INTERVISTA A JENS WEIMANN

 

di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Intervista a cura di Patrick Bernau, Gerald Braunberger e Georg Meck

Mr Weidmann, quanto grave sta diventando la crisi? Quando passerà il peggio?

Nei pochi mesi passati, abbiamo vissuto la più grossa caduta economica nella storia della Repubblica Federale Tedesca. La produzione è crollata molto di più nel secondo trimestre che non nel primo. La buona notizia è che la ripresa è davanti a noi e le cose ripartiranno nuovamente. Alla forte caduta seguirà una graduale ripresa.

Il rilancio sta funzionando? I politici hanno fatto la cosa giusta?

Sì. Nel mezzo di una situazione difficile, i politici hanno agito velocemente e con determinazione per proteggere aziende e lavoratori. Questa era la cosa giusta da fare. Le ultime decisioni del governo stanno ora dando una grossa scossa all’economia. Ciò dovrebbe creare fiducia: ai consumatori per gli acquisti, alle imprese per investire. E’ importante che i problemi non spaventino l’economia più di tanto e quanto è stato fatto ha aiutato a evitare il panico.

E se, come qualcuno teme, l’autunno ci portasse l’onda lunga di fallimenti, i politici saranno in grado di far fronte?

Sia chiaro che è difficile prevedere gli sviluppi futuri e che spesso dovremo riaggiustare gli interventi. Prima battiamo la pandemia minore sarà il rischio che la crisi si aggravi o si estenda. Noi dobbiamo evitare che temporanee difficoltà diventino problemi permanenti. Le imprese fondamentalmente sane non debbono fallire. E’ per questo che si sono fatte azioni celeri. Certamente il governo tedesco darà tutto il supporto necessario. 

La misura principale tra gli stimoli economici è la temporanea riduzione dell’IVA. Questa misura serve a rilanciare l’economia?

Assolutamente sì. Il taglio della tassa aiuta l’economia, rafforza il potere d’acquisto dei consumatori e stimola i consumi, aiutando le imprese a riguadagnare i livelli produttivi in questa difficile situazione. E’ importante che le misure prese siano mirate e temporanee. Ciò comporterà effetti negativi sul bilancio statale temporanei e il deficit sarà diminuito.

Non c’è il pericolo che il governo si abitui ad alti livelli di prestiti, in particolare dovuto al fatto che visti i tassi passivi vicini allo zero, essi sembrano senza costo?

Quel pericolo non esiste. Ci si abitua celermente a grandi somme messe a disposizione, ma ciò ti rende più responsabile nel ricordare che la sanità delle nostre finanze sono una condizione cruciale per un governo forte capace di agire. E’ per questa ragione che noi possiamo oggi mettere in atto una forte difesa contro la crisi. Comunque è vitale per noi tornare a bilanci stabili.

In questa crisi lo stato si propone come una entità economica: il governo federale sta investendo per esempio in Lufthansa così come nella start-up dei vaccini Curevac. Nessuno obietta?

Vorrei, su questo punto, distinguere due cose. Da un lato è giusto che il governo provveda non solo con liquidità ma anche con capitale al fine di prevenire un collasso di attività economiche che sono fondamentalmente sane…

Così deve fornire non solo iniezioni di cassa o prestiti garantiti ma deve anche investire grosse somme nella forma di partecipazioni statali in casi particolari.

… allo stesso tempo, tuttavia, mi preoccupa la popolarità crescente degli interventi statali nell’economia industriale. Ciò non dovrebbe essere “normale” in tempi “normali”. Dopottutto politiche agressive industriali ed investimenti statali non sono ciò che hanno giovato così tanto all’economia prima della crisi. Sono piuttosto le buone condizioni per intraprendere fornite dal paese quali alta specializzazione degli operatori ed un sistema governativo efficiente a fare della Germania un paese a parte. La concorrenza è la precondizione per le imprese innovative che permettono a consumatori e dipendenti di condividere la crescita.

Il governo deve salvare ancora le banche? Come può il settore finanziario reggere se sempre più prestiti cominciano ad essere inesigibili?

