RELAZIONE DEL PRESIDENTE DI SOCIALISMO XXI

di Luigi Ferro – Presidente Socialismo XXI |

29 Settembre 2022

L’esito elettorale di domenica 25 settembre 2022 ha determinato la vittoria delle destre ponendole alla guida del Paese, e la pesante sconfitta del CSX. La destra avra’così l’onere e l’onore di rappresentare il nostro Paese in un momento particolarmente difficile per la nota crisi energetica e dei prezzi, e con prospettive economiche nel 2023 in declino. Noi di Socialismo XXI Secolo siamo stati sempre contrari al voto anticipato in ragione di uno dei momenti più complicati per l’economia dell’Italia e per il crescente disagio sociale.

I dati elettorali sono chiari, netti. Il CD ha ottenuto la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento, non quella fortunatamente necessaria per cambiare in solitudine la nostra Costituzione in una ottica presidenzialista che avrebbe mortificato e soppresso le libertà e le prerogative parlamentari.

IL CDX con circa 12.293.000 milioni di voti si attesta alla guida del Paese con una percentuale di circa il 44% a fronte del modesto 26,13 % raggiunto dal CSX (circa 7.334.000 milioni di voti).

Il partito degli astensionisti resta saldamente il primo partito di Italia. Il 63,73 % degli italiani (votanti circa 27.744.000 milioni degli aventi diritto) ha esercitato il diritto di voto, contro il 72,9% del 2018. Una percentuale che continua a crescere preoccupantemente, ma che sembra non scalfire le forze politiche in campo. Si tratta di un dato sconcertante che mette in pericolo la tenuta democratica del nostro Paese.  Al popolo del “non voto”, al di la’ di dichiarazioni di facciata, i partiti politici evidentemente non sono più in grado di offrire un programma attrattivo e convincente per un elettorato stanco e demotivato, non più appassionato ad essere parte attiva nella vita politica del Paese.L’offerta politica, poco edificante, e la partecipazione democratica sono il vero dramma di questi ultimi vent’anni. Partiti autoreferenziali, veri comitati elettorali, lontani dal popolo, dai bisogni dei cittadini, privi di identità e con un personale politico poco qualificato. Complice anche una legge elettorale palesemente incostituzionale per mezzo della quale l’Art. 1 Cost. è stato esautorato laddove al popolo sovrano sono stati sottratti i mezzi per decidere ogni forma di rappresentanza democratica ed istituzionale.

Il nuovo Parlamento dovrà necessariamente occuparsi del deficit democratico del nostro Paese ed avere gli anticorpi giusti per varare una nuova legge elettorale, noi riteniamo di tipo proporzionale con la doppia preferenza e il meccanismo della sfiducia costruttiva, per restituire alla politica identità, rappresentatività e soprattutto dignità.

Il voto del 25 settembre ci consegna ulteriori spunti di riflessione di uguale importanza.

FDI oggi con il 26,1% dei consensi è il primo partito italiano, seguito dal PD al 19,06%, dal M5S al 15,42% (4.329.000 milioni di voti); da Azione-Italia Viva al 7,7% (poco più di due milioni di voti) e così via.

Il M5S è il primo partito al SUD, non così nel Centro Nord, sventolando il RDC come una nuova bandiera sociale. In realta’, abbiamo di fronte un nuovo strumento di assitenzialismo non accompagnato da adeguate politiche attive del lavoro. Tutti sanno che questa misura, compresi coloro che oggi la difendono a spada tratta essendo fonte inesauribile del consenso elettorale e politico, ben inteso condivisibile se diretta a quei soggetti realmente in difficoltà, non potrà durare in eterno. Non abbiamo di fronte un nuovo movimento che potremmo definire progressista, ma un nuovo modo di adeguare o di interpretare il populismo per rimanere saldamente sulla scena politica nazionale.

Ritengo un errore considerare di affidare al leader del Movimento 5 Stelle la funzione politica di guidare e rappresentare l’opposizione in Parlamento. Sarebbe per tutta la sinistra italiana una tragedia ancora più grande di questa sconfitta elettorale annunciata e legittimerebbe il M5S, causa dell’antipolitica e della caduta verticale delle nostre istituzioni e della qualita’ della politica. Il mero calcolo elettorale non deve spingere nessuna forza politica in quella direzione, ma occorre recuperare identità e proposte per rappresentare al meglio intere fasce della società che oggi non ritengono di essere adeguatamente rappresentate da chi da anni siede in Parlamento. Da chi in questi anni si è allontanato dai cittadini colpevolmente.

