LA GRONDA E LE STELLE

di Ivo Costamagna

 Machiavelli se ne intendeva: per governare, ai prìncipi servono un mito e un nemico. Ai prìncipi, non alle democrazie. Proprio lo schema applicato dai consoli Di Maio-Salvini. Il mito è la rivoluzione, la promessa del cambiamento totale. Ma si dimenticano i sindaci di Roma e Torino, niente affatto esemplari, e soprattutto si tace che la Lega ha governato 8 anni l’Italia, tra il 2001 e il 2011, proprio il periodo in cui si è bloccata la crescita economica, gli italiani si sono impoveriti e gli investimenti in infrastrutture sono crollati del 30%, manutenzione di strade e ponti inclusa.

Nessuna rivoluzione, dunque, solo annunci roboanti e prove mediocri.
Il nemico è dovunque: nei pensionati, nel mondo dell’impresa, nel vitalizio, nei migranti, nell’Europa. Il nemico sono le opere pubbliche, tutte le grandi opere pubbliche. Sulla Gronda di Genova, il passante alternativo al ponte caduto, Toninelli è stato chiaro in commissione al senato: non è tra le priorità. Ripassare!

Un pauperismo e una mancanza di visione che ci avvicinano al baratro.
Vediamo chi sarà oggi il nemico da battere, da mettere alla gogna. E però c’e un “ma” grande come una casa. Le società complesse, con fragile senso dello stato e con legami sociali logorati, quanto possono reggere se si affidano solo al rancore, al tutti contro tutti? Poco. Implodono.

Il prìncipe moderno, invece, deve alimentare quella tendenza. Ha bisogno di un argomento forte al giorno per pacificare la folla (per fortuna non viviamo in uno stato di polizia), ha bisogno di processi rapidi, in piazza, per sputtanare tizio o caio anche se lo stato di diritto consiglierebbe di raccogliere prima le prove, ha bisogno di cancellare il passato, anche e soprattutto le cose buone del passato.

Somigliano, i due, a certa sinistra dei primi anni ’90. Sappiamo com’è andata a finire.