DALLO STRETTO IL RICORSO CONTRO IL “ROSATELLUM”

Nela foto Felice Besostri con l’Avv. Caterina Neri |

di Giorgio Gatto Costantino |

Punta al terno l’ex senatore Felice Besostri. Dopo esser riuscito negli anni scorsi ad affossare il Porcellum e l’Italicum, il “cecchino elettorale” piu temuto da Palazzo Chigi adesso mira al Rosatellum Ter.

E per colpire si è appostato al Tribunale di Reggio Calabria. In conferenza stampa è stata ufficializzata ieri la richiesta di valutazione di incostituzionalità della riforma M5S e Lega nel 2019. Il ricorso, che ha valenza nazionale, è stato redatto dal senatore Felice Besostri e dagli avvocati Enzo Paolini (non presente) Caterina Neri: «Dalla Calabria — ha esordito quest’ultima parte un’esigenza di rinnovamento della democrazia partecipativa.

Un gruppo di 10 donne e 5 uomini si è costituito per richiedere il riconoscimento giurisdizionale del diritto al voto libero».

Dal profondo sud si mette in mora lo Stato sul suo elemento cardine: lo strumento con il quale sì realizza la scelta dei rappresentanti. «Implicitamente viene richiesto al giudice di esaminare la fondatezza della domanda e ove la ritenga fondata la trasmetta alla Corte Costituzionale per la declaratoria di incostituzionalità».

Quali sono gli elementi di incostituzionalità? Lo spiega il senatore con un lungo elenco:

dilatazionione degli ambiti dei dei collegi che impedisce il rapporto diretto tra elettori ed eletti;

la presentazione delle liste bloccate che ledono il priticipio della libera di voto;

l’impedimento del voto disgiunto;

le soglie di sbarramento e le ditsparità di trattamento tra le minoranze linguistiche delle regioni a statuto ordinario rispetto a quelle a statuto speciale.

Su questo punto è intervenuto Carmelo Nucera, presidente del circolo culturale Apodiafazzi: «grande la soddisfazione della popolazione di cultura greca che si vede alla testa di un movimento che rivendica la piena applicazione della democrazia rappresentativa negata da questa legge per il quale il voto delle nostre minoranze non è uguale a quello di altri gruppi culturali ed etnici».