SUL GREEN DEAL INDUSTRIAL PLAN LA MELONI HA RAGIONE


di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Il green deal industrial plan

Riepiloghiamo: gli USA, campioni di democrazia e liberismo, stanziano 370 miliardi di dollari da erogare a chi acquista auto elettriche, pannelli fotovoltaici, pompe di calore, altri strumenti atti a combattere il surriscaldamento globale oltre a sussidi alle imprese operanti nel settore a condizione che beni e imprese siano MADE IN USA.

Dare un bonus ai beni prodotti localmente corrisponde a mettere dazi sui beni di importazione; con ciò si ripudia la libera concorrenza internazionale e si innesca un meccanismo destinato a peggiorare la già grave situazione internazionale.

Ho già scritto sull’argomento, ma ci ritorno per commentare quello che è successo al consiglio europeo del 9, 10 febbraio in relazione a questa tematica.

Viene presentato un GREEN DEAL INDUSTRIAL PLAN che dovrebbe provvedere a contrastare l’attività imperialistica degli USA: si pensa ad un piano simile al NGEU che utilizzi eurobonds o fondi inutilizzati del NGEU o del Repower EU, per costituire un fondo disponibile per finanziare iniziative europee. Il progetto non è ancora ben definito sia su come gestire il fondo con i singoli paesi sia sulle modalità di utilizzo di questi fondi. Su questo argomento tornerò in chiusura di articolo.

Il piano è solo accennato e di lunga gestazione, la Germania propone in alternativa l’allentamento degli aiuti di stato al fine di contrapporre ai dazi americani equivalenti dazi europei.

E’ evidente che l’allentamento degli aiuti di stato, oltre a costituire una violazione del libero scambio come finora santificato dall’UE, riguarda i singoli stati e non l’Europa come complesso unitario; è altrettanto chiaro che gli aiuti di stato potranno essere erogati a consumatori e/o imprese dei singoli stati nella misura in cui ciò sia compatibile con la situazione di bilancio del singolo paese; ciò significa che chi ha un bilancio con poco debito può aiutare la vendita e l’esportazione dei beni prodotti in misura ben maggiore di quanto possa permettersi un paese (come l’Italia) con un bilancio extra-addebitato e quindi impossibilitato a elargire aiuti di stato.

Pare evidente che la soluzione GREEN DEAL INDUSTRIAL PLAN è più “europeo” della proposta tedesca, e mi sento di sostenere la posizione di Giorgia Meloni che ha lottato, con poca fortuna, contro la proposta tedesca.

Gli aiuti di stato

Quando poi si parla di aiuti di stato val la pena ricordare che essi sono comunque aiuti dati dallo stato al capitale in due modalità: o regalando ad esempio 4.000€ a chi compera ad esempio una Volkswagen elettrica o concedendo un sussidio all’impresa che produce prodotti green.

Le due modalità hanno effetti diversi: promuovendo la domanda da parte dei consumatori o migliorando la finanza (investimenti e innovazione) delle imprese. Il destinatario finale rimane sempre il capitale. Per quanto riguarda i sussidi alle imprese essi possono essere di tre tipi:

● Prestito a medio lungo termine a tasso vicino allo zero;

● Sussidio a fondo perduto a favore delle imprese;

● Partecipazione statale nell’impresa beneficiata.

Nel primo caso la comunità dei contribuenti regala gli interessi al capitale senza contropartita; nel secondo caso la comunità regala al capitale fondi capitali senza alcuna contropartita; nel terzo caso la comunità, come un qualsiasi investitore, eroga capitale sociale all’impresa in cambio di azioni dell’impresa beneficiata, e ciò con tutti i diritti spettanti ad un socio.

La strada seguita negli USA e già seguita in Europa, sarà probabilmente la strada del sussidio a fondo perduto (vedansi ad esempio i sussidi 4.0 Calenda) che tradotto in termini marxiani significa che il reddito prodotto dal lavoro, assorbito dallo Stato a mezzo imposte, viene appropriato dal beneficiario ovvero dal capitale. Si tratta quindi di appropriarsi del plusvalore prodotto dal lavoro ed erogarlo gratuitamente al capitale.

Si tratta in altre parole dell’appropriazione del plusvalore tramite fiscalità.