1962-2022: DOPO 60 ANNI, TOH!, CHI SI RIVEDE

di Mauro Scarpellini – Responsabile Amministrativo Socialismo XXI |

Seguendo i dibattiti televisivi sulla invasione russa dell’Ucraina ho provato tante sensazioni di consenso o dissenso sulle opinioni espresse, ma ho sentito riaffacciarsi nei dibattiti stessi una posizione che mi ricordavo di aver letto su un diario del 1962, quello di Pietro Nenni.

Ho controllato. Alle pag. 213-2014 del secondo volume dei suoi Diari, Pietro Nenni, con la data 21 febbraio 1962, descrive l’incontro con Arthur Schlesinger jr., collaboratore importante di Kennedy, Presidente degli USA, in visita a Roma. Parlano della possibilità del superamento del centrismo in Italia e dell’incontro politico di centro-sinistra, cioè dell’incontro tra i partiti politici socialista, socialdemocratico, repubblicano e democristiano sulla base di un programma di rinnovamento della politica nazionale.

Pietro Nenni annota a proposito della politica estera e militare : << …… Ho spiegato che la nostra impostazione neutralistica è incompatibile con l’oltranzismo atlantico e con una politica d’impronta ideologica. Sono su questo punto della sua opinione, ha detto Schlesinger. Non è invece incompatibile con una politica di distensione che affronti seriamente i problemi del disarmo e della pace. In ogni caso quella che nasce è la speranza di una nuova politica, non la nuova politica “tout court”.>>

Ho trovato l’analogia con quanto non mi convince oggi, nella posizione di coloro che sostengono il diritto dell’Ucraina (e poi vengono Finlandia e Svezia, per conseguenza analogica) di dichiarare di voler entrare nella NATO e, quindi, assegnano a tale espressione di volontà un effetto esecutivo, nel senso che avendolo deciso l’ingresso si realizza.

Il diritto di esprimere questa volontà, che più correttamente deve definirsi richiesta di ingresso nella NATO, non può essere negato e contemporaneamente non può essere negato il diritto di chi già fa parte della NATO di pretendere l’applicazione dell’articolo 10 che dice << Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale….>>.

Mettiamo pochi punti fermi. Ogni Stato europeo può essere invitato ad aderire al Trattato del Nord-Atlantico; quindi lo Stato invitato decide di aderire dopo l’invito e non prima.

L’invito dev’essere unanime da parte degli Stati che già fanno parte dell’alleanza i quali preesaminano se l’adesione di un nuovo Stato contribuisca o meno alla sicurezza dell’intera area nord atlantica, cioè quella europeo-americana.

Chi capovolge e falsifica quanto sopra sostiene che l’Ucraina ha diritto ad entrare nella NATO, cioè decide, di entrare, dando a ciò un senso esecutivo. Chi sostiene tale linea non è l’unanimità degli Stati aderenti alla NATO, ma è la posizione ufficialmente espressa dal Presidente degli USA Joe Biden e da tutti gli atlantisti ad oltranza, quelli che usano l’argomento NATO in modo ideologico. Ecco perché ho rivisto dopo 60 anni riaffacciarsi <<l’oltranzismo atlantico>> e <<una politica d’impronta ideologica.>>.

Allo stesso modo i sostenitori della linea che non condivido attribuiscono alle decisioni di Finlandia e Svezia analoga portata esecutiva. Appunto, capovolgendo il trattato.

La NATO non deve fare politiche espansionistiche che alterino gli equilibri di sicurezza degli aderenti e dei non aderenti; dev’essere un’alleanza di garanzia e di mantenimento di equilibrio <<in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo>> (articolo 1 del trattato).

La sicurezza in Europa si fa garantendo tutti, riprendendo e attualizzando gli accordi dell’accordo di Helsinky del 1975 sulla sicurezza in Europa. La via è difficile, ma non prevede la guerra.

Mi fermo qui perché ho voluto solo raccontare di quest’analogia dopo 60 anni. In altra sede parleremo del necessario ruolo dell’Europa.