Io personalmente sono contrario ad accordi con chi rappresenta ancora oggi il populismo nel nostro Paese. Al populismo deve contrapporsi il realismo, la serieta’, la competenza, un progetto politico realizzabile, senza promettere l’inverosimile. Il compito di una classe dirigente è questo. Non altro.

A chi si riconosce ancora nella sinistra, oggi male rappresentata, non possiamo cedere lo scettro delle lotte sociali ad un movimento che confligge con il nostro mondo. A tal proposito condivido la richiesta del compagno siciliano Nino Gulisano di una convention di Socialismo XXI Secolo da tenersi nel 2023 o a Palermo o a Catania per riprendere i valori del socialismo meridionale in risposta al neoliberismo ed al populismo. In risposta a chi approffitta dei disagi e della disperazione delle persone.

Il Mezzogiorno merita sviluppo, lavoro, dignità. Non mancette. Non elemosine.

La Lega di Salvini con il suo modesto 8,8% è uno dei grandi sconfitti di queste elezioni, insieme al PD e a tutto il CSX. La fascia di elettorato che va dai 20 ai 45 anni vota per lo più Giorgia Meloni, garantendo a FDI la sopravvivenza politica. Viceversa, l’elettorato del PD è sempre più vecchio con il rischio di estinzione nei prossimi anni.

Queste elezioni infine hanno certificato la presenza di un terzo polo rappresentato da Azione-Italia Viva che pero’ non ha sfondato secondo le previsioni ed è lontano dalla fatidica soglia del 10%.

Il PD è il vero sconfitto di questa tornata elettorale. Unitamente alle altre forze politiche di CSX o di sinistra per definizione. Quando dico “per definizione” intendo sostenere convintamente che in questi anni nel nostro Paese la sinistra è scomparsa cercando invano di recuperare le posizioni perdute in poche settimane antecedenti al voto del 25 settembre in maniera confusionale. Gli appelli al “voto utile” non hanno sopperrito a questa carenza o a questa mancanza. Quando la sinistra non vive tra la gente è destinata alla sconfitta. Quando manca un progetto per l’Italia si finisce in un vicolo cieco.

Quando una sinistra non è in grado di rappresentare la parte più debole della società è destinata alla estinzione e cede ad altri ruolo e funzione. Il PD purtroppo non rappresenta da tempo la sinistra in questo Paese. Un’amalgama riuscita male che avrebbe dovuto unire due anime, due culture, diverse tra loro. Oggi ne è rimasta solo una che insegue il centro, che si è allontanata dalle periferie dellecitta’ e che strizza l’occhio ai populisti ed ai giustizialisti.

L’esperimento del PD è fallito.

Io sono convinto che la scomparsa di un vero P.S.I. abbia determinato negli anni la fine della sinistra nel nostro Paese, anche per la incapacità del PD di rappresentarla attraverso scelte che notoriamente non appartengono ad una forza progressista e riformista, segnandone negli anni l’inevitabile declino politico ed elettorale.

Di questa sconfitta il PD ha le maggiori responsabilità, essendo la forza politica numericamente più ampia.

Ma essendo anche la forza politica che in ragione dei numeri aveva l’obbligo, il dovere, di costruire una prospettiva politica per il Paese. Una alternativa da contrapporre alle destre. Un modello di società inclusivo, partecipato, democratico, per contrastare precarietà e disuguaglianze sociali per una società libera e giusta. Ma quando i partiti si trasformano in comitati elettorali con vertici rappresentativi del potere interno, non solo manca la prospettiva e una visione dell’Italia, ma anche ogni forma di interlocuzione diretta con il popolo. Quando manca una alternativa, l’avversario, in questo caso le Destre, hanno gioco facile e vincono nettamente le elezioni. Il PD ha avuto tutto il tempo per costruire una alternativa con un programma chiaro e una idea del futuro del nostro Paese.

E non lo ha fatto consapevolmente perché avrebbe dovuto, in caso contrario, guidare il processo di rigenerazione della sinistra costruendo una piattaforma socialdemocratica moderna ed europea. Ed invece, il suo gruppo dirigente, oggi dimissionario, ha scelto di inseguire populismo e giustizialismo, dimenticando di appartenere alla sinistra italiana e di essere l’erede del P.C.I. Ha cancellato negli anni l’art.18 e con il Jobs act ha contribuito alla precarietà nel mondo del lavoro. E quando il lavoro è precario diventa complicato per un giovane guardare con ottimismo al futuro. Costruire il futuro. Ha approvato l’attuale legge elettorale, incostituzionale e non rappresentativa.