Le banche, nonostante la crisi finanziaria, stanno esercitando un ruolo di stabilizzazione. Esse hanno significativamente espanso i loro prestiti alle imprese, graie anche alle garanzie statali. Ma anche in questo campo occorre fare attenzione: più lunga è la crisi, più alti sono i rischi per i bilanci delle banche.

Ma ciò potrebbe causare caduta delle banche?

Il fatto che i supervisori e i regolatori abbiano imparato la lezione dalle crisi finanziarie, sta ora dando i suoi frutti. Ciò ha messo le banche su un cammino più sicuro e ha dato loro una più rassicurante base di capitale. Anche le imprese hanno maggiori riserve. Inoltre i politici stanno predisponendo misure estensive di supporto all’economia. Alla luce di questi fattori, sono ottimista nei confronti delle banche.

Lei è preoccupato per l’aumento improvviso del prezzo di alcune merci? Stiamo di fronte all’inflazione?

I prezzi di molti prodotti alimentari, quali crne, frutta, vegetali sono, in effetti, aumentti in modo considerevole. Ma pensi allora a come è diminuito il prezzo del petrolio. Siamo in preenza di due effetti che si bilanciano. Se si produce di meno, per il lockdown o per l’interruzione del commercio internazionale, ciò tende ad aumentare i prezzi. Allo stesso tempo i consumatori stanno di più a casa e vediamo una caduta della domanda in alcune aree come nell’abbiglimento. Ciò necessariamente tende a far diminuire i prezzi.

E quale dei due effetti prevale?

Gli effetti che calmierano i prezzi sono probabilmente maggiori, specie se i prezzi dell’energia sono crollati così significativamente. In Germania poi, il taglio dell’Iva assumerà un ruolo importante nella seconda metà dell’anno. L’anno prossimo, il ritorno alle vecchie aliquote Iva potrebbero sostenere un effetto inflattivo, ma anche qui c’è un grosso margine di incertezza.

La Banca Centrale Europea (BCE) ha lanciato ancora una volta un sostanzioso programma di acquisto di titoli, il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Plan) per contrastare gli effetti della crisi Covid. Era veramente necessario?

In questo stato di crisi credo che creare una forte politica monetria sia la cosa giusta da fare. Per quanto riguarda il nuovo programma di acquisti, è a mio avviso che esso sia chiaramente e temporalmente legto alla crisi stessa. Allo stesso tempo esso ha una flessibilità ben maggiore di quella del precedente programma il PSPP. Abbiamo avuto approfondite discussioni sui meccanismi durnte il consiglio della BCE. Su una cosa siamo stati tutti d’accordo, che ci fosse una risposta monetaria. Tuttavia c’è sempre da approfondire le finalità del programma ed  il grado di flessibilità; il che non è un compito facile. Al proposito io sono certamente molto più cauto di altri.

Quanto è grande il rischio che il programma si consolidi e miliardi di € continuino a fluire a lungo dopo la fine immediata della crisi?

Anche noi, policy-makers monetari, dobbiamo assicurare il mutamento del corso in modo da non andar oltre all’obiettivo. Per noi ogni cosa va collegata all’andamento dei prezzi che, al momento, è molto incerto. Questa preoccupazione fu uno dei punti centrale della discussione. Quanto a lungo continueremo su questa strada? Per quanto tempo ci vincolerà e che problemi si presenteranno? Come lei sa, io considero l’acquisto di bond governativi come uno speciale strumento monetario; in parole chiare, non dobbiamo mai perdere di vista il rischio che la politica monetria sia imbrigliat in una politica fiscale. Occorre essere chiari: quando viene il tempo della normalizzazione monetaria in termini di sviluppo dei prezzi, non ci debbono trovare scuse per non attuarle a causa del fatto che i governi debbano sostener dei costi.

Nei fatti la BCE, con i suoi acquisti di titoli, sta appiattendo gli spreads di titoli di governi con differenti ratings creditizi. Non si calcolano più i prezzi?

