RELAZIONE POLITICA-PROGRAMMATICA DEL 24 MAGGIO 2022

di Luigi Ferro – Presidente Nazionale di Socialismo XXI

La conferenza politica -organizzativa di SOCIALISMO XXI SECOLO che si è tenuta a Perugia il 15 maggio 2022 ha modificato l’intero assetto organizzativo della nostra associazione con l’elezione di un nuovo Presidente e di un nuovo Ufficio di Presidenza. Permettetemi di ringraziare in primis il precedente organismo nazionale per l’impegno e il lavoro profusi con tanta determinazione in questi anni difficili a causa dell’emergenza sanitaria, non del tutto superata, ma soprattutto per avere avviato un processo di rinnovamento degli organismi rappresentativi a tutti i livelli. Mi auguro personalmente di essere all’altezza del compito che mi è stato affidato e della fiducia accordatami, ma sono sicuro che con l’esperienza e l’impegno di tutti voi il mio lavoro sarà sicuramente meno gravoso avendo ben chiara la nostra missione: rifondare in Italia un partito unitario del socialismo: plurale, moderno, europeo, riformista ed ecologista. Si tratta del nostro progetto fondativo.  Irrinunciabile ed Indiscutibile.

 Si tratta di un principio inalienabile della nostra carta fondamentale. Del nostro genoma a fondamento della nostra stessa sopravvivenza.

Viviamo tempi difficili e le sfide che ci attendono sono molto complicate e riguardano il nostro futuro in quanto cittadini del mondo. Il conflitto russo-ucraino ha spazzato via il vecchio mondo per costruirne uno nuovo. Un nuovo ordine mondiale. Ma quale? A questo interrogativo la classe dirigente mondiale non è capace di fornire una risposta. L’ONU, voluto per mantenere la pace tra i popoli, assiste ancora una volta impotente di fronte alla barbarie della guerra. Una guerra che ha colpito al cuore dell’Europa. Un’ Europa silente, poco disponibile al dialogo, arroccata su posizioni oltranziste, molto lontana dalla sua vocazione pacifista. Un’Europa distante dal suo progetto identitario e di integrazione tra i popoli, auspicato da Spinelli, Colorni, Rossi, negli anni del confino sull’isola di Ventotene.  Da europeisti convinti, le istituzioni di Bruxelles devono cambiare rotta. Non basta l’Euro, la moneta della UE per superare le oggettive difficoltà poste brutalmente in evidenza dalla guerra in corso nell’ assenza di un soggetto identitario che si costruisce con una politica estera e di difesa comune. Identità ed autonomia, due requisiti che sono mancati in questa fase così delicata alla nostra Europa. Invece di cercare soluzioni diplomatiche al conflitto, ogni stato membro ha, per interessi alle volte poco nobili, assunto posizioni estreme, spesso il risultato delle contingenze o perchè il prodotto di aree di influenza d’oltreoceano.  Alle volte in contrasto con la linea di Borrell. Così non si unisce, non si costruisce, ma si divide, con il rischio di consegnare la nostra Europa ai sovranisti ed ai populisti, e di avvantaggiare Putin.

Sia chiaro che noi sosteniamo il cessate il fuoco e un tavolo negoziale che riporti la pace in Europa. Come è altrettanto chiara e ferma la nostra condanna nei confronti dell’aggressore russo. Senza se e senza ma.

