LA CABALA DEI NUMERI E DEI NODI DEL 13° PRESIDENTE

di Felice Besostri – Socialismo XXI Lombardia | Pubblicato su Il Manifesto |

Se come preannunciato, il presidente Mattarella rimanesse sordo, a ragion veduta, ad ogni appello di assicurare un reincarico a termine, la scelta del prossimo Presidente sarà il fatto politico più importante di questa legislatura.

Non c’è spazio per soluzioni furbe, se Mattarella non è sostituibile lo si rielegga, se la rielezione per 7 anni è eccessiva, si metta fine in Costituzione all’equivoco, presentando un progetto di revisione costituzionale dell’art. 85, che sancisca la non rieleggibilità del Presidente e contestualmente abroghi, come già auspicato da Segni, il semestre bianco, cioè la sospensione del potere di scioglimento negli ultimi sei mesi del mandato.

Probabilmente in ottobre ci saranno elezioni regionali e amministrative in Italia, prima dell’elezione del Presidente e banco di prova della maggioranza Draghi e della sua opposizione.

Dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, ogni momento potrà essere quello buono per elezioni anticipate del Parlamento a ranghi ridotti dagli attuali 951 (630 deputati + 315 senatori elettivi + 6 a vita) a 606/607.

Nell’Assemblea Presidenziale al Parlamento in seduta comune si aggiungono 58 designati dai Consigli regionali, in ragione di tre per Regione, esclusa la Valle d’Aosta che ne nomina solo uno.

La maggioranza assoluta, quorum minimo dopo il terzo scrutinio, che è ora di 505 (50% + 1 di 1009) passerà, per eleggere il 14°Presidente, a 308, il 13° Presidente sarà eletto da un’Assemblea, in cui ci sono almeno 345 membri, che non ne faranno più parte, gettando involontariamente un’ombra sulla rappresentatività della Nazione del prossimo Capo dello Stato.

Ma anche tra i delegati regionali saranno in dubbio anche i 19 delegati regionali eletti in rappresentanza delle rispettive minoranze consiliari, se saranno ridotti a due per regione, come prevede il progetto di legge costituzionale A.C. 2238, Fornaro ed altri: «Modifiche agli articoli 57 e 83 della Costituzione, in materia di base territoriale per l’elezione del Senato della Repubblica e di riduzione del numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica».

Non si tratta solo di un numero, 354, pari peraltro al 35% dell’Assemblea e al 70% della sua maggioranza assoluta, ma di politici, che, anche se non avessero idee per riformare il Paese, hanno un progetto personale sul loro futuro.

Su questo ragiona il socialista Rino Formica, uno dei grandi vecchi della politica italiana, che valuta il numero di quelli in uscita di scena in 500/600, calcolando i parlamentari, cui il gruppo di appartenenza vieta un terzo mandato e gli appartenenti a movimenti al di sotto del 3% nazionale.

Ma se allarghiamo lo sguardo all’Europa, per combinazione del destino sia l’Italia, che la Germania eleggeranno entro febbraio 2022 il loro 13° Presidente: una differenza balza, però, subito agli occhi: in Germania con 13 Presidenti eletti per 5 anni ci sono stati appena 8 Cancellieri, cioè Primi Ministri, eletti dal Bundestag, che si rinnova ogni 4 anni.

Le prossime elezioni tedesche, la prima prova elettorale dei nuovi equilibri europei, conseguenti alla crisi dei sistemi politici italiano, francese e tedesco, è l’elezione del Bundestag del 26 settembre 2021, contestuale a quelle nei Land di Berlino, Meklenburg-Vorpommern e Turingia, l’unico Land con un Presidente della Linke, un governo di minoranza dopo la rinuncia del Presidente Cdu, grazie ai voti determinanti della AfD.

Gli elettori hanno già dato un segnale in ciascuno di questi paesi:

1 – in Italia con le elezioni regionali del settembre 2020;

2 – in Germania con le elezioni 2021 nei Land Baden-Württemberg, Renania-Palatinato e Sassonia-Anhalt;

3 – in Francia con le Regionali, 13 metropolitane e 5 d’oltre mare, dello scorso giugno.

Le elezioni presidenziali e legislative francesi sono previste nel 2022.

Con l’uscita della Gran Bretagna, dei grandi paesi della Ue sono rimasti solo 3 dei 6 fondatori: Francia, Germania e Italia, con sistemi politici e elettorali molto diversi, tutti però alla ricerca di un equilibrio sostitutivo di quello messo in crisi dagli elettori.

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