di Tibet |
Stralci da “L’Alternativa socialista”, Lerici, 1976 – pag. 71 – 77.|
Quando si parla di sacrifici bisogna guardare un po’ più lontano, e bisogna pensare che noi ci avviamo rapidamente ad una situazione mondiale in cui tutte le classi dovranno rivedere i loro modi di vita poiché non è consentito – ed ogni giorno se ne avverte di più l’impossibilità – che, alla lunga, si possa pensare di lasciare tre quarti del mondo affamati ed un quarto in condizioni di super consumo…
Una società capitalista … si distingue da una socialista….per la diversità della ricchezza. Più ricca perché diversamente ricca. …Pensare che l’Europa capitalista possa inseguire un modello di sviluppo di crescenti consumi in modo da …eguagliare gli Stati Uniti d’America, è un non senso, perché uno sviluppo di questo genere non può essere fisicamente sopportato dal mondo…
Non dobbiamo dimenticare che…le risorse energetiche, le materie prime…avranno costi di estrazione sempre maggiori, quindi piu cari. Si porrà perciò un problema di permanente difficoltà. Penso che non si possa continuare in un modello di sviluppo che è fatto di sprechi organizzati. Si fabbricano beni di consumo deliberatamente deperibili – a parte quel bene di consumo, per definizione obsoleto fin dalla nascita, che è l’armamento – perché l’interesse produttivo è rivolto a costruire con un massimo spreco di materie prime, a costruire beni facilmente deperibili e quindi sostituibili, per alimentare conntinuamente il mercato…
Il modello neo capitalista non funziona se non con un rinnovamento incessante e tumultuoso dei consumi e, quindi, con uno spreco immenso di risorse e di materie prime. Se l’Europa dovesse inseguire questo modello…saremmo freschi!
Questo non è fisicamente sopportabile, non è politicamente sopportabile dal resto del mondo, che ne pagherebbe il costo, e non è sopportabile dall’indisponibilità di risorse a prezzi sufficienti per poter alimentare questo spreco continuato. Qui bisogna prepararsi a tutto un modello diverso di consumi.”
Che fare?
“…come indirizzo generale, i mutamenti dovrebbero consistere, intanto, nel rendere la produzione italiana meno dipendente, meno indirizzata verso gli scambi con l’estero….Poi una maggiore domanda pubblica interna e soprattutto una domanda per servizi sociali…
L’altro indirizzo è quello del risparmio delle materie prime che implica il ricorso – si può dire quasi rivoluzionario, in quanto in contraddizione con la logica del sistema, – alle fabbricazioni di beni meno deperibili di quelli deliberatamente deperibili che fanno adesso…dalle automobili, alle lampade elettriche, alle calze di nylon…Certo costerebbero di più ma con minor spreco di materie prime, il costo d’acquisto maggiore sarebbe compensato dal più lungo ammortamento…
C’è anche una questione di civiltà, quella di risparmiare lavoro utile sprecato nella futilità e nella obsolescenza programmatica…
Credo che soltanto un governo socialista possa resistere alle pressioni perché le cose non mutino, in quanto probabilmente, anzi certamente, il sistema produttivo dilapidatorio consente un mantenimento del meccanismo dei profitti molto più potente di quanto non consenta un sistema di risparmi di risorse.”
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.