Il programma non li sta appiattendo, ma soltando riducendo. C’è indubbiamente una politica monetaria di stimolo all’espansione monetaria. Tuttavia, a mio modo di vedere, stiamo seguendo la linea giusta, specie facendo acquisti selettivi, sia dei governi sia dei corporate bonds. Ciò che a mio parere conta è che gli acquisti di titoli non debbano mutare funzione al mercato dei capitali.

Il suo collega austriaco, Robert Holzmann, ha fatto un passo in più e ha ipotizzato che la BCE potrebbe anche iniziare ad acquistare azioni.

Non desidero speculare su tutto ciò che potrebbe succedere in scenari ipotetici. La politica monetaria ha ora assunto un ruolo veramente proattivo e noi dovremmo essere attenti a non alimentare i mercati con aspettative di ulteriori politiche monetrie.

Ci può spiegare che vuol dire?

Aspettative azzardate potrebbero porci sotto pressione nelle nostre prossime decisioni. Se non facciamo o non vogliamo fare ciò che si aspetta da noi i mercati risponderanno di conseguenza, il che potrebbe tradursi nella richiesta di ulteriori azioni di politica monetaria. Non dobbiamo farci costringere all’angolo.

Vale a dire che abbiamo raggiunto il punto in cui lei dice “Quando è basta è basta. Acquistare azioni non è politica monetaria. Lasciateci fuori da ciò”-

Per me abbiamo raggiunto il punto a partire dal quale dovremmo fermare ogni speculazione.

Non solo la BCE, ma molte altre banche centrali nel mondo stanno sparando appieno i loro bazooka, con a capo la FED. E’ tranquillo nel vedere cadere tutti i limiti e che la politica monetaria irrompa in ogni crisi?

Lei sta dicendo cose che sono nel mio cervello da qualche tempo. Il nostro mandato, come banche centrali, è abbastanza chiaramente quello della stabilità dei prezzi. Ed è ciò su cui noi siamo misurati. Ciò non significa che noi dobbiamo agire nelle crisi, dopo tutto le crisi hanno un impatto con l’inflazione. Tuttavia la politica monetaria non è una panacea. Al momento, per esempio, il focus è sulla politica fiscale. E’ in prima linea nella lotta contro le conseguenze della pndemia, ha la necessaria legittimazione democratica e possiede i mezzi adeguati. Essa può, per esempio, affrontare i problemi finanziari delle imprese. Essa può decidere in quali circostanze fare trasferimenti o concedere prestiti anche fra stati.

Possiamo ritenere che la crisi sia una ragione per cambiare l’architettura europea, come nel caso del Recovery Plan proposto da Bruxelles? Potrebbe essere concesso alla UE di indebitarsi per finanziare quel piano?

Personalmente ritengo che la solidarietò europea, che include la stabilità finanziaria, sia la strada giusta in questa crisi. Inoltre ritengo che il budget europeo, che è sempre stato un mezzo per redistribuire, è un buon mezzo per realizzarla. Al contrario, ritengo che prestiti ad ampio raggio e a lungo termine incidano sulla sua struttura e sui suoi bilanci. Un simile passo richiede azioni più comprensive verso l’integrazione al fine di assicurare un bilanciamento tra passività comuni e azioni comuni. Tuttavia non mi sembra ci sia un generale desiderio di percorrere questa strada. I debiti, quindi, siano chiaramente limitati e ripagati rapidamente. Altrimenti rischiamo una costante pressione per ulteriori finanziamenti della UE.

Bruxelles avrebbe quindi creato il moto perpetuo: la UE presta i soldi, e la BCE acquista i titoli emessi, e ciò senza possibilità di fuga.

In fisica non esiste alcun moto perpetuo, nè vi è nulla di comparabile in economia.I trattati europei proibiscono di finanziare i governi per buone ragioni. Noi dobbiamo assicurarci che ci siano “guardrails” che ci proteggono. Inoltre non dobbiamo soggiacere all’illusione del debito: solo perchè il debito si evidenzia a livello europeo e non appare nelle statistiche nazionali ciò non significa he esso sia scomparso. Alla fine del giorno il debito deve essere onorato e ripagato dai contribuenti.

