SENZA PIU’ IL PSI LA SINISTRA E’ POVERA


di Alessandro Antonini – Corriere dell’Umbria |

POTENZA: “HO DETTO ADDIO A UN PSI ORMAI IN DECLINO”

Aldo Potenza non tornerà nelle istituzioni. Ex assessore regionale e lea-der del Garofano, quest’anno compie 80 anni e crede che i compiti da svolgere debbano essere finalizzati “a promuovere una nuova classe dirigente politicamente e tecnicamente adeguata ad affrontare le sfide di un mondo in grande cambiamento per certi versi non senza comprensibili preoccupazioni per il futuro delle nuove generazioni”. Il tempo libero che gli rimane lo dedica “allo studio e alla lettura non impegnativa”. Adesso sta finendo di leggere il terzo libro della Mazzoccato e “un bellissimo libro sul ruolo delle donne nella resistenza scritto con il contributo della …

L’ex segretario del Garofano e assessore regionale al Turismo si racconta

Aldo Potenza, punto di riferimento del socialismo umbro e non solo. Che fine hanno fatto i socialisti? In Umbria, stando alle ultime amministrative, siamo al minimo storico… O no?

Dal 2015 ho rassegnato le dimissioni sia da segretario regionale umbro del Psi, sia dal partito nazionale. Profondi ormai erano i dissensi con le scelte compiute dal partito nazionale. Cito quella di sostenere al referendum confermativo la riforma costituzionale voluta da Renzi, la così detta buona scuola, il job act e altro ancora. Il Psi più che promuovere alleanze, da tempo aveva scelto la strada della piena sudditanza alle scelte politiche altrui nella speranza di salvarsi dal declino dimenticando che in politica o si conquista un proprio spazio attraverso la capacità di elaborare autonome proposte politiche e programmatiche capaci di rispondere alle attese degli elettori o ci si avvia inevitabilmente verso un inarrestabile declino ed è ciò che è avvenuto. In Umbria poi la divergenza si è manifestata anche sul terreno delle scelte elettorali rendendo ormai incompatibile la mia presenza. I risultati credo che parlino molto più di quanto possa scrivere io. È stato disperso in Italia un patrimonio politico e culturale per diverse ragioni e solo da qualche tempo si è cominciato a capire che le conseguenze non riguardano solo i socialisti, ma l’intera comunità politica nazionale.

In Umbria si è indebolito oltre ogni negativa previsione un partito che è stato protagonista di grandi intuizioni. L’idea di regione aperta elaborata da Fabio Fiorelli che è simbolicamente presente nella stessa scelta dell’aula del Consiglio regionale. L’intuizione, negli anni ’80, della Regione innovatrice percorrendo le idee poi espresse dalla Mazzucato (ricordo il convegno “innovazione come politica economica dell’Umbria” che poneva la questione di una regione capace di guidare e sostenere lo sviluppo industriale per renderlo più competitivo). A quel tempo sostenemmo anche la scelta delle energie rinnovabili con un convegno dedicato alle risorse energetiche. Così sulle questioni ambientali venne promossa e approvata la legge sull’impatto ambientale delle scelte compiute nei vari campi di attività regionali. Insomma l’elenco sarebbe molto lungo. Recentemente il bravissimo Luciano Taborchi ha scritto un libro che riassume il lavoro politico di quegli anni. Aver dissipato quella cultura politica a mio avviso ha reso più povera la sinistra umbra e ha indebolito le prospettive di crescita della regione.

Lei è stato assessore regionale al Turismo, crede le potenzialità dell’Umbria vengano sfruttate fino in fondo? C’è a suo parere una promozione unitaria della regione?

