TRATTO DAL PROGRAMMA MINIMO DI SOCIALISMO XXI – RIMINI 2019

Il 29 maggio 2019 mezzo miliardo di cittadini europei hanno rinnovato, attraverso una delle più grandi consultazioni democratiche del globo, il Parlamento dell’Unione Europea. Ma l’Europa non è solo la più grande democrazia del mondo, è ancora la più grande economia ed il mercato interno più solido, che si basa su una società che ha i suoi cardini nell’economia sociale di mercato e nel welfare universale.

Questo ruolo dell’Europa è  sotto attacco delle potenze anti-democratiche (RUSSIA-CINA) e dagli stessi USA, ed indebolito dalle divisioni e tensioni  interne all’Unione, dalle criticità di governo causate dalla fragilità politica delle Istituzioni Comunitarie e dal modello ormai obsoleto del loro impianto intergovernativo. La prevalenza degli accordi intergovernativi ha garantito il diritto di veto a disposizione dei singoli Stati all’interno del vero dominus europeo che è il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo.

La democrazia tutela i diritti delle minoranze ad esprimere le proprie opinioni, non il diritto di veto.

La mancanza di competenze esclusive e sovranazionali all’Europa, successiva al trattato di Nizza (2001), alla Dichiarazione di Laeken ed alla bocciatura nei referendum olandese e francese (2005) dello schema di Trattato Costituzionale Europeo, ha confermato, nonostante il successivo trattato di Lisbona (2007), l’Europa funzionale delle Patrie, la più sovranista possibile, quindi debole e spesse volte poco efficace nella risposta ai grandi bisogni che investono il Continente, soprattutto dopo la non risolta crisi della globalizzazione che si è sviluppata nel mondo tra il 2008 ed il 2012.

I problemi  si sono  aggravati a causa del sorgere, in molti dei Paesi dell’Unione, per la debolezza o l’assenza di una risposta riformista, di formazioni politiche votate al ribellismo  protestatario, ormai comunemente definito populista; oppure improntate ad un vecchio ma risorgente nazionalismoxenofobo ed antieuropeo, spesso tendente all’autoritarismo ed al liberticidio, come al solito, dell’informazione e dei diritti dell’uomo.

I Socialisti di Socialismo XXI secolo ribadiscono che la vocazione dei socialisti  è per loro indefettibilmente legata alla loro storia, che è internazionalista, solidaristica, esaltatrice  dei valori inscindibili dell’eguaglianza sociale e delle libertà individuali e collettivei socialisti debbono sentirsi impegnati per la promozione di un profondo rinnovamento e trasformazione dell’Unione Europea, socialmente più giusta, politicamente più democratica, economicamente più forte e competitiva nello scenario mondiale, istituzionalmente una “Federazione sovrana di Stati” e non la sovranista “Europa delle Patrie” com’è attualmente .

Le proposte di Socialismo XXI

I socialisti riuniti nell’Associazione Socialismo XXI secolo, eredi della tradizione riformista del socialismo italiano, quindi, come propongono gli obiettivi federalisti da perseguire, indicano anche le tappe del buon governo che debbono essere superate per conseguire il risultato che si propongono

• Le politiche europee non possono esaurirsi nella sola politica monetaria (moneta unica e BCE) ma devono riguardare, con il medesimo vincolo, una equilibrata integrazione delle politiche economiche e produttive, fiscali, ambientali, del mercato del lavoro e della legislazione sociale (previdenziale, assistenziale, salariale, etc).

Non sono più tollerabili l’esistenza all’interno dell’Unione situazioni di “dumping” sociale, fiscale e finanziario nella più completa indifferenza delle autorità di Bruxelles.

E’ tempo che l’Europa si ponga con coraggio l’obiettivo di esportare le proprie politiche fortemente innovative nei campi della sicurezza sociale, dell’economia sociale di mercato, della tutela dell’ambiente e della tutela della privacy dei cittadini.

• Nelle politiche economiche e di finanza pubblica deve tornare a prevalere il potere esercitato dallo Stato e non dai potentati finanziari che in questi ultimi anni hanno condizionato pesantemente i governi

• È importante che la nuova Europa che vogliamo continui ad essere suffragata dalla sovranità popolare, con un Parlamento, a cui siano assegnati – attraverso una modifica dei Trattati in essere – maggiori e vincolanti poteri decisionali.