I prestiti non sono mai stati così sexy come oggi. Durante la crisi, anche gente seria dice che non ci sono limiti ai finanziamenti statali. La proverbialmente frugale  casalinga Swabian non ha scampo.

La casalinga Swabian è spesso mal interpretata. Ella non risparmia come un fine a sè stesso, ma alfine di spendrlo in qualcosa di utile e anche per affrontare tempi difficili. Questo è esattamente il caso in cui ci troviamo. Ha senso garantire sane finanze in tempi normali. Ed ha pure senso usare le finanze accantonate ora che i tempi difficili sono arrivati, al fine di prendere azioni che ci aiutino a superare le difficoltà.

Comunque la casalinga Swabian e ogni altro risparmiatore non possono aspettarsi un celere rialzo degli interessi.

Prima superiamo la crisi, prima i tassi di interesse torneranno in agenda. Tuttavia ci vorrà qualche tempo e la nuova normalità sarà probabilmente a livelli inferiori a quelli cui eravamo abituati. Globalmente stiamo attraversando un periodo di lungo termine di bassi tassi per i quali ci sono alcune ragioni strutturali. In prospettiva la politica monetaria corrente è un fattore che sta dietro ai bassi tassi di interese.

Cosa intende con ragioni strutturali?

Il tasso naturale di interesse, così come è chiamato, è sceso di molto negli ultimi 30 anni. Ciò è dovuto all’invecchiamento della popolazione, tra le altre ragioni, ma anche alla declinante crescita dellaproduttività. Per quanto riguarda quest’ultima, una saggia economia politica ha un impatto positivo. Una maggior crescita economica significa, a lungo termine, più alti tassi di interesse.

La Corte Costituzionale Federale ha messo un bastone tra le ruote della Corte di Giustizia Euroea. E’ stato sorpreso dalla sentenza di maggio?

 Well, it was clear for some time that there was a simmering conflict between the Federal Constitutional Court and the European Court of Justice. This conflict has now broken out in this case.

The Federal Constitutional Court in Karlsruhe has set a deadline of three months for the ECB to comply with its demands. Otherwise, the Bundesbank may no longer participate in the public sector purchase program, or PSPP. How are you dealing with this situation?

 From the Federal Constitutional Court’s point of view, there is no evidence that the monetary policy objectives pursued with the PSPP have been weighed against the associated economic and fiscal policy effects. The court’s main concern is therefore that the Governing Council of the ECB should carry out such an assessment in a transparent manner and that the result should not be manifestly disproportionate. We regularly discuss the suitability, impact and side effects of monetary policy measures within the Governing Council of the ECB. In this debate, individual members may, incidentally, well come to different conclusions.

Do you, too, think that there is a lack of transparency?

 By international standards, the ECB is a very transparent central bank. There are press conferences with the President of the ECB, public accounts of the meetings, numerous speeches and interviews, hearings in the European Parliament and a wide range of publications. In addition, our strategy review involves a discussion on ways in which we can become even more transparent in order to better explain monetary policy to the broader public, in particular.

This process is continuing despite the coronavirus pandemic, although it will take a little longer. As regards the ruling, I, for one, am confident that we will find a way of clarifying the proportionality considerations. This will enable the Bundestag and the German Federal Government to fulfil the responsibility conferred upon them by the court.

How are we to imagine that playing out in practice? ECB President Christine Lagarde is hardly going to appear before the Bundestag to account for the institution’s actions.

No, but there are various other possibilities …

Are you going to be sent in as messenger? The ECB is doing everything it can to demonstrate that it is not bound by the rulings of national courts.

It is a question of doing justice to the ruling by the Federal Constitutional Court whilst at the same time also upholding the independence of the ECB and the Bundesbank. And I do not see any contradiction there. After all, accountability and independence are two sides of the same coin anyway. What we are seeking is an appropriate way of making the deliberations of the ECB Governing Council plainly accessible to the Federal Government and the Bundestag. I am convinced that we will succeed in good time.

Will you report to the Bundestag in future and testify before parliament on monetary policy?