Oggi è a pieno titolo una forza politica neoliberale, più vicina al centro della politica italiana. Invece di costruire una sinistra credibile, una area riformista e progressista, di ispirazione socialista, il PD ha ritenuto di percorrere una strada diversa, politicamente perdente, cancellando le sue radici. Il PD è un partito senza via di uscita e non basterà cambiare il segretario se la linea politica dovesse rimanere quella attuale che includerebbe una nuova alleanza con il M5S, solo per mero calcolo elettorale, sacrificando ancora una volta autonomia ed identita’.  Pur di governare. Sempre e comunque. A qualunque costo!

A ciò si aggiunga lo stato confusionale in campagna elettorale del segretario nazionale del P.D. che nella sua lista denominata “democratici e progressisti” ha imbarcato davvero tutti rinunciando a forme identitarie, pur di vincere queste elezioni o, semplicemente, per limitare i danni con un PD possibilmente primo partito italiano. Stretto tra campi larghi e viottoli, le cose sono andate diversamente.

Un po’ come l’asino di Buridano che nell’indecisione morì di fame e di sete.

Tutto è da ricostruire. O meglio, da rifondare. Ma come? In che modo? E con chi?

Una riflessione politica attenta merita anche il P.S.I. guidato da Maraio, non eletto nel collegio senatoriale LAZIO1. Il voto ne ha certificato la morte politica. La scelta di abbracciare il PD e di non spendersi per l’unità socialista sono stati fatali. La linea voluta dal segretario nazionale per un accordo con il PD al solo fine di assicurarsi, si badi legittimamente, un seggio in Senato, ha però sacrificato il partito e il suo simbolo. Ha definitivamente cancellato ogni speranza del partito di costruire una area di riferimento forte. Appiattirsi sul PD è stato non solo sbagliato, ma ha prodotto come risultato solo quello di condurre per mano il P.S.I. nell’oblio della politica nostrana. Dispiace doverlo denunciare, siamo socialisti, ma i fatti, ovvero i risultati elettorali, sono più eloquenti delle parole. E non si prestano ad ulteriori valutazioni. Lo stesso Maraio all’indomani del voto e del risultato conseguito ha dovuto ammettere di avere trascurato il partito sacrificandolo in buona sostanza sull’altare del PD per fini elettoralistici. Un mea culpa tardivo e non accettabile.

Gli intenti manifestati nelle ultime ore dai vertici del Psi nonostante la catastrofe elettorale non lasciano ben sperare. Eppure, credo che si possa ricomporre una area di ispirazione socialista, ma occorre buon senso e la volontà politica per raggiungere l’obiettivo abbandonando ogni forma di miopia culturale e guardando al futuro. Così il Psi è destinato a sparire e con esso la nostra storia e le nostre radici. Non possiamo tollerarlo, ma anche i compagni devono comprendere che il P.S.I. deve fare altro. Deve avere una sua identità ed una sua autonomia. Una sua forza che non può prescindere dall’unita’ del mondo socialista. O cambia rotta o è destinato a perire.

Anche per noi si impongono delle scelte che riguardano la vita associativa e il suo futuro.

Socialismo XXI Secolo è nato con uno scopo sociale chiaro: costruire un soggetto politico di orientamento socialista con tutti coloro che ci stanno anche con forze politiche e/o associazioni diverse per cultura, tradizione ma che come noi condividono i valori della pace, della libertà, della giustizia sociale e della tutela ambientale, tema molto avvertito dalle nuove generazioni e che mobilita migliaia di giovani.

Insomma, costruire un’area politica capace di vincere le sfide del terzo millennio e di guidare il processo di trasformazione della società verso un mondo più giusto e più libero, che metta al centro di ogni cosa l’individuo e la tutela dell’ambiente. Un ‘area in grado di coniugare le esigenze dell’impresa con l’esigenze dei cittadini. Che sappia contrastare precarietà e disuguaglianze sociali. Che rappresenti un argine all’allargamento della forbice sociale. Che faccia dello sviluppo sostenibile un mantra garantendo la transizione ecologica e la tutela dell’ambiente nel rispetto degli accordi di Parigi del 2015. Insomma, un partito di orientamento socialista che abbia una visione del futuro e dell’Italia che intendiamo costruire. Un partito con idee, finalità, progetti, prospettive. E con una identità socialista senza ambiguità alcuna. Senza subalternità. Il socialismo non è morto. E’ vivo. Ma dobbiamo essere capaci di mettere insieme il variegato mondo socialista con tutti coloro che ci stanno ed occupare lo spazio, ovvero il vuoto politico che c’e’ a sinistra dello schieramento politico italiano da troppo tempo.