La politica e la diplomazia sono i grandi assenti in queste settimane di guerra. Urge una riforma delle istituzioni europee per decisioni trasparenti e rapide senza veto alcuno o a maggioranza su alcune materie, ma questo richiede l’avviamento tanto atteso da anni del processo di unificazione politica dopo quella monetaria, se vogliamo costruire insieme una Europa forte, indipendente, autonoma, credibile. Ciò non vuol dire mettere in discussione vecchie amicizie o vecchie alleanze. Per tradizione siamo collocati nel mondo atlantico e sosteniamo la NATO come sistema difensivo e di deterrenza. Negli ultimi tempi la NATO sembrerebbe avere smarrito la sua vocazione difensiva adottando politiche sempre piu’ aggressive verso l’est del mondo. Non vuol dire mettere in discussione il trattato, ma serve una nuova NATO perche’ il mondo è cambiato negli ultimi sessant’anni. La guerra fredda è cessata con il crollo del muro di Berlino nel 1989, ma rischia di ritornare prepotentemente nelle nostre vite. Una nuova cortina di ferro avvolge l’Europa per parafrasare Churchill. La Nato non può e non deve smarrire la sua funzione di deterrenza che ha consegnato all’Europa, ma anche al mondo, pace e stabilità. Occorre procedere verso il superamento dell’art. 10 del Trattato Nord Atlantico secondo il quale i membri possono invitare previo consenso unanime qualsiasi altro stato europeo in condizione di soddisfare i principi del trattato medesimo e di contribuire alla sicurezza dell’area Nord-Atlantica ad aderire a questo trattato. Il principio dell’unanimità deve essere abrogato e di conseguenza ogni potere di veto. Ma per raggiungere l’obiettivo dobbiamo costruire una Europa unita e forte, quale valido interlocutore. Un lavoro faticoso, ma necessario, non più rinviabile.

Noi siamo contrari alla guerra come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali, ma appoggiamo tutte le organizzazioni sorte per tutelare la sicurezza internazionale, compresa la NATO, ma senza subalternità.  

Chiediamo un nuovo trattato che vieti la proliferazione delle armi nucleari!

Chiediamo una conferenza mondiale per costruire un nuovo mondo con tutti gli attori internazionali, compresa la Cina, nuova potenza globale.

La politica e la diplomazia devono avere il sopravvento, non i cannoni. SEMPRE!

 Negli ultimi tempi registriamo con favore un timido cambiamento di passo dell’Europa per una soluzione negoziale del conflitto. Non basta aiutare gli ucraini a difendersi militarmente evidentemente, ma occorre anche favorire il percorso diplomatico che è mancato in queste settimane di guerra.

 Analoghe considerazioni vanno spese per l’ONU, dove il diritto di veto di pochi Paesi –cinque- annulla il dibattito e le decisioni democratiche dell’assemblea della Nazioni Unite. Ciò è inaccettabile per le democrazie cd. liberali.

In definitiva, rinnovare.  O, meglio, riformare, senza sacrificare l’esistente, ma al fine di migliorare quello che abbiamo.

Una guerra che ha cancellato di colpo le nostre certezze e che porterà alla nascita di un nuovo ordine mondiale, si spera più equilibrato di quello attuale. L’appello è ai nostri governanti: costruite un mondo nuovo che garantisca pace, sviluppo, benessere e cooperazione tra i popoli. Costruite un mondo libero e giusto. Una società libera e giusta.

La guerra in atto ha già prodotto riflessi negativi sull’economia mondiale: aumento dell’inflazione-in Italia attestata intorno al 6%-riduzione dei consumi; rincaro delle bollette domestiche; rincaro dei carburanti; crisi alimentare e fenomeni migratori, vecchi e nuovi. La politica deve farsi carico delle difficoltà crescenti a livello globale. La crisi alimentare condurrà a nuove guerre se non si interviene in tempo. Questo chiediamo alla classe dirigente. Di andare oltre il proprio orticello e di governare questi fenomeni prima che sia troppo tardi. Dopo la crisi del 2008, rischiamo una nuova fase recessiva e nuovi conflitti tra poveri. Non è questo il mondo che vogliamo costruire per noi e per le future generazioni. L’incertezza e il precariato devono sparire dal nostro vocabolario. La globalizzazione senza regole è stata spazzata via da questa guerra, ma potrebbe ritornare sotto altre sembianze, ma spetta ad una classe politica accorta evitare gli errori del passato e nuove forme di sfruttamento. Dobbiamo insieme combattere le disuguaglianze che interessano preoccupantemente anche le società cd. opulente, come la nostra. 

Come superarle? In Italia, e non solo, occorre un nuovo patto sociale.

 Quali le cause? Il neoliberismo.

Il neoliberismo ha prodotto molta ricchezza concentrata nelle mani di pochi fortunati, al tempo stesso veniva smantellato il welfare, quel sistema di protezione sociale posto a tutela dei piu’ deboli.

 In Italia negli ultimi anni sono state tagliate all’inverosimile le spese per sanità e scuola. Le imprese hanno operato il più delle volte in mercati autoregolamentati con evidenti ricadute sul piano sociale secondo il paradigma “PIU’ MERCATO, MENO DIRITTI, MENO STATO SOCIALE”.

