100° ANNIVERSARIO DI LIVORNO PRIMA E DOPO

 

di Felice Besostri Socialismo XXI Lombardia |

 

 

Lettera ai Compagni di Democrazia Socialista

I compagni napoletani, che ogni settimana fanno uscire questo giornalino dell’associazione Filippo Caria, ritornato al PSI d’una volta dal PSDI, così hanno commentato il 100° di Livorno: “A Livorno, cento anni fa oggi, si consumava, nelle condizioni date, lo strappo in assoluto più divisivo nella storia del movimento operaio e socialista italiano ovvero la separazione tra socialisti e comunisti. In tutti questi anni si sono poi determinati, in diverse fasi e momenti, riavvicinamenti temporanei e allontanamenti altrettanto transitori tuttavia mai, gli uni e gli altri, fatta eccezione solo per alcune schiere o fanatizzate o ultra-identitarie, hanno dimenticato ed essenzialmente superato il “lutto” di una separazione che, comunque la si pensi, indebolì ed ancora indebolisce la sinistra di questo Paese.

Le ragioni e/o i torti del 1921 nel fluire del tempo si sono sedimentate in una valutazione politica e storica che è oramai complessivamente accettata ed assodata. L’anniversario di oggi può e deve essere semmai l’occasione opportuna, senza dimenticare nulla di quegli eventi e delle esperienze correlate, per definire tutti insieme, socialisti e comunisti, dialetticamente le ragioni nell’oggi di una ricomposizione della sinistra nell’ottica di un’azione e di una lotta comune, condivisa in un momento, quello attuale, in cui in Italia si avverte forte la necessità di una sinistra, vera e praticata che sia all’altezza delle sfide del presente e che dia risposte ai bisogni e alle aspirazioni delle masse lavoratrici e popolari italiane. Saremo tutti noi all’altezza? “. Mi sembra che abbiano colto il nodo politico più di altri esponenti di rilievo delle irrilevanti formazioni della sinistra sopravvissute o intellettuali, di più, per es., di Pier Giorgio Ardemi, sul Manifesto del 23 gennaio 2021, il cui titolo “Non si tratta di memorialismo. Sinistra dove sei?”, invece, mi lasciava ben sperare.

Con Livorno la storia della sinistra, per l’autore, coincide, nel bene (Gramsci e Togliatti) e nel male (Bordiga e Bombacci, quest’ultimo non nominato), con quella del PC(d’-I) e delle sue reincarnazioni, fatte o mancate, come quella socialdemocratica. Ci si dimentica, che in Italia, caso unico in Europa occidentale, il partito non fu isolato all’opposizione, terreno di coltura del settarismo, ma ha potuto essere forza di governo comunale, provinciale e, grazie all’iniziativa politica socialista (attuazione della Costituzione come condizione essenziale per il primo centro-sinistra, con rigoroso trattino), dopo le elezioni del 7 giugno 1970, regionale (senza il PSI il PCI non avrebbe potuto governare nemmeno nelle regioni rosse, che, invece è riuscito a perdere, come PD l’Umbria e senza le Sardine avrebbe potuto perdere l’Emilia Romagna, la Regione che nelle elezioni 2014 ha battuto il record di astensione/disaffezione elettorale con il 36,27% di voti validi). Questo è avvenuto sul piano politico, per non parlare di CGIL con la sua composizione plurale anche dopo la formazione di CISL e UIL e con personaggi come Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama e Bruno Trentin senza i quali la storia comunista italiana sarebbe stata diversa, ma anche loro se la CGIL fosse stata come la CGT.

Solo gli immemori possono dimenticare la Federazione delle Cooperative e l’ARCI, anche dopo il drastico ridimensionamento delle Case del Popolo e dei Circoli operai e il salto delle Cooperative verso l’imprenditorialità capitalista-finanziaria. Dalla svolta di Salerno alla caduta del muro di Berlino, sembra non esistito il Fronte Popolare, la Rivoluzione ungherese, la Primavera di Praga, non sono più esistiti i socialisti da Pietro Nenni a Riccardo Lombardi, da Vittorio Foa a Norberto Bobbio, da Lelio Basso a Raniero Panzeri, da Francesco De Martino a Giacomo Brodolini e ne ho dimenticati tanti, per es. Fernando Santi e Antonio Giolitti. Peccato che con loro si rimuovono anche lo Statuto dei Lavoratori, la Scuola Media Unificata, il Servizio Sanitario Nazionale e la Nazionalizzazione dell’energia elettrica, per fare alcuni esempi concreti di democrazia progressiva più incisivi di prospettive generali quali il Compromesso Storico berlingueriano o la craxiana Grande Riforma.

La costruzione intorno alle componenti storiche del movimento italiano ed europeo, arricchite dal femminismo, dall’ambientalismo, dal federalismo e dalla difesa intransigente dell’inviolabilità dei diritti umani individuali e collettivi è la componente centrale del dialogo ideale Gramsci- Matteotti per la costruzione concreta nell’azione del soggetto, che non c’era nel 1891 prima della fondazione del Partito dei Lavoratori e  che ora è scomparso, che, per usare le parole di Ardemi “si ponga l’obiettivo di guidare i bisogni di una società più giusta raccogliendo attorno a sé quegli strati che nella situazione attuale, sono ancora sfruttati e dal cui sfruttamento il capitalismo trae vantaggio perpetuo

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