LUIGI MARIOTTI: UN TOSCANO DI ALTRO SPESSORE

Sulla scomparsa di Luigi Mariotti MARINI (Misto-SDI). Esprime i sentimenti di cordoglio dei senatori socialisti per la recente scomparsa di Luigi Mariotti, di cui ricorda la rilevante attivita politica. Svolse infatti un ruolo importante a partire dalla formazione del primo centrosinistra, facendosi in particolare promotore della riforma sanitaria che estese a tutti i cittadini il diritto alla salute e di un ammodernamento delle strutture ferroviarie. Fu convinto sostenitore dell’autonomia del Partito socialista e delle ragioni del centrosinistra, ai fini di un processo riformatore necessariamente graduale in quanto rallentato dalle resistenze dei settori più moderati della Democrazia cristiana. Difese la democrazia contro i rischi di derive autoritarie ed interpretò la proposta di De Martino per equilibri più avanzati nel senso di porre fine alle contrapposizioni tra partiti di Governo e Partito comunista, convinto che la funzione del Partito socialista non avrebbe mai potuto essere di rottura a sinistra.

Senato della Repubblica XIV Legislatura–VII–722ª Seduta 18 Gennaio 2005

Sulla scomparsa di Luigi Mariotti

Luigi Mariotti fu un dirigente importante del primo centro-sinistra. Si formò all’interno del Partito Socialista di Firenze, ove ricoprì per diversi anni la carica di segretario di federazione. Era un’epoca, quella, durante la quale i partiti svolgevano una funzione di servizio nel formare i gruppi dirigenti, esercitando il ruolo di collante della democrazia e della Repubblica.

All’interno del Partito Socialista Mariotti svolse compiti di responsabilità e allorquando divenne consigliere comunale e assessore al Comune di Firenze, esercitò un’azione importante, da tutti riconosciuta, dimostrando grande capacità di amministratore avveduto e corretto.

Fu eletto senatore nel 1953, carica che ricoprì fino al 1968. Dal 1968 passò alla Camera, dove rimase fino al 1976. Ricoprì l’incarico di Ministro della sanità nel I e nel II Governo Moro, nel Governo Rumor e nel Governo Colombo. Fu, pertanto, più volte Ministro della Sanità e infine Ministro dei trasporti.

La sua azione è ricordata soprattutto per aver iniziato la riforma sanitaria. Prima della riforma che tuttora regola il diritto alla salute dei cittadini italiani (i giovani probabilmente non lo sanno), esisteva un sistema di assistenza sanitaria molto precario, nel senso che in ogni Comune vi erano le cosiddette liste dei poveri, che consistevano nella individuazione dello stato di indigenza che dava diritto ad essere assistiti dai medici condotti. Quindi, non a tutta la popolazione era riconosciuto il diritto alla salute, né tantomeno era possibile per molte persone, che pure non avevano i mezzi ma non erano ritenute povere, essere assistite dalla sanità pubblica.

Fu con la riforma voluta da Mariotti che finalmente si estese questo diritto a tutti i cittadini italiani e pertanto la riforma sanitaria divenne una delle grandi conquiste del primo centro-sinistra, una delle grandi conquiste dell’Italia democratica e repubblicana.

Come ministro dei trasporti Mariotti si occupò di quello che all’epoca era un problema molto sentito: il ritardo delle tratte ferroviarie, e quindi la necessità di introdurre anche nel nostro Paese un sistema più veloce attraverso la ristrutturazione delle strade ferrate.

Ma a me, onorevoli colleghi, signor Presidente, preme soprattutto ricordare il politico Luigi Mariotti. Egli fu un fermo sostenitore dell’autonomia dei socialisti e non ebbe alcun dubbio nel 1963 – quando l’ala autonomista decise di aderire all’incontro con i cattolici e quindi di formare il primo centro-sinistra, rompendo con l’ala di sinistra che di lì a pochi giorni, dopo la costituzione del primo Governo di centro-sinistra, lasciò il Partito Socialista. Mariotti fu uno dei dirigenti che con forza sostenne le ragioni dell’autonomia e la necessità della partecipazione dei socialisti al governo del Paese.