L’istruzione è di fondamentale importanza per intere generazioni. Eppure, ancora oggi non è stato garantito a tutti il libero accesso all’istruzione. L’Europa   sul punto è in ritardo, rispetto agli Stati Uniti dove da tempo è stato avviato senza sosta il processo di scolarizzazione. La mancanza di una adeguata istruzione si riflette sulla produttività e sulla competitività di un Paese. Negli ultimi anni in Italia e in Europa i governi hanno favorito le scuole e le Università private accessibili solo alle famiglie abbienti.

Altro punto dolente è la giustizia fiscale e l’assenza di politiche capaci di rafforzare e mantenere la tassazione progressiva sul reddito, sulle successioni, e l’imposta progressiva annuale sulla proprieta’.

Per ritornare alla domanda iniziale, occorre quindi un nuovo patto sociale tra Governo, imprese e societa’ civile – penso a forme di cogestione delle imprese tra azionisti e lavoratori verso una proprietà sociale dell’impresa-per uscire dal pantano ed avviare una nuova fase per costruire una società libera e giusta, impostata su alcuni ineludibili punti programmatici:

-consentire a chiunque l’accesso a sanità, istruzione;

– salari dignitosi;

– partecipazione alla vita politica ed economica;

-sostegno alla impresa e lotta al neoliberismo;

 -giustizia fiscale con forme nuove di progressività;

 -sviluppo sostenibile, svolta green, mobilità sostenibile, tutela ambientale;

 -lotta alla disoccupazione, specie a quella giovanile;

-pensioni adeguate;

 -piu’ Europa;

 -investimenti in innovazione e ricerca scientifica;

 -mercati regolamentati e trasparenti;

 -tutela e ampliamento del welfare;

 -no al dumping fiscale per evitare involuzioni nazionaliste e identitarie;

-nuove forme di capitalismo;

– più democrazia e più partecipazione democratica.

Sono le sfide del terzo millennio non più rinviabili. Solo un socialismo moderno, riformista, aperto al mondo, rinnovato e’ in grado di superare l’antico principio di lotta di classe fondando sull’ideologia e sulla ricerca di giustizia politiche chiare e coerenti per tutti.  Avviare subito Il processo identitario ed unitario in Italia come in Europa del socialismo, per un nuovo modello di sviluppo della società e del mondo, come avvenne all’indomani del secondo conflitto mondiale. Un nuovo socialismo fondato su questi principi ineludibili che costituiscono il MANIFESTO SOCIALISTA DEL TERZO MILLENNIO.

Questo è il partito socialista che vogliamo e dobbiamo costruire.

In un contesto storico e politico così complicato ci siamo noi con la nostra associazione.

La nostra associazione è nata tre anni fa con il precipuo compito di riorganizzare le anime socialiste presenti nel nostro Paese e di costruire un nuovo partito socialista in Italia. La casa dei socialisti italiani e porre fine ad una diaspora che dura oramai da trent’anni. Sia chiaro che l’Epinay da noi propugnato non è un appuntamento mondano come il festival del cinema di Cannes. Si tratta di ripetere l’esperimento francese del 1971 che portò alla rinascita del partito socialista transalpino condannato alla irrilevanza politica con l’aiuto di un giovane repubblicano: Mitterand, diventato successivamente il leader del neonato partito socialista francese e il Presidente della Repubblica più amato dai francesi.

L’esperimento francese deve essere ripetuto anche in Italia. Possiamo farlo, ma occorre la volontà e il contributo di tutti. Da parte nostra non è mai mancato il sostegno per realizzare il progetto fondativo della nostra associazione. Di certo, non possiamo dire altrettanto nei confronti di chi in maniera strumentale o pretestuosa ha sabotato i nostri sforzi, spesso disertando il tavolo di concertazione e il comitato per l’unità socialista voluti dall’illuminato precedente Ufficio di Presidenza. Noi ci siamo. Non ci siamo mai allontanati e non ci arrenderemo mai.

L’appello è a tutti i socialisti di buona volontà: UNITA’!