La mancanza di un’area di orientamento socialista si avverte in Italia e questa assenza è la vera causa del disastro elettorale del 25 settembre. Ed è una delle cause della disaffezione e del disorientamento degli elettori che non sentendosi adeguatamente rappresentati scelgono di non votare, o peggio, votano per formazioni politiche non compatibili con le proprie idee. Certo sono consapevole che anche noi socialisti, tra mille diffidenze e risentimenti, abbiamo per primi sbagliato nell’aspettare che altri ci aiutassero in questo difficile cammino. Siamo noi i primi a dover essere gli artefici della svolta. Del proprio destino. Ora o mai più. Vogliamo costruire un soggetto politico socialista. La vera alternativa. La vera sfida del terzo millennio. Ma quale socialismo vogliamo in Italia? Come anticipato, deve essere un socialismo del terzo millennio: moderno, europeo, riformista, ecologista.

Un soggetto politico che sappia affrontare i grandi temi sociali senza approcci ideologici. Un socialismo che garantisca una istruzione inclusiva per tutti; che tuteli la sanità pubblica implementandola; che garantisca salari dignitosi e che combatta ogni forma di precarietà nel mondo del lavoro; che garantisca una fiscalità progressiva; che difenda la nostra costituzione; che assicuri la partecipazione democratica dei cittadini alla vita istituzionale del nostro Paese; che tuteli l’ambiente; che aiuti le imprese nel difficile percorso non più rinviabile della transizione ecologica; che sappia affrontare senza bandierine i temi sociali della siccità, della crisi alimentare e della migrazione. Questo è il progetto che abbiamo intenzione di realizzare per l’Italia.

Un partito socialista moderno che sia parte integrante della grande famiglia del PSE. Una forza socialista del terzo millennio che difenda la sua storia, le sue radici, ma che guardi con decisione al futuro.

Sono consapevole delle difficoltà del socialismo in Italia. Come in Europa, del resto, anche se per altre motivazioni. Difficoltà legate alla lentezza con cui le forze che si riconoscono nel socialismo hanno avviato il processo interno di trasformazione con il precipuo fine di intercettare le vecchie e le nuove sfide del Terzo millennio e di dare risposte rapide e concrete per la risoluzione dei problemi. Una nuova internazionale socialista appare necessaria non solo per ridare linfa al socialismo europeo, ma anche per accelerare quel processo di modernizzazione di tutte le forze che si richiamano al socialismo imbrigliate tra passato, presente e futuro.

In questo contesto politico incerto ci siamo noi con la nostra associazione e con l’obiettivo che intendiamo raggiungere.  Di fronte abbiamo una sinistra da ricostruire, ma come intendiamo farlo? Con il Socialismo.

Io credo che sia arrivato il momento anche per noi di fare delle scelte. Il quadro politico è stato, ritengo, ampiamente descritto. Il nostro Paese dovrà affrontare un inverno durissimo e un 2023 con una crescita stimata intorno allo 0,7 %. Abbiamo di fronte un momento delicato per la nostra stessa sopravvivenza. O restiamo un’associazione politica e culturale di elaborazione e di sintesi politica, oppure facciamo un passo in avanti caratterizzandoci maggiormente e trasformandoci in una forza dai contenuti politici riconoscibili del socialismo italiano iniziando dai comitati regionali che dovranno avere una impronta politicamente chiara ed inequivocabile.

Io ritengo che sia il momento giusto per uno scatto in avanti dell’associazione senza trascurare il nostro scopo fondativo. Ma attraverso una identità politica chiara. Mi chiedo se sia utile riprendere i tavoli di concertazione. Io ritengo di riprenderli, ma con tutti coloro che sono interessati al nostro processo di aggregazione per la costruzione di una grande area politica di orientamento socialista: Psi, PD, Articolo 1, sempre che il PD e il Psi cambino rotta politica o, viceversa rivolgendoci semplicemente a quella area socialista che alberga nel PD che di fronte alle riluttanze del partito abbia il coraggio di andare oltre il PD. Ciò vale anche per i compagni scontenti della neonata segreteria del P.S.I. Il dialogo, il confronto, appartengono al nostro mondo, alla nostra cultura di socialisti. Insieme per costruire un grande progetto politico, con una visione del futuro dell’Italia chiara dai temi della politica estera a quelli ambientali e dello sviluppo sostenibile. Con tutti coloro che ci stanno.