Il Seminario di Socialismo XXI che si è tenuto il 22 giugno a Formia ha approfondito questi temi in vista del necessario rinnovamento delle Istituzioni e delle politiche europee, attualizzando – alla luce degli odierni problemi – le grandi intuizioni di Colorni, Rossi e Spinelli.

Noi donne e uomini aderenti a Socialismo XXI siamo consapevoli che l’Europa ha di fronte a sé due prospettive:

Avviarsi, con coraggio e determinazione, verso una Federazione sovrana di Stati, democratica e progressista, accogliente e solidale; oppure implodere, vittima sacrificale degli egoismi e di nazionalismi autoritari e reazionari.

LE NOSTRE PROPOSTE

Per questi motivi noi aderenti a Socialismo XXI proponiamo per l’Europa il modello di una Federazione di Stati dotata di una moneta unica l’Euro.

I Paesi non appartenenti alla unione monetaria, continuerebbero a far parte del mercato comune, ma non dell’area politico-istituzionale, perdendo i diritti di decisione politica che rimarrebbero esclusivamente in capo al Parlamento Euro-Federale.

Conseguentemente i trattati e gli assetti Istituzionali attuali dovrebbero essere resi  coerenti al disegno dell’Europa Federale.

Proponiamo inoltre di rilanciare, per i Paesi dell’Eurozona federale, un quadro di legittimazione europea attraverso una Carta Costituzionale Europea.

Al Parlamento Federale di Strasburgo vanno attribuite  per alcune competenze (ad esempio: politica estera; economia e fisco, sicurezza e difesa, politiche sociali) funzioni e poteri simili ai Parlamenti nazionali

Il Consiglio Europeo da Consiglio dei Capi di Governo dovrebbe diventare la seconda Camera legiferante sul modello del Senato degli Stati Uniti D’America.

Infine la Commissione europea andrebbe sostituita con un Governo espressione dal Parlamento Europeo.

NELL’IMMEDIATO, in attesa della riforma di una nuova Europa, si propone:

• La riforma dello Statuto della BCE superando il modello attuale che attribuisce il compito di controllo dell’inflazione, per conferire i poteri di una banca di ultima istanza.

• L’armonizzazione delle politiche fiscali.

• La separazione delle banche commerciali dalle banche d’affari.

• L’istituzione di una agenzia europea di Rating.

• L’abolizione del Fiscal Compact.

• L’emanazione di Eurobond per finanziare investimenti europei.

• La creazione di fondi di riscatto del debito, mutualizzando le quote del debito pubblico eccedenti l’80%, anche attraverso l’emissione di titoli europei.

• Il superamento dell’Austerity applicando la Golden Rule di Delors, escludendo gli investimenti dal calcolo dei deficit di bilancio.

IN ITALIA SI PROPONE:

Riguardo ai trattati europei e più in generale ai trattati transnazionali, poiché la Costituzione vigente non consente referendum confermativi, si potrebbe introdurre l’obbligo di indire referendum consultivi.

In questo caso si potrebbe prevedere un referendum consultivo nella fase ascendente, cioè prima dell’entrata in vigore delle modifiche dei trattati, con effetto vincolante se vi è un quorum di partecipazione superiore al 50% degli aventi diritto e la maggioranza assoluta dei voti validi.

Tali referendum potrebbero essere introdotti con legge ordinaria, tuttavia esiste il precedente di un referendum consultivo di indirizzo indetto con legge cost. del 3 aprile 1989, n.2 riguardo alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità. (i SI, in Italia, furono l’88,03%)

IN CONCLUSIONE:

Le proposte avanzate disegnano una trasformazione dell’attuale assetto istituzionale europeo nell’intento di riavvicinare i cittadini all’Europa.

Resta fondamentale, per superare l’attuale condizione di difficoltà dei cittadini europei e del destino dell’Europa, una profonda modifica delle politiche europee da tempo influenzate, oltre che dagli egoismi nazionali, dalla cultura neoliberista e dall’austerity ma incapaci di rispondere alle crescenti diseguaglianze e alle ansie di vasta parte delle popolazioni.