Purtroppo con le vicende politiche del 1994 si è arrestata anche l’opera condotta in campo turistico. I progetti erano tanti e molto impegnativi. Riguardavano la promozione in Italia e all’estero.
A questo proposito ricordo Umbria Fiction che permise non solo di far convogliare ingenti capitali di varia provenienza in Umbria, di promuovere l’immagine regionale negli Usa, in Ue e nel modo, ma aveva anche l’ambizione di spingere l’Europa a diventare un luogo di promozione di prodotti culturali autonomi e concorrenziali a quelli americani. Ricordo, ma solo per citare alcune iniziative, l’azione svolta in Giappone con la Morozof interamente finanziata da quella società, che riguardava la promozione dell’Umbria con i sentieri medioevali dell’amore. Fu un successo che ebbe il riconoscimento persino del ministero degli Affari esteri italiano. L’azione svolta sul versante organizzativo regionale. Ricordo il Gote di Gubbio. Fu il primo riuscito esperimento di collaborazione pubblico e privata tesa a migliorare i servizi di accoglienza dei turisti. L’idea è che se la promozione del prodotto turistico umbro non si accompagna con una coordinata offerta di servizi locali adeguati alle domande dei turisti il rischio è di creare attese che non sono adeguate all’offerta. Il discorso sarebbe molto interessante e impegnativo e non è questa la sede adeguata a svolgerlo. Altro argomento fu la creazione di un centro di formazione turistica e di elaborazione di piani di investimento turistici ad Assisi a cui parteciparono le università di Perugia, statale e degli stranieri, l’Alitalia, ovviamente la Regione Umbria, l’Enit… Le pubblicazioni che seguirono sono state di aiuto a molti studenti. Ricordo che ad Assisi fu commissionato il piano di sviluppo turistico della Puglia. L’argomento è vasto e non posso affrontarlo in modo esaustivo. Voglio solo amaramente concludere che molte iniziative sono state abbandonate e non c’è più stata una elaborazione programmatica poliennale di ampio respiro.

Nella sua attività istituzionale ha presieduto l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese: come stanno le aziende umbre? Un giudizio sintentico sulla giunta regionale? E sull’opposizione?

Negli anni ’70 il governo avverti l’urgenza di dotare le regioni di strumenti capaci di affiancare L’Ice nel compito di preparare le piccole e medie imprese ad affrontare i mercati esteri. Era il tempo in cui al nascente istituto regionale non si riconobbe alcuna competenza in materia. Furono quindi promossi i Centri operativi esteri con sede presso le Camere di commercio. Anche in Umbria a partire dal 1971 si istitui un organismo con questa funzione. Io fui assunto il primo aprile, data significativa, di quell’anno al centro operativo dell’Umbria, senza telefono, con una dattilografa a mezzo servizio. L’inizio è emblematico e aiuta a capire l’ambiente in cui fu accolto il compito di lavorare per aiutare le imprese ad affrontare i mercati esteri. Con il tempo poi qualcosa è cambiata, ma il compito di decidere lo sviluppo del centro, che cambiò denominazione diventando centro regionale per il commercio estero, era prerogativa del consiglio di amministrazione presieduto da un presidente camerale a turno tra Perugia e Terni.

L’obiettivo per cui al mio ritorno al lavoro nel centro, dopo la pausa in cui sono stato eletto in consiglio regionale, mi ero impegnato era l’elaborazione di una proposta che vedesse il Centro diventare la sede di una stretta collaborazione tra Regione, sistema camerale e imprese. A questo proposito elaborai due pamphlet. Il primo dedicato alle nuove leggi che modificavavo le condizioni operative della precedente gestione organizzativa delle imprese e di conseguenza le nuove prospettive di impegno del Centro. Il secondo riguardava la natura stessa del centro avanzando alcune proposte di modifica che avevano l’ambizione di rendere la struttura il luogo di incontro, programmazione e lavoro promozionale per la internazionalizzazione delle imprese, la Regione il sistema camerale e i rappresentanti delle imprese. L’interesse dopo i soliti riconoscimenti formali, fu cosi straordinario che poco dopo il mio pensionamento il centro fu sciolto e il compito trasferito alla Sviluppumbria. Anche in questo caso ogni commento è superfluo.

Ora è fuori dalla politica attiva ma continua ad occuparsi, anche nei social, del futuro del Garofano: quali prospettive per un Socialismo che torni a dettare l’agenda, in Italia e in Umbria?

