RELAZIONE DEL PRESIDENTE ALLA CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE DELLA ASSOCIAZIONE SOCIALISMO XXI DEL 15 MAGGIO 2022

di Aldo Potenza – Presidente Socialismo XXI |

Cari compagni.

L’appuntamento odierno giunge con 2 anni di ritardo rispetto alle nostre intenzioni a causa della pandemia che, purtroppo, anche se in modo meno aggressivo, ancora oggi continua a mietere vittime.

Avremmo desiderato che si svolgesse in presenza, ma abbiamo pensato che fosse più prudente offrire agli iscritti la scelta fra la presenza di persona e la partecipazione attraverso la piattaforma zoom che molti di voi hanno usato nel corso di questi anni impegnandosi in ben 122 videoconferenze con una media di una ogni 5 giorni feste natalizie, pasquali ed estive comprese.

Anche quando il covid imperversava, al punto che erano negati gli spostamenti tra comuni e regioni e persino all’interno del comune di residenza, noi abbiamo continuato a comunicare e lavorare.

Per questo vi siamo grati e, malgrado gli inevitabili danni al lavoro di consolidamento della nostra organizzazione e ancor più all’ampliamento della stessa, danno che ha colpito tutte le organizzazioni politiche, ma ancor più quelle come la nostra che erano impegnate nella costituzione dei circoli e nella crescita delle adesioni, oggi siamo in condizione di svolgere finalmente la Conferenza.

Durante questi anni spesso si è sostenuto che il Covid avrebbe cambiato abitudini e avrebbe imposto nuove regole, ma nessuno immaginava che a rendere il futuro più gravido di incognite ci sarebbe stato il conflitto in Ucraina.

Oggi davvero tutto è in discussione.

La globalizzazione esce sconfitta dal conflitto armato e nulla sarà più come prima.

Si pone, nuovamente dopo Yalta e la fine dell’URSS, la necessità di ritrovare un nuovo equilibrio tra le vecchie e nuove potenze politiche, economiche e militari.

Anche se da tempo era evidente la necessità di rilanciare il progetto europeo che  fu in parte fermato con il voto della Assemblea francese il 31 agosto del 1954  contrario alla CED e successivamente con il referendum sul progetto di Costituzione europea, oggi i nodi irrisolti emergono con grande drammaticità.

Se da un lato la difesa comune europea è indispensabile, questa, in mancanza di un vigoroso rilancio del progetto europeo, rischia di trasformarsi in una gara alla difesa nazionale priva di una comune regia e, ancor peggio, può rianimare pericolosi nazionalismi favoriti dalle difficoltà endogene ed esogene alla UE.

Va chiarito una volte per tutte, anche se può essere una affermazione indigesta per molti, che nel quadro di una nuova governance mondiale, la strada per evitare un ruolo subalterno agli USA è l’integrazione politica, economica e militare della Europa, attraverso una profonda modifica dei Trattati.

L’obiettivo va perseguito con decisione e rapidità, altrimenti, in mancanza di tale prospettiva l’egemonia statunitense sarà sempre inevitabile in un assetto mondiale dove le nazioni europee non hanno singolarmente la forza per esercitare una politica estera e di difesa autonoma.

A queste difficoltà, in mancanza di un rilancio della diplomazia capace di attivare una sede di discussione che sappia offrire garanzie a tutti i protagonisti della scena politica, economica e militare mondiale, si aggiunge anche la possibile divisione del mondo in due aree di influenza prevalentemente dominate da USA e Cina con un probabile forte condizionamento esercitato da quest’ultima sulla Russia dissanguata dalla guerra e dalle sanzioni che hanno già prodotto un arretramento di oltre 11 punti del PIL.

In questo scenario non è del tutto improbabile che l’Europa paghi un prezzo elevatissimo a causa dei ritardi con cui ha affrontato il suo destino di comunità politica economica e militare.

A completare il quadro delle difficoltà e dei danni che il Covid e l’attuale conflitto hanno prodotto in Italia, non c’è solo l’economia e le conseguenze sociali che comporta, queste già evidenti prima a causa dell’imperversare delle politiche neo liberiste e ora rese ancora più drammatiche, ma si è aggiunta la consuetudine di una azione di governo che, motivata dalla urgenza delle decisioni, ha di fatto reso il Parlamento un organo privo del ruolo che la Costituzione ha assegnato.

Si è gradualmente affermato, a causa delle condizioni di urgenza, uno strumento giuridico che permette di attivare poteri straordinari in deroga alle leggi, trasferendo i poteri all’Esecutivo. La condizione non sarebbe preoccupante se non si fosse protratta per troppo tempo e se non trovasse in alcune forze politiche (Lega e 5 stelle in particolare) la convinzione che la rappresentanza sia da superare.

A questo proposito voglio ricordare che nelle convinzioni del movimento 5 stelle c’era l’idea che i parlamentari fossero considerati al pari di dispositivi umani connessi alla rete, ovvero dei portavoce, a volte persino semplici barometri umani di quello che avviene o viene detto nella rete. Esecutori di ordini impartiti dalla rete, sulla quale l’unica manutenzione in precedenza era consentita a Casalegno e Grillo ed ora sembrerebbe, secondo i nuovi accordi, assegnata a Grillo e Conte.

