11 SETTEMBRE 1973: CILE LIBERO, CILE ROSSO

di Franco Astengo |

In queste ore l’attenzione dei media è completamente rivolta a ricordare i 20 anni dall’attentato alle Torri Gemelle e i successivi risvolti sul piano delle dinamiche geopolitiche globali fino al recentissimo esito dell’avventura in Afghanistan.

E’ il caso però di ricordare l’11 settembre 1973, il giorno della “macelleria americana”: una data fondamentale nella storia.

In poche ore fu stroncato un passaggio fondamentale nella storia del socialismo e contemporaneamente fu lanciata la prima applicazione concreta delle dottrine dei “Chicago Boys” e di quella che sarebbe stata la “Reaganomics”: serviva, per farlo, una dittatura fascista.

Quel giorno, quell’11 settembre, resta intatto nella nostra mente e nel nostro cuore accanto ai grandi passaggi avvenuti nella storia dell’internazionalismo: dalla Comune di Parigi alla Rivoluzione d’Ottobre, dalla guerra di Spagna alla vittoriosa resistenza al nazi-fascismo, dalle rivoluzioni cinese, cubana, vietnamita, alla liberazione dei popoli dell’Africa e dell’Asia dal giogo coloniale, alla fine dell’apartheid in Sud Africa.

L’11 settembre 1973, il giorno della caduta della speranza cilena avvenuta a mano armata con l’assassinio del “Compagno Presidente” ricorda il momento di una sconfitta.

Per noi che continuiamo a credere nell’ideale, è uno dei giorni di quell’“Assalto al Cielo” verso il quale dobbiamo continuare a tendere con la nostra volontà, il nostro impegno, il nostro coraggio.

Finché i popoli continueranno a lottare, là ci sarà un’idea di riscatto sociale, di rivoluzione politica, di uguaglianza, di solidarietà, di riconoscimento della condizione di classe.

Un’idea quella del riscatto sociale che non deve essere mai smarrita.

Per questo non dimenticheremo mai il sacrificio dei compagni cileni.