IN MORTE DI GIOVANNI JAURÈS

L’ultimo articolo di Jean Jaurès

Nell’Humanité che ci giunge oggi, troviamo l’ultimo articolo scritto da, Giovanni Jaurès, poche ore prima che egli cadesse ucciso dalla mano di un fanatico nazionalista.

 

L’articolo intitolato: Sangue freddo necessario

Il più grande danno nell’ora attuale non è, se così posso dire, negli avvenimenti in se stessi. Non è neanche nello disposizioni reali delle Cancellerie per colpevoli che possano essere: esso non è nella volontà reale dei popoli; esso è nella nervosità che guadagna terreno, nell’inquietudine che propaga, nelle impulsività immediate che nascono dalla paura, dalle incertezze angosciosa, dall’ansietà prolungata.

A questo panico folle le masse possono cedere e non è certo che i Governi non cedano a loro volta. Essi passano il loro tempo (delizioso trastullo) a impressionarsi gli uni con gli altri e a tranquillizzarsi gli uni con gli altri. E ció, che essi non si ingannino, può durare delle settimane. Coloro che immaginano che la crisi diplomatica possa, e debba essere risoluta in qualche giorno, si sbagliano. Come le battaglie delle guerre moderne, si sviluppano su un fronte immenso, e durano, sette o otto giorni, così lo battaglie diplomatiche, che mettono ora in gioco tutta un’Europa e un apparato formidabile e molteplici di nazioni potenti, abbracciamo necessariamente parecchie settimane.

Per resistere alla prova, bisogna che gli uomini abbiano dei nervi, d’acciaio o piuttosto una ragione ferma, chiara e calma. E’ l’intelligenza del popolo, e al suo pensiero che dobbiamo oggi fare appello se vogliamo che egli possa rimanere padrone di se, respingere il panico, dominare i suoi nervi e sorvegliare il movimento dei nomi e delle cose, per evitare alla razza umana l’orrore della guerra.

Il pericolo é grande, ma, esso non é invincibile, se noi conserviamo la chiarezza dello spirito, la fermezza dei propositi, se noi sappiamo avere nello stesso tempo, l’eroismo della pazienza e l’eroismo dell’azione, La visione netta del dovere ci darà la forza per compierlo. Tutti i militanti socialisti iscritti alla Federazione della Senna, sono convocati domenica mattina, alla sala di Wagram, ad una riunione nella quale sarà esposta la situazione internazionale, dove sarà precisata l’azione che l’Internazionale attende da noi.

Altre riunioni tradurranno in pratica il pensiero e la volontà del proletariato e prepareranno la manifestazione certamente magnifica che preludierà ai lavori del Congresso internazionale. Ciò che sopra tutto importa, è la continuità dell’azione, o la perpetua vigilanza del pensiero e della coscienza operaia. Là è la vera salvaguardia. Là è la garanzia dell’avvenire.

 

L’ultimo discorso di G. Jaurès a Bruxelles

Cittadini, io dirò ai miei compatrioti, ai compagni del partito in Francia, con quale, emozione io ho sentito – io che sono denunciato come un senza patria, con quale emozione ho inteso acclamare qui il ricordo della Grande Rivoluzione. Ma noi non siamo qui per abbandonarci a queste emozioni, ma per unire le nostre forze di ragione e di sentimento per evitare la guerra. Si direbbe che le diplomazie hanno giurato di atterrire i popoli: ieri, verso le quattro si propagò nei corridoi della Camera una voce secondo la quale stava per scoppiare. La voce era falsa e fummo rassicurati.

Quando venti secoli di cristianesimo sono passati sui popoli, quando da cento anni hanno trionfato i princìpi dei Diritti dell’Uomo, come avviene che sia possibile che milioni di uomini, possano, senza sapere perché, senza che i dirigenti lo sappiano, scannarsi a vicenda? Quando vado nelle strade e nei sobborghi, io mi domando come, in ogni cuore di donna, ove vibrano i sentimenti materni, potrebbero agitarsi ben presto per volontà dei giovani il più oscuri terrori!

