di  Renato Costanzo GattiSocialismo XXI Lazio |

 

Il governo ha varato il decreto sulla concorrenza che deve ora essere convertito in legge dal Parlamento. Ma il decreto-legge approvato, come molti decreti-legge già varati, non è altro che un testo di conferimento di poteri al governo a emettere decreti delegati regolamentanti la materia in oggetto.

In sintesi, il governo predispone sotto forma di decreto-legge, la cui urgenza è giustificata dai tempi concessi dal PNRR, un testo che suggerisce al parlamento ciò che il parlamento dovrebbe deliberare per conferire al governo i poteri di decretare. Una procedura circolare che in sintesi trasla il potere legislativo, esclusività del parlamento, all’esecutivo, trasformando quest’ultimo in legislatore.

Potrebbe ritenersi che l’eccezionalità del PNRR porti, necessariamente, ad un maggior coinvolgimento dell’esecutivo nella funzione legislativa, stante la complessità tecnica degli argomenti di cui trattasi, ma parrebbe logico che le linee guida, gli orientamenti politici generali nascano dalla volontà di un parlamento legislatore, mentre nel nostro caso, è il governo stesso a stilare le norme di delega per le quali chiede un consenso al parlamento, magari ricorrendo al voto di fiducia. Da notare poi che le direttive generali contenute nella legge delega sono vaghe e altamente discrezionali, lasciando ampia facoltà di indirizzo al delegato stesso.

Stante la particolarità della maggioranza oggi al governo, su alcuni punti il decreto delegato rimanda al parlamento la decisione su esplicite alternative. Ne è un esempio il decreto fiscale che destina gli 8 miliardi di taglio delle imposte o alla riduzione delle imposte sul lavoro (riducendo il cuneo fiscale) o alla riduzione dell’irap (che con il cuneo fiscale non ha nulla da spartire).

Ma prima di imputare all’urgenza dei tempi imposti dal PNRR questa prassi di trasfusione di poteri legislativi dal legislativo all’esecutivo, è interessante vedere le statistiche di produzione legislativa della XVII legislatura.

Nella XVII Legislatura sono state approvate 379 leggi; 100 decreti-legge; 257 decreti legislativi e 35 regolamenti di delegificazione.

In particolare, le 379 leggi sono ripartibili nelle seguenti categorie:

● 150 leggi di ratifica (39,57%)

● 106 “altre leggi ordinarie” (categoria residuale; 27,97%)

● 83 conversioni di decreti-legge (21,90%)

● 18 leggi di bilancio (4,75%)

● 10 leggi collegate (2,64%)

● 10 leggi europee (2,64%)

● 2 leggi costituzionali (0,53%).

Le cifre esposte relative al processo di approvazione di leggi di ratifica e conversione di decreti-legge evidenziano come questa traslazione dal legislativo all’esecutivo della funzione legislativa, sia ormai in atto e consolidata, travisando la divisione dei poteri che sta alla base degli stati democratici.

Non basta certo una repubblica presidenzialistica de facto, come dice Giorgetti, serve una revisione costituzionale attuata con una Costituente seria e competente come quella dei padri costituenti.