di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Il Mes è come l’allarme perimetrale che uno ha a casa sua. I ladri vedendo che c’è l’allarme, sono disincentivati dal commettere furti. Se l’allarme non c’è non esistono remore per i ladri che vogliono rubare.

I ladri, naturalmente sono gli speculatori internazionali. Tuttavia se i ladri vedono che hai l’allarme, ma sanno che non funziona allora anche in tal caso non hanno remore a rubare.
Se per esempio sapessero che il fondo non interviene perchè il Mes decide che non ci sono i presupposti per intervenire, ecco che l’allarme è come se non ci fosse. Ma quando può succedere che il MES neghi di intervenire?

Ciò accadrebbe solo nel momento in cui un paese richiedesse il prestito, e, non rispettando i parametri di Maastricht, o del fiscal compact, si rifiutasse di aderire alle condizioni poste dal Mes, condizioni tra le quali potrebbe esserci la ristrutturazione.
La ristrutturazione non è automatica ed è sottratta ad un giudizio politico (colpevole di moral hazards) ma soggetto ad un giudizio tecnico. Ma le regole tecniche non sono mai neutrali, sono diverse se le diagnosi e le raccomandazioni sono fatte da un liberista o da un keynesiano; se a decidere fosse Hoover le regole tecniche sarebbero di tipo austero (certo si richiederebbe la ristrutturazione), se a decidere fosse Roosvelt le regole sarebbero molto diverse.

La ristrutturazione sarebbe un disastro non solo per i privati o i paesi stranieri che detengono titoli di credito dello stato, ma sarebbe un disastro per le banche che detengono titoli in maniera rilevante, perchè dovrebbero svalutare i titoli e rischiare il default, o dovrebbero rivolgersi al fondo loro destinato che grazie a Monti evita la trasmissione delle crisi dalle banche agli stati sovrani.

Molto va quindi operato in sede tecnica sulle modalità tecniche, che ripeto non sono neutrali, per deliberare la necessità o meno di una ristrutturazione.