Ma un accorato appello deve essere rivolto anche al mondo dell’associazionismo e del civismo, a tutte quelle organizzazioni che condividono con noi tematiche e proposte politiche, secondo il paradigma lanciato dall’Epinay francese. Il precedente Ufficio di Presidenza ha già avviato questa fase con notevole successo e sarà portata avanti anche dal nuovo organismo. Il solco è stato tracciato.  Continuità e tenacia, ma con uno sguardo attento, vigile, al variegato mondo socialista presente in Italia, a tutte le formazioni e le organizzazioni di ispirazione socialista. Siamo sempre pronti, disponibili al dialogo, perché l’Italia ha bisogno di una moderna ed unitaria forza del socialismo. Mettiamo da parte i ritardi, non i nostri. I rancori o le incomprensioni di questi anni. Discutiamo insieme del futuro del socialismo in Italia attraverso nuovi tavoli di confronto.

Noi ci siamo e ci saremo sempre!

La nostra associazione nonostante la pandemia è andata avanti. L’emergenza pandemica ha limitato i nostri sforzi, ma siamo ancora qui. Pronti per ricominciare, anche se non ci siamo mai fermati.

I nuovi organismi eletti il 15 maggio hanno un compito arduo: la crescita dell’associazione. Siamo tutti investiti da questa grande responsabilità. Io, per primo, avverto l’importanza del ruolo e della funzione.

La crescita di una organizzazione pretende passione, lealtà, impegno, ma soprattutto il contributo di idee di ciascuno.

Intorno ad una idea si costruisce la proposta. Sulla proposta si costruisce il consenso. La politica italiana degli ultimi anni ha annullato la proposta smarrendo identità e profilo istituzionale.

La proposta ha forza attrattiva, non l’utilitarismo bieco e fine a sé stesso che ha allontanato i cittadini dalla politica, con la complicità di una legge elettorale che non garantisce la rappresentatività. Una legge elettorale incostituzionale perché non consente al popolo italiano di essere sovrano e di esprimere la sovranità scegliendo i propri rappresentanti. Un tema che pretende chiarimenti ed iniziative per restituire alla politica dignità, credibilià.

Sulla proposta possiamo costruire il consenso intorno al nostro progetto, ma non basta.

Gli organismi a tutti i livelli devono assicurare la partecipazione, la discussione e la decisione, se vogliamo costruire una casa solida. Il senso di appartenenza nasce se coinvolgiamo tutti nella vita dell’associazione, anche quel mondo del civismo che su alcune tematiche potrebbe convergere sulle nostre piattaforme politiche arricchendole.

Ma non basta neanche questo. Di vitale importanza sono le iniziative per avvicinare i cittadini. E’ necessario vivere tra la gente, nei territori, per diffondere il nostro “credo”. In occasione dei referendum del 12 giugno l’invito è a tutti i coordinatori regionali di promuovere sui temi referendari iniziative da remoto o in presenza a sostegno del SI. Cinque quesiti, cinque SI. Far comprendere a tutti l’importanza epocale di questi referendum per una giustizia “giusta”. Non si tratta di referendum contro la magistratura, ma di riforme per una corretta quanto trasparente amministrazione della giustizia in nome del popolo sovrano. Il compagno Marco Destro del Veneto il 1° giugno terrà da remoto una iniziativa referendaria.  A questa iniziativa ne seguiranno altre sulla legge elettorale

 Ne terremo un’altra per ricordare nel 1892 la nascita del P.S.I. Centotrent’anni di storia che l’Italia non deve e non può dimenticare. Dipende ovviamente tutto da noi. Il destino è nelle nostre mani.   

Le nostre coordinate a fondamento del nostro agire e divenire insomma devono essere: la collegialità, la partecipazione, le iniziative anche allargate ad altre realtà, le adesioni, e tanta passione ed impegno.

Tanta dignità e orgoglio.

Le sfide che ci attendono sono queste. Si tratta di un lavoro notevole. So che ci saranno momenti difficili, non mi faccio illusioni. Ma sono convinto che con l’impegno di tutti sapremmo superare ogni difficoltà, ogni avversità. Le nostre idee sono più forti di ogni altra cosa.

Costruiamo insieme il futuro.

Buon lavoro a tutti noi.

SEMPRE AVANTI!