UNA SOCIETA’ PIU’ RICCA

di Carlo Patrignani |

Dato per morto, il socialismo, idea che sopravvive ai rovesci elettorali più o meno drammatici, che invece decretano la morte di un partito, ricompare motuproprio smentendo i de profundis malamente intonati.

Perché? Perché il socialismo è un tutt’uno con la vita umana, è il progetto dell’uomo che per natura è essere sociale: vive, lavora, sta insieme a tanti altri nella società di cui fa parte.

Il dogma di Margaret Thatcher ‘la società non esiste’ ma esistono Gerhard, Tony, Bill, Therese, per cui ‘there is non alternative’ – non c’è alternativa alla società neoliberista – è seccamente smentito dal ‘for the many, not the few’ – la società per i molti, non per i pochi – di Jeremy Corbyn.

Se si alza lo sguardo Oltreoceano si scopre che Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez, Julia Salazar, hanno reso la parola socialismo non più una bestemmia.

Jeremy e Bernie hanno saputo coniugare, in due paesi culla del capitalismo industriale e finanziario, socialismo e società con l’interlocutore naturale: l’essere umano che esige libertà e uguaglianza, senza disconoscere però la diversità né per sesso, colore della pelle e lingua parlata.

Si sono incamminati in direzione della società socialista, quella capace di dare a ciascuno/a la possibilità massima di influire sulla propria esistenza e sulla costruzione della propria vita.

Ci si sta dirigendo verso un’altra società: quella che il presbite acomunista Riccardo Lombardi chiamò agli albori del ‘68 una società più ricca perché diversamente ricca, emancipata dalla cultura capitalistica e neoliberista.

È il tipo di consumi che vogliamo cambiare; sono le basi delle aspirazioni, delle preferenze e delle soddisfazioni che vogliamo cambiare, perché il socialismo è il progetto dell’uomo; dell’uomo diverso che abbia diversi bisogni e trovi il modo di soddisfare questi bisogni.

Dove andiamo a ricavare gli elementi per soddisfare meglio bisogni più elevati? Li a andiamo a prelevare dall’eliminazione delle rendite, dalla limitazione dei consumi voluttuari e affluenti: la nostra lotta è contro la società affluente e il benessere non già perché non vogliamo il benessere, ma perché vogliamo un certo tipo di benessere, non quello che domanda tremila tipi di cosmetici o una dispersione immensa di risorse, ma quello che domanda più cultura, più soddisfazione dei bisogni umani, più capacità per gli operai di leggere Dante e apprezzare Picasso perché questa che preconizziamo è una società in cui l’uomo diventa diverso a poco a poco e diventa uguale; diventa uguale all’imprenditore non perché ha l’automobile ma perché è capace di studiare, di apprezzare i beni essenziali della vita. 

In un’epoca di diseguaglianze, di impoverimento non solo materiale, ma di tutele e garanzie universali: istruzione, salute, qualità della vita, lavoro, formazione, l’idea di una società più ricca perché diversamente ricca è quanto mai attualissima: il miglior antidoto al virus del populismo di destra e di sinistra.