CAPITALE ED ECOLOGIA: SONO CONCILIABILI?

di Christian Vannozzi |

E’ la domanda ricorrente per tutti gli ecosocialisti, e la risposta non è semplice, poiché, come ben sappiamo, il capitale è ormai nel “nostro” DNA e per molti è un elemento indissociabile dalla nostra società. Ma è veramente così?

Il Socialismo, fin dai tempi di Carlo Rosselli, ha cercato di trovare un connubio pacifico tra lavoro e capitale, per non lasciare che la filosofia dei soldi e del solo profitto guidasse gli animi degli imprenditori. Questo per contrastare la filosofia di scontro, guerra e annientamento dell’avversario capitalista creata da Marx, che vedeva, durante l’industrialzizazione della Germania, il letterale sfruttamento, quasi schiavismo, della classe lavoratrice.

Nel 2021, in un secolo che ha sancito il trionfo della globalizzazione e del Capitale rappresentato dalle Multinazionali, che sfruttano l’intero pianeta, sia il capitale umano che quello naturale, senza alcun riguardo se non per i soldi, si dovrebbe auspicare a un ecosocialismo di tipo liberale, ovvero va bene il Capitale, ma non ha qualsiasi costo.

Esso deve essere utilizzato nel rispetto dei diritti umani, dei diritti sociali e di quelli dell’ambiente, perché il Pianeta non è nostro, come tutti gli altri esseri viventi gli esseri umani sono ospiti di questo Pianeta, e un ospite che ci distrugge la casa non può essere un ospite gradito.

L’ecosocialismo liberale deve quindi far rispettare questi diritti al Capitale, che non può spadroneggiare nel Mondo in virtù del Dio Denaro, ma lavorare nel rispetto dei diritti inviolabili dell’umo e della natura, anche se questo rappresenterà un calo dei profitti, perché la nostra Natura, l’ambiente in cui viviamo in comune con le piante, gli alberi e gli animali, non può essere sottomesso alla logica dei soldi.