dall’altra di aprire i negoziati se le truppe russe ritornano nei loro confini pre 2014, è un assurdo negoziale che pretende come premessa ciò che dovrebbe essere un risultato finale.

Anche le forze politiche italiane dovrebbero andare oltre all’infantile dilemma mandare o non mandare armi. Occorre superare questa stupida posizione per farsi portatoti all’interno della UE di una proposta che ponendo al centro del tavolo delle trattative l’ONU, dia all’Europa quella figura politica autonoma e responsabile tale da farne un soggetto politico e non un cagnolino al guinzaglio.

Anche Pd e 5 stelle dovrebbero superare il punto dell’invio o meno delle armi (una decisione è stata presa per il 2023) e dedicarsi in toto alla elaborazione di una proposta che darebbe peraltro peso alla posizione dell’Italia all’interno della UE.

Penso che sia strategicamente costruttivo, se questa iniziativa italo-europea viaggiasse di concerto con il piano cinese, l’unione di intenti, se aderissero anche tutti i paesi che nel voto all’ONU si sono astenuti, sarebbe la posizione della maggioranza dei paesi mondiali, e quando si parla di pace, non è un fatto da poco.