Non ebbe nemmeno dubbi allorquando, pochi mesi dopo, nel luglio 1964, ci fu un forte contrasto con una corrente interna del partito, che decise di lasciare il Governo ritenendo difficile l’attuazione delle riforme per gli ostacoli frapposti dalla Democrazia Cristiana. Vorrei ricordare, appunto, l’episodio delle dimissioni di Giolitti da ministro dei lavori pubblici e l’uscita dell’ala di sinistra del partito dal centro-sinistra. Mariotti non ebbe dubbi perché in quel momento l’ala autonomista sapeva che il processo riformatore era un’azione graduale che non poteva risolversi in pochi mesi.

L’ala autonomista, di cui Mariotti era un esponente importante, capì e Mariotti stesso fu un fermo sostenitore del gradualismo, della necessità cioè che si procedesse lungo la strada delle riforme, ben sapendo che ogni riforma costituiva un forte contrasto con la parte moderata della Democrazia Cristiana e che pertanto il percorso sarebbe stato molto laborioso. La politica delle riforme diede importanti risultati che non sto qui a ricordare, perché credo siano ben conosciuti da tutti i colleghi senatori.

Nel 1968, poi, vi fu l’altro momento di svolta, allorquando pericoli di involuzione autoritaria dello Stato si affacciarono all’orizzonte. In quell’occasione Mariotti fu tra i sostenitori che primo dovere di un Partito Socialista e del gruppo dirigente era quello di preservare la democrazia e che prima delle riforme e prima della realizzazione del programma che stava a cuore ai socialisti vi era una necessità generale del Paese: la difesa, cioè, della democrazia che, in quei mesi che precedettero le elezioni politiche del 1968, fu investita da un’ondata di pericoli e di rischi per via di una serie di voci e di movimenti che interessarono una parte delle Forze armate. E Mariotti fu per la democrazia, per il mantenimento cioè della Repubblica, con tutti i caratteri che la contraddistinguono.

Non ebbe dubbi, nel congresso di Genova del 1974, a porsi assieme a De Martino come baluardo della tradizione socialista. Erano anni e mesi nei quali era nata, all’interno del Partito Socialista, l’idea che fosse possibile immaginare una specie di terzo polo laico, radicale e movimentista, in polemica forte sia con la Democrazia Cristiana che con il Partito Comunista. Fu De Martino, con il suo gruppo dirigente più ristretto, di cui faceva parte Mariotti, a dire no, perché si trattava di una linea sbagliata e non andava nell’interesse del popolo italiano. Sarebbe stato un errore grave attestare il Partito socialista su quella linea politica.

Così avvenne nel 1976, allorquando De Martino propose quella che, male interpretata e male intesa, determinò poi probabilmente un elemento di forte giudizio negativo da parte del corpo elettorale e quindi un arretramento del Partito nel 1976, cioè la formula degli equilibri più avanzati. De Martino e Mariotti più volte ebbero modo di esprimere su questo punto la ferma convinzione che equilibri più avanzati non significavano l’immediatezza di un coinvolgimento del Partito Comunista al Governo quanto piuttosto la necessità che si uscisse da quella che era diventata oramai una contrapposizione tra i partiti del Governo e lo stesso Partito comunista.

Allora Mariotti, ma De Martino in modo particolare, motivarono bene quella che doveva essere la funzione del Partito Socialista, che non poteva essere di rottura a sinistra perché le riforme che il Partito Socialista proponeva e portava avanti venivano fatte nell’interesse delle classi lavoratrici e quindi nell’interesse anche della parte politica che queste classi rappresentava.

Questa, signor Presidente, onorevoli colleghi, è stata l’azione politica di Mariotti che io credo che sia stato giusto ricordare in quest’Aula anche perché Mariotti, in quest’Aula, per diversi anni, ha lavorato politicamente e ha assunto le sue iniziative ricoprendo anche la carica di Capogruppo dei socialisti.

Presento dunque a quest’Aula e a lei, signor Presidente, quello che è il sentimento dei socialisti presenti qui al Senato, un sentimento di cordoglio per la scomparsa di una figura eminente. (Applausi dai Gruppi Misto-SDI, Mar-DL-U, DS-U e dei senatori Contestabile e Pastore).

Legislatura 14ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 722 del 18/01/2005