CONTRO LA DEMOCRAZIA AUTORITARIA

L’ufficio di presidenza dell’Associazione Socialismo XXI secolo ha espresso in un suo comunicato «preoccupazione per l’aggravarsi del logoramento delle istituzioni poste a presidio dei diritti e dei doveri, dei valori democratici, perfettamente indicati dalla Costituzione della Repubblica».

«Mai, nel corso dei settant’anni di vita repubblicana l’Italia, che pure ha conosciuto oscuri e drammatici periodi di terrorismo e di stragismo», scrivono i socialisti,« è stata sottoposta al logoramento dei principi che saldano la convivenza dei cittadini all’identificato bene comune della democrazia rappresentativa; al disconoscimento nei fatti dell’alleanza politica e militare che, nella politica estera, lega il nostro paese alle nazioni che si riconoscono nella libertà degli uomini, degli stati; al rifiuto del metodo multilaterale che – pur nel rispetto del peso economico, sociale, militare di ciascuna nazione-promuove principi universali di eguaglianza nell’esercizio del diritto internazionale, ponendo la soluzione delle controversie sul piano del negoziato piuttosto che su quello della forza; alla negazione della naturale collocazione europea dell’Italia nella politica economica, sociale e di sistema che è necessaria per offrire soluzioni planetarie a questioni globali».

«La voce autorevole e forte del Presidente della Repubblica si è levata anche nelle ultime ore per esortare le forze politiche a riaffermare i cardini dei Trattati internazionali -dei quali costituzionalmente il Capo dello Stato è il custode- nell’ambito dell’alleanza militare (la Nato); del ruolo italiano nel multilateralismo (ONU); della collocazione nella UE dell’Italia, giustamente orgogliosa del suo status di “fondatore”, a tutto tondo nelle Istituzioni europee».

I socialisti hanno sottolineato che «purtroppo, alla composta indicazione del Quirinale dei pericoli che possono correre le istituzioni, e quindi il paese, è stato risposto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega con il silenzio di chi fa finta che l’esortazione al rispetto delle regole, dei Trattati e della Costituzione non fosse rivolto ai gruppi politici che formano la maggioranza di Governo ed anche le formazioni della Destra- Forza Italia e Fratelli d’Italia, si sono esposte con un rumoroso silenzio, sostanzialmente collaborazionista. Il Partito Democratico è riuscito poi nel capolavoro di dividersi persino su chi in Aula dovesse  necessariamente difender la Costituzione ed il Parlamento, dando l’impressione che esistono sotto lo stesso simbolo due partiti che convivono malamente, differenti su tutto, in grado soltanto di balbettare attorno alla questione politica, prima che giuridica, sottolineata dal tentativo di usare l’influenza governativa per ricevere finanziamenti da parte di uno Stato, la Russia, che è onerata da un gravoso embargo commerciale, deciso dalla Alleanza militare di cui l’Italia è parte essenziale».

«Il disprezzo riservato dal vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno al Parlamento, accusato di perdere tempo quando vuol conoscere la reale portata del coinvolgimento del partito cardine della maggioranza governativa in un fosco scenario di vendita della sovranità nazionale; l’abbandono dell’Aula a Montecitorio del gruppo 5 Stelle durante l’intervento del Capo del Governo, sono chiara espressione di quanto l’attuale maggioranza rispetti la Costituzione; l’affarismo, poi, travestito da noncuranza, perché il cattivo accordo non si è realizzato, dimostra una incoscienza suicida degli obblighi, non solo ed esclusivamente etici, che vincolano una nazione importante come l’Italia ai suoi alleati.

Dopo aver militarizzato il Parlamento, svilendolo della sua forza più importante, quella cioè di essere rappresentante autentico degli interessi dei cittadini singoli e come gruppi, la maggioranza governativa tenta di intrecciare nuove alleanze internazionali che agevoli lo stabilimento nel nostro Paese di una democrazia di tipo autoritario. La convocazione delle parti sociali al ministero dell’Interno; il tentativo reiterato di abolire il CNEL, ovvero la sede istituzionale della società intermedia dell’economia e del lavoro; il goffo ed oramai usuale metodo di aizzare i cittadini con facili e falsi slogan (“costosi”, “privilegiati”, “perditempo”) per diminuire il numero dei parlamentari sottolineando l’inutilità della istituzione repubblicana, sono più che un indizio, sono una prova del rischio democratico cui è sottoposta la Nazione.

È invalsa una abitudine radical chic, quella di stigmatizzare il richiamo ai pericoli democratici come repertorio di una vecchia cultura ideologizzata. Alcuni poi, che si reputano più colti degli altri, ricordano che la Storia non si ripete. A trent’anni dalla falsa rivoluzione chi può onestamente dichiarare che i pericoli per la democrazia, che pochi individuarono all’epoca, fossero una mera ideologizzazione della questione? Oggi siamo alla fine del percorso. È il momento di chiamare le donne e gli uomini liberi, i lavoratori, la società intermedia, la scuola tutta, ad esercitare la massima vigilanza, di non lasciare solo il Capo dello Stato. L’isolamento del Quirinale trasformerebbe i richiami del presidente in melanconici consigli».

I socialisti hanno concluso il loro documento esprimendo assieme alla preoccupazione, l’invito ai cittadini, ai sindacati, agli uomini dello Stato di impedire la deriva anti costituzionale: «Appelliamoci alla competente onestà democratica degli uomini dello Stato, delle Forze dell’ordine e delle Forze Armate- che hanno consuetudine di operatività con i loro colleghi della NATO- perché, nella applicazione serena e ferma delle leggi e dei Regolamenti, particolarmente quelli parlamentari, sia frustrato il tentativo di ridurre gli spazi democratici in Italia e di modificare -fuori dal Parlamento ed in Cancellerie straniere ed esterne alla Alleanza occidentale- il nostro ruolo nel mondo, in Europa, nel Mediterraneo».