In verità non ho mai smesso di impegnarmi in politica. Dopo le mie dimissioni dal Psi con alcuni compagni ho iniziato a svolgere l’azione per superare la diaspora socialista. Iniziammo col promuovere una iniziativa denominata area socialista. Poi si decise di promuovere la stessa idea con un nuovo tentativo denominato socialisti in movimento. Sia nel primo tentativo che nel secondo io partecipavo nel gruppo nazionale promozionale. Visto che non si concludeva granché con un compagno di Taranto e uno di Torino, decidemmo di promuovere una riunione a Livorno. Stabilimmo che se l’appello fosse stato raccolto da pochi compagni avremmo desistito oltre. Iniziammo a lavorare all’idea sin dal 2017 e il 24 marzo dell’anno successivo a Livorno confluirono numerosissimi e prestigiosi compagni socialisti da quasi tutte le regioni. Mancarono all’appello solo la Sardegna, la Val d’Aosta e il Trentino Alto Adige. Il successo ci incoraggiò a proseguire e iniziammo a preparare una convention programmatica a Rimini. Tenni seminari preparatori a Torino, Milano, Bologna, Firenze, nelle Marche, Roma, Bari ecc…

Cosa accadde poi?

Rivolgemmo un appello agli intellettuali di area socialista e a Roma tenemmo l’incontro con diversi compagni. Cito, sperando di non dimenticare qualcuno, Giuseppe Scanni, Aldo Ferrara, Felice Besostri, Renato Costanzo Gatti, Silvano Veronese già vice segratario nazionale della Uil, Mauro Scarpellini e molti altri. Prevalentemente a loro attribuimmo il compito di presiedere 12 tavoli tematici e al termine costituimmo l’Associazione Socialismo XXI. Io fui eletto presidente nazionale dell’associazione. Raccontare questa esperienza in poco spazio è impossibile, credo però che sia importante citare l’ultimo attuale nostro impegno il Tavolo nazionale di con-Certazione.

Al Tavolo siedono Spini, i compagni di Art.1 che non sono confluiti nel Pd, i socialdemocratici di Costi, il Psi, Vincenzo Vita della associazione Rinnovare la Sinistra, il gruppo che fa capo a Delbene ovviamente Socialismo XXI che è l’animatore della iniziativa. L’idea è di promuovere la Epinay italiana per far nascere un nuovo partito di ispirazione socialista adeguata al tempo che viviamo e con l’ambizione di gestire le grandi trasformazioni prevedibili grazie alle nuove tecnologie. Convinto da molto tempo che non basta avere idee e magari guardare al futuro senza rimpianti per il passato, il 15 maggio dell’anno scorso ho voluto lasciare la presidenza a un bravo cinquantenne avvocato penalista di Napoli, Luigi Ferro, e la vicepresidenza al 34enne avvocato di Padova Marco Destro. Io insieme al vecchio gruppo dirigente collaboro con loro. In Umbria il coordinatore è il bravissimo Stefano Zaffera già vice sindaco di Marsciano. In Umbria abbiamo poi, circa 217 simpatizzanti di alto profilo politico e professionale e circa 200 iscritti all’Aassociazione.

Il profilo

UNA STORIA SOCIALISTA

Aldo Potenza, nato a Bari il 11 novembre 1943, nel 1967 si è trasferito a Perugia dove da diversi anni risiedeva il fratello Mario Potenza socialista e sindacalista oltre che per tanto tempo dirigente nazionale del Psi. La prima esperienza lavorativa fu l’insegnamento di scienze e matematica in una scuola media della regione. I primi impegni politici si svolsero nel Psi, poi dopo la scissione del 1969 nel Psu di Enrico Ferri al seguito di suo fratello. Poco dopo fu eletto vice segretario regionale del Psu che assunse la denominazione psdi. Nel 1973 tornò nel Psi Insieme a numerosi compagni e presto entrò nell’esecutivo della federazio socialista di Perugia. Poco dopo nel 1978 divenne segretario della federazione perugina e nello stesso anno a dicembre fu eletto segretario regionale del Psi umbro. I referenti nazionali furono Giolitti, Caffè, Giuliano Amato, Pellicani, Codignola. Successivamente Lagorio, Formica e Craxi con il quale non mancarono contrasti. Nel 1980 fu il primo degli eletti in consiglio regionale e rifiutò di entrare in giunta per assumere l’incarico di presidente della, commissione economica regionale. Nel 1985 fu rieletto ed entrò in giunta con le deleghe al turismo, commercio, acque minerali. Nel 1990 fu nuovamente eletto e riconfermò le deleghe precedenti con l’aggiunta dello sport e grandi manifestazioni.