A cura di EM.MA in corsivo |
Su “Il Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio, nella sua pagina fotografica del lunedì, c’era ieri anche una foto di Peppe Provenzano con questi riferimenti: “È ministro per il Sud, l’esponente dem è legato ad Emanuele Macaluso che fu uno dei capi della corrente migliorista del Pci e filosocialista”. Accusa pesante nei confronti di Provenzano, infettato da me per migliorismo e filosocialismo. Accusa vecchia, per me. Che ho sempre considerato un merito. Infatti, anni fa, su l’Unità scrissi un corsivo per dire che era vero; “ero stato sempre migliorista” dato che avevo speso la mia vita per migliorare le condizioni dei lavoratori. Spero, a questo punto, che Peppe Provenzano continui questa tradizione.
L’altra accusa a me rivolta è essere stato filosocialista. Ed è vero. Infatti, per me l’unità della sinistra è stata una bussola che ho sempre seguito. Sono stato in rapporti amichevoli con Pietro Nenni. L’altro segretario del Psi, Francesco De Martino, quando l’università di Napoli festeggiò i suoi 70 anni, per ricordare un maestro del diritto romano, fui io invitato a parlare sul suo impegno politico, accanto a quello di studioso. Sono stato amico affettuoso di Giacomo Mancini e parlai io ai suoi funerali.
Sono stato amico di Giuseppe Saragat con cui feci spesso lunghe passeggiata in Valle d’Aosta quando mi raccontava le vicende che lo spinsero a firmare l’ultimo patto di unità d’azione con i comunisti negli anni del fascismo. Sono molto amico di Rino Formica. Non ho mai incontrato e parlato con Bettino Craxi (come ricordò lui stesso in un’intervista rilasciata per un libretto a Paola Sacchi). E non perché ero direttore de l’Unità quando c’era Berlinguer segretario e polemizzavo con lui. In verità, non ci fu mai occasione per parlarci e, a ben pensarci oggi, mi dispiace.
L’idea di Travaglio che il Psi sia stato non un partito che si è intrecciato con la storia d’Italia, ma un’associazione a delinquere, qualifica chi quell’idea diffonde tramite un giornale.
P.S.: giorni fa mi ha telefonato il figlio dell’esponente e parlamentare socialdemocratico Averardi, per dirmi che suo padre, prima di morire, gli disse di salutarmi. Mi sono commosso.
(14 gennaio 2020)

E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.