Tutto ciò è estraneo alla democrazia rappresentativa prevista dalla nostra Costituzione, inoltre irrigidisce oltre il lecito, la rappresentanza politica e  compromette la capacità del Parlamento di essere il luogo dove le opinioni si formano e non solo dove semplicemente si manifestano.

A tutto ciò si aggiunge l’idea leghista espressa da Giorgetti nel 2018 secondo cui “il Parlamento non conta più nulla” e “se continuiamo a difendere il feticcio della democrazia rappresentativa non faremmo un bene alla stessa democrazia”.

Se poi si considera che in questi anni si sono affermati movimenti dalla forte impronta personale, leaderistica e carismatica, con la conseguenza dell’inaridimento del pensiero politico, la mancanza di un progetto di società, la assenza di valori  che costituiscano la matrice ideale di riferimento, la miscela che si presenta per il futuro del Paese non è assolutamente rassicurante.

Emblematico è, in questo momento, l’assenza di un serio dibattito sulla politica estera che sappia indicare il ruolo dell’Italia in Europa, nella NATO, lasciando a Draghi un compito che spetta solo ed esclusivamente al Parlamento.

Persino le leggi elettorali sono state e continuano ad avere la caratteristica di “leggi sartoriali” elaborate sulla base degli interessi elettorali del momento per superare le difficoltà dei maggiori partiti, dimenticando che a garantire stabilità e governabilità è la riconquista della credibilità della politica, la capacità di indicare prospettive ed orizzonti  che tornino ad appassionare gli elettori che oggi appaiono sempre più diffidenti e inclini all’astensionismo con ciò, purtroppo, favorendo il consolidamento di oligarchie oltretutto sempre più mediocri.

In tutto questo desolante scenario la sinistra italiana oggi è ancora influenzata da idee neo liberiste, come avemmo occasione di ricordare con il documento politico approvato a Rimini. Così mentre si impegna sul versante delle libertà civili, non sempre con continuità e successo, si affievolisce l’impegno sul versante delle conquiste sociali con la conseguenza di regalare ampi spazi politici alla destra.

Tutto ciò premesso, se era giusto lavorare per la ricomposizione della diaspora socialista, senza però immaginare, come più volte avemmo occasione di affermare, che questo obiettivo potesse essere sufficiente a rilanciare un partito di orientamento socialista in Italia, oggi alla luce dei problemi indicati, appare ancor più indispensabile ricostruire una forza anche con chi ha scelto la strada di un civismo “impegnato su tematiche locali, ma inserito in una visione non meramente elettoralistica o personalistica, ma di qualificata offerta programmatica” contigue ai nostri valori ed idealità.

Costruire quindi una forza politica che sappia trovare nella matrice culturale e valoriale socialista l’equilibrato compromesso con le condizioni esistenti, in altre parole quella cultura di governo che consentì ai socialisti di promuovere e rendere possibili grandi conquiste sociali e di libertà.

Più volte diversi compagni hanno sollecitato la ricomposizione della diaspora. A costoro ricordo che Socialismo XXI due anni fa avanzò l’idea di istituire un tavolo di concertazione, una sede permanente d’incontro dove ciascun partecipante potesse mantenere la propria autonomia politica ed organizzativa, ma, allo stesso tempo, fosse disponibile a compiere una esperienza utile a verificare, dopo anni di divisioni, di feroci polemiche che non si superano solo con accorati e generici appelli all’unità, le possibili convergenze politiche e programmatiche nell’intento di arrivare, successivamente, a costruire, anche con l’apporto di altre formazioni politiche disponibili, un rinnovato partito di orientamento socialista.

L’inizio della esperienza fu promettente.

Circa 17 organizzazioni, PSI compreso, si resero disponibili e gli incontri avvennero a distanza a causa dell’imperversare della pandemia.

Il passo successivo fu la proposta che Socialismo XXI avanzò al segretario del PSI Maraio, che partecipò ai primi incontri, di organizzare una Conferenza nazionale sulla attualità e necessità di ricostruire una autorevole forza socialista in Italia invitando Sindacati, Fondazioni socialiste, intellettuali di orientamento socialista ecc.

Ne parlammo con Maraio nel mese di luglio 2020, la risposta fu positiva, ma poi alle parole non fu dato alcun seguito, anzi la conseguenza fu che il PSI, senza alcuna giustificazione ne verbale ne scritta, disertò il tavolo.

Anche in occasione del 130 anniversario della nascita del partito socialista italiano, dopo una lettera del segretario del PSI, con la quale si annunciava la volontà di cogliere quella occasione per chiamare a raccolta i socialisti organizzati e singoli per ricostruire una possibile intesa capace di superare le ragioni delle divisioni, purtroppo non è pervenuto alcun invito e anche questa volta il PSI ha preferito chiudersi in una autosufficienza che lo condanna alla irrilevanza.

