NO TAP, NO TAV, NO ILVA = NO AL FUTURO

di Silvano Veronese

Nelle aree a maggior sviluppo industriale vi è una carenza infrastrutturale (in particolare nella mobilità merci) che è una delle cause della nostra mancata crescita o quanto meno di una insufficiente crescita economica.

Preoccupato per le prese di posizione di vari esponenti del M5S contrarie a TAV, TAP e ad altre opere pubbliche come la Pedemontana (i cui lavori sono stati rallentati), un importante esponente del distretto veneto delle calzature sportive vendute in tutto il mondo ha detto di recente : “costruiamo scarpe di alta tecnologia in 10 minuti e ci servono due ore per arrivare ad un casello di autostrada (la A4 – Torino-Milano-Venezia) o per arrivare ad una stazione FS !

La polemica scoppiata all’interno del governo giallo-verde su questo importante argomento rischia di produrre alla ripresa autunnale un ulteriore elemento di disincentivazione degli investimenti produttivi e quindi di un blocco all’aumento del PIL con ripercussioni negative anche per quanto riguarda il rapporto tra questo e l’andamento del deficit del debito.

Se a queste posizioni ci aggiungiamo anche l’indifferenza se non l’ostilità per far ripartire e rilanciare il nostro maggior insediamento industriale nel mezzogiorno (ILVA) e la destinazione in Puglia di un importante gasdotto proveniente da Est (la cui costruzione darebbe molto lavoro e sfruttamento di tecnologie nazionali) non si può non essere preoccupati seriamente per le prospettive di ripresa per la nostra economia.

E’ inutile – come fanno molti c.d. “sovranisti” nostrani accusare la Germania per le sue pretese egemoniche per quanto riguarda l’indirizzo delle politiche economiche europee ed accusarla di produrre surplus nella bilancia dei pagamenti a spese dei partners europei, se con nostre mani ci votiamo alla “decrescita felice” (come la chiamano quello sciagurato di Casaleggio e quel buffone di Grillo).

Aggiungo anche, dato che a Settembre dovremo fare i conti in Europa per il rispetto dei vincoli di bilancio, che un conto è presentarsi al vertice di Bruxelles (che dovrà riformulare le regole per i bilanci dei Paesi membri) con una ipotesi di leggero sforamento del deficit ma finalizzato ad una maggiore spesa pubblica per investimenti produttivi tali da prefigurare obiettivi certi e misurabili di crescita industriale e di PIL, ed un conto è finalizzare lo sforamento ad una maggiore spesa improduttiva per interventi assistenziali e nel contempo con un blocco dei lavori pubblici già previsti ed essenziali per lo sviluppo industriale.

Non solo andremmo incontro a scontate sanzioni da parte della UE per infrazione ma anche a negative reazioni dei mercati finanziari nella sottoscrizione dei titoli del nostro debito pubblico.

Hanno voglia, poi, i nostri c.d. “sovranisti” e populisti parlare di complotti ai danni del nostro Paese!