Leggo sui giornali di Epinay, di costituente socialista. Ebbene, alle parole seguano i fatti. Noi siamo pronti e lavoreremo per questa piattaforma politica. Senza cedimenti. Rimanendo attenti e vigili. Invitando tutte le forze politiche e le associazioni a collaborare per un grande partito di orientamento socialista.

Io credo che possiamo farcela con il contributo di tutti e con un pizzico di buona volonta’. Ma non abbiamo alternative. Abbiamo gli spazi e il tempo per realizzare il nostro scopo fondativo con chi ci sta. Nell’immediato abbiamo dei confronti elettorali sul piano territoriale in alcune regioni (Umbria, Lazio, Lombardia, Toscana). Quelli per noi devono essere l’occasione, il banco di prova, per costruire una presenza politica e di partecipazione anche attraverso il civismo e liste che includano socialisti, riformisti, ambientalisti, con idee e programmi. E gli uomini giusti. Non un grande circo, ma delle aggregazioni che abbiano affinità e compatibilità con i nostri principi, i nostri ideali e i nostri valori. Laddove è possibile realizzarli, ovviamente,  essendovi  regioni dove dobbiamo e possiamo fare di più e meglio.

Dalle chat, e personalmente, ho verificato le intenzioni dei compagni e delle compagne che spingono in questa direzione, senza chiudere la porta a nessuno, ma il confronto non va attivato con chiunque ma con tutti coloro che condividono i nostri obiettivi e il nostro scopo fondativo. Che abbiano una certa affinità con Socialismo XXI Secolo. Che ne condividano gli scopi sociali.

In questo processo di cambiamento i Comitati regionali avranno una notevole responsabilità politica.

Occorre ricominciare dal lavoro e dai territori. Garantire sui territori la nostra presenza. Presentare progetti  conseguenza diretta della elaborazione politica e culturale dei comitati regionali intrinsecamente e profondamente legati alle peculiarità dei singoli territori.

In una parola occorre migliorare sotto il profilo organizzativo. Costruire insieme una macchina organizzativa perfetta, soprattutto perché il momento politico è delicato e ce lo impone.

Diffondere la nostra associazione. Radicarla sui territori regionali. Dopo due anni di pandemia è indispensabile riprendere il lavoro interrotto per l’emergenza sanitaria, specie dopo la catastrofe elettorale del 25 settembre. Non ci sono più alibi. Non saranno tollerate né l’inerzia né la superficialità. Ancora oggi leggo di chat di compagni che non conoscono i nostri documenti e benchè meno le nostre posizioni politiche. Questo è gravissimo. La scarsa conoscenza genera solo confusione e discussioni inutili e sterili. Bisogna lavorare. Avvicinare le persone. Creare una rete di simpatizzanti. Procedere con il tesseramento per fidelizzare chi si avvicina alla nostra organizzazione. Allargare i comitati regionali alle associazioni e a tutti coloro che hanno intenzione di percorrere insieme a noi questo cammino. Costituire i circoli (come di recente a Palagiano), luoghi di confronto e di elaborazione politica.

 Questo richiede uno sforzo comune e il contributo di tutti per diventare comunita’. Noi non abbiamo un’altra strada. Un’alternativa diversa da questa. Rafforzare la nostra organizzazione sui territori significa crescita, ma soprattutto identità e riconoscibilità.  Non dobbiamo commettere l’errore del Psi che ha peccato di incoerenza rinunciando ad essere un significativo partito del socialismo italiano. Tutti insieme per costruire un soggetto politico di orientamento socialista forte, autonomo, identitario. E con chiunque abbia intenzione di farlo. Ma anche noi dobbiamo politicamente caratterizzarci sui territori senza far mancare il nostro contributo con la nostra presenza, la produzione di elaborati rappresentativi delle nostre proposte di cambiamento e di trasformazione della societa’.

Il tempo c’e’. Le risorse umane ci sono.  

E’ giunto il momento, ritengo, di fare un grosso passo in avanti.

Dal basso si costruiscono i grandi progetti politici. Il socialismo è nato nel 1892 in questo modo: non per decreto o per volonta’ di Dio, ma per l’opera e l’impegno di donne e uomini per il raggiungimento di una società libera e giusta.

Questo per noi deve essere l’esempio, o se vogliamo l’ispirazione, se vogliamo traguardare il nostro obiettivo.

SEMPRE AVANTI!