CONGRESSO PSI: CAMBIARE TUTTO AFFINCHE’ NULLA CAMBI?

di Luciano Zacchini* |

Il congresso è finito: ognuno lo commenta come l’ha vissuto.

Potrebbe essere finito Nencini: in troppi lo hanno ringraziato per il lavoro svolto da segretario. In particolare il neo segretario si è speso in lungo elogio e questo non mi fa ben sperare per la discontinuità sulle persone dal passato.

Non è affatto detto sia finito il nencinismo: la pratica di tacere e rinunciare a fronte di due strapuntini, uno per sé e uno per gli amici, ottenuti con il voto di altri. Pratica che ha avuto per effetto quello di trasformare il partito nel comitato elettorale del segretario e dei suoi amici.

Nonostante ciò, nei delegati, ho letto più la voglia di un aumento immediato della rappresentanza nelle istituzioni che di un percorso per capire che fare per costruire la casa dei socialisti italiani, cominciando dal riconoscimento e dalla correzione degli errori commessi.

Nella maggioranza degli interventi, l’essere scesi nel consenso a qualche decimale di percento o non è stato trattato o, al più, è stato considerato quale inevitabile incidente di un destino capriccioso contro cui nessuna volontà umana può valere.

Al contrario, il dibattito si è incentrato sulle prossime elezioni europee per decidere se entrare nella lista del PD, di cui il neo segretario Zingaretti ha già presentato il simbolo, o se apparentarsi in una lista comune con più Europa (guarda caso, entrambi al servizio dei poteri forti). 

È cambiato l’uomo, non è detto la politica.

Lo rilevo, inoltre, dal fatto che la questione centrale per i socialisti italiani, cioè il mettere fine alla diaspora che, assieme alla “damnatio memoriae”, ci rende impotenti e toglie di mezzo la compagine politica che ha permesso all’Italia di diventare la quinta potenza mondiale, non è stata minimamente trattata negli interventi se non da Mauro del Bue, che ha sostenuto che è impossibile (forse inutile) la Epinay italiana perché non ci sono più i Mitterand, i De Gaulle, i Marchais e quant’altri dell’epoca e dal neo segretario Maraio che ha invitato i fuoriusciti a rientrare in aula (immagino all’ultimo banco), senza spendere una parola sugli espulsi dell’ultimo decennio.

Eppure gli errori commessi sono stati tanti che, inevitabilmente, hanno fatto capolino negli interventi. In particolare l’aver seguito pedissequamente Renzi è stato individuato la madre di tutti gli errori: dal Job Act, alla maldestra riforma costituzionale, alla legge elettorale incostituzionale, alla buona scuola e via elencando.

L’esito di tale denuncia, tuttavia, non ha messo in movimento la ricerca sui motivi che hanno indotto il partito in tanti errori e sulle conseguenze che ne sono derivate.

Anche il linguaggio, i toni, i conformismi, le affermazioni mai motivate, la classificazione degli uomini e dei provvedimenti secondo lo schema “destra/sinistra”, tutto ciò denota la permanenza di una cultura tardo sessantottina che resiste alle lezioni della storia.

Rimangono le cose che incoraggiano per guardare con speranza al futuro: la buona rappresentanza giovanile, l’ostilità dei giovani ad omologarsi nel linguaggio prevalente, e gli interventi di alcuni compagni, non più giovanissimi, testimoni della cultura socialista di altri tempi costituita da onestà intellettuale, dal coraggio nelle proprie azioni, dalla verifica costante di operare per il bene comune e dall’impegno continuo per raggiungere gli obiettivi.

Se posso trarre una prima indicazione per noi che vogliamo ridare agli italiani il vero Partito Socialista, il congresso del PSI, per le dimenticanze che si sono manifestate, ha confermato tutta l’importanza e la necessità della nostra azione (Socialismo XXI) tesa alla RICOSTRUZIONE DELLA IDENTITÀ DEL SOCIALISMO ITALIANO, quale passaggio obbligato verso la ricostituzione del partito che ne riunisca tutte le anime, mettendo fine alla diaspora socialista, voluta dai poteri forti (finanza ed informazione) e sostenuta da magistratura e comunisti.

È possibile che nel partito che fu di Nencini, possa aprirsi una nuova fase.

A noi compete, più determinati di prima, di completare il nostro percorso e, contemporaneamente, aiutare quei compagni che, dall’interno del PSI, coltivano i nostri stessi obiettivi.

Sempre Avanti verso Genova 2020, la Epinay del Socialismo Italiano.

Luciano Zacchini *Delegato al congresso Psi