di Renato Costanza Gatti – Socialismo XXI Lazio |
Ritorno sul superbonus 110% per prendere atto della risoluzione 1205 approvata ieri in commissione 10°.
Ricordo che la faccenda del 110% si è bloccata per due ragioni: a) i fondi stanziati per il biennio 2022-2023 sono 33,3 miliardi, ma a giugno 2022 (dopo soli sei mesi) questi fondi sono stati superati giungendo a domande per 33,7 miliardi. 400 milioni di domande fatte, sarebbero già escluse dal bonus per sforamento dello stanziamento. b) i crediti di imposta maturati dai beneficiari o da questi ceduti alle imprese sono generalmente ceduti alle banche che utilizzeranno i crediti di imposta acquisiti per pagare le imposte nei prossimi 5 anni. Ebbene le banche hanno cessato di acquistare crediti di imposta perché le imposte che potrebbero compensare nei prossimi 5 anni sono completamente coperte dai crediti di imposta già acquisiti.
Sul primo punto il governo potrebbe intervenire ampliando lo stanziamento di bilancio, quindi l’ostacolo sarebbe superabile se però non fossimo in una situazione economica disastrosa e se volessimo tappare gli occhi di fronte alle incongruenze di questa legge e dei suoi meccanismi iniqui.
Sul secondo punto, invece, le cose sono molto più complesse, ma è su questo fronte che si è pronunciata la 10° commissione con la risoluzione cui facevamo cenno all’inizio di questo post. Come risolve la questione questa risoluzione? Dopo aver raccomandato al governo di adottare in tempi estremamente celeri ogni opportuna iniziativa volta a sbloccare la situazione, la commissione impegna il governo ad ampliare la platea dei cessionari dei crediti di imposta prevedendo la possibilità che le banche possano cedere i crediti di imposta a propri correntisti rientranti nella categoria di piccole e medie imprese oltre a valutare l’opportunità di coinvolgere Poste Italiane Spa e Cassa depositi e prestiti.
Ora immaginate le nostre piccole e medie imprese, sempre a corto di liquidità, che acquistano dalle banche (con cassa o meglio con prestiti bancari) crediti di imposte che dovranno pagare nei prossimi 5 anni. Dovrebbero cioè fare un investimento in crediti di imposte senza sapere quale profitto ne avrebbero e che dovrebbe essere almeno pari al tasso di interesse che pagano alle banche per avere un prestito adeguato. In questi tempi di minaccia di stagnazione se non di recessione ve lo immaginate quante PMI sono in grado di pensare ad un simile investimento dovendo peraltro fare stime prudenti sugli utili del prossimo quinquennio.
Ma c’è un altro fattore, nel prossimo quinquennio lo stato prevede di erogare sotto forma di sconti fiscali ben 38 miliardi di bonus Calenda. Ciò significa che le imprese che fanno investimenti tecnologici avranno sconti fiscali che diminuiranno la possibilità di compensazione dei crediti di imposta eventualmente acquistati dalle banche.
Dice un proverbio veneto che il tacon xe pejo del buso, penso che la risoluzione della decima commissione rientri in questa fattispecie.
Più in generale, questo governo usa i soldi dei contribuenti (molti dei quali senza casa o senza villette) per regalarli ad altri contribuenti con case e con villette operando quindi una redistribuzione a danno dei lavoratori dipendenti e pensionati.
Abbiamo dato una mano all’edilizia dicono i difensori di questa legge. Ora ditemi che mano dai ad una impresa se regali i soldi a chi comperasse i prodotti di quell’impresa. Sono nate 30.000 imprese edili fasulle che hanno stampato fatture false per miliardi, abbiamo assunto 140.000 persone non qualificate a tempo determinato che, a fine incentivi e al termine del lavoro determinato torneranno in disoccupazione, abbiamo aumentato i prezzi di tutti i materiali edili, alimentato l’inflazione e non abbiamo certo migliorato la produttività di quel settore.
Continuiamo a regalare soldi prelevati dalle tasche dei lavoratori dipendenti e pensionati alle imprese per incentivarle a ricercare quella innovazione che esse, lasciate a sé stesse, sarebbero incapaci di ricercare.
Ne concludo che il livello di capacità gestionale programmatica di questo governo è largamente insoddisfacente, ma rimane il migliore che ci possiamo permettere.
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