Even before now, I have always enjoyed being in a dialogue with the committees of the Bundestag. It’s important to exchange views and knowledge in this way, and it is easily compatible with the independence of monetary policy. I will, of course, uphold the confidentiality of the ECB Governing Council meetings. I would therefore be delighted if the Bundestag were to take the initiative and invite me back for more dialogue.

It is a delicate position for you, given that you may find yourself having to justify decisions made by the Governing Council of the ECB that you yourself voted against.

Once again: the Federal Constitutional Court expects an explanation of the ECB Governing Council’s deliberations, and the outcome must not be manifestly disproportionate. But that also means that the Governing Council has discretion in its decision-making and that not all members have to have voted in favour of all decisions. There’s no conflict there, and I will do my part.

Are you concerned that the Karlsruhe ruling and the public debate being called for will ramp up pressure on monetary policy to pursue other objectives aside from exclusively price stability?

As I see it, the nub of the ruling lies precisely in drawing a clearer distinction between monetary policy and economic policy. I believe that is an important distinction to make, as I think monetary policy certainly is in danger of being overwhelmed with an ever-growing list of new desires and objectives.

The Constitutional Court has fundamental doubts about government bond purchases and is therefore calling for strict limits.

There are limits that spring from the European treaties. And, of course, monetary policy is bound by these; for instance, by the ban on monetary financing of governments. From my perspective, it is important that monetary policy keeps sufficiently clear of this ban – for its own credibility, public confidence and its ability to effectively safeguard price stability.

How much of a risk is there, do you think, that this ongoing policy of cheap money will generate bubbles? Real estate prices have soared, equities have seen some serious movement – fuelled by central banks all over the world.

Central banks must take action whenever they perceive a threat to their objective of price stability, and the crisis called for even greater monetary policy accommodation. This is also bolstering asset prices. If problematic excesses occur, intervention will – first and foremost –need to come from other policy areas, such as macroprudential policy. Nonetheless, it is also clear that monetary policy must not give the impression that it kicks out investors as soon as a crisis is on the cards and then is too tentative in its tightening of the reins afterwards. Those kinds of expectations and an overly cautious monetary policy response were contributing factors in the financial crisis. This highly accommodative monetary policy must not become the default setting.

And who will end up footing the bill for the crisis? Who will be shouldering the costs of the hundreds of billions in rescue and recovery funding? Are we all going to be a little poorer?

The pandemic is placing pressure on all of us. It is making the entire world poorer. The very point of spending billions in emergency funding is to contain that damage. I mean, water damage caused by fire hoses and renovation costs are no reason not to call the fire brigade when there’s a fire. What would have happened if there had been no policy response and no central bank action? I am convinced that an unchecked crisis, an unchecked economic slump with all of its associated amplification effects, would have turned out to be a lot more painful and costly for all of us.

Isn’t the state carving out a role for itself as the sole source of salvation?

Of course, the state will have to take a step back again in the future. But now is the time when it must step up to the plate: in this extraordinary situation that we find ourselves in, the state is akin to a backstop. It is taking on risks and burdens weighing on businesses and households because these are better shouldered by the community.

Nevertheless, at the end of the day, someone will have to bear the costs of the huge debts being run up. There are already calls from the left to ask the wealthy to foot some of the bill. What’s your take on that?

Debts have to be repaid and the debt ratio has to be brought back down. It is too early to tell for certain at this stage what this will necessitate in terms of consolidation. It’s also going to depend on the strength of future growth. In a social market economy, it is a general rule that the broader shoulders tend to make the greater contribution. This fundamental principle is not going to change, and it is up to policymakers to decide how that will work in practice. However, when doing so, they will need to bear in mind the feedback effects that the tax system has on economic growth. In the case of Germany, I am not anticipating that the debt ratio will climb by such an extent as to render extraordinary fiscal measures necessary. The situation might be more complicated in other countries with higher debt levels.

That’s a reference to the situation in Italy.

No, I am not talking about any country specifically. At the end of the day, the important thing is that all countries restore their government finances to a solid footing. In the current situation, European solidarity and support are important. However, the heavy lifting will still have to be accomplished at the national level. How that is done is a matter for each country to decide for itself, and that again is a question of national solidarity.