SIAMO ANCORA UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO?

 

 

di  Massimo Lotti – Coordinatore Socialismo XXI Puglia |

 

Quando i nostri Padri costituenti si accinsero a scrivere la nostra Costituzione, con la stesura dei primi 12 articoli (che vengono denominati Principi Fondamentali) vollero delineare con essi le caratteristiche della nascente Repubblica.

E, infatti, all’art. 1 della Carta Costituzionale essi decisero che la nostra Repubblica dovesse essere DEMOCRATICA e fondata sul LAVORO.

L’onorevole Fanfani, nel pronunciarsi sull’aggettivo “Democratica” disse: “Nella nostra formulazione l’espressione democratica vuole indicare i caratteri tradizionali, i fondamenti di libertà e di uguaglianza, senza dei quali non vi è democrazia”, mentre con la espressione “Fondata sul lavoro” egli volle significare che con questa formula  non si intende la “pura esaltazione della fatica muscolare, come superficialmente si potrebbe immaginare, del puro sforzo fisico; ma  affermazione del dovere di ogni uomo di essere quello che ciascuno può, in proporzione dei talenti  naturali, sicché la massima espansione di questa comunità popolare potrà essere raggiunta solo quando ogni uomo avrà realizzato, nella pienezza del suo essere, il massimo contributo alla prosperità comune».

Oggi, ci troviamo nella situazione paradossale, che quel diritto a vedere riconosciuta, attraverso il Lavoro, la propria esistenza come Persone senzienti e dotate di intelligenza e di spiritualità, viene condizionato dal possesso di un “lasciapassare verde” o come si usa dire (con la pessima abitudine di usare l’inglese) Green-Pass.

Questo obbligo di possedere il lasciapassare verde è stato emanato da un Governo TECNICO (quindi non espressione di una volontà DEMOCRATICA) attraverso lo strumento del Decreto Legge (atto di imperio del Governo che dovrebbe emanarsi solo in casi di urgenza).

Già in questi due concetti (Governo Tecnico e Decreto Legge) ci si dovrebbe soffermare per capire quanto la parola DEMOCRAZIA, sancita dai nostri padri costituenti, è oggi oltraggiata, e svuotata della sua essenza valoriale.

Intanto abbiamo un Governo tecnico, che seppur nato nel rispetto FORMALE dei passaggi costituzionalmente previsti, è un governo che non è espressione di una volontà popolare, giacché il PD, Cinque Stelle e Lega-Forza Italia hanno fatto campagna elettorale l’uno contro l’altro, con programmi differenti e dicendo agli elettori che MAI si sarebbero alleati fra loro.

Qualcuno mi potrà obiettare che data questa emergenza pandemica, si può derogare alle regole democratiche.

E qui, come direbbe qualcuno, casca l’asino.

Intanto secondo un articolo apparso su www.labparlamento.it (qui il link: https://www.labparlamento.it/ecco-perche-lo-stato-di-emergenza-non-ha-copertura-normativa/) si afferma che lo stato di emergenza non ha basi giuridiche, atteso che il D.Lgs. 1/2018 indica come presupposto necessario ed imprescindibile per la dichiarazione di emergenza comunale, regionale o nazionale – a seconda della dimensione – una calamità naturale, ovvero quel fatto catastrofico, ragionevolmente imprevedibile, conseguente a eventi determinanti e a fattori predisponenti tutti di ordine naturale, e a loro volta ragionevolmente imprevedibili” (Dizionario Franceschetti, 1973).

Ebbene, se già la dichiarazione di emergenza è basata su una errata (o forzata) interpretazione del D.Lgs. 1/2018 possiamo ancora dire di essere in vera emergenza?

E se non lo siamo, tutte le norme emanate in questo lasso di tempo hanno una solida base giuridica?

E se non siamo in emergenza, può un governo Tecnico (frutto di un parlamento di NOMINATI) condizionare il diritto al lavoro sulla base del possesso di un “lasciapassare verde” che di fatto è uno strumento per indurre i lavoratori alla vaccinazione, pena la esclusione dalla vita lavorativa?

Qualcuno forse obietterà che certi paragoni possono risultare esagerati, ma, essendo la Storia magistrae vitae, è bene ricordare che durante il Periodo Fascista, esattamente a partire dal 3 giugno 1938 (Regio decreto n. 827) non si poteva essere assunti nel personale salariato statale, né avere promozioni all’interno del medesimo personale se non si era in possesso della tessera fascista, o, come venne poi soprannominata, Tessera del pane.

Ciò che avvenne più di un mese dopo (il 14/07/1938), con la pubblicazione di un famosissimo “Manifesto” è storia nota.