di  Renato Costanzo GattiSocialismo XXI Lazio |

 

Secondo articolo sulla legge delega fiscale

La delega

La legge delega approvata dal CdM prevede, tra le altre cose, di rivedere la normativa sull’Irap. Nel comunicato di Palazzo Chigi l’obiettivo è così descritto:

“Nell’ambito della più ampia riforma della tassazione del reddito d’impresa descritta sopra, prevede il superamento in maniera graduale dell’Irap”.

 Le leggi delega sono un mandato che il parlamento assegna al governo affinché questo elabori decreti delegati sulle indicazioni contenute nella delega. Questa delega, nel nostro caso, pare un po’ involuta,  perché non è il parlamento a predisporre la delega ma è il governo stesso a disegnare la delega a sé stesso che poi formalmente sarà il parlamento a ratificare, magari con correzioni. Se poi per la conversione in legge del disegno di legge delega fosse posto il voto di fiducia, le figure di legislativo ed esecutivo sarebbero assorbite dall’esecutivo e cadremmo in pieno presidenzialismo e ciò, senza aver modificato la costituzione. De Gaulle introdusse il presidenzialismo cambiando la costituzione, ma a noi De Gaulle ci fa un baffo.

Pare anche che lo specifico mandato sull’Irap, che parla di “superamento” sia molto vago nella sua formulazione essendo aperto alla discrezionalità del governo senza ulteriori indicazioni del parlamento.

Il tributo

Il presupposto impositivo dell’Irap è l’autonoma organizzazione. Si presuppone cioè che l’assetto produttivo sia organizzativamente strutturato, presupposto che manca, ad esempio, al professionista individuale che, in effetti, già da anni non è più assoggettato ad Irap.

L’Irap nasce in sostituzione dell’Ilor e di altre imposte minori; all’inizio il suo imponibile era un reddito dal quale non erano detratti i costi del lavoro; successivamente furono resi deducibili prima i contributi poi i costi del lavoro a tempo indeterminato, riducendo quindi l’imponibile all’imposta e contribuendo a diminuire  il costo del lavoro per le imprese. Questa imposta è finalizzata a finanziare il sistema sanitario nazionale.

Le persone giuridiche ovvero le società, pagano oltre all’Irap anche l’Ires; il gettito Ires del 2019 (il 2020 non fa testo a causa dell’epidemia) è risultato pari a 33.555 milioni di euro, mentre il gettito Irap dello stesso anno risulta pari a 25.168 milioni di euro. Dai soggetti privati affluiscono 15.002 milioni di euro e dalle amministrazioni pubbliche 10.166 milioni di euro.

Sorgono allora alcune domande:

● il superamento dell’Irap elimina un gettito di 10 miliardi provenienti dalle imprese pubbliche? Come vengono recuperate? Non certo aumentando l’Ires. Ma in fondo si tratta di una partita di giro all’interno dei conti pubblici. La delega, in proposito, non dà alcuna indicazione.

● Se i 15 miliardi di Irap che vengono pagati dalle imprese private vengono riversati sull’Ires allora il gettito Ires salirebbe a (33.5 + 15= 48.5) ovvero l’aliquota salirebbe dal 24 al 34.75%, decisamente alta, ma il ragionamento è anche un altro.

L’Ires è sempre stata considerata come una imposta acconto su quel che pagano i capitalisti in sede di distribuzione dei dividendi. Con il sistema Sabbatini si calcolava l’Irpef progressiva sul dividendo al lordo dell’Ires (allora chiamata Irpeg) ed all’Irpef risultante si deduceva l’Ires (allora Irpeg) già pagata. Il sistema era perfetto, i redditi da capitale erano cumulati con tutti gli altri redditi e tassati progressivamente. Successivamente Tremonti otteneva più o meno lo stesso risultato assoggettando ad Irpef solo una percentuale del dividendo distribuito. Ad ogni variazione dell’Ires corrispondeva una variazione della quota imponibile di modo che l’insieme delle due imposte mantenesse sempre la stessa imposizione, più o meno.

Oggi si paga il 24% di Ires e sul dividendo distribuito di 76 (100-24) si paga il 26% ovvero 19.76 per un totale di (24+19.76) = 43.76%. Se si accorpa l’Irap nell’Ires e l’aliquota passa dal 24 al 34,75 non si dovrà ridurre l’imposta sul dividendo al (43.76 – 34.75) = 9.01% rispetto all’attuale 26%, altrimenti il “superamento” dell’Irap si trasformerebbe in un vero e proprio regalo al capitale.

E non credo che noi socialisti potremmo assistere indifferenti a questa prospettiva.