LA PROPOSTA DI CIPOLLETTA E MICOSSI

 

di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Sul Sole 24 ore interessante proposta di Cipolletta e Micossi per “Convertire i debiti in capitale di rischio”. Gli autori consci che le misure sulla liquidità emanate dal governo non sono sufficienti formulano una proposta interessante perché se da una parte vengono in concreto aiuto delle imprese aumentando il capitale di rischio di cui le imprese possono disporre, dall’altra questo incremento non costituisce un “regalo” al capitale ma una partecipazione pubblica nel capitale delle imprese aderenti.

Gli autori infatti propongono che si costituisca un “Fondo sottoscritto primariamente da una istituzione pubblica (Cassa Depositi e Prestiti) con possibilità di coinvestimento da parte di istituzioni finanziarie e da altri soggetti istituzionali italiani (ad es. Fondazioni bancarie, Fondi pensione, società di assicurazione); tale Fondo con operazioni di debt-equity swap, ovvero con operazioni che prevedono che i debiti delle imprese verso le banche siano trasformati in capitale di rischio (capitale sociale) intestato al Fondo che da parte sua estingue il debito verso le banche che tornano così a poter aumentare la loro capacità di erogazione di crediti. Naturalmente il Fondo avrà un protocollo per selezionare le imprese su cui operare, imprese sane con buona situazione concorrenziale, di efficienza ed innovazione, di medie dimensioni (si prevede un fatturato tra i 25 milioni e i 5 miliardi di fatturato).

Tale modello potrebbe anche essere riprodotto in tutta Europa per affrontare la presente pesante crisi.

A parte alcune riserve che avrei sui partecipanti al Fondo, oltre a cassa depositi e prestiti, la proposta mi pare degna di attenzione e gradirei i pareri di Aldo, Silvano o chiunque altro fosse interessato all’argomento, penso ad esempio a Sessa e Aletta.

P.S. Non sul Sole, ma su un sito Google leggo altre notizie; in pratica si dice che le azioni attribuite al Fondo sarebbero senza diritto di voto e limitate nel tempo nel senso che il capitalista originario, cessata l’emergenza ed avendone la disponibilità, potrebbe riscattare la quota del Fondo. Non conosco l’autenticità della fonte di questa integrazione, dalla quale, comunque, mi dissocio.