Ciò che mi angoscia di più, è l’inintelligenza della diplomazia. Osservate i diplomatici dell’Austria-Ungheria: essi hanno compiuto un capolavoro. Quali siano state le follie degli altri dirigenti: al Marocco, in Tripolitania, nei Balcani, colla brutalità della sua Nota, col suo miscuglio di violenze e di gesuitismo, la diplomazia austro-ungarica sembra voler passare al secondo piano. E la Germania? Se essa ha conosciuto la nota austro-ungarica, essa non può essere scusata di non aver impedito un passo simile. Se si potesse leggere nel cuore dei governanti, non si potrebbe vedere se essi sono veramente contenti di ciò che hanno fatto. Vorrebbero essere grandi: conducono i popoli al limite dell’abisso, ma all’ultimo momento essi esitano. Di questa esitazione noi dobbiamo profittare per la causa della pace.

Il nostro dovere di socialisti francese è semplice: noi non abbiamo bisogno di imporre al nostro Governo una politica di pace. Egli la pratica. Io che non ho giammai esitato di raccogliere sul mio capo l’odio dei nostri sciovinisti, a cagione della mia volontà ostinata, e che non indietreggerà giammai di riavvicinamento franco-tedesco, io ho il diritto di dire che in questo momento il Governo francese vuole la pace e lavora per la conservazione della pace. Il Governo francese è il migliore alleato della Pace insieme col Governo inglese che ha preso l’iniziativa della conciliazione. E dà alla Russia dei consigli di prudenza e di pazienza.

Quanto a noi, il nostro dovere è di insistere perché parli in modo affinché la Russia si astenga. Ma se, per disgrazia, la Russia non ne tenesse conto, il nostro dovere è di dire: NOI NON CONOSCIAMO CHE UN TRATTATO. IL TRATTATO CHE CI LEGA ALLA RAZZA UMANA.

Ecco, il nostro dovere è esprimerlo! Noi ci siamo trovati d’accordo coi compagni della Germania che domandano al loro governo di esigere che l’Austria moderi i suoi atti. Ecco ciò che ci permette di dire che già una diplomazia socialista che si fa strada e che lavora non per straziare i cuori, né turbare le coscienza. Noi li abbiamo intesi parecchie volte i nostri nazionalisti dire: Ah! Come saremmo tranquilli se in Francia avessimo dei socialisti tedeschi moderati e calmi. Ebbene, ieri, i socialisti francesi furono a Berlino e manifestarono in numero di centomila. Uomini, umani di tutti i paesi, ecco l’opera di pace e di giustizia che noi dobbiamo compiere!

Il proletariato ha già il sentimento della sua forza e con una fermezza maggiore, milioni e milioni di proletari, attraverso i loro rappresentanti converranno a Parigi ad affermare la loro volontà di giustizia e di pace.

 

Il lutto dei socialisti italiani

Ci telegrafano da Suzzara:

Ci coglie terribilmente improvvisa la notizia dell’assassinio del grandissimo compagno nostro. Mentre la sezione, le leghe e il Municipio espongono le bandiere abbrunate, vi preghiamo, come sarete interpreti del dolore di altri socialisti italiani, di essere anche interpreti nostri.

Circolo socialista di Suzzara

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La Confederazione del Lavoro ha così telegrafato:

«Humanité» — Parigi. «Confederazione Lavoro associasi cordoglio universale per la tragica scomparsa del grande cittadino Giovanni Jaurès.

«Rigola»

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La Camera del Lavoro di Milano ha cosi telegrafato all’«Humanité»:

«Colpiti profondo cordoglio martirio figlio titanico Partito Socialista Internazionale, attestiamovi fraterna solidarietà proletariato milanese».

Tratto dall’Avanti! del 2 agosto 1914