Oggi, purtroppo, alcuni socialisti sopravvissuti si sono in parte rifugiati con rancore in lidi lontani dal socialismo (persino con la destra, detto per inciso a Budrio (BO) alle prossime elezioni i socialisti del PSI saranno presenti in una lista civica composta con l’apporto di Fratelli d’Italia), altri vivono nella nostalgia di un passato che non tornerà più o coltivano piccole rendite di posizione personali prive di sbocco politico generale, come coloro che in diverse esperienze di governo hanno ricoperto incarichi istituzionali o nelle istituzioni parlamentari.

Malgrado quanto premesso, in Italia ci sono ancora molti compagni che non si rassegnano e sono presenti in varie associazioni di cultura politica che non hanno altra ambizione che quella di mantenere viva la tradizione culturale, valoriale e la storia del socialismo.

Molti però, malgrado le nostre iniziative con il tavolo di concertazione e con gli eventi che sono seguiti e quelle che in passato altri hanno assunto, forse proprio per i fallimenti precedenti, hanno perso la fiducia o la speranza che si possano superare gli ostacoli alla creazione di una ritrovata unità capace di dare risposta ad un crescente malcontento diffuso nella società che non riesce a trovare un approdo.

Da queste considerazioni è nata la proposta della Presidenza di tentare un collegamento nei territori con forme di civismo e/o di associazionismo che operino attorno a tematiche specifiche convergenti con il nostro orientamento come in precedenza indicato che sarà più estesamente proposto dal documento politico che sarà presentato a nome della Presidenza dal compagno Mauro Scarpellini alla approvazione della assemblea della nostra conferenza politico organizzativa.

Socialismo XXI, come ha sempre affermato, non intende diventare l’ennesimo partitino ininfluente. Per questo motivo ha scelto la forma organizzativa di una associazione in grado di accogliere e di allearsi a quanti sentono l’esigenza di una rinnovata presenza socialista.

Una Associazione che già con la Conferenza programmatica di Rimini e con le successive elaborazioni politiche e programmatiche (ricordo in particolare la conferenza sull’Europa che si svolse a Formia e il documento discusso a Roma “Socialismo Democratico e Intermediazione Nella Società Complessa”) ha contribuito ad alimentare un dibattito sulle prospettive del socialismo europeo ed italiano.

In particolare con il documento che fu approvato a Roma, si offrì un contributo per costruire un “destino comune di opportunità ed equità, di libertà e giustizia, di esaltazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, per allargare e difendere i diritti civili, sociali, economici dei cittadini, per difendere e realizzare gli indirizzi progettuali e programmatici della Costituzione Repubblicana, per una nuova internazionalizzazione capace di rispondere mondialmente alle esigenze poste dalla Rete globale, per una democrazia rappresentativa che ricomponga la frattura sociale che metta fine alla diseguaglianze sociali in Europa e nel modo” individuando nel socialismo democratico la risposta necessaria.

Per ragione di brevità, abbiamo evitato di ripercorrere tutte le tappe che sono state raggiunte dal 2017, quando con pochi compagni abbiamo cominciato il lavoro di costruzione della Associazione, così come non credo sia necessario ricordare i documenti politici elaborati con il concorso dei coordinatori regionali, per aggiornare la nostra attività politica ed organizzativa opportunamente tutti diffusi ampiamente in rete sul nostro sito web “socialismo italiano 1892” portale informativo di Socialismo XXI.

Oggi, cari compagni, come abbiamo più volte affermato e come stabilimmo alla Conferenza programmatica e fondativa di Socialismo XXI a Rimini è giunto il momento di rinnovare l’organismo di vertice della Associazione e nel rinnovarlo proponiamo di consegnare a compagni più giovani il compito di proseguire il lavoro che abbiamo svolto con grande passione, sacrificio e dedizione.

Non si tratta di un abbandono, al contrario, li aiuteremo, staremo vicino ed insieme a loro con l’impegno a sostenerli nel faticoso lavoro che li attende, ma il successo della nostra associazione dipenderà non solo dalla buona volontà di chi assumerà l’incarico di dirigere l’Associazione, ma da tutti i compagni che sapranno impegnarsi nelle regioni nei comuni d’Italia per raggiungere l’obiettivo di riconsegnare all’Italia un rinnovato partito di orientamento socialista.

Nel lasciare la Presidenza, voglio ringraziare tutti i compagni iscritti per la fiducia che hanno riposto nel Comitato di Presidenza e a quest’ultimo va il mio sincero ringraziamento per l’aiuto e il sostegno che mi è stato garantito anche nei momenti difficili. Senza i loro suggerimenti, senza il loro sostegno non saremmo arrivati alla giornata odierna.

Nel concludere il mio mandato presidenziale è con commozione che desidero ricordare un grande compagno che non è più con noi e che è stato con la sua determinazione, con il suo infaticabile impegno il protagonista della nostra “avventura”, l’indimenticabile caro Dario Allamano.

Purtroppo assieme Dario anche altri compagni ci hanno lasciato, ma resteranno nel nostro e mio ricordo per la loro grande umanità e passione per gli ideali che ci hanno fatto ritrovare. Credo che il miglior modo di ricordarli sia l’impegno a realizzare l’obiettivo per cui è